Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 29 aprile 2012
Governo, arrivano i tagli della spending review. -
Lunedì il ministro Giarda presenterà il suo rapporto sulle voci di spesa da eliminare. Nel mirino gli Interni e la Difesa. L'obiettivo è risparmiare almeno 13 miliardi ed evitare l'aumento dell'Iva .
Arriva la spending review, la revisione dei conti dello stato attuata dal ministro Pietro Giarda, che ha passato gli ultimi mesi a spulciare tutte le voci di spesa dell'amministrazione pubblica alla ricerca di sprechi e possibili tagli. Lunedì 30 aprile il ministro dovrebbe presentare il risultato del suo lavoro al Consiglio dei ministri e quindi illustrarlo nel corso di una conferenza stampa. L'obiettivo dichiarato è riuscire a recuperare abbastanza risorse, si stima circa 13 miliardi di euro, per evitare l'aumento dell'Iva al 23% previsto per il prossimo autunno.
In un colloquio con Repubblica Giarda mette però le mani avanti. "Nel rapporto nessuna cifra complessiva, ma solo un metodo" dice. Le cifre, infatti, dovranno arrivare dai responsabili dei singoli dicasteri. Nel mirino dell'esecutivo ci sono principalmente il ministero dell'Interno, per il quale sono previsti tagli nelle prefetture (ora ce ne sono 103, una per provincia, in futuro potrebbe arrivare una razionalizzazione che ne lasci una ogni 350mila abitanti) e il ministero della Difesa, che oggi conta su circa 30mila marescialli considerati in esubero. Possibili tagli anche al ministero di Grazia e Giustizia, dove potrebbero sparire i tribunali più piccoli e venire ridotto il numero dei giudici di pace.
Su La Stampa è invece il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri a entrare nel merito dei tagli previsti nel suo dicastero. Il suo sogno, dice, era dare un taglio secco al personale prefettizio, portandolo da 21mila a 19mila dipendente. Ma la riforma delle pensione impedisce di usare l'arma dei pre-pensionamenti e dunque lo stesso obiettivo dovrà venire raggiunto in alcuni anni con il blocco del turn-over. Le prefetture che verranno accorpate, in ogni caso, saranno circa 30 le prefetture che verranno accorpate. E per quanto riguarda il coordinamento con le altre forze dell'ordine, il ministro spiega che "con Di Paola per quanto riguarda i Carabinieri, con Passera per la Guardia costiera e con il presidente del Consiglio per la Guardia di Finanza ho già parlato". Anche in questo caso l'obiettivo si chiama razionalizzazione, per evitare sovrapposizioni e duplicazioni inutili. "Una centrale unica di appalto per quanto riguarda le forniture ai corpi di polizia sarebbe una grande riforma, spiega Cancellieri.
Sul Corriere della Sera il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo avverte però che le risorse recuperate dalla spending review "serviranno a blindare il pareggio di bilancio del 2013". "Forse ci sarà lo spazio per evitare l'aumento dell'Iva" ammette, ma sicuramente non è previsto un abbattimento dell'Imu, la tassa sugli immobili che ha sostituito l'Ici. L'unica novità in questo senso potrebbe venire da una diversa tassazione sulla compravendita. "Se c'è un'imposta sulla proprietà non ha senso il prelievo sulle compravendite. Anzi, è controproducente perché blocca il mercato" spiega il sottosegretario.
http://tg24.sky.it/tg24/economia/2012/04/29/governo_giarda_spending_review_tagli_cancellieri.html
Amministrative, partiti in campo. Pdl chiama Lega. 'No' di Maroni.
Roma - (Adnkronos) - Alfano: "Non abbiamo mai ritenuto chiuso del tutto il nostro rapporto con i leghisti". La replica del leader del Carroccio: "I militanti vogliono andare avanti da soli". Casini: "Pdl faccia il suo percorso". Grillo attacca ancora Napolitano. Bersani: "Democratici uniti contro il populismo". Il 6 e 7 maggio al voto in 1.000 Comuni (SPECIALE)
Roma, 29 apr. - (Adnkronos) - Week end di campagna elettorale con un occhio alle amministrative di domenica prossima e non solo. Il test dei comuni è atteso dalle forze politiche per calibrare le mosse dei prossimi mesi, decisivi per l'assetto con cui si andrà alle politiche del 2013. Salvo interruzioni anticipate della legislatura che, ancora oggi, i leader impegnati in campagna elettorale sono tornati a smentire.
