martedì 17 aprile 2012

Metropolitana di Palermo: nell’appalto c’è la mafia, ma le ferrovie vanno avanti lo stesso. - Giuseppe Lo Bianco



L'impresa che ha in appalto i lavori per oltre 600 milioni di euro è infiltrata da Cosa Nostra, ma può continuare a scavare come se nulla fosse accaduto: per Rete Ferroviaria Italiana rescindere totalmente il contratto costerebbe troppo, al committente e alla collettività, e sarebbe "sconveniente".


L'ad di Ferrovie, Mauro Moretti
L’impresa che ha in appalto i lavori della metropolitana di Palermo per oltre 600 milioni di euro è infiltrata dalla mafia? Niente paura, può continuare a scavare come se nulla fosse accaduto: rescindere totalmente il contratto costerebbe troppo, al committente e alla collettività, e sarebbe dunque “sconveniente”. E’ la tesi, assai singolare, di Rete Ferroviaria Italiana, che ha deciso di revocare solo una piccola parte dell’appalto, portandolo da poco più di 596 milioni di euro a 465 milioni. Meglio Cosa Nostra, insomma, che il blocco totale delle attività di cantiere: causerebbe la perdita dei “finanziamenti europei”, determinerebbe “l’allungamento e l’inasprimento dei disagi per i cittadini”, e i nuovi costi dovrebbero essere “attualizzati”, e, quindi aumentati.

Se con la mafia bisogna convivere, come dice Lunardi, e come confermano, ai massimi livelli istituzionali, le inchieste della Procura di Palermo sulla trattativa mafia-Stato, dalla decisione dell’ingegner Andrea Cucinotta, responsabile del nodo di Palermo per RFI arriva una conferma concreta: nero su bianco, in risposta a una nota della Prefettura che gli chiedeva di revocare l’appalto ai sensi dell’art. 11 del Dpr 252 del ’98, l’ing. Cucinotta ha risposto “nì”, revocando solo una minima parte del contratto con il Nodo di Palermo, il raggruppamento di imprese costretto a licenziare il direttore tecnico, l’ingegnere Giuseppe Galluzzo, sorpreso dalle intercettazioni in rapporti con boss, e a richiamare in sede a Torino il geometra catanese Roberto Russo, coinvolto nelle indagini.

Per sapere se la decisione è condivisa dall’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, lo abbiamo cercato fino a sera, ma non è arrivata alcuna risposta. Con la metropolitana Palermo sognava un allineamento alle grandi metropoli europee: le indagini hanno svelato ben presto che il sogno poggiava su una radice antica, Cosa Nostra. Quell’appalto di oltre mezzo miliardo di euro faceva gola persino a Bernardo Provenzano, destinatario di un “pizzino” del boss Salvatore Lo Piccolo scoperto nel 2006 nel covo di Montagna dei Cavalli: “Zio, la informo che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare. Se c’è, me lo faccia sapere che l’inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato“.

E se il calcestruzzo lo forniva Impastato, fino al giorno del suo arresto, un’altra ditta, legata al boss di Prizzi Tommaso Cannella, si è occupata di trivellazioni, e un’impresa catanese, il cui titolare è stato arrestato per mafia, ha gestito la tratta ferroviaria Cardillo-Carini. Segnali inequivocabili che hanno indotto la Prefettura di Palermo, il 3 febbraio scorso, a sollecitare RFI “a far conoscere quali decisioni intenda assumere in ordine al rapporto con General Contractor dei lavori”, posto che “il rapporto contrattuale deve essere di norma interrotto, salvo che non ricorrano superiori ragioni di interesse pubblico che ne giustifichino una parziale o integrale prosecuzione”.

La risposta è arrivata il 27 marzo: esistono, scrive RFI, “concrete ragioni che rendono del tutto sconveniente, per l’amministrazione e la collettività, l’interruzione dei lavori”. E cioè la perdita dei finanziamenti europei. L’inasprimento e l’allungamento dei disagi per la popolazione residente che è chiamata a sopportare con i cantieri aperti. E infine l’aumento dei costi, “attualizzati alla data del conseguente riaffidamento ad altro appaltatore” che non potrebbe rispondere, e qui il danno è solo ipotetico, “dei maggiori tempi e costi eventualmente derivanti da varianti di esecuzione dovute a carenze del progetto esecutivo”.

