martedì 20 dicembre 2011

‘Dimessi’ dall’azienda e ora senza pensione. Ecco le vittime della manovra.



Sono stati incentivati a lasciare il lavoro, ma ora restano senza reddito. Il superscalone li costringe ad altri 5-6 anni di attività, ma un'entrata a fine mese non ce l'hanno più. Per esempio i 5000 ex dipendenti delle Poste sono finiti nel limbo.


Una nuova polemica emerge dalle pieghe della riforma pensionistica. Stavolta riguarda i lavoratori “esodati” che qualcuno, addirittura, definisce “soprannumerari”, figli illegittimi di aziende fallite o che si sono licenziati in previsione della pensione a portata di mano nel 2012 o 2013. E che ora si trovano in una terra di nessuno, fuori dal lavoro e con la riva della pensione che si allontana di colpo aprendo la prospettiva a un vuoto di reddito spaventoso. In seguito alla riforma Monti-Fornero esistono in circolazione alcune decine di migliaia – stima sindacale – di lavoratori che prevedendo una pensione a portata di mano hanno accettato “esodi” volontari da parte di aziende in ristrutturazione oppure si sono licenziati con buonuscite commisurate agli anni mancanti alla pensione. Solo che adesso quest’ultima si è allontanata di 5 o 6 anni grazie al “superscalone Fornero”. I sindacati chiedono che per questi lavoratori valgano le vecchie regole ma non hanno ricevuto alcuna rassicurazione da parte dell’esecutivo che si è detto pronto a esaminare il dossier ma che non ha preso impegni.

IL CASO forse più eclatante riguarda le Poste, dove circa 5000 dipendenti (ma molti lavoratori parlano di 7000 unità) hanno concordato con l’Azienda un esodo incentivato e oggi sono a metà strada. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente all’azienda che però non ha dato nessuna risposta. Sulla Rete si possono trovare testimonianze come questa: “Ho maturato ad oggi 39 anni e 2 mesi contributivi. Lavoro in Poste Italiane come dirigente d’ufficio. In aprile mi hanno proposto di farmi accompagnare alla pensione che maturavo a fine 2012. Ho iniziato a lavorare giovane, ho studiato e mi sono laureato mentre lavoravo e pagavo i contributi. Ora con la nuova normativa mi trovo senza stipendio e dovendo pagare i contributi per due anni. Poste dice che il firmato è consensuale e che continuare a lavorare è impossibile. Quindi dal primo gennaio 2012 sono a casa, accompagnato non al meritato riposo dopo quaranta anni di contribuzione, ma al patibolo”.

ECCO UN’ALTRA testimonianza: “Mi ritrovo il 31 gennaio 2012 con 57 anni di età e 35 anni di contributi. Dalla fine di dicembre 2011 entrerò in mobilità per 3 anni (azienda fallita). Alla fine della mobilità avrò 59 anni e 11 mesi con 38 anni di contributi. Se non viene modificata la legge ho due opzioni: la prima pagare i contributi volontari per 4 anni e 3 mesi oppure aspettare altri 6 o 7 anni per la pensione di vecchiaia. In entrambi i casi senza nessun reddito”. A volte le cose sono più complesse: “Sono uscita dalle Poste il 1 di luglio: mi hanno proposto di licenziarmi (dopo 35 anni e 6 mesi di lavoro, a 59 anni) in cambio dell’assunzione part-time di mia figlia. Ho accettato perché avevo la pensione a portata di mano ma ora con la riforma sono diventati 5 anni e mezzo!”.