Avanti con il governo Monti, dunque, preparando il dopo Professore. Il Pdl continua il pressing sull'Udc di Pier Ferdinando Casini. Senza considerare "del tutto chiuso" però "il rapporto con la Lega", come ha detto oggi Angelino Alfano ricevendo però un 'no grazie' dal Carroccio. Sono i militanti leghisti che del Pdl non ne vogliono più sentir parlare a detta di Roberto Maroni. In casa Pd intanto Pier Luigi Bersani, in un messaggio al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che celebra i 120 anni della nascita del partito, invita tutti i democratici (e non solo quelli di sinistra) ad unirsi contro il "populismo".
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Amministrative-partiti-in-campo-Pdl-chiama-Lega-No-di-Maroni_313253211418.html
Africa: nuove violenze contro i cristiani. Almeno 20 morti tra Nigeria e Kenya.
A Kano l'attentato più grave: in un teatro dove si stava celebrando una messa è avvenuta un'esplosione, poi si sono sentiti anche colpi d'arma da fuoco. Ci sono anche molti feriti. Anche a Nairobi l'attacco è partito durante una funzione religiosa. Mancano ancora rivendicazioni, ma entrambi i Paesi sono minacciati da tempo da gruppi fondamentalisti.
Sono almeno 20 i morti in seguito a un’esplosione nella zona universitaria di Kano, nel nord della Nigeria, avvenuta mentre si celebrava una messa di rito cristiano all’interno di un teatro. Prima è stata udita una forte esplosione davanti all’ingresso del teatro, poi testimoni hanno raccontato di aver udito colpi d’arma da fuoco, il che lascia pensare che dopo l’esplosione sia intervenuto un commando armato. Kano è stata teatro negli ultimi mesi di sanguinosi attentati targati Boko Haram, gruppo fondamentalista islamico che punta a imporre la Sharia nel paese e i gruppi cristiani presenti sono spesso bersaglio delle milizie fondamentaliste.
Episodio simile in Kenya. Una granata lanciata appena prima della celebrazione di una messa aNairobi ha ucciso il sacerdote e ha ferito 10 fedeli. Il primo bilancio è stato diffuso dalla polizia locale. Si tratta della chiesa internazionali dei Miracoli situata nel distretto di Ngara. I feriti meno gravi, sei persone, sono stati trasportati nell’ospedale Guru Nanak mentre gli altri nell’ospedale Nazionale Kenyatta. Secondo alcuni testimoni la bomba potrebbe essere stata sistemata sotto un altare da uno degli assistenti alla funzione religiosa, probabilmente quindi un complice degli attentatori. L’attacco non e’ stato rivendicato.
A marzo una persona rimase uccisa in un simile attacco a Mombasa e successivamente nove persone sono morte in un attacco alla stazione degli autobus di Nairobi. La settimana scorsa l’ambasciata americana aveva avvertito i propri concittadini in Kenya del pericolo attentati. E’ quindi l’ultimo di una lunga serie di piccolo attacchi registrati nel paese africano da quando Nairobi ha inviato le sue truppe nella confinante Somalia lo scorso ottobre, in reazione ad incursioni da parte di militanti somali in territorio keniota. Il timore dell’intelligence Usa è che ci si trovi nella fase finale di preparazione un attacco in grande stile, tipo quelli controle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania nel 1998.
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sabato 28 aprile 2012
Parafarmacie, sarà l’Europa a decidere sulla vendita dei farmaci di fascia C. - di Alessandro Madron
L’esito del ricorso, che era stato proposto al Tar lombardo dalla titolare di una parafarmacia di Saronno (Va) contro l’Asl di Varese, il ministero della Salute, l'Aifa, il comune di Saronno e la Regione Lombardia, riaprirà la partita sull’estensione delle competenze delle 3800 parafarmacie italiane.
