sabato 10 marzo 2012

Mannino, “fuorionda” sulla trattativa: “Hanno capito tutto, stavolta ci fottono”. - di Sandra Amurri



In un bar di Roma, una cronista del "Fatto" ascolta un colloquio riservato tra l'ex ministro e l'europarlamentare Udc Gargani. "Massimo Ciancimino ha detto la verità". Nelle parole del politico siciliano, la preoccupazione che emerga il ruolo della sinistra Dc e di Ciriaco De Mita nelle pressioni per ammorbidire il carcere duro per i boss di Cosa nostra nel 1992-1993.


Calogero Mannino
Sono circa le 12,30 di mercoledì 21 dicembre quando arrivo alla pasticceria Giolitti in via degli Uffici del Vicario, a due passi da Piazza del Parlamento, dove ho appuntamento per ragioni di lavoro con l’onorevole Aldo Di Biagio di Fli. Entro, ma non lo vedo. La voglia di accendere una sigaretta supera anche il freddo pungente. Esco. Mi siedo a un tavolino e ordino un cappuccino. Sono sola.

Poco dopo vedo arrivare, a passo lento, l’onorevole Calogero Mannino in loden verde, in compagnia di un signore dai capelli bianchi, occhiali, cappotto scuro taglio impermeabile e in mano un libro e dei fogli. Non so chi sia. I due stanno parlando. E continuano a farlo fermandosi in piedi accanto al mio tavolo. Mannino, che mi dà le spalle, dice con tono preoccupato e guardandosi più volte intorno sospettoso: “Hai capito, questa volta ci fottono: dobbiamo dare tutti la stessa versione. Spiegalo a De Mita, se lo sentono a Palermo è perché hanno capito. E, quando va, deve dire anche lui la stessa cosa, perché questa volta ci fottono. Quel cretino di Ciancimino figlio ha detto tante cazzate, ma su di noi ha detto la verità. Hai capito? Quello… il padre… di noi sapeva tutto, lo sai no? Questa volta, se non siamo uniti, ci incastrano. Hanno capito tutto. Dobbiamo stare uniti e dare tutti la stessa versione”.

Il suo interlocutore annuisce con cenni del capo e ripete: “Certo, certo, stai tranquillo, non ti preoccupare, ci parlo io”. E Mannino ripete: “Fallo subito, è importante, mi raccomando”. Poi, avvicinandosi di più al signore coi capelli bianchi, gli sussurra all’orecchio parole che ovviamente mi sfuggono, ma che suscitano nell’interlocutore un’espressione di meraviglia. Subito dopo, i due si salutano, si abbracciano e si scambiano gli auguri di Natale. Mannino si dirige verso il Pantheon, mentre il signore occhialuto col cappotto scuro verso Piazza del Parlamento, dove poco dopo lo fotografo con il mio iPhone.

Subito dopo mi raggiunge l’onorevole Di Biagio. Il quale, vedendomi un po’ turbata, mi domanda cosa mi sia accaduto. Rispondo genericamente di aver ascoltato Mannino dire cose incredibili. Rientro in redazione nel primo pomeriggio e racconto per sommi capi quello che ho visto e sentito al direttore Antonio Padellaro e al vicedirettore Marco Travaglio. Quest’ultimo, quando gli mostro la foto scattata dal mio iPhone e gli chiedo se riconosca il signore occhialuto coi capelli bianchi, risponde sicuro : “Certo, è Giuseppe Gargani, ex democristiano, demitiano, poi berlusconiano”. Gargani è un ex Dc, ex Ppi, nominato commissario dell’Agcom dal governo dell’Ulivo, poi transitato in Forza Italia e di lì confluito nel Pdl, eletto europarlamentare, ultimamente fondatore di Europa Sud e da poco passato all’Udc di Casini. Alla luce di questa biografia, le parole che ho appena ascoltato diventano tante tessere che vanno a riempire una parte del mosaico.

