Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 17 novembre 2011
Silvio e Mario, dai poteri marci ai poteri forti. - di Peter Gomez
Se qualche anno fa ci fossimo trovati di fronte a un governo come questo, le critiche di un pezzo importante di opinione pubblica si sarebbero sprecate sin dal primo istante. I legami con ilVaticano sono evidenti, quelli con le banche e la grande industria addirittura dichiarati. Gli intrecci con il mondo dell’editoria, dal Corriere della Sera fino a La Repubblica, indiscutibili. L’età media dei ministri poi è così alta (63 anni) che la maggior parte di loro sarebbe costretta ad andare in pensione non dalle leggi presenti, ma persino da quelle future.
Nell’esecutivo c’è gente (non tutta) che ha gattopardescamente preso posizione contro lo scempio etico, politico ed economico dei lustri recenti solo all’ultimo, o al penultimo, minuto. E vi è pure chi non ha mai detto una parola.
Il governo dei professori (11 su 18) di Mario Monti però piace. E anche chi lo guarda con diffidenza in queste ore spesso si limita con ragionevolezza a dire: lo giudicheremo dai fatti.
Ovviamente nessuno sa quanto durerà la luna di miele. Finirà quando verranno imposti i primi sacrifici? O per conservare il consenso sarà sufficiente riuscire a far tirare la cinghia ai privilegiati, come promesso da Monti? E quanto conteranno le pensioni, la giustizia e il mercato del lavoro?
Inutile arrovellarsi intorno a queste domande. Ci penserà la cronaca, soprattutto quella economico-finanziaria, a rispondere.
Quella politica, invece, ci ha già spiegato perché gli italiani appaiono oggi felici di ritrovarsi nelle braccia di quelli che una volta si sarebbero chiamati i poteri forti.
A spingerli senza se, e pochi ma, in questa direzione non è stata tanto la quasi certa prospettiva di default per il nostro Paese. Il rischio Grecia c’è ancora. E, per come sono ormai messe le cose, è tutto da dimostrare che il nuovo esecutivo sia davvero in grado di allontanarlo.
A convertire i cittadini sono stati invece i poteri marci. Ovvero quelli, sempre presenti in Italia, che negli ultimi anni hanno trovato nel Cavaliere e nella sua corte i loro migliori campioni.
Così la compostezza e il rigore apparente di Monti e dei suoi ministri tecnici all’improvviso rasserenano gli animi. Le poche e misurate parole del neo-premier diventano sagge per antonomasia alle orecchie di chi fino a due giorni fa era costretto ad ascoltare ogni sera un vociare confuso, intercalato da insulti, barzellette più o meno spinte e pernacchie.
I volti anziani degli uomini e delle donne dell’esecutivo appaiono nuovi per il solo fatto di non essere conosciuti dai cittadini. Le loro storie professionali (generalmente eccellenti) sembrano giganteggiare se confrontate alle carriere politiche di chi a sinistra, a destra e al centro, li ha preceduti.
Bene, da oggi però per davvero contano solo i fatti.
Il compito del nuovo governo è gravoso. Mario Monti parlando della storia del super-ministroCorrado Passera che, come altri suoi colleghi, durante la sua carriera si è trovato ad affiancare più o meno tutti i protagonisti politici ed economici degli ultimi 15 anni (da De Benedetti aBerlusconi, per essere chiari), ha detto di considerarla “una premessa e una promessa di un’attività proficua senza che vi siano nelle sue nuove funzioni possibili intralci legati alla sua attività passata”.