Quindi, è la decisione finale, si revoca soltanto il lotto B dei lavori, non ancora consegnato. Il costo complessivo passa da 596 milioni a quasi 465 milioni, “fermo restando che tale importo dovrà essere ridefinito a seguito della redazione dello stato di consistenza delle opere afferenti la tratta C oggetto di recesso parziale”. Per Rfi Pietro Lunardi aveva ragione: dobbiamo abituarci a convivere con la mafia. E a rassegnarci se si infiltra negli appalti milionari: revocarli, costa di più. Al committente e alla collettività.


Imu prima casa, scelta tra 2 o 3 rate.

Mario Monti


Slitta pagamento pensioni cash. Frequenze tv: stop a Beauty Contest, nuova asta entro 4 mesi.


ROMA - L'Imu sulla prima casa potrà essere pagata, a scelta del contribuente, in due o tre rate. Lo prevede un emendamento di Gianluca Galletti dell'Udc, al dl fiscale, approvato dalla commissione Finanze della Camera.
Secondo questa novità introdotta nel decreto il contribuente entro il 16 giugno, scadenza della prima rata, potrà decidere se pagare il 33%, e avere altre due rate (a settembre e dicembre), oppure pagare il 50% e avere una seconda e ultima rata a dicembre. La novità riguarda sempre l'Imu sulla prima casa e sulle pertinenze.
GRILLI,NO AUMENTO IMU CON NUOVO CATASTO - La revisione del catasto annunciata con la delega fiscale non fara' aumentare le tasse sulla casa. Lo ha detto il viceministro all'Economia, Vittorio Grilli, parlando in commissione finanze al Senato. ''L'obiettivo della revisione del catasto - spiega - non e' quello di aumentare le entrate dall'Imu''.
COMUNI POTRANNO AGEVOLARE ANZIANI IN OSPIZI - "I Comuni possono considerare direttamente adibita ad abitazione principale" la casa di proprietà di anziani o disabili "che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari" a condizione che la stessa non risulti locata. Lo prevede un emendamento del relatore approvato dalla commissione Finanze della Camera.
POSSIBILE SCONTO IMU PER ITALIANI ALL'ESTERO - I Comuni potranno agevolare, come una abitazione principale, la casa "posseduta da cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata". Lo prevede un emendamento del relatore al dl fiscale approvato dalla commissione Finanze della Camera.
APPROVATO EMENDAMENTO GOVERNO SU ASTA FREQUENZE TV - La commissione Finanze della Camera ha approvato l'emendamento presentato dal governo che supera il beauty contest per l'asta delle frequenze tv. L'emendamento era stato presentato al dl fiscale.
PDL HA VOTATO CONTRO EMENDAMENTO GOVERNO - Il Pdl ha votato contro l'emendamento del governo sulle frequenze tv. Lo riferisce Maurizio Bernardo del Pdl. Avrebbe votato contro anche Grande Sud. L'emendamento e' stato comunque approvato.
BERSANI, GOVERNO VADA AVANTI SU ASTA FREQUENZE - "Non ho capito per quale motivo ci sia stato un ripensamento da parte del PdL, non abbiamo visto emendamenti o altro. E' evidente che dovevano esserci ragioni non solo estetiche ... Il governo ha fatto bene, ha votato e ora vada avanti". Così il segretario del Pd Bersani sul no del PdL all'emendamento sull'asta delle frequenze.
COMMISSIONE UE 'PROMUOVE' ASTA - ''La Commissione accoglie favorevolmente l'annuncio del governo italiano in merito all'effettuazione di un'asta per l'assegnazione delle frequenze televisive digitali''. Lo ha detto il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia. ''Questa nuova proposta - ha aggiunto - dovrebbe contribuire a un uso efficiente dello spettro e allo stesso tempo promuovere la concorrenza nel mercato italiano della diffusione televisiva, in virtu' del trattamento preferenziale riservato ai nuovi entranti''.

lunedì 16 aprile 2012

Schiavi del voto di scambio. - Giuseppe Pipitone




Dopo gli slogan sparati, le gazzarre da cortile, gli inciuci palesi e quelli sotto banco, alla fine anche questa campagna elettorale per le amministrative di maggio andrà in archivio come tutte le altre. Un attimo dopo lo spoglio i commentatori specializzati saranno impegnatissimi a contare schieramenti e percentuali,  arringare la folla su exploit e débacle, fantasticare sulle conseguenze del famoso “dato elettorale”. Nessuno, però, si fermerà un attimo ad analizzare su quali voti saranno costruite quelle vittorie.

