martedì 3 aprile 2012

Francesco Bettoni ha 30 incarichi! Trenta!




Viene da chiedersi "come possa un solo uomo assolverli", ma se consideriamo che in molti casi non c'è alcun obbligo di frequenza, è chiaro che in Italia si possibile anche questo...

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un "pesce d'Aprile" posticipato, oppure che lo "zero" dopo il "3" sia frutto di un errore di digitazione, ma non è così. Di seguito, sono indicati uno ad uno.

Se i "tripli incarichi" che hanno molti politici, indicati nell'articolo "POLITICI CON DOPPI INCARICHI: ECCO CHI SONO" vi sembravano eccessivi, preparatevi a un mal di pancia... buona lettura.

Il dott. Bettoni, infatti, riveste i seguenti incarichi (perdoneranno i lettori se si scoprirà che ne è sfuggito qualcuno):
  1. Presidente della Camera di Commercio di Brescia;
  2. Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio della Lombardia;
  3. nella veste che precede, membro del comitato esecutivo dell’Unione delle Camere di Commercio d’Italia (di cui è stato anche vicepresidente fino a pressappoco un anno fa);
  4. Presidente della Confagricoltura della Lombardia;
  5. Presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  6. Presidente del consiglio di amministrazione di Autostrade Lombarde SpA, società partecipata da amministrazioni provincialiCamere di Commercio, banche, associazioni industriali, ecc…, tutti della Lombardia;
  7. Consigliere di amministrazione di Autostrade Bergamasche SpA, società partecipata dall’amministrazione provinciale di Bergamo, dalla Camera di Commercio di Bergamo, da molti comuni, da banche, municipalizzate, ecc…;
  8. Consigliere di amministrazione di Tangenziali Esterne di Milano SpA, controllata da società autostradali, Provincia di Milano, banche e da Azienda Sviluppo Ambiente e Mobilità SpA, controllata dalla Province di Milano e Monza-Brianza, e dal comune di Trezzo sull’Adda;
  9. Consigliere di amministrazione di Tangenziale Esterna SpA, controllata da Tangenziali Esterne di Milano SpA e da costruttori;
  10. Presidente del consiglio di amministrazione di Unione Agricoltori srl, società controllata dall’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  11. Consigliere di amministrazione di Brixia Expo – Fiera di Brescia SpA, che gestisce il polo fieristico bresciano ed è controllata da ProvinciaComune e Camera di Commercio di Brescia,A2A SpAAssociazione Industriali, banche, ecc…;
  12. Consigliere delegato di SPA Immobiliare Fiera di Brescia; controllata dagli stessi enti di Brixia Expo;
  13. Consigliere di amministrazione del Banco di Brescia SpA, banca nata dalla fusione di C.A.B. e Banca San Paolo;
  14. Vice presidente del Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza, costituito tra Camere di Commercio della Lombardia;
  15. Consigliere di amministrazione del Consorzio Fidi Agricoltori Lombardi, controllato daFederfidi Lombarda;
  16. Consigliere di amministrazione di FuturImpresa s.g.r. SpA, società di gestione del risparmio partecipata dalle Camere di Commercio di Brescia, Bergamo e Como;
  17. Presidente del consiglio di amministrazione di New Agri srl, società partecipata dall’Unione Agricoltori di Brescia;
  18. Presidente del consiglio di amministrazione di BreBeMi SpA, la società di progetto per la costruzione dell’autostrada diretta Brescia-Milano, partecipata da Autostrade Lombarde SpA e da molti dei suoi soci;
  19. Presidente del consiglio di amministrazione di Pro-Brixia, azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia;
  20. Presidente del consiglio di amministrazione di A.I.S.A. Assistenza Innovazione Sviluppo Agricolo s.r.l. interamente posseduta da Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  21. Consigliere di amministrazione di Federlombarda Agricoltori srl, controllata dalle confederazioni e unioni degli agricoltori lombarde;
  22. Consigliere di amministrazione della Fondazione Teatro Grande di Brescia, i cui amministratori sono nominati dagli enti pubblici bresciani; scorrere l’elenco degli amministratori di questa fondazione è illuminante, perché vi ricorrono nomi che Tempo Moderno ha spesso avuto modo di citare;