A PARTE l’atipica procedura che seguono le Poste nelle assunzioni dei familiari, è evidente che la nuova norma provoca un impatto molto pesante su chi resta senza reddito. A essere subissato da queste lettere è soprattutto il Pd che aveva fatto precise promesse sulle pensioni di anzianità – “i 40 anni di contributi non si toccano” – ma che invece ha dovuto e voluto ingoiare diversi rospi e ora deve rendere conto. Ne è consapevole Cesare Damiano che proprio sugli “esodati” ha presentato l’ordine del giorno alla Camera, accolto dal governo, e che ora punta a risolvere questo problema insieme a quello dei lavoratori “precoci”, cioè lavoratori che hanno iniziato a lavorare davvero molto presto e che raggiungono i 42 anni di contributi prima dei 62 anni di età e quindi sono soggetti a “penalizzazione”. Gli occhi sono puntati sul “decreto milleproroghe”, quel provvedimento monstre con cui i vari governi hanno sempre ovviato a tutti gli errori o inadempienze prodotti dalle scadenze stabilite nelle varie leggi e non rispettate. “Il problema dei lavoratori precoci può trovare soluzione nel “milleproroghe – dice a Il Fatto Quotidiano l’ex ministro del Welfare Cesare Damiano (Pd) che assicura la presentazione dell’emendamento per cacellare la penalizzazione – per gli “esodati”, invece, vogliamo un intervento rapido del governo”. Ma Monti e Fornero sono d’accordo? Damiano afferma che la “disponibilità del governo sta nel fatto che ha accolto un ordine del giorno e che ora deve tradurre in una disposizione normativa”. Il ministro Elsa Fornero ha detto che studierà il dossier. Gli strasichi della sua riforma sono molto più difficili da gestire del previsto.

lunedì 19 dicembre 2011

Ecco come comprare gioielli in nero. Viaggio nell'Italia che non fa scontrini. - di Antonio Crispino





Dal 6 dicembre 2011è vietato qualsiasi trasferimento in contanti superiore a 999,99 euro. Ma sono in tanti ad accettare gli escamotage. Da Nord a Sud: Napoli, Milano, Roma, la storia è sempre la stessa.


MILANO - L'anello che voglio regalare alla mia fidanzata costa 8200 euro. Il gioielliere strabuzza gli occhi quando glielo indico. Non gli pare vero. Da quasi un anno è lì in vetrina a prendere polvere. Nessuno fino ad allora gli aveva chiesto nemmeno di vederlo. La crisi! Anzi, per invogliarmi a comprarlo mi fa uno sconto del 10%, si vuole proprio rovinare. E se non dovesse andare bene? «Veniamo fino a casa e lo cambiamo». E per il pagamento? Si può fare in contanti? Sa, per ragioni fiscali... «Ma certo, per noi non c'è nessunissimo problema, è proprio l'ultimo dei pensieri. Se vuole può anche dividerli in due tranche... Ma anche tre, quattro, cinque... Insomma, come le fa più comodo, per noi è indifferente». 

Tanto indifferente non dovrebbe essere viste le nuove norme antievasione fiscale varate dal governo Monti. Dal 6 dicembre 2011è vietato qualsiasi trasferimento in contanti superiore a 999,99 euro. Tutto, sopra questa cifra, deve essere tracciabile. Dovrebbe. Trovare gioiellieri che applicano la regola è davvero dura. Si deve entrare negli store delle grandi griffe del lusso per sentirsi dire un «No, non possiamo accettare contanti». 

Nonostante una sanzione pecuniaria che può arrivare fino al 40% dell'importo pagato, sono in tanti ad accettare gli escamotage. E chi pensa al solito furbetto si sbaglia. Da Nord a Sud l'Italia è unita. Napoli, Milano, Roma. La storia è sempre la stessa. Abbiamo simulato l'acquisto di un anello. Costo: dai 1300 agli 8200 euro. Possiamo pagare in contanti? «Certo, nessun problema» ci hanno risposto nella maggioranza dei negozi. A Roma entriamo in una gioielleria che si trova proprio di fronte palazzo Chigi. Più che un gioielliere sembra un consulente dell'evasione. «Può pagare in contanti e se non vuole figurare possiamo dividere l'importo in più parti così risulta un prezzo inferiore ai mille euro. Faremo in modo che non dovrà spiegare come ha speso questi soldi». Ci spostiamo nel cuore dello shopping capitolino: via Condotti. Qui l'attenzione dovrebbe essere altissima. Invece accettano il pagamento in contanti di 5800 euro. Non fa eccezione il centro di Milano: corso Buenos Aires. «Vanno bene i contanti ma lo scontrino fiscale non posso farglielo. Se per lei non è un problema...». La proposta è chiara: l'acquisto in nero di un anello da 5200 euro. Niente carta di credito, niente scontrino e per il Fisco non esistiamo, né lui né noi. Poco più avanti entriamo in un'altra gioielleria che accetta contanti per il pagamento di un solitario da 8200 euro. Eppure le nuove disposizioni le conoscono tutti. «Ah si, si... Questo è il discorso dei mille euro... lo scontrino... come l'hai comprato... etc... - ci dice un gioielliere napoletano -. Ne parlavo poco fa con un mio amico finanziere e pure lui mi diceva che hanno rotto con tutti questi controlli. Vogliono sapere tutto. Non si lavora più». Che l'Italia sia il Paese dell'evasione fiscale lo sanno anche i turisti, come ci spiega una vecchia negoziante romana. Da due anni a questa parte nel suo negozio entrano solo cinesi e russi. «Si presentano in negozio con le valigie piene di soldi, pagano sempre in contanti, tutto in nero... Ha capito che voglio dire?».