Insomma ci ha messo la faccia. E su questo, come su ogni altro punto, merita di essere preso in parola. Fino a prova contraria.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/16/poteri-marci-poteri-forti/171194/
TECNICI E POLITICI IN TV / Se cala il sipario sul talk show. - di Francesco Merlo
Forse si farà un talk show sulla morte del talk show ma è sicuro che Mario Monti non andrà a cucinare il risotto da Bruno Vespa, che l’ammiraglio Giampaolo Di Paola non frequenterà ‘Servizio Pubblico’ di Santoro per litigare in diretta con i pacifisti e che la signora Anna Maria Cancellieri non chiederà a Fabio Fazio di recitare anche lei, per par condicio, il suo bravo elenco. E non è solo un problema di buona educazione, di un altro stile, di una diversa antropologia. I nuovi ministri sono funzioni e non carriere politiche, sono capacità e competenze tecniche e non casacche, sono gatti che devono solo acchiappare il topo e dunque non hanno colore. E si capiva benissimo ieri quando Monti ha presentato il governo e ha risposto alle domande con lunghe frasi molto corrette ma evasive, immobile, le mani bianche bianche, senza alcuna emozione, mai niente fuori posto, una funzione appunto quasi incorporea.
Il governo del Presidente cala dunque il sipario sull’era del dibattito pulp. Perde di interesse il confronto-scontro tra Alfano e Bersani e non solo perché entrambi i segretari appoggiano Monti ma perché, pur mantenendo i loro importanti ruoli, hanno perso la vetrina ed è probabile che diventino persino cerimoniosi. Sicuramente vanno nell’ archivio delle memorie d’epoca i e , i vaffanculo, quello di La Russa e quello di Vendola, le urla di Rotondi, gli strepiti della Santanché, il di D’Alema. Finisce lo spettacolo di sbranamento e calci in bocca che più di tutto ha convinto gli italiani di essere migliori dei loro rappresentanti politici e ha legittimato lo stesso ricorso ai tecnici.
Certo, dietro la funzione tecnica dei vari Passera, Profumo e Severino si intravedono le persone, e alcune potrebbero anche dover trattenere un carattere vanitoso o salottiero e magari pure litigioso, ma le funzioni non hanno addosso il grasso della politica, hanno il silenzio e la misura come orizzonte, e perciò non arrederanno i ministeri, non arriveranno con gli scatoloni per fare casa e alcova ma solo ufficio, non hanno le clientele e vedremo se Monti nominerà un portavoce, un capufficio stampa, e quanti portaborse gli gireranno attorno. Sappiamo che si sono scatenate le damazze dei salotti romani, è lì che si fanno le prove dei talk show, i posti a tavola corrispondono alle culture di riferimento come a Ballarò, il casting è laborioso come a Porta a porta. E’ il generone romano che definitivamente viene sparecchiato insieme ai tele-ring.
Per adesso i cronisti televisivi non dispongono neppure di quelle immagini in movimento che in gergo si chiamano “la macchia”, il repertorio da far partire quando si pronunzia un certo nome. E si capisce che al tg1 di Minzolini siano sbandati visto che nel giro di qualche giorno sono tornati in redazione gli epurati e gli autosospesi. Per loro anche il ‘panino’ è diventato un problema.
Probabilmente sono difficoltà a tempo, saranno risolte. E’ invece sicuro che questi ministri non potranno mai partecipare ai dibattiti televisivi di forte risonanza arcitaliana, esagerati ed esagitati, in perenne emergenza che hanno fatto capire al Paese l’imbarbarimento della classe dirigente. La differenza infatti tra questi governanti e i loro predecessori è la stessa che c’è tra gli occhi e la vista, tra la mano e la prensilità, tra l’aggettivo e il sostantivo, tra l’apparire e l’essere.
Escono dunque dalla scena della televisione italiana, insieme a Berlusconi, grande regista della comunicazione truccata e al tempo stesso sbracata, le telefonate in diretta contro , l’invito a Iva Zanicchi di lasciare subito lo studio, e diventano duri i tempi non solo per i presenzialisti come Di Pietro, Cicchitto, Gasparri, Gelmini, Casini, Polverini…, convinti che la loro importanza politica si misuri in minutaggio televisivo, ma anche per i conduttori che perdendo i loro campioni esaltati non avranno più la garanzia dello share, dell’audience, dell’ascolto. Hanno costruito la loro fortuna con le esibizioni dei gladiatori realizzando spettacoli indimenticabili di pop politico, e basta ricordare il dialogo stralunato tra la Santanché e Celentano. Ma adesso, non potendo più ricorrere ai paroloni e alle parolacce di Brunetta e alle rispostacce della Bindi, i bravissimi colleghi potrebbero finalmente dimostrarci che si può fare giornalismo politico anche senza eccitare con il forcone il divo, il mezzodivo o la mezzacalzetta. E potrebbero dunque farci vedere, magari solo per un po’, quei bellissimi programmi che certamente sanno fare e che tante volte hanno promesso.