Sarà la Corte di Giustizia Europea a pronunciarsi sulla norma che vieta alle parafarmacie italiane di vendere farmaci di fascia C, quelli con obbligo di ricetta medica ma interamente a carico del cittadino. Il Tar della Lombardia, con un’ordinanza dello scorso 22 marzo, ha infatti deciso di rinviare alla Corte di Giustizia Europea la norma che vieta alle parafarmacie di vendere questa tipologia di medicinali (tra questi ci sono ad esempio antidepressivi, pillole anticoncezionali, farmaci per disfunzioni erettili). Per il Tar questa norma sarebbe infatti in contrasto con la legislazione comunitaria.
L’esito del ricorso, che era stato proposto dalla titolare di una parafarmacia di Saronno (Va) contro l’Asl di Varese, il ministero della Salute, l’Aifa, il comune di Saronno e la Regione Lombardia, riapre la partita sull’estensione delle competenze delle 3800 parafarmacie italiane: “Il Tar ha ritenuto fondate le discriminazioni operate nei confronti dei farmacisti di parafarmacie e dei relativi esercizi e ha rimesso la questione alla Corte di giustizia europea – spiega il Coordinamento nazionale delle parafarmacie presieduto da Giuseppe Scioscia -. L’ordinanza è motivo di soddisfazione per i farmacisti titolari di parafarmacia che purtroppo non hanno visto riconosciuti, se non in parte minima e insufficiente i loro diritti nemmeno nel recente decreto liberalizzazioni”. Infatti il decreto liberalizzazioni non ha sciolto il nodo dell’interdizione alla vendita dei farmaci di fascia C al di fuori delle farmacie, limitandosi a rinviare ad un secondo momento l’approvazione di un provvedimento che prevedesse una lista di medicinali da ammettere alla vendita anche nelle parafarmacie.
Nel provvedimento del Tar si sostiene che non vi sarebbero motivazioni per impedire la vendita di questi farmaci, sottolineando come la disciplina italiana sembri essere in contrasto con la normativa europea “in quanto idonea a rendere di fatto impossibile lo stabilimento di un farmacista in Italia che voglia accedere al mercato dei farmaci di fascia C, oltre che rendere più difficile lo svolgimento di tale attività economica nel mercato nazionale”. Secondo il Tribunale amministrativo lombardo “non sembrano esserci motivi che possano giustificare una tale restrizione all’esercizio di una libertà economica, né vi è alcuna motivazione legata all’obiettivo di ripartire in modo equilibrato le farmacie nel territorio nazionale, né di aumentare la sicurezza e qualità dell’approvvigionamento della popolazione di medicinali, di un eccesso di consumo o di ammontare di risorse pubbliche assorbite”. “Vediamo ora come si pronuncerà la Corte europea – ha commentato Giuseppe Scioscia – noi comunque continueremo a lottare perché sia autorizzata la vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie”.
Le parafarmacie vedono nella notizia di questi giorni un segnale positivo, ma i tempi per il pronunciamento della Corte di giustizia europea non sono immediati: “A volte possono passare anche due anni – spiega Cristoforo Osti, avvocato dello studio legale internazionale Clifford Chance, esperto di antitrust e diritto europeo – dopodiché la questione tornerà al giudice italiano (in questo caso al Tar della Lombardia, nda), che dovrà emettere una sentenza sulla base di quanto espresso dalla Corte di giustizia europea”. Dunque, non solo si dovranno attendere i tempi della rigorosa giustizia dell’Unione, ma anche quelli dell’intero iter di quella italiana, con i suoi diversi gradi di giudizio.
In quanto al pronunciamento della Corte di giustizia dell’Ue, va sottolineato come questa non entri nel merito, ma si esprima solo su questioni di diritto: “È un giudizio su una questione di interpretazione – spiega Cristoforo Osti – il giudice non risolve il caso, fornirà dei principi interpretativi, vale a dire che stabilirà se la norma italiana è o non è in contrasto con la disciplina dell’Unione”.
Traducendo in pratica, l’organo che vigila sull’applicazione del diritto nei paesi membri potrebbe esprimersi contro la legge italiana se dovesse stabilire che, ad esempio, questa impedisca a un qualsiasi parafarmacista di un paese dell’Unione di impiantare la propria attività in Italia, perché la legge nazionale rende l’iniziativa imprenditoriale antieconomica. Ma sarà comunque il giudice nazionale a dover entrare nel merito della faccenda, intervenendo sulla controversia.