Annoto quello strano episodio con le parole che ho ascoltato dalla viva voce di Mannino nel mio taccuino: un giorno questi appunti potrebbero tornare utili. Ci ripenso quando leggo che la Procura di Palermo, nel corso dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia, è salita a Roma il 12 gennaio per sentire come testimone Ciriaco De Mita. Già so infatti quel che ha dichiarato a suo tempo Massimo Ciancimino: la trattativa fra gli uomini del Ros e suo padre Vito godeva di coperture politiche anche tra le file della sinistra Dc (la corrente, appunto, di De Mita e Mannino).

Mi riservo di approfondire e contestualizzare meglio. Intanto passa qualche altro giorno ed ecco accendersi definitivamente la lampadina quando, il 23 febbraio, le agenzie e i siti battono la notizia che Calogero Mannino, già assolto in Cassazione dopo un lungo e tortuoso processo per concorso esterno in associazione mafiosa, è di nuovo indagato a Palermo. Questa volta per il suo presunto coinvolgimento nella trattativa Stato-mafia. Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 338 del Codice penale, aggravato dall’articolo 7 (cioè dall’intenzione di favorire Cosa Nostra): per “violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”. Lo stesso che vede già indagati il generale ex Ros Mario Mori, l’ex capitano Giuseppe De Donno, il senatore Marcello Dell’Utri, i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano. Approfondisco le ultime mosse dei magistrati e apprendo che durante l’interrogatorio c’è stato un duro scontro tra il pm Antonio Ingroia e Ciriaco De Mita.

Ingroia definisce Mannino, nel periodo che era oggetto dell’interrogatorio, ministro degli Interventi straordinari del Mezzogiorno, De Mita puntualizza: “Ministro dell’Agricoltura”. Ma il pm insiste. “E come fa a permettersi di insistere?”, sbotta De Mita. Il pm replica: “Perché ricordo, ricordo diversamente”. “Giudice – ribatte De Mita – se lei ha la presunzione della verità delle sue opinioni, io temo per gli imputati!”. Ad avere ragione è Ingroia: Mannino fu ministro dell’Agricoltura nel 1982 e ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno dal 12 aprile ‘91 al 28 giugno ‘92. Ma alla fine De Mita aveva dovuto ammettere di avere torto: “È grave, è grave per me…”.

Quanto al ruolo di Mannino, le cronache riferiscono che l’autista di Francesco Di Maggio (il magistrato promosso vent’anni fa vicedirettore del Dap e poi scomparso) ha rivelato ai pm di aver appreso dallo stesso Di Maggio che proprio Mannino fece pressioni affinché non venisse rinnovato il 41-bis ad alcuni mafiosi detenuti. Ecco di che cosa parlava Mannino con Gargani quel mattino poco prima di Natale. Ecco perché appariva così terrorizzato da possibili “voci stonate” sulla trattativa e interessato alla compattezza e all’uniformità delle versioni da parte di tutti gli “amici” della vecchia Dc. Ed ecco, ben chiare di fronte a me, le ultime tessere mancanti del mosaico di quell’episodio che temevo fosse destinato a restare confinato in qualche riga di appunti sul mio block notes.

Ne parlo con qualche mia fonte di ambiente investigativo e ben presto la scena cui ho assistito davanti al bar Giolitti giunge a conoscenza dei magistrati di Palermo. Vengo convocata dai pm Antonio IngroiaNino Di MatteoLia Sava e Paolo Guido che indagano sulla “trattativa” per essere ascoltata come persona informata sui fatti, cioè come testimone nel fascicolo sulla trattativa. Ovviamente accetto di raccontare tutto ciò che ho visto e sentito quel mattino. Dopo verranno subito sentiti i due politici protagonisti del colloquio da me casualmente ascoltato: cioè Mannino e Gargani.