Senza nome.



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Berlusconi in aula al processo Mills.


Silvio Berlusconi in aula al processo Mills


Il legale inglese, 'Temo essere incriminato anche oggi'. Giudicie: 'Se non parla e' reticente'.


Silvio Berlusconi si è presentato a Palazzo di Giustizia di Milano per assistere al processo Mills dove è imputato di corruzione in atti giudiziari. All'udienza di oggi è prevista in videoconferenza l'audizione del legale inglese, David Mills, che secondo l'accusa sarebbe stato pagato 600 mila dollari per testimonianze reticenti nei processi sulle presunte tangenti alla Gdf e All Iberian.

LEGALE INGLESE, TEMO ESSERE INCRIMINATO ANCHE OGGI - "Su questo punto ho già testimoniato più volte e sono stato accusato di falsa testimonianza e temo che questo possa succedere anche oggi". E' il timore manifestato da David Mills, nel corso della sua testimonianza nel processo a carico di Berlusconi, quando il pm De Pasquale ha cominciato ad affrontare il 'centro' dell'accusa a carico dell'ex premier. Il presidente del collegio, Francesca Vitale, ha però ricordato all'avvocato d'affari che se "non risponde è automaticamente un teste reticente".

In particolare, l'avvocato inglese ha affermato di non volere rispondere alla domanda, quando il pm gli ha chiesto conto del cosiddetto "divendo Horizon", ossia di quei "10 miliardi di lire" che sarebbero stati creati anche attraverso la costituzione delle società off-shore del gruppo Fininvest, di cui, secondo l'accusa, Mills sarebbe stato l"architettò. A un certo punto, il giudice della Corte di Londra, da dove Mills sta testimoniando per rogatoria, ha chiesto ai colleghi italiani: "C'é la possibilità che Mills, qualora fornisca le stesse testimonianze rese nel '97-'98, rischi di essere incriminato per spergiuro?". Proprio per le due presunte testimonianze reticenti, nei 'vecchi' processi 'All Iberian' e 'tangenti alla Gdf', secondo l'accusa, Mills avrebbe ricevuto 600 mila dollari come regalo da Silvio Berlusconi. Il giudice Vitale ha spiegato che le dichiarazioni che renderà oggi il legale inglese non possono essere utilizzate nei suoi confronti nell'ambito dei 'vecchi' procedimenti a suo carico, ma che "ha l'obbligo di dire la verità e di non essere reticente". Altrimenti, in sostanza, potrebbe essere aperto un nuovo procedimento contro di lui. Ora l'udienza è in pausa e poi il pm proseguirà, ripartendo dalla domanda 'stoppata'. In precedenza, Mills aveva ripercorso, attraverso le domande del pm, il verbale di interrogatorio che rese il 18 luglio 2004 davanti agli inquirenti milanesi. L'avvocato ha raccontato che gli "venne richiesto di creare due trust a beneficio dei figli di primo matrimonio di Berlusconi (Pier Silvio e Marina, ndr)", un "progetto" di cui parlò "in un appartamento privato a Milano che credo all'epoca fosse la casa di Silvio Berlusconi". E al pm che gli chiedeva chi fosse il beneficiario delle società del gruppo B della Fininvest, il cosiddetto comparto riservato, Mills ha risposto: "Venivano gestite nell'interesse degli azionisti e presumo che Berlusconi fosse uno dei principali". E poi il pm: "Lei ricorda di aver parlato con Berlusconi una notte, quando erano apparse le prime notizie sullo scandalo All Iberian". Mills: "Deve essere stata una conversazione molto breve, senza fine particolare, del tutto innocente". De Pasquale: "Berlusconi ammetteva in quella conversazione di avere pagato Craxi o lo negava?". E Mills: "Non c'é stata alcuna ammissione".

