Foto di gruppo a Panama Giugno 2010 (da destra): Berlusconi, il presidente
panamense Martinelli e Lavitola
L’ex editore dell’Avanti ai pm: “Un milione per De Gregorio”.
No, sorrido perché De Gregorio, poverino, è, come penso che voi sappiate altrettanto bene, uno che ha fatto talmente tanti di quei “casini” dal punto di vista economico che io credo che quel milione (di euro, ndr) che ha avuto da Berlusconi se l’è fumato come fosse un mozzicone di sigaretta, perché De Gregorio aveva una capacità di spesa che era superiore a quella di Tarantini...».
È il 25 aprile e Valter Lavitola, ex editore dell’Avanti, faccendiere spericolato iscritto alla P2, viene sentito dai pm napoletani che lo vanno a trovare nel carcere di Poggioreale, per il suo primo interrogatorio investigativo. Lavitola ha appena rivelato che Berlusconi ha pagato un milione per comprarsi il senatore Sergio De Gregorio, eletto il 7 giugno del 2006 presidente della Commissione Difesa di palazzo Madama dal centrodestra, lui che era stato eletto con l’Idv di Antonio Di Pietro.
E parlando del suo «amico fraterno» De Gregorio, Lavitola racconta di essere stato il promotore di «Operazione Libertà», la compravendita di senatori dello schieramento avversario, che poi ha condotto insieme al senatore Romano Comincioli. Non ha difficoltà a riconoscere i suoi «meriti», come l’essere riuscito a convincere il senatore calabrese Pietro Fuda (eletto nello schieramento di centrosinistra): «Questo fu uno dei miei meriti, sempre insieme al senatore buonanima Comincioli (deceduto nel 2011, ndr). Io svolgevo una funzione di, tra virgolette, consigliere del senatore Comincioli...».
L’ex editore dell’Avanti parla della «Operazione Libertà»: «Tenga presente - si rivolge al pm - gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro». Si apre un piccolo siparietto tra i pm e Lavitola, sulle spinte ideali che portano senatori di uno schieramento a passare all’altro. Risponde l’indagato: «Ma perché Dini e Mastella erano ideologicamente orientati a sinistra? Dini e Mastella erano di centrodestra sempre, Dini è stato con Berlusconi prima, Mastella pure».
Prova a rispondere, a convincere della sua buona fede, Lavitola. Tutti i suoi guai, in realtà, nascono da un desiderio mai represso di avere un ruolo politico. Sfortunato, Lavitola, perché aveva contro Gianni Letta e Niccolò Ghedini, nonostante i buoni auspici di Silvio Berlusconi. E, dunque, alla fine, non è stato mai candidato dal Pdl, così avrebbe voluto.
Si giustifica sui finanziamenti all’Avanti, parla del suo rapporto di consulente di Finmeccanica a Panama, e di aver incontrato l’allora numero uno della holding pubblica, Pier Francesco Guarguaglini.
E ammette di aver presentato il generale della Finanza, Emilio Spaziante all’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per caldeggiare la sua carriera: «In quel momento, si stava discutendo la legge per la nomina del Comandante generale interna al Corpo della Guardia di Finanza, allora, in quella fase siccome chi si occupava di tutta questa storia era il famoso Marco Milanese, dissi al Presidente Berlusconi che se ne doveva occupare lui e gli chiesi di incontrare il generale».
I pm gli chiedono di precisare il suo ruolo di procacciatore di affari e commesse a Panama. Lui ribadisce di essere stato un consulente di Finmeccanica: «Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri, quello dei radar e quello del telerilevamento, della mappatura del territorio di Panama. Sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno.. facemmo un contratto e mi versarono una prima tranche di centosessantamila euro...».