Alla fine, al momento di firmare il verbale, i magistrati mi ricordano che le deposizioni dei testimoni sono coperte dal segreto investigativo. Obietto che sono una giornalista, oltreché la depositaria della notizia. Dunque, ultimate tutte le verifiche per contestualizzare il colloquio Mannino-Gargani, racconterò tutto anche ai lettori. Cosa che ho appena fatto.

Ostaggi uccisi, dubbi sul “blitz”. L’intervento in base a un accordo con il governo Berlusconi. - di Joseph Zarlingo



Non è stata un azione da commando a provocare la morte di Lamolinara e Mc Manus in Nigeria, ma un assedio di due ore con un centinaio di militari sul campo. Il ministro Terzi: "No a diatribe interne sulla pelle dei connazionali". Secondo la stampa inglese, Cameron aveva avuto il via libera dal precedente esecutivo italiano per intervenire se se ne fosse presentata l'occasione.


Il ministro degli Esteri Terzi di Sant'Agata
E’ atterrato all’aeroporto romano di Ciampino il velivolo dell’Areonautica militare che ha riportato in Italia la salma di Franco Lamolinara, ucciso assieme a Chris McManus nel fallito blitz britannico in un sobborgo di Sokoto, nord ovest della Nigeria. I dettagli ancora poco chiari dell’operazione costata la vita ai due ostaggi saranno con ogni probabilità affrontati lunedì. All’inizio della prossima settimana infatti, a Londra, il governo britannico riferirà alla Camera dei Comuni, mentre in a Roma il direttore dell’Aise Adriano Santini sarà ascoltato dal Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.

Non c’è ancora una data per la relazione che il ministro degli esteri Giulio Terzi dovrà presentare al parlamento, ma verosimilmente sarà a brevissimo giro. “Non vogliamo accettare che illazioni o diatribe” interne “si sviluppino sulla pelle di nostri connazionali a rischio”, ha affermato Terzi ai giornalisti presenti al vertice europei di Copenhagen.

Dopo le polemiche e le accuse di ieri, comunque, oggi arrivano altri dettagli sulla dinamica del “blitz”, che poi tale non è stato, contro il compound dove erano tenuti i due ostaggi. Venerdì sera un portavoce di Boko Haram ha smentito che il suo gruppo fosse responsabile del sequestro, ma secondo le analisi correnti, proprio una delle ramificazioni dei Boko Haram sarebbe stata la destinataria della presunta “vendita” dei due ostaggi che ha spinto britannici e nigeriani a intervenire.

Sulla dinamica dell’intervento, il quotidiano britannico Guardian scrive che “contrariamente al solito” l’operazione è iniziata nella tarda mattinata, attorno alle 11 ora locale, ed è stata “l’esatto contrario del rapido intervento con armi sofisticate e velocissima uscita di scena di solito associato a questo tipo di operazioni”. In pratica, un centinaio di soldati, tra britannici e nigeriani, hanno circondato il compound alla periferia di Sokoto e ingaggiato una sparatoria con i rapitori, dopo aver cercato di convincerli alla resa.

Il tutto sarebbe durato diverse ore – almeno due – con i soldati nigeriani che a un certo momento avrebbero anche tentato di far uscire i rapitori lanciando nel compound copertoni incendiati. In questo arco di tempo, non si sa ancora esattamente quando, i due ostaggi sarebbero stati uccisi. Anche su questo punto ci sono versioni divergenti. Il quotidiano nigeriano The Nation riferisce oggi, citando fonti della polizia che hanno in carico i sequestratori arrestati, che i due ostaggi sono stati uccisi con un colpo alla testa nel bagno del compound.

Secondo questa versione, tra gli arrestati c’è anche Abu Mohammed, considerato il leader del gruppo che aveva in ostaggio McManus e Lamolinara, nonché figura di riferimento a Sokoto proprio per i Boko Haram. Abu Mohammed avrebbe detto alla polizia che c’era l’ordine di uccidere gli ostaggi se qualcosa non fosse andato secondo i piani. Sarebbero state proprio le telefonate di Abu Mohammed con altri esponenti di Boko Haram a Zaria, nello stato di Kaduna, a essere intercettate dall’intelligence nigeriana nei giorni scorsi e ad aver dato il via alla catena di eventi che si è conclusa con la morte dei due ostaggi.