  23. Consigliere di amministrazione di Tecno Holding SpA di Roma, una finanziaria di partecipazione di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
  24. Presidente del consiglio di amministrazione di Borsa Merci Telematica S.c.p.A. con sede in Roma, società costituita per la gestione di un mercato telematico di prodotti agricoli, ittici e agroalimentari, di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
  25. Consigliere di amministrazione di UnionTrasporti, s.c.r.l., una società consortile “appartenente al sistema camerale” costituita a Roma tra Unioncamere nazionale e Unioncamere regionali, con la partecipazione di interporti e associazioni;
  26. Consigliere di amministrazione di A4 holding SpA, società veronese di progettazione autostrade, controllata da amministrazioni provinciali e comunali, e Camere di Commercio, di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, oltre a banche, società autostradali, imprese costruttrici;
  27. Consigliere di amministrazione di Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova SpA, con sede in Verona, interamente posseduta da A4 holding SpA;
  28. Consigliere di amministrazione del Comitato Promotore TransPadana, con sede a Torino, costituito tra amministrazioni regionali, provinciali, comunali, Camere di Commercio, unioni industriali, banche e consorzi di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli;
  29. Presidente della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia;
  30. Consigliere di amministrazione della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera.
A onor del vero, arrivato a individuare 30 tra presidenze e consigli di amministrazione del dott.Bettoni Tempo Moderno si è stancato di proseguire nella ricerca convinto, da un lato che le cariche più importanti siano state elencate, dall’altro che la dimostrazione della tesi che si voleva sostenere sia già stata ampiamente raggiunta: esistono esempi di concentrazione di cariche veramente inconcepibili.
Poco importa se e quanto e quali di queste cariche siano remunerate; di questo, in parte, i media bresciani si sono già occupati, e ulteriori elementi sono ricavabili consultando il prospetto degli incarichi per nomina della Camera di Commercio bresciana, pubblicato dalla stessa sul suo sito.
Il ragionamento che preme fare, è quello già svolto trattando di un caso analogo (anche se dimensionalmente assai meno impressionante) nella settima puntata, citata in esordio di questa nota:
prima di tutto, come è possibile che una persona possa seguire con il dovuto impegno e dedizione una simile pluralità di incarichi, studiando e preparandosi per ciascuno di essi con uguale scrupolo (e, se si dovesse sostenere che in realtà in un certo consiglio di amministrazione piuttosto che in un altro egli non deve fare nulla se non presenziare, allora occorre chiedersi che utilità ha il suo posto e perché non venga soppresso);
in secondo luogo, come si possono credibilmente auspicare il ricambio della classe dirigente, e la crescita di nuove generazioni di civil servant, se le possibilità di misurarsi, fare esperienza, essere selezionati, sono frustrate dalla sistematica occupazione di tutti i posti disponibili da parte di coloro che, anche generazionalmente, si possono definire dinosauri dell’amministrazione della cosa pubblica?
Un minimo di credibilità è recuperabile solo dettando alcune semplici regole:
  • fermare la moltiplicazione dei consigli di amministrazione, oggi attuata frazionando le funzioni di pubblico interesse tra più società e mantenendo partecipate che svolgono funzioni non più strategiche;
  • ridurre drasticamente il numero dei componenti degli organi delle società veramente necessarie (basti ricordare un principio da tempo espresso e sempre disatteso, che vorrebbe gli organi amministrativi delle società pubbliche costituiti da amministratori unici o, al massimo, da consigli di tre membri;
  • prevedere un limite invalicabile al cumulo di cariche: una persona non deve avere più di uno o due incarichi pubblici o di nomina pubblica;
  • prevedere dei criteri di selezione degli aspiranti alla nomina oggettivi e meritocratici.
In altre parole, cambiare radicalmente l’intera filosofia con la quale gli enti pubblici e parapubblici, almeno bresciani, sono oggi governati.