Che sia rimasto socialista, un craxiano di ferro (lui ha raccontato anche di aver portato i soldi di Berlusconi ad Hamammet, a Bettino Craxi), Valter Lavitola non lo nasconde. I pm gli chiedono come mai i suoi interessi di lavoro sono tutti all’estero: «Io in Italia, dottor Woodcook, io non so se gliel’ho già detto, ma non vorrei divagare, ma dopo le vicende di tangentopoli, che mi hanno visto solo spettatore, io in Italia mi sono messo nei “casini” senza fare altre attività, io in Italia non voglio fare assolutamente niente!... E, e, e adesso ancora meno, visto che mi sono tolto l’Avanti, grazie a Dio».
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/453479/
E parlando del suo «amico fraterno» De Gregorio, Lavitola racconta di essere stato il promotore di «Operazione Libertà», la compravendita di senatori dello schieramento avversario, che poi ha condotto insieme al senatore Romano Comincioli. Non ha difficoltà a riconoscere i suoi «meriti», come l’essere riuscito a convincere il senatore calabrese Pietro Fuda (eletto nello schieramento di centrosinistra): «Questo fu uno dei miei meriti, sempre insieme al senatore buonanima Comincioli (deceduto nel 2011, ndr). Io svolgevo una funzione di, tra virgolette, consigliere del senatore Comincioli...».
L’ex editore dell’Avanti parla della «Operazione Libertà»: «Tenga presente - si rivolge al pm - gli altri soldi li avrebbero dovuti dare a Dini, a Mastella e a Pallaro». Si apre un piccolo siparietto tra i pm e Lavitola, sulle spinte ideali che portano senatori di uno schieramento a passare all’altro. Risponde l’indagato: «Ma perché Dini e Mastella erano ideologicamente orientati a sinistra? Dini e Mastella erano di centrodestra sempre, Dini è stato con Berlusconi prima, Mastella pure».
Prova a rispondere, a convincere della sua buona fede, Lavitola. Tutti i suoi guai, in realtà, nascono da un desiderio mai represso di avere un ruolo politico. Sfortunato, Lavitola, perché aveva contro Gianni Letta e Niccolò Ghedini, nonostante i buoni auspici di Silvio Berlusconi. E, dunque, alla fine, non è stato mai candidato dal Pdl, così avrebbe voluto.
Si giustifica sui finanziamenti all’Avanti, parla del suo rapporto di consulente di Finmeccanica a Panama, e di aver incontrato l’allora numero uno della holding pubblica, Pier Francesco Guarguaglini.
E ammette di aver presentato il generale della Finanza, Emilio Spaziante all’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per caldeggiare la sua carriera: «In quel momento, si stava discutendo la legge per la nomina del Comandante generale interna al Corpo della Guardia di Finanza, allora, in quella fase siccome chi si occupava di tutta questa storia era il famoso Marco Milanese, dissi al Presidente Berlusconi che se ne doveva occupare lui e gli chiesi di incontrare il generale».
I pm gli chiedono di precisare il suo ruolo di procacciatore di affari e commesse a Panama. Lui ribadisce di essere stato un consulente di Finmeccanica: «Abbiamo stipulato quei contratti noti, quello dei sei elicotteri, quello dei radar e quello del telerilevamento, della mappatura del territorio di Panama. Sostanzialmente il mio ruolo si sarebbe esaurito avendo io un contratto di un anno.. facemmo un contratto e mi versarono una prima tranche di centosessantamila euro...».
Che sia rimasto socialista, un craxiano di ferro (lui ha raccontato anche di aver portato i soldi di Berlusconi ad Hamammet, a Bettino Craxi), Valter Lavitola non lo nasconde. I pm gli chiedono come mai i suoi interessi di lavoro sono tutti all’estero: «Io in Italia, dottor Woodcook, io non so se gliel’ho già detto, ma non vorrei divagare, ma dopo le vicende di tangentopoli, che mi hanno visto solo spettatore, io in Italia mi sono messo nei “casini” senza fare altre attività, io in Italia non voglio fare assolutamente niente!... E, e, e adesso ancora meno, visto che mi sono tolto l’Avanti, grazie a Dio».
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/453479/