E se a livello diplomatico la tensione è decisamente calata dopo l’incontro tra il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi e il suo collega britannico William Hague al summit europeo di Copenhagen, e soprattutto con l’offerta londinese di “piena condivisione” dei dati rilevanti sull’operazione, in Italia la polemica continua con gli attacchi al governo provenienti tanto da settori del Pdl (che però evita di chiedere le dimissioni di Terzi) quanto dalla Lega (l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni soprattutto) e da alcune voci del Pd.

Tra loro, Marco Minniti, già viceministro dell’interno durante il governo Prodi. Per il deputato Pd, “il vulnus con Londra sarà difficile da rimarginare” e deriva da un approccio sostanzialmente diverso tra Italia e Regno unito quando si tratta di ostaggi: Roma preferisce la trattativa, anche lunga, e spesso è pronta a pagare riscatti, cosa intollerabile per Londra che invece (come del resto altri paesi occidentali) preferisce tentare la via del blitz militare. In questo particolare caso, poi, aggiunge la stampa britannica riferendo le parole del governo guidato da David Cameron, l’Italia era d’accordo con la linea britannica, se non altro perché sul campo, ovvero nel nord della Nigeria, l’Italia non ha capacità di intervento paragonabili a quelle del Regno Unito.

L’accordo di massima sul tipo di azione da intraprendere nel caso se ne fosse presentata l’occasione ha messo Londra nella posizione di dare il via libera ai militari anche senza avvertire Roma se non a operazione in corso. Ed è un accordo che risale ai mesi scorsi – McManus e Lamolinara sono stati sequestrati nel maggio del 2011 – quando sia alla Farnesina, sia a Palazzo Chigi c’erano altri inquilini. Forse Terzi non è il solo a dover riferire.

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Scoperta da una ricercatrice friulana la molecola che protegge dal cancro.



UDINE. Autoproteggersi dai tumori con l’aiuto di molecole prodotte dall’organismo umano. Una cura che – tra qualche anno – potrebbe eliminare la chemio e la radioterapia. La strada a questo tipo di cure è stata aperta dall’Università di Udine grazie a uno studio guidato dalla ricercatrice monfalconese Roberta Benetti; studio che pubblicato sulla pretsigiosa rivista interrnazionale Cancer Research (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20713524) dell’American Association for Cancer Research, una delle più prestigiose a livello mondiale del settore.

Lo studio è stato pubblicato mercoledì e spiega del successo ottenuto dal gruppo della facoltà di Medicina dell’ateneo di Udine. «In particolare – spiega l’Università –, la ricerca ha per la prima volta dimostrato che una delle molecole microRna, precisamente la miR-335, è direttamente responsabile nel controllo, della generazione e delle funzioni dell’oncosoppressore Rb, gene coinvolto nella protezione dello sviluppo dei tumori. Inoltre, nello studio si evince che l’espressione della miR-335 influisce in modo diretto nel bilanciare il delicato equilibrio di protezione contro lo sviluppo tumorale, perché intacca attraverso l’indiretta influenza anche sull’oncosoppressore p53, gli effetti di due fondamentali proteine note per essere deregolate nella genesi dei tumori».

Lo studio è stato realizzato grazie al fondamentale sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). Il gruppo di ricerca guidato da Benetti è composto dal giovane dottorando di ricerca Michele Scarola e da Stefan Schoeftner, esperto ricercatore austriaco che ha scelto l’esperienza di ricerca in Italia unendosi al gruppo udinese, ed è supportato da Claudio Schneider, ordinario di Biologia all’università di Udine e direttore del Laboratorio nazionale del Consorzio interuniversitario per le Biotecnologie (Cib) di Area Science Park.