Vanno definitivamente in soffitta o meglio in cantina i cosiddetti caratteri, come Stracquadanio, la Brambilla, Lupi e Crosetto, e ovviamente con loro i giornalisti, le stelline e le macchiette del sabato e della domenica, gli opinionisti supplenti del week end, sempre madidi e sconvolti ma alla fiera del ribasso con i loro tic, in maniche di camicia come Bocchino e compulsando il tablet per mostrarsi in perenne contatto con ‘il popolo della rete’.
Certo, ci sono almeno due rischi. Il primo è che possa sparire non solo lo show ma anche il talk. E’ ovvio che i tecnici si chiudano nella gravitas, in un impegno che è serio e che non consente chiacchiere. Debbono realizzare risultati senza tenere calda la piazza, senza rendere conto alla propria tifoseria. L’afasia naturale di un esecutivo che ha poco da dire e molto da fare potrebbe diventare mancanza di trasparenza con i cittadini ridotti come i parenti che aspettano fuori dalla sala operatoria. Arriverà il referto. Prima, solo bollettini sanitari, solo comunicati.
Poi c’è un altro pericolo. Tecnici, saggi, professori, esperti: la politica e’ un’ infezione che in Italia ha sempre contagiato tutti. Giulio Tremonti per esempio era un tecnico, eletto nelle liste del Patto Segni cominciò a trasformarsi in un politico. Altri come Antonio Martino e Giuliano Urbani subirono l’ operazione chirurgica sui divani di Montecitorio, come era già capitato del resto a Bruno Visentini e a Giuliano Amato, allo stesso Giovanni Spadolini, a Giuliano Vassalli, a Guido Carli, a Carlo Azeglio Ciampi, e persino a Francesco De Lorenzo, medico e professore illustre che fu, come si dice, prestato alla politica, divenne ministro della Sanità e Dio sa se fu un errore.
Ma in fondo la televisione servirà anche a questo: a mettere a dura prova le eventuali fragilità di questi tecnici, perché . Indimenticabile fu Lamberto Dini che non solo sbarcò in tv, ma portò pure la sua signora.
Accademici, banchieri e cattolici. Nasce il governo di Mario Monti. - di Pierluigi Giordano Cardone
Nessun politico, ma diciotto tecnici che provengono da tutte le aree culturali del paese. Grande presenza di professori universitari e rappresentanti dell'azionismo religioso. Centrodestra e centrosinistra rappresentati in ugual misura. "Sgarro" alla Lega, con la nascita del ministero per la Coesione territoriale.
Si scrive Governo Monti, si legge equilibrio del potere italiano. Accademici, banchieri, militari, funzionari di stato e cattolici. Nessun politico, ma tecnici ‘in quota’ alla politica. Di centrodestra, di centrosinistra e soprattutto di centro. Un esecutivo che in altri tempi avrebbe fatto storcere il naso per la sua natura politically correct, ma che oggi convince tutti. A cominciare dal Vaticano. Era il 17 ottobre scorso, del resto, quando il Forum delle associazioni cattoliche, riunito a Todi, si concluse con la richiesta di un nuovo governo, forte e sostenuto da tutti. Così è stato. Al seminario umbro, l’apertura dei ‘lavori’ fu ad opera del presidente Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che solo una settimana prima si era reso protagonista di una dura reprimenda contro il governo Berlusconi. Il messaggio di Bagnasco? Diretto a sottolineare il rinnovato impegno dei cattolici nella politica del Paese. Dopo quella del presidente dei vescovi, però, vennero molto apprezzate dalla platea, tra le altre, le relazioni del rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi (da tutti considerato uomo di Bagnasco dopo esserlo stato di Ruini), del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dell’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera.