Quindici milioni dichiarano zero scatteranno i controlli sui conti. - di Valentina Conte


Si prepara il provvedimento che consentirà il travaso periodico delle informazioni dalle banche all'Agenzia delle entrate. Passera: "Il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace, sono soldi rubati". Il Fisco può adesso incrociare le dichiarazioni Isee per accedere ai servizi agevolati con i dati bancari.

ROMA - Un italiano su quattro dichiara zero attività finanziarie. Zero titoli di Stato. Zero obbligazioni. Zero libretti di risparmio. Ma anche zero depositi bancari. Uno zero tondo. Possibile? Possibile che quasi 15 milioni di persone, oltre cinque milioni di famiglie, non abbiano neanche un conto corrente? Secondo la Banca d'Italia, no. Non è possibile. Visto che il 90 per cento delle famiglie italiane ne possiede almeno uno. E vi custodisce quasi 500 miliardi di euro. 

Eppure l'80 per cento di quanti usufruiscono di sconti e aiuti su asili nido e università per i figli, assistenza a domicilio per gli anziani o tessere dell'autobus e bollette di luce e gas a prezzi ridotti, non ha nulla, ma proprio nulla da parte, nemmeno pochi spiccioli in banca o alle poste. Anche se è un professionista o un lavoratore dipendente. Un 80 per cento, 15 milioni di italiani, che nel 2010 ha presentato e firmato presso i Caf sparsi sul territorio nazionale la dichiarazione Isee, l'Indicatore della situazione economica equivalente, indispensabile per ottenere quelle agevolazioni. Bisognosi veri o scaltri evasori? 

E' proprio da qui, da questa domanda, che parte la prossima offensiva del governo Monti: stanare i disonesti ed estirpare il cancro dell'evasione che sottrae ogni anno allo Stato e alla comunità 120 miliardi di euro. "Il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace", ha confermato ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. "Si tratta di soldi veramente rubati, da recuperare per investire sulla crescita".

E anche l'Agenzia delle entrate è pronta a scendere in campo. "Prontissima, già nei primi mesi dell'anno nuovo", rivela il direttore Attilio Befera che nelle prossime settimane, assieme al Garante per la Privacy, stenderà il provvedimento necessario a innescare il travaso periodico dei dati dei conti correnti degli italiani dalle banche all'anagrafe tributaria. 

Isee potenziato. L'Isee è uno strumento perfetto, da questo punto di vista. L'unico canale esistente in Italia in grado di fotografare allo stesso tempo reddito e patrimonio (mobiliare e immobiliare) del contribuente singolo o della sua famiglia. Una vera autostrada a due corsie. Che infatti il governo ha deciso di percorrere e potenziare. Entro il 31 maggio del 2012 - si legge all'articolo 5 della manovra Salva-Italia appena votata dalla Camera - cambieranno modalità di calcolo e campi di applicazione dell'indicatore, proprio per migliorarne "la capacità selettiva".

Includendo anche le somme esenti da imposizione fiscale (pensioni di invalidità, assegni sociali), valorizzando il patrimonio collocato "sia in Italia che all'estero", modificando le soglie oltre cui dall'1 gennaio 2013 alcune provvidenze non saranno più riconosciute, rafforzando il sistema di controllo con la costituzione di una "banca dati delle prestazioni sociali agevolate" presso l'Inps. Un bacino di raccolta delle informazioni su chi beneficia di cosa, inviate dagli "enti erogatori" (Comuni, Regioni). I risparmi ottenuti smascherando i finti bisognosi, dice il decreto, saranno riassegnati al ministero del Lavoro "per l'attuazione di politiche sociali e assistenziali". 

Come funziona. L'Isee esiste dal 1998. Ed è ben noto agli italiani. Nel 2010 il 30,7 per cento dei cittadini, 18,5 milioni di persone (di cui quasi 11 al Sud) hanno autorizzato i Caf a fare i calcoli (ma si può andare anche presso i Comuni e le sedi Inps). L'Isee è un numero. E si ottiene sommando il reddito di tutti i componenti della famiglia (incluse le attività finanziarie) al 20 per cento del patrimonio immobiliare (la prima casa è esclusa fino a 51.646 di valore Ici). Quanto ottenuto si divide per un parametro numerico che cresce al crescere dei componenti e in presenza di figli minori, disabili, monogenitori. 

