Entravano nel sistema usando sempre lo stesso nome, quello di uno dei tre.
E cancellavano le cartelle esattoriali dei contribuenti. Pratiche mai pagate che sparivano dal sistema. Per sempre. Come se non fossero mai esistite. Uno scherzetto che è costato all’Erario oltre 2 milioni di euro e che ha coinvolto le pratiche di 125 contribuenti. Per questo il gip Donatella Pavone ha sospeso dal servizio tre dipendenti dell’agenzia delle entrate, ufficio Roma 6 Via Canton, con l’accusa di frode informatica e sostituzione di persona. Una misura cautelare che il gip ha ritenuto necessaria perchè i tre indagati, due uomini e una donna, sono ancora in servizio presso l’agenzia.
L’inchiesta, affidata ai finanzieri del nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie è coordinata dal p.m. Eugenio Albamonte, è iniziata per una denuncia di due dirigenti dello stesso ufficio. Nelle pratiche c’era qualcosa che non andava, i conti non tornavano.
E’ iniziato così un minuzioso lavoro di ricerca tra computer e pratiche che ha inchiodato i tre.
Che, usando la password di uno di loro e organizzandosi in modo da cancellare le cartelle nel giorno in cui lui non era al lavoro (fornendogli cosi la giustificazione a cui i magistrati non hanno creduto di un furto di password) hanno sottratto al fisco oltre 1 milione e 700 mila euro per l’anno 2004 e quasi 600 mila euro per il 2005. Gli indagati, davanti al giudice, hanno negato ogni addebito, ma le prove sono secondo l’accusa, schiaccianti.
Impossibile dire ora, ma le indagini sono ancora in corso, se i contribuenti sapessero di quel giochetto, se ne abbiano usufruito consapevolmente, magari a fronte di qualche mazzetta.
O se, invece, siano completamente ignari e magari il tutto sia stato organizzato dagli studi di consulenza a cui si erano affidati: tutte le pratiche cancellate sono riconducibili a tre o quattro uffici. Nonostante il sospetto sia fortissimo, gli investigatori non sono riusciti a dimostrare il pagamento di mazzette.
Così come al momento ancora non sono stati scoperti altri eventuali dipendenti che facessero parte della banda. Anche se stando al gip, non è escluso che ci fossero altri complici che, però, non sono stati identificati.
Una cosa è certa: consapevoli o no, i contribuenti che hanno usufruito delle cancellazioni, ora dovranno pagare.