Oggi, a distanza di un mese, i tre sono diventati rispettivamente ministro dei Beni Culturali, della Cooperazione internazionale e dell’integrazione e dello Sviluppo economico e Infrastrutture. Passera e Riccardi, inoltre, hanno anche un altro legame in comune: sono stati tra i fondatori di Italia Futura, la fondazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo, altro esponente di quella società civile a cui guardava con interesse il cosiddetto ‘partito di Todi’. Dal cattolicesimo laico, invece, proviene il nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, colui che con Stefano Ceccanti ha scritto la legge sui Dico, poi affossata dalle barricate “teo” dentro al Pd, con grande gioia dell’Udc di Pierferdinando Casini.
Quest’ultimo, nel nuovo governo Monti, può contare su un nome a lui molto caro: Piero Gnudi. Il neoministro al Turismo e Sport è un pezzo di storia della Seconda Repubblica. Già presidente di Enel, Iri e Rai Holding, é personaggio politicamente trasversale. In quota Udc, è il compagno di pedalata di Romano Prodi (di cui è ottimo amico), ma ha lavorato anche con De Benedetti e Berlusconi. Al cavaliere, del resto, non è sgradita la nomina di Paola Severino a Guardasigilli, visto che era proprio lei la candidata a prendere il posto di Angelino Alfano in via Arenula prima che la scelta confluisse su Francesco Nitto Palma. Il nuovo ministro della Giustizia è anche moglie di Paolo Di Benedetto, ex commissario Consob nominato da Silvio Berlusconi ed ex ad di BancoPosta Fondi Sgr. Chi lo nominò? Corrado Passera, all’epoca ad di Poste Italiane e ora ministro del governo Monti al pari della signora Severino, che da avvocato ha difeso Prodi, Formigoni, Geronzi, i fratelli Caltagirone e altre personalità del mondo politico, imprenditoriale italiano.
Il nuovo Guardasigilli, inoltre, è prorettore dell’università Luiss (dove insegna anche il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, uomo gradito a Silvio Berlusconi), che è proprietà privata di quella Confindustria a cui era stato accostato il nome del nuovo ministro agli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, quando arrivò alla presidenza generale Emma Marcegaglia. Alla fine, a diventare vicedirettore fu Daniel Kraus, con buona pace del fedelissimo di Mario Monti.
Il presidente del Consiglio ha pescato a piene mani anche tra gli uomini graditi al centrosinistra. Il neoministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, è molto stimato dal Pd, specie da Arturo Parisi eMassimo D’Alema, che nel 2007 lo proposero come comandante militare dell’Alleanza Atlantica. Di Paola, tuttavia, è stato capo di gabinetto anche con il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio, quindi in quota centrodestra. Discorso simile per Piero Giarda. Il ministro per i Rapporti col Parlamento (ed ex presidente del cda della Banca Popolare di Lodi) è stato sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001: venne nominato per la prima volta da Dini, ma rimase in carica anche con Prodi, D’Alema e Amato. Bersaniano doc, invece, è Fabrizio Barca: il nuovo ministro per la Coesione Territoriale (dicitura di per sé sufficiente a fare imbestialire la Lega) è figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato nelle fila del Pci, direttore dell’Unità ed economista. In quota Pd, ma trasversale alle varie anime interne partito, è Francesco Profumo. Il successore diMariastella Gelmini dell’Istruzione era il candidato in pectore dei democratici per le amministrative di Torino. Sul più bello, tuttavia, fece un passo indietro. In maniera rumorosa: scrisse una lettera con cui denunciava gli accordi tra i “tavoli romani” per favorire la mozione Fassino.