Il risultato è il passepartout per le agevolazioni. "La non congruenza tra bassi redditi ed elevati patrimoni non di rado riflette fenomeni di evasione", scrivono Corrado Pollastri, esperto di fisco e ricercatore dell'Ifel, e Salvatore Tutino, fondatore del Cer (Centro Europa ricerche), in uno studio recente. E questo spiegherebbe il primo posto in Europa assegnato all'Italia, nella graduatoria della Banca d'Italia di qualche giorno fa, in base al rapporto tra ricchezza netta degli italiani e reddito lordo disponibile (8,3 nel 2009). 

Italiani molto più ricchi di quanto ammettono. Soprattutto al Fisco. Sempre Bankitalia calcola in 3.600 miliardi il totale delle attività finanziarie possedute dagli italiani nel 2010. Quasi il doppio del debito pubblico. Solo nei depositi bancari ci sono 657 miliardi.

Gli strumenti contro l'evasione. "L'impianto Isee - scrivono ancora Pollastri e Tutino - è reso fragile dall'incapacità di escludere i falsi poveri dall'accesso ai benefici del welfare. E tale limite è in larga parte imputabile alla difficoltà di intercettare il patrimonio mobiliare". Ma con i nuovi strumenti tutto cambia. Già la manovra d'agosto di Tremonti faceva un bel salto in avanti, consentendo all'Agenzia delle entrate di muoversi a prescindere dalle segnalazioni della Guardia di Finanza e chiedere agli istituti di credito "liste selettive" di contribuenti sospetti per incrociare i dati (liste ancora possibili). 

La manovra Monti fa di più. "Allarga lo spettro del nostro intervento, lo completa", ammette il direttore dell'Agenzia, Befera. Dal primo gennaio del 2012 (articolo 11 del decreto Salva-Italia) le banche saranno obbligate a "comunicare periodicamente all'anagrafe tributaria" le movimentazioni sui conti, ma anche gli stock (i saldi) e lo storico, se richiesto (le annualità precedenti). Finisce così il segreto bancario. Ma riparte alla grande (o dovrebbe ripartire) la lotta all'evasione. Senza più alibi, né ostacoli. Nei prossimi giorni, l'Agenzia stabilirà i "criteri obiettivi", li definisce Befera, "per la selezione dei soggetti da controllare che presentano anomalie". 

Potenziali evasori. Tra questi anche i presunti "furbetti", mimetizzati nei 15 milioni dell'Isee con zero attività finanziarie? Sul punto, Befera non si pronuncia: "Occorrerebbe un'autorizzazione di legge per iniziare da lì". Che potrebbe arrivare. Perché se è vero che tanti onesti cittadini usufruiscono legittimamente, anche gratis, di mense scolastiche, scuolabus, borse di studio, assegni di maternità, tanti altri mentono sapendo di mentire sulla loro situazione patrimoniale. E rendono i sacrifici di questo tempo di crisi insopportabili per tutti.



http://www.repubblica.it/economia/2011/12/19/news/fisco_caccia_evasori-26847517/

Sesso estremo: prete muore durante amplesso con un cavallo.

prete cavallo Sesso estremo: Prete muore durante amplesso con un cavallo


Washington – il prete Gerald Pointer (48) in una stalla di Seattle (USA) si
faceva possedere da uno stallone.
Il religioso ha riportato lesioni all’intestino crasso, morendo per le conseguenze.
Il religioso si faceva filmare, durante il suo rapporto sessuale con l’animale, dal camionista James Tait (54).
L’uomo dovrà ora pagare 5.000 dollari di multa.
Il sesso con animali nello Stato Federale di Washington non è proibito.

La Chiesa ci costa ogni anno 6.086.565.703 € [ecco il dettaglio dei costi]




La Chiesa ci costa ogni anno € 6.086.565.703. Ovviamente il "conto" non tiene in considerazione nemmeno delle cifre che la Chiesa riceve da associazioni, fondazioni bancarie, privati cittadini, che offrono al Vaticano laute offerte, che ovviamente sono volontarie "ma non troppo" come le offerte.