L’utilizzo distorto che la maggioranza degli elettori è ormai abituata (leggi: costretta) a fare del proprio diritto di voto è infatti uno dei motivi principali che rende la democrazia italiana una democrazia incompiuta, di carta pesta, monca, con governi che ufficialmente nessuno vota e leggi cucite su misura sugli interessi di lobby più o meno criminali. Non si fa uno scoop se si dice che le elezioni in Italia – tutta l’Italia ma soprattutto il Sud – sono storico ostaggio del voto di scambio.

Voto di Scambio. Si legge e si sente spesso: in Sicilia è il reato più comune in cui incappano i politici insieme all’abuso d’ufficio e al concorso esterno in associazione mafiosa. Voto di scambio è il reato per il quale è stato condannato in primo grado Antonello Antinoro, eurodeputato dei Popolari d’Italia Domani (il partito dell’ex Ministro imputato per mafia Saverio Romano), sorpreso a “scambiare” pacchetti di voti dei boss di Resuttana con pacchetti di euro. Voto di scambio. E’ il reato per il quale è imputato il massimo amministratore della Sicilia, il governatore Raffaele Lombardo, che secondo i magistrati avrebbe preso soldi e voti da Cosa Nostra a Catania. Ma non c’è solo il voto di scambio delle indagini giudiziarie, dei titoli sui giornali e dei servizi ai tg.

Il voto di scambio non è soltanto un reato disciplinato dall’articolo 416 – ter del codice penale. Esiste infatti un altro tipo di voto di scambio, molto più comune e diffuso del primo: quello legale. Un fenomeno molto più sfumato, dilaniante e pericoloso perché è difficilmente identificabile e quasi impossibile da perseguire. Voto di scambio. È l’attimo in cui il cittadino medio rinuncia alla suo unico momento di amministrazione di potere, mette da parte idee e ideologie e svende il suo diritto di cittadinanza. Un meccanismo perverso che inquina costantemente l’esito delle consultazioni elettorali.

Il fatto è che dopo 65 anni di “libere” elezioni chi cerca voti capisce dall’ inizio qual è il prezzo potenziale dell’elettore che ha di fronte. E si muove di conseguenza.

C’è un voto, un voto evanescente e difficile da rintracciare, che è quello che ha un prezzo monetarioben preciso: per le elezioni amministrative si va dai 20 ai 50 euro. Gli elettori potenziali saranno spesso neo diciottenni che non sanno che farsene della tessera elettorale o persone che vivono sotto la soglia di povertà. “Nel mio quartiere sono tornati a circolare i pacchi di pasta” sussurrava ad un comizio elettorale un palermitano di Cruillas. “Vengo per quella cosa, ho fatto come diceva lei” disse un’anziana signora ad un candidato al consiglio comunale, il giorno dopo le ultime elezioni. Pretendeva una banconota da 50 euro in cambio del suo voto ma aveva sbagliato candidato per questioni di omonimia.

Il voto di scambio più inetto però non è quello monetario, palese e meschino tanto da sfiorare l’ingenuità. Il voto di scambio peggiore, che crea danni ingenti e irrecuperabili negli anni, è quello che fa leva sul ricatto occupazionale.

Ci sono comuni in Sicilia che vengono definiti da anni “il regno del lavoro interinale”. Cosa vuol dire? Che spesso in quei posti il lavoro è sinonimo di una sigla:  Asu (attività socialmente utile), Lsu (lavoratore socialmente utile), Puc (progetto  utilità collettiva), ex articolo 23 (detti anche articolisti). Varie forme di lavoro, diffuse e scambiate al mercato del voto, che consistono alla fine in 540 euro al mese se si è Lsu, 670  per i part time, 900 per chi arriva a 32 ore settimanali. Negli anni ’90 lo Stato aveva bloccato le assunzioni pubbliche. I padroncini della politica locale però dovevano continuare a far fronte alla campagna elettorale ad ogni elezione.
Con qualche legge regionale entrare in quell’esercito di precari votanti era quindi diventato semplicissimo: bastava presentare una domandina all’ufficio di collocamento e con l’appoggio giusto si veniva chiamati. In cambio del voto ovviamente.

Il lavoro precario è così diventato  la “moneta” migliore per comprare  voti e vincere elezioni: un ciclo che dura da anni, e non sembra, non può, conoscere crisi. Stipendi precari, a tempo, con contratti che spesso scadono poco prima delle elezioni, giusto in tempo per battere un’altra volta cassa in cambio di un nuovo contratto. Sempre a tempo, sempre precario: altro giro, altra corsa. Chi si ribella è fuori. Un’opzione difficile da scegliere quando si hanno più di trent’anni e una carriera decennale da precario. Una condizione di schiavi del voto di scambio che non sembra avere soluzione.

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