Ciò che più colpisce della squadra di Mario Monti, inoltre, è la massiccia presenza di personalità del mondo universitario: dei 18 ministri ben 11 insegnano nelle più importanti università italiane, con larga rappresentanza di ‘bocconiani’ (Monti in primis), ‘luissini’ (il pro rettore Paola Saverino) e professori della Cattolica di Milano (il rettore Ornaghi). Importanti anche gli intrecci con il mondo editoriale, e non per il ruolo di commentatori che molti ministri rivestono con i maggiori quotidiani d’Italia. Esempio lampante quello di Corrado Passera (il ‘superministro’ è anche il rappresentante più influente del ‘partito’ dei banchieri), alfiere del gruppo De Benedetti per molti anni, con ruoli di assoluta responsabilità. Ma non solo. Profumo è stato consigliere de Il Sole 24 ore, Lorenzo Ornaghi è vice presidente di Avvenire, Elsa Fornero è moglie di Mario Deaglio, economista ed editorialista de La Stampa. Altro dato significativo che caratterizza il nuovo governo è l’età avanzata della ‘squadra Monti’: tutti insieme, i 18 ministri hanno 1135 anni, ovvero 63,5 primavere a testa di media. Il nuovo corso dell’Italia è in mani ‘esperte’.
Francesco Profumo.
ROMA - Francesco Profumo entra nella squadra di Governo dopo una lunga carriera accademica. Ligure (è nato a Savona il 3 maggio del '53), Profumo, ingegnere e docente universitario, dallo scorso 13 agosto e' Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sposato, tre figli, ha iniziato la carriera nel 1978 in Ansaldo a Genova come ingegnere progettista. Nel 1985 si è trasferito a Torino dove ha intrapreso la carriera di ricercatore universitario e nel 1995 è diventato Professore Ordinario di Macchine e Azionamenti Elettrici nello stesso Ateneo. Ha quindi assunto la carica di Presidente della Prima Facoltà di Ingegneria del Politecnico dal 2003 al 2005; dal primo ottobre del 2005 è diventato rettore dello stesso ateneo (scadenza del mandato a settembre 2013). Il suo rettorato è stato caratterizzato da una forte spinta verso la collaborazione con diverse aziende internazionali (come Microsoft, Motorola) e con una apertura della didattica verso l'Estero.
E' stato "Visiting Professor" al Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'University of Wisconsin-Madison (USA) nel periodo 1986-88, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Nagasaki University (Giappone) nel periodo 1996-97, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Czech Technical University-Prague (Repubblica Ceca) nel 1999 e alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Cordoba (Argentina) nel 2004 e nel 2005. Accanto alla carriera nella propria Università, Profumo è stato molto attivo in molti gruppi di lavoro internazionali, con numerosi riconoscimenti in tutto il mondo e tante pubblicazioni. Nel 2011 ha dato la sua disponibilità alla candidatura di Sindaco di Torino per il Partito Democratico, ma in seguito ha ritirato la candidatura. Presidente di Columbus, del Forum Torino ha fatto anche parte di un Panel del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (Civr) del ministero dell'Istruzione. Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia SpA, Unicredit Private Bank, il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia e ha svolto ruolo di Consigliere per Il Sole 24 Ore e per Pirelli.
Governo, Ministero della Coesione al posto di quello del Federalismo.
Cinquantuno minuti: dalle 13.38 alle 14.29. È il tempo che passa dalla nomina del nuovo ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca e la durissima nota di Roberto Calderoli che boccia senza riserve il governo Monti: "Se il buongiorno si vede dal mattino allora è notte fonda", tuona l'ex responsabile della Semplificazione normativa. Il primo atto del professore, la presentazione della lista, viene visto come una provocazione dai lumbard: nessun riferimento al federalismo e, in particolare, la scomparsa del ministero delle Riforme.
Nasce il dicastero della Coesione Come se non bastasse, il dicastero retto da Umberto Bossi fino a qualche giorno fa, viene sostituito da un nuovo ministero con un nome che non lascia spazio ad equivoci e la dice lunga sulle idee del neo-premier in merito: Coesione territoriale. È troppo per il Carroccio. "Significa aver creato il ministero del centralismo. Sarò felice di votare contro la fiducia al prossimo Esecutivo", annuncia Calderoli per il quale "il Nord non potrà accettare questo ennesimo schiaffo". La Lega è in fermento, particolarmente critica nei confronti del nuovo esecutivo. Il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni si fa portavoce del sentimento della base. Punta il dito contro "la presenza ingombrante delle grandi banche" e sottolinea che "l'80% dei ministri è composto da docenti universitari, funzionari pubblici e burocrati di alto rango che prendono lo stipendio dallo Stato" e poi "chiedono i sacrifici alla povera gente". "Sentiremo che cosa dirà domani il governo ma quello che vediamo adesso lascia pensare molto", spiega Reguzzoni. È tutta la Lega ad insorgere contro il nuovo governo. "La nomina di Monti equivale ad un colpo di Stato, messo in atto sotto gli occhi di tutti", dice il deputato Corrado Callegari. Anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota esprime un "giudizio politico non positivo". "Se Monti voleva la certezza del nostro voto contrario al suo governo ha fatto tutto il possibile", sintetizza il parlamentare Paolo Grimoldi.