Dune mosse - Zucchero & Miles Davis - (Vascorvini Alberto).wmv

La raccomandazione internazionale per la fidanzata dell'uomo politico. - di Giuseppe Caporale


Raccomandati
Vice presidente dell'Abruzzo scrive al vice ministro albanese per favorire l'associazione di danza della compagna. La lettera finisce agli atti di un'inchiesta e la procura dell'Aquila indaga l'esponente del Pdl per corruzione: "Quel favore in cambio di consulenze". La replica: "Un equivoco..."

PESCARA - Una lettera di raccomandazione internazionale per favorire la convivente di un politico. Destinatario, il vice ministro albanese Nora Malaj. Mittente, il vice presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo, Alfredo Castiglione (Pdl). L'oggetto, una raccomandazione per l'associazione di danza gestita della compagna di Castiglione in cerca di una "convenzione" per una "collaborazione di lunga durata" con l'Accademia di danza di Tirana. 

"Signor vice ministro - scrive Castiglione - facendo seguito all'incontro del 14 gennaio 2011 sono a manifestare con la presente l'interesse della Regione Abruzzo a collaborare con codesto Ministero al fine di sviluppare una fattiva collaborazione in ambito culturale. Penso, infatti, che la cultura rappresenti un importante fattore di sviluppo economico e auspico uno scambio di esperienze foriero di una crescita culturale reciproca che possa dare un contributo importante alle economie dei nostri Paesi". 

E dopo questa generica premessa, Castiglione nella lettera entra nello specifico dello "scambio culturale". 
"In particolare - continua la missiva su carta intestata della Giunta - attesa la rilevanza dell'Accademia di danza di Tirana, si rileva la valenza di una collaborazione con l'associazione Rassjanka con sede in Pescara per finalizzare una convenzione per definire una collaborazione di lunga durata nel campo della danza. Ringraziandola per la collaborazione che vorrà accordarsi, le porgo i miei più cordiali saluti". Firmato il vice presidente della Giunta regionale.

La lettera è stata sequestrata alcune settimane fa dalla squadra mobile di Pescara nell'ambito di un'inchiesta su consulenze e appalti pubblici - secondo l'accusa pilotati e gonfiati - legati a una società (Ecosfera) che gestiva progetti internazionali. L'ipotesi degli investigatori a carico di Castiglione è corruzione aggravata ed è sintetizzata nell'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari dell'Aquila Marco Billi: "L'attività tecnica - scrive il giudice - ha fatto emergere l'interesse di natura privata che Castiglione perseguiva nella vicenda consistente nel conseguimento di vantaggi in favore dell'associazione della convivente Marina Kozina, direttrice dell'associazione Rassjanka". Ulteriori verifiche della polizia hanno fatto emergere come la stessa associazione sia stata destinataria di alcuni contributi pubblici (complessivamente quasi ventimila euro) tutti provenienti da amministrazioni di centrodestra.

Venuto a conoscenza dell'inchiesta, il vice presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo è intervenuto con una nota per "affermare pubblicamente la propria totale estraneità, in termini oggettivi e soggettivi, all'ipotesi di accusa formulata dal pm nei propri riguardi" e per "dichiarare di non aver mai inquinato l'esercizio delle proprie funzioni e attività pubbliche e istituzionali connesse e correlate alle predette cariche con il perseguimento di interessi di carattere privatistico".

"In particolare - aggiunge Castiglione - comunico di non essermi mai adoperato per favorire il raggiungimento di obiettivi di asserite associazioni illecite e di non aver mai speso la mia autorevolezza e la mia influenza politico-istituzionale per l'aggiudicazione pilotata di commesse pubbliche. Ho motivo di ritenere che l'indagine a mio carico e l'ipotesi di accusa formulata nei miei confronti siano derivate da un equivoco che mi propongo di chiarire al più presto, presentandomi non appena possibile dinanzi al magistrato inquirente per spiegare i motivi della mia estraneità alla vicenda".



http://www.repubblica.it/cronaca/2012/04/02/news/raccomandazione_vice_presidente_abruzzo-32633653/?ref=fbpr

Lega, indagato il tesoriere Francesco Belsito.

Umberto Bossi e, a destra, Francesco Belsito
Umberto Bossi e, a destra, Francesco Belsito

Con i militari anche il pm napoletano Henry John Woodcock.


MILANO - Carabinieri e uomini della Gdf si sono presentati stamani nella sede della Lega in via Bellerio a Milano. La perquisizione in corso riguarda a quanto si è appreso una inchiesta relativa alla vicenda degli investimenti in Tanzania effettuati dal tesoriere del partito Francesco Belsito, il quale  risulta indagato per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato.  Oltre alla Guardia di Finanza i carabinieri che oggi si sono recati in via Bellerio sono quelli del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma e con loro c'é il pm napoletano Henry John Woodcock.
 Stamattina nell'ambito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, come spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, "sono state eseguite perquisizioni nei luoghi in disponibilità degli indagati, nonché di soggetti loro collegati". La procura della Repubblica di Milano, si legge ancora nella nota, "procede per il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito Francesco, Scala Paolo e Bonet Stefano, con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord".
I pm procedono "inoltre per il delitto di truffa aggravata ai danni dello stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali". La procura, infine, procede "per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano". I presunti reati sarebbero stati commessi "in Milano e altrove dal 2010 al gennaio 2012". L'attività di indagine, conclude la nota, "é svolta in coordinamento con le procura di Napoli e Reggio Calabria".
Le perquisizioni in corso nella sede della Lega  e in quelle di società e aziende sono coordinate dalle procure di Napoli, Milano e Reggio Calabria. Per quanto concerne l'indagine degli inquirenti partenopei l'ipotesi di reato formulata è di riciclaggio. A quanto si è appreso l'inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell'Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. I magistrati di Napoli sono alla ricerca di prove in relazione al presunto riciclaggio e indagano in particolare sui rapporti tra un imprenditore veneto e il tesoriere della Lega Francesco Belsito. Fonti della procura precisano che tuttavia la Lega non è coinvolta in attività di riciclaggio.