La trentasettenne Roberta Benetti, originaria di Monfalcone, dopo la laurea in Biologia a Trieste con tesi sperimentale al Cib, dove ha continuato a operare come borsista grazie all’Airc-Firc, ha conseguito il dottorato di ricerca alla Sissa. Attratta dall’esperienza di ricerca all’estero, Benetti si trasferisce quindi in Spagna, al Centro di ricerca nazionale sul cancro di Madrid, guidato da Maria Blasco. Vincitrice di un concorso per ricercatore all’ateneo friulano, Benetti rientra nel 2007 in Italia, cogliendo al volo l’occasione di poter guidare un piccolo gruppo di ricerca.



http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2010/08/20/news/scoperta-da-una-ricercatrice-friulana-la-molecola-che-protegge-dal-cancro-1.45108

giovedì 8 marzo 2012

Scandalo Lusi, blitz della Finanza sequestrati immobili e 2 milioni di euro.

Scandalo Lusi, blitz della Finanza sequestrati immobili e 2 milioni di euro


L'intervento su ordine della procura di Roma che indaga l'ex tesoriere della Margherita per "appropriazione indebita aggravata". Il provvedimento riguarda cinque appartamenti e i conti correnti alla Allianz.


ROMA - Cinque appartamenti a Capistrello, località in provincia dell'Aquila, due milioni di euro, individuati su conti aperti presso Allianz Bank, e una villa ad Ariccia data in usufrutto alla nipote: sono i beni oggetto di un provvedimento di sequestro preventivo, disposto con urgenza dalla procura di Roma ed eseguito, in queste ore, dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, nell'ambito dell'inchiesta che vede il senatore Luigi Lusi indagato 1 per appropriazione indebita aggravata, in relazione all'ammanco di oltre 13 milioni di euro sottratti dalle casse della Margherita. 

Nelle settimane scorse, su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pubblico ministero Stefano Pesci, il giudice per le indagini preliminari Simonetta D'Alessandro aveva disposto il sequestro delle quote societarie della 'Ttt' e della 'Paradiso Immobiliare', entrambe controllate dal senatore e proprietarie dell'appartamento di via Monserrato, a Roma, e di una villa a Genzano. All'ex tesoriere, poi, la Finanza aveva 'congelato' poco meno di 500mila euro trovati nei conti correnti aperti presso una filiale Unicredit.

Bankitalia: le banche concedono meno prestiti. Risalgono i tassi di interesse sui mutui.






Il calo è spiegato dalla diminuzione del tasso di crescita dei prestiti alle società non finanziarie. La flessione dei tassi di interesse è guidata dai quelli sui prestiti di importo superiore a 1 milione di euro.

Le banche hanno iniziato il 2012 con il freno tirato concedendo meno prestiti, mentre calano i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese e risalgono quelli sui mutui. Emerge dal supplemento al bollettino statistico di Bankitalia, per quanto riguarda le principali voci dei bilanci bancari. A gennaio 2012 il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato, corretto per tener conto delle cartolarizzazioni cancellate dai bilanci bancari, è diminuito all’1,6 per cento dal 2,3 di dicembre 2011.

Il rallentamento è spiegato principalmente dalla diminuzione del tasso di crescita dei prestiti alle società non finanziarie (1,3 per cento dal 2,6 di dicembre), mentre il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie flette in misura inferiore (3,1 per cento dal 3,4). A gennaio 2012 il tasso di crescita annuale dei depositi del settore privato è stato pari a -0,8 per cento, in lieve diminuzione rispetto al -0,5 per cento di dicembre. Il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria è cresciuto fino al 16,4 per cento (dal 13,2 per cento del mese precedente).