A rischio alleanza Pdl-Lega La svolta all'opposizione della Lega mette a rischio l'alleanza dei lumbard con il Pdl, che invece appoggia il governo Monti. Ieri, l'ex ministro Roberto Maroni lo ha detto chiaramente. Oggi, Calderoli lo ribadisce con toni più morbidi: "Pdl e Pd non lo hanno ancora capito ma saranno loro i primi ad essere danneggiati dal nuovo governo - dice - Bella operazione di masochismo". Intanto, ci si prepara all'opposizione. L'appuntamento è per il 4 dicembre per la riapertura del parlamento padano (probabilmente a Vicenza ma la sede deve ancora essere stabilita). La 'lunga marcià delle 'camicie verdì inizia lì.
Governo Monti giura al Quirinale Sedici ministri, nessun politico.
Roma - (Adnkronos/Ign) - Il neo presidente del Consiglio - che mantiene la delega all'Economia - annuncia i nomi dei nuovi ministri: tutti tecnici, tre donne (VIDEO).Passera allo Sviluppo e Infrastrutture. "L'assenza di politici non ostacolerà ma agevolerà". Ecco la nuova squadra (LISTA). Il giuramento (FOTO). Il capo dello Stato: "Dalla Ue segnali positivi". Juncker: "Buona notizia per Italia e Eurozona". Il programma di Monti. Berlusconi: "Siamo in buone mani".Bersani: "La svolta c'è stata". Fini: "Scelta dei ministri per competenza e valore". Annarella in trasferta al Quirinale: "A chi tocca nun s'engrugna". Il professore riservato ma intransigente dallo humour anglosassone.Monti giura al Quirinale e Piazza Affari prende quota.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Governo-Monti-giura-al-Quirinale-Sedici-ministri-nessun-politico_312650210740.html
LA LISTA DEI MINISTRI.
Ecco la squadra di governo Monti, neo presidente del Consiglio con delega all'Economia. Antonio Catricalà sarà proposto come sottosegretario alla Presidenza.
Mario Monti, neo presidente del Consiglio, presenta la squadra di governo. Antonio Catricalà sarà proposto come sottosegretario alla Presidenza.
MINISTRI CON PORTAFOGLIO:
Mario Monti, neo presidente del Consiglio, tiene l'interim all'Economia
Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore a Washington, agli Esteri
Anna Maria Cancellieri, la donna prefetto, agli Interni
Paola Severino, vice rettore dell'Università Luiss 'Guido Carli' di Roma, alla Giustizia
Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, allo Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti
Gianpaolo di Paola, presidente del comitato militare della Nato, alla Difesa
Elsa Fornero, vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo, al Lavoro e politiche sociali
Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, alla Cultura
Francesco Profumo, presidente del Cnr, all'Università e Istruzione
Renato Balduzzi, presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), alla Salute
Mario Catania, capo del Dipartimento delle politiche europee e internazionali del Mipaaf, all'Agricoltura
Corrado Clini, direttore generale del dicastero di Via Cristoforo Colombo, all'AmbienteMINISTRI SENZA PORTAFOGLIO:Enzo Moavero Milanesi ministro degli affari europei; Piero Gnudi ministro del Turismo; Fabrizio Barca ministro per la Coesione territoriale; Piero Giarda ministro per i Rapporti con Parlamento e Andrea Riccardi ministro della Cooperazione.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/LA-LISTA-DEI-MINISTRI_312650846446.html
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