Il Biscione propose all'ex direttore del Tg4 un accordo di buonauscita che non è andato a buon fine: silenzio sulle vicende dell'ex presidente del Consiglio. Bunga bunga compreso.
L’ACCORDO tra Fede e RTI, società del gruppo Mediaset, era quasi pronto. Per la buonuscita si è parlato di cifre tra i 5 e i 10 milioni di euro. Somme non confermate, che non erano ancora state inserite nella bozza d’intesa di cui il Fatto Quotidiano è venuto in possesso. Nel documento, che risale a metà febbraio, a parte i soldi, sono già chiari tutti gli altri aspetti. La data di cessazione del rapporto di lavoro: quel 30 giugno 2012 messo nero su bianco, mentre Fede avrebbe voluto spostarla più in là. E la clausola di riservatezza: “Il giornalista non divulgherà né rivelerà ad alcuno qualunque rilevante informazione produttiva, organizzativa, finanziaria, fiscale o economica relativa al datore di lavoro”. E fin qui niente di strano. Segue però l’impegno a non divulgare “ogni altra informazione riservata o privata relativa agli affari o alle attività giornalistiche, editoriali o di qualsiasi altro genere” riguardante il gruppo Mediaset. E i suoi “azionisti”, tra cui c’è pure il Cavaliere. Tre parole (“qualsiasi altro genere”) per blindare ogni “segreto”: così vengono definiti nella bozza dati e informazioni da non diffondere. Chissà se Fede ne avrebbe tenuto conto davanti ai pm che lo accusano di favoreggiamento e induzione alla prostituzione per le feste a villa San Martino. Del resto, da imputato, non rischia conseguenze penali se non dice la verità.
Anche alle vicende giudiziarie si faceva riferimento nell’accordo: il giornalista “si impegna espressamente a non trattare personalmente in video sino alla data di cessazione nel corso del Tg4 vicende connesse a procedimenti penali che lo riguardino direttamente o indirettamente”. E connesse “a vicende personali comunque collegate o collegabili con società del gruppo Mediaset o relativi rappresentanti”. Davanti alle telecamere del Tg4, quindi, nessuna parola sui guai giudiziari del Cavaliere. Ne avevano facoltà solo gli altri giornalisti del tg. Sbigottiti per la cacciata. Ieri, con una nota, hanno giudicato negativamente la chiusura della rubrica di spettacolo Sipario, la prima decisione del loro nuovo direttore Giovanni Toti. Che ha mandato via la conduttrice, la favorita di Fede, Raffaella Zardo.
QUELLO VECCHIO l’hanno mandato via prima che firmasse l’accordo, con una nota che ha fatto riferimento alla trattativa “non approdata a buon fine”. È finita diversamente da quanto previsto: la notizia della risoluzione del rapporto di lavoro, secondo la bozza d’intesa, doveva essere data con un comunicato stampa concordato tra le parti. Blindatissime le informazioni da divulgare sulla trattativa: ogni ulteriore dichiarazione avrebbe dovuto essere coerente con il comunicato stampa e le parti si sarebbero impegnate a “precisare o smentire ogni diversa ricostruzione che dovesse essere diffusa da qualsiasi mezzo o fonte”. L’accordo hanno provato a farglielo firmare qualche giorno prima che la storia della valigetta con i 2,5 milioni di euro facesse precipitare la situazione, fino al licenziamento. Era già definito anche il futuro ruolo che Fede avrebbe avuto all’interno del gruppo: direttore editoriale informazione a partire dall’ 1 luglio 2012 per tre anni, più un’opzione a favore di Rti per il rinnovo di altri due. E, in più, “la conduzione di un programma di approfondimento giornalistico, simile e analogo a Password”.
Ma Fede ha tirato troppo la corda. In passato appassionato di gioco d’azzardo, ha rilanciato un’altra volta. “Sono stato capriccioso, testardo”, ha ammesso. Consapevole che ora gli resta un’ultima trattativa da affrontare, perché la sua uscita da Mediaset sia davvero un arrivederci e non un addio. Anche per questo, forse, ha preso tempo con i pm. Fede ha chiesto di essere ascoltato e si presenterà dai magistrati lunedì. I pm erano pronti a interrogarlo già ieri, ma i suoi legali hanno chiesto un rinvio. L’ex direttore avrà ancora un weekend. Per giocare tutte le sue carte.
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