Per quanto riguarda i tassi, spiega Bankitalia, la diminuzione è interamente guidata dai tassi sui prestiti di importo superiore a 1 milione di euro (3,47% dal 3,80% del mese precedente): i tassi sui prestiti di importo inferiore al milione sono, viceversa, lievemente aumentati (5,01% contro il 4,98 di dicembre). I tassi d’interesse, comprensivi delle spese accessorie, sui mutui per l’acquisto di abitazioni erogati nel mese di gennaio alle famiglie sono aumentati al 4,55% dal 4,27% del mese precedente, mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono aumentati al 9,91% dal 9,11% di dicembre. I tassi di interesse sui nuovi depositi con scadenza prestabilita sono aumentati al 2,94% dal 2,87% di dicembre. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono cresciuti all’1,16% dall’1,08% del mese precedente.

Il commento di Ermanno Bartoli all'articolo dell'Asca.



L'articolo:


Pedofilia: scoperta rete internazionale pornografia online, 112 indagati.


(ASCA) - Firenze, 8 mar - E' di 112 indagati e dieci arresti in Italia, Usa, Francia e Portogallo il bilancio di una vasta operazione internazionale contro la pedofilia online, condotta in 28 Paesi, e coordinata dalla Procura di Firenze e dall'agenzia Eurojust.
Gli italiani coinvolti sono 14, fra cui un milanese che, spiega la Procura, e' ritenuto il promotore del sodalizio criminale internazionale. Carabinieri e Guardia di Finanza stanno effettuando perquisizioni in abitazioni di varie regioni italiane, dalla Lombardia alla Puglia.
Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico.
L'inchiesta e' scaturita dalle denunce a Telefono Arcobaleno.
L'inchiesta e' condotta dal Nucleo interforze investigativo telematico (Nit) di Siracusa che collabora con i colleghi statunitensi del Ncis. 






Il commento di Ermanno:


Chiedo scusa della lunghezza, ma quando è necessario... Questo per segnalare che il male spesso viene spacciato pure pubblicamente... A metà degli anni '90 furoreggiavano in Francia un paio di scrittori pedofili con le luride memorie delle loro gesta, e le case editrici se li contendevano a colpi di budget promozionali... In un bellissimo (bellissimo per denuncia) servizio Rai di quegli anni si vide che dalle vetrine di alcune città francesi debordavano gli espositori con la faccia sorridente di un settantenne; uno di quei figuri che sorridevano e guadagnavano appunto da migliaia di copertine... Poi ci fu, prima in Belgio quindi in Francia, in misura minore in Italia, uno "scandalo" enorme che coinvolse diversi personaggi politici; uno dei quali si suicidò. Seguì un numero impressionante di arresti nelle tre nazioni. E dietro c'era un gran battage pubblicitario; roba da fare schifo, a riprova che spesso la cultura spacciata dalle grandi lobby editoriali ci mette molto del suo... Come nel caso molto italiano del dilagare della droga negli anni '70. Un'ultima annotazione: da anni scrivo racconti e poesie e proprio a metà anni '90 inviai a una famosa casa editrice "d'avanguardia" una raccolta dei miei racconti più rappresentativi, proponendola loro. Non mi risposero, se non... Con un loro catalogo di libri nel quale, a pagina 3 o 5 (non ricordo) comunque subito a ridosso della copertina, faceva spicco la pubblicità di un libro di memorie pedofile di un sedicente scrittore quarantenne. Preso dalla rabbia gettai il catalogo e me ne dispiacque, poiché, mesi dopo, a scandalo scoppiato, mi giunse via posta un altro catalogo di quella editrice. Scommessa... scommessa!, mi dissi. E difatti qualsiasi riferimento al volume delle memorie di quel pedofilo era sparito; sia dal tuttapagina di pagina 3 o 5, sia dall'elenco riepilogativo. A quel punto presi un foglio, lo misi nella macchina per scrivere, e ciò che scrissi a quella s-pregevole casa editrice (anche in forma di insulti potenti) ve lo risparmio. Ecco, in argomento ho detto quel che ritenevo, avendo anche riscontrato qualcosa di persona. Ringrazio tantissimo Cettina che ancora una volta ha svolto un servizio umano, culturale e morale di notevole valore. Un abbraccio.