Ville di Antigua, una firma e una garanzia Così Berlusconi sbloccò l'operazione. - di Walter Galbiati e Emilio Randacio




Nelle carte dell'inchiesta Arner, il banchiere della Popolare di Sondrio racconta come ha raccolto la fideiussione del premier a un ex fallito. Per la banca non contava dove andavano quei soldi e per quale operazione. Bastava la firma di Berlusconi. Ora la procura ha chiuso le indagini contestando un danno per il Fisco DI 30 milioni di euro e riciclaggio.


MILANO - Non importa se i soldi vengono concessi a un bancarottiere qualsiasi, se l’operazione per cui servono ha poco senso dal punto di vista imprenditoriale e se quei denari vanno e vengono dall’Italia all’estero in barba a qualsiasi segnalazione prevista dalle normative antiriclaggio. Basta che a garantire il fido ci sia la firma di un soggetto «capiente». E capiente l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, lo è sicuramente. A ricostruire come la Popolare di Sondrio, sulla carta una delle migliori banche italiane, abbia sborsato 10 milioni di euro a Giorgio Rivolta, grazie alla garanzia di Berlusconi per la costruzione delle ville ad Antigua, è Francesco Rota, direttore della sede di Milano della banca valtellinese e capo area di Genova e Torino. Uno meticoloso, preciso che annota tutti gli appuntamenti sulle agende e le conserva per molti anni.

È l’8 maggio 2008, quando Rota viene convocato in via Paleocapa dall’amministratore delegato della Fininvest, Pasquale Cannatelli. Una convocazione che non stupisce Rota perché i rapporti con l’azienda del premier sono «consolidati e storici». È presente anche Silvano Spinelli, il “cassiere factotum” di Berlusconi, reso celebre dai pagamenti a Ruby e alle “Olgettine”. È lui a fissare il successivo appuntamento ad Arcore, presso la villa di Berlusconi. «Cannatelli - mette a verbale Rota il 27 gennaio 2011 - mi raccontò che era in corso un’operazione immobiliare ad Antigua con la costruzione di ville di lusso e che il cavaliere Berlusconi era interessato a comprare due ville per un prezzo di circa 15 milioni di euro. Mi presentò Rivolta come dominus dell’operazione. Rivolta operava attraverso la Siti. Cannatelli mi disse che vi era l’esigenza di finanziare 10 milioni di euro e mi chiarì da subito che Rivolta non era in grado di accedere autonomamente al credito anche perché aveva avuto dei problemi in passato. Cannatelli mi disse che Berlusconi era disposto a rilasciare una garanzia personale pari all’importo finanziato, a condizione che non fosse di prima richiesta, ma contro garantisse la fideiussione personale di Rivolta».

Viene attivata la procedura d’urgenza e, visti gli importi in gioco, viene chiamato in causa il consiglio di amministrazione della banca. «La ragione dell’affidamento - chiarisce Rota - appoggia esclusivamente sulla garanzia personale di Berlusconi. La preoccupazione della banca non fu di valutare la fondatezza e la rischiosità dell’operazione, riguardante la costruzione di Antigua», anche se «gli elementi di debolezza dell’iniziativa erano per altro evidenti». Così il 19 maggio 2008, Rota va a casa dell’ex premier: «su appuntamento fissato da Spinelli, mi sono recato ad Arcore per raccogliere la firma di Berlusconi. Era presente oltre a Berlusconi e Spinelli, Scabini (giuseppino, responsabile comparto estero di Finivest) e un’altra persona di cui non ricordo il nome che si presentò come architetto o geometra della società». Con la firma arrivano 10 milioni di euro, che secondo la procura, attraverso la Siti, sarebbero stati riversati su una società offshore, la Flat point di Antigua. 

