Due nuove inchieste delle procure di Bari e Foggia hanno fornito nuovi elementi sul giro di affari e sugli interessi privati che ruotano intorno alla salute pubblica regionale. Coinvolti l'ex assessore della giunta Vendola e il presidente della commissione regionale alla Sanità. Insieme a loro, altri 44 indagati.
Bari e Foggia, due procure a lavoro e un unico comune denominatore. Anzi due: il settore oggetto delle indagini (la sanità pugliese) e il coinvolgimento di esponenti del centrosinistra, in questo caso (come in altri) del Partito democratico. Non nomi di secondo piano, perché a esseri iscritti nel registro degli indagati sono stati il senatore Alberto Tedesco e Dino Marino, consigliere regionale ‘democrat’ nonché presidente della Commissione sanità. Insieme a loro, sono oltre 40 gli altri indagati, per lo più dirigenti delle Asl incriminate.
BARI – Nel primo caso, l’ex assessore pugliese alla Sanità (già salvato in parlamento dalla richiesta d’arresto ai suoi danni) è finito nel mirino dei magistrati nell’inchiesta sugli accreditamenti delle cliniche private nel sistema di convenzioni con il pubblico. Secondo la procura di Bari, la giunta di Nichi Vendola avrebbe accreditato strutture che non ne avevano i requisiti. Il governo regionale, tuttavia, per l’accusa è stato indotto in errore a causa del comportamento di alcuni funzionari e di assessori compiacenti (tra cui appunto Alberto Tedesco), che avrebbero agito per interessi personali. Tutto è nato anni fa da un’indagine sulla clinica Kentron di Putignano, all’epoca oggetto di un’inchiesta coordinata dall’attuale assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro. Successivamente, l’inchiesta è passata ai pm Francesco Bretone e Marcello Quercia, che hanno incrociato i dati emersi da quella attività investigativa con quanto scoperto dai carabinieri sul cosiddetto ‘sistema Tedesco’ e sono arrivati a ricostruire gli intrecci tra interessi privati e macchina amministrativa. La conclusione a cui sono giunti i magistrati è precisa: imprenditori e amministratori si sono arricchiti alle spalle dei contribuenti e delle casse regionali grazie ad una serie forzature sulle convenzioni. Nei giorni scorsi le Fiamme gialle hanno consegnato l’informativa finale nelle mani del procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, che ora dovrà decidere come procedere.
FOGGIA – Non meno gravi le accuse ai danni del consigliere regionale Pd Dino Marino, coinvolto negli sviluppi dell’inchiesta che a dicembre scorso portò in carcere sei persone (tutti imprenditori, medici e funzionari della Asl di Foggia) con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. In pratica, venivano assegnate forniture ospedaliere per centinaia di migliaia di euro a imprenditori amici grazie ad un modus operandi e a un giro d’interessi ben collaudato: gli imprenditori facevano pressioni sui politici, i politici si ‘rivolgevano’ a funzionari compiacenti, questi ultimi ‘sistemavano’ le pratiche per ottemperare alle richieste dei politici. I magistrati, però, non si sono fermati a quegli arresti. Hanno continuato a scavare nelle carte dell’indagine e nei pc degli accusati e sono riusciti ad arrivare al presidente della commissione Sanità della Regione Puglia. Centrale per la odierna svolta investigativa gli arresti di un anno fa, quando finirono in galera alcuni imprenditori molto noti nel foggiano (tra cui Vincenzo Nuzziello, fratello di Anna Nuzziello, consigliere regionale della lista La Puglia per Vendola) per una gara d’appalto ritenuta totalmente inutile dalla procura di Foggia (280mila euro per ‘marchiare’ i ferri delle sale operatorie degli ospedali di Cerignola, San Severo, Lucera e Manfredonia).
All’epoca vennero perquisiti gli uffici e la direzione generale della Asl di Foggia e le case degli arrestati: da quanto trovato in quelle ‘visite indesiderate’ sarebbe arrivata la svolta investigativa, che secondo i pm ha scoperchiato il ruolo della politica nella vicenda. In particolare, nell’abitazione di Vincenzo Nuzziello gli inquirenti trovarono gli atti della gara incriminata e le offerte delle cinque società che parteciparono. Tutte erano riconducibili a Nuzziello, che, grazie a informazioni privilegiate sui bandi (probabilmente fornite dai politici), in prossimità delle gare creava una serie di società con cui partecipava ai concorsi con la sicurezza di vincerli. ”Notizia destituita di ogni fondamento” ha commentato Marino, secondo cui “nulla, ad oggi, mi è stato notificato dalla magistratura nei cui confronti nutro piena ed incondizionata fiducia e pertanto mi riservo di intraprendere ogni azione utile a tutelare la mia onorabilità”.
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