https://www.facebook.com/ermanno.bartoli/posts/383995094946898

Sul lavoro e sull'art.18. - di Daniele Oian



Sul lavoro e sull'art.18 che vorrebbero bypassare, dico che il licenziamento per INGIUSTA CAUSA dovrebbe essere abolito dalla faccia della Terra ! E tutti ne godrebbero ! 
Nella problematica dello sviluppo, IMHO, la zavorra non è il lavoro o la sua presunta "rigidità". Gli imprenditori stessi ci dicono che al primo posto , ovvero la priorità FRENANTE sono le pastoie della burocrazia inefficente, poi la tassazione eccessiva a cui segue il magro o nullo (di questi tempi di scarsa liquidità per motivi indotti) accesso al finanziamento e poi ancora altro freno è la: corruzione.


Ce lo dice anche il Worl Economic Forum che sono questi i veri ostacoli alla crescita economica e quando in alcuni Paesi il principale ostacolo percepito per fare impresa è la rigidità della manodopera (Germania, Olanda, Norvegia) L'ECONOMIA di quei Paesi VOLA lo stesso ! Nell rapporto del World Economic Forum, per ciò che concerne l'Italia gli stessi estensori del rapporto (essenzialmente professori di scuola bocconiana) danno un voto peggiore alle istituzioni italiane che non all'efficienza del nostro mercato del lavoro.

P.S. Quando i controllori bocconiani del WEC parlano di "scarsa fiducia nelle istituzioni" si riferiscono non certo o non tanto al pubblico impiego, quanto e in particolare:  alla bassa fiducia nei politici e nella loro "integrità" (...), - al peso dell'impianto normativo farraginoso e ingarbuglioso, - al clientelismo nepotistico e/o mazzettaro, - agli sprechi, -  alla lentezza e all'insufficienza di mezzi del sistema giudiziario, mai riformato se non nel senso dei tentativi ad personam dei precedenti che conosciamo. 
Insomma prima di pensare alla soppressione della protezione contro il discriminante licenziamento per INGIUSTA causa... di sacrosanti aggiustamenti da fare come si vede, ce n'è alcuni... Nella prassi dell'art. 18 renderei i tribunali del lavoro più efficienti ! E con limiti di scadenza TASSATIVI, per la sentenza. Anzi questa "nuova consuetudine" la renderei  effettiva con decreto legge ad effetto immediato. La barriera democratica dell'art.18 contro i licenziamenti per INGIUSTA CAUSA mi sembra assodato non abbia molto a che fare con il problema del lavoro. Eppure per alcuni (il rancoroso e sfigato Sacconi in primis) è la bandiera da annientare per "sconfiggere" l'emblema dell'esercito dei fannulloni (fa il paio con il patetico Brunetto). Il che si commenta da solo. Inoltre Bombassei è il prox in pista... su quella pista. Ma la stessa Confindustria è divisa sul fatto di imbracciare il fucile del Bomba-Marchionne. I pareri anche sotto il loro stesso tetto possono divergere, soprattutto quando si individua bene il bersaglio effettivo su cui mirare per OTTENERE DAVVERO i risultati sperati ...sempre se, quei risultati si vogliono veramente ottenere, e non invece perdere tempo a cercare distruggere baluardi e simboli di sacrosante conquiste di CIVILTA' ! Noi vogliamo qualità dello sviluppo,qualità del lavoro, rispetto dell' ambiente e 100% di sostenibilità ! SOSTENIBILITA' dal dal lavoro al genere, dall'industria al territorio, dalla finanza al sociale, dall'economia all'agricoltura... E' obbligatorio andare in questa direzione, se non si vuol lasciare in eredità solo cenere e povertà diffusa, mentre ristrette oligarchie di satrapi se la ridono! NOI VOGLIAMO perseguire il BENE COMUNE, che è l'unica cosa che veramente IMPORTA a ognuno.


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