Nonostante tempi lunghi e le incertezze di una procedura complessa, per le parafarmacie il rinvio alla Corte di giustizia europea rappresenta comunque una speranza. Lo spauracchio di una procedura di infrazione, seppur ancora lontana nel tempo, potrebbe infatti bastare per innescare nel governo Monti, che ha dimostrato di essere decisamente sensibile alle pressioni dell’Unione, una revisione della norma finita sotto la lente dell’Ue.
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Farmaci da banco e fascia C, la lotta per una torta da 3,5 miliardi di euro. - di Franco Stefanoni
Era la fetta più grossa della torta in palio: circa 3,5 miliardi di spesa annua presa dalle tasche dei cittadini. Il fatto che, dopo un’aspra battaglia politica e lobbystica, la vendita dei farmaci di fascia C sia rimasta monopolio dei 17mila titolari di farmacia, ha segnato una vittoria per la Fofi (Federazione degli ordini dei farmacisti) e Federfarma (sindacato di categoria). Viceversa, a perdere sono state le parafarmacie e i corner aperti negli ipermercati, punti vendita introdotti nel 2006 e da allora autorizzati a commercializzare solo farmaci da banco, ovvero senza ricetta. Erano sei anni che spingevano per vendere anche la fascia C, che prevede obbligo di prescrizione da parte del medico e costi a carico dei cittadini. Il governo Monti le aveva illuse. Niente da fare: le parafarmacie hanno avuto altro, come la partecipazione facilitata ai concorsi per l’aumento delle farmacie sul territorio o la possibilità di vendere anche prodotti veterinari. Ma ciò che non potranno fare è offrire sui loro banconi quei farmaci a cui tanto aspiravano.
L’elenco di fascia C comprende circa 3.800 medicinali per la cura, tra l’altro, di depressione, infezioni, infiammazioni, forti dolori, stitichezza, disfunzioni erettili, ansia. In termini di spesa nazionale, dominano le benzodiazepine con 550 milioni di euro, i contraccettivi orali con 270 milioni, i prodotti anti-impotenza con 240 milioni. Ne fanno parte farmaci di largo consumo come Aulin, Tavor, Viagra, Yasmin. La posta in gioco era alta. Tra medicinali da banco e fascia C, si tratta di circa il 30% dell’intero mercato farmaceutico italiano. Alle parafarmacie faceva gola per motivi di sopravvivenza economica e di dignità professionale: in Italia oggi sono circa 4mila (circa la metà, però, secondo i colleghi avversari) e dicono di essere discriminate. Grazie alla fascia C, hanno detto, ci sarebbero stati inoltre sconti a vantaggio degli utenti. Ma tutto questo alle farmacie tradizionali non poteva andare giù: hanno così evocato l’uso improprio di farmaci sensibili (soprattutto nei corner degli ipermercati) con il rischio di consumi anomali e pericolosi, mentre gli sconti a loro dire sarebbero stati una chimera. A fine marzo, con 365 sì, 61 no e sei astenuti, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il cosiddetto decreto Cresci Italia che ha escluso che le parafarmacie e i corner possano condividere il business dei medicinali di fascia C con i colleghi e avversari titolari di farmacia.
Questi ultimi, ben rappresentati in Parlamento e molto attivi nell’influenzare le decisioni politiche, si sono comunque lamentati poiché reputano un danno il futuro aumento di 4-5 mila esercizi sul numero complessivo di farmacie, che dovrebbe avvenire in seguito alla modifica del quorum minimo di abitanti necessario per aprire ogni singolo punto vendita. Hanno anche minacciato serrate e manifestazioni di protesta. Le associazioni che raccolgono le parafarmacie, invece, in un primo tempo hanno gridato alla falsa liberalizzazione, si sono dette deluse, ma poi hanno finito per accontentarsi. A parziale compensazione, la nuova legge ora prevede che una parte dei farmaci inclusi nella fascia C possano essere declassificati ed essere venduti anche nelle parafarmacie. È una valutazione che farà l’Aifa (Agenzia unica del farmaco) e che sarà oggetto di decisioni del ministero della Salute. Ne potrebbero far parte prodotti come Fluimicil, Voltaren o Tachipirina. Ma, viene detto, su cosa far entrare oppure no nella lista inciderà non poco il peso delle lobby, dove i titolari di farmacia dominano.
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