L’operazione è al centro di una inchiesta per riciclaggio ed esterovestizione con un danno per il fisco italiano di 30 milioni di euro. «La banca non ha considerato la destinazione delle somme né si pose il problema di effettuare segnalazioni di operazioni sospette alla Banca d’Italia», sostiene Rota, aggiungendo che solo dopo che il caso di Antigua ebbe risonanza mediatica nacque il problema. Eppure anche “a caso Antigua” conclamato, il 24 maggio 2010, Rota si recò a casa di Berlusconi per raccogliere la firma per il rinnovo della garanzia. «Erano presenti Berlusconi, Spinelli, Scabini e Sciascia (responsabile fiscale di Fininvest)». E il consiglio di amministrazione della banca invece di interrogarsi sulla destinazione dei soldi, concesse nuovamente il fido «nella forma “a revoca”, cioè senza una scadenza predeterminata». 
 

La riforma può aggravare le conseguenze dei provvedimenti del governo Berlusconi. - di Domenico D'Amati



Nel valutare le possibili conseguenze di una riforma dell’articolo 18 non si deve dimenticare che l’indebolimento delle garanzie contro i licenziamenti arbitrari si inserirebbe in un contesto già intaccato da provvedimenti legislativi varati dal governo Berlusconi. Si tratta in particolare del decreto legge n. 138 del 2011 (manovra bis) che ha previsto la possibilità di derogare, con contratti collettivi sottoscritto a livello aziendale o territoriale, alle leggi in materia di mansioni, contratti a termine, modalità di assunzione, conseguenze del licenziamento ecc.. E’ lo strumento utilizzato da Marchionne per le sue esigenze “organizzative” che hanno portato all’espulsione della Fiom dagli stabilimenti Fiat. E’ ovvio che, eliminate le garanzie dell’articolo 18, le possibilità dell’azienda di ottenere deroghe sempre più ampie a suo favore sarebbero notevolmente accresciute, stante le diminuite capacità di resistenza dei lavoratori. V’è poi la normativa diretta ad ampliare il ricorso all’arbitrato introdotta con la legge n. 183 del 4.11.2010 meglio nota come Collegato Lavoro. E’ bene ricordare che originariamente questa legge prevedeva la possibilità di far sottoscrivere al lavoratore una clausola compromissoria, all’atto dell’assunzione, con l’impegno quindi di ricorrere al giudizio arbitrale per le controversie derivanti dal rapporto di lavoro.
Questa possibilità è stata eliminata in seguito a un intervento del Presidente Napolitano che, nel marzo del 2010, con un messaggio alle Camere ha richiamato la giurisprudenza della Corte Costituzionale secondo cui nei rapporti in cui sussiste un evidente marcato squilibrio di potere contrattuale tra le parti è necessario garantire la effettiva volontarietà delle negoziazioni e delle eventuali rinunce. In materia di arbitrato Napolitano ha affermato la necessità di garantire l’effettiva volontarietà della clausola compromissoria e un’adeguata tutela dei diritti più rilevanti del lavoratore, con adeguamenti normativi “che vanno al di là della questione, pur rilevante, delle garanzie apprestate nei confronti del licenziamento dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.”
Da questo intervento presidenziale emerge la funzione fondamentale dell’articolo 18 e addirittura la necessità di potenziare le garanzie da esso offerte a fronte del rischio insito nel ricorso alla giustizia arbitrale per il contraente più debole. Ciò deve indurre a riflettere sulle possibili gravi conseguenze che la riforma dell’articolo 18 potrebbe avere non solo in materia di licenziamenti, ma anche, in generale, per le possibilità di tutela effettiva di tutti i diritti dei lavoratori.

Legge elettorale: Giulietti-Vita, testo debole, manca conflitto interessi.

conflittointeressi


“Dal dibattito sulla riforma elettorale e’ colpevolmente rimossa la regolamentazione del ‘conflitto di interessi’. Senza definire i termini della divisione tra i poteri, il ‘berlusconismo’ sottotraccia rischia di ritornare, magari con altre sembianze. Anche per simile grave lacuna – e per il resto, segnato da un frettoloso abbandono del bipolarismo unito all’eslusione dei partiti più piccoli – il testo in discussione appare debole. In mancanza di  un chiarimento sul conflitto di interessi puo’ diventare impervio anche votarlo”.  Lo affermano in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita.


http://www.articolo21.org/2012/04/legge-elettorale-giulietti-vita-testo-debole-manca-conflitto-interessi/