martedì 15 maggio 2012

Imputati 29 dipendenti del ministero “fannulloni”. Ma promossi. - David Marceddu




L'impiegato che denunciò i colleghi ha ricevuto provvedimenti disciplinari. Quelli filmati dalla Finanza mentre durante l'orario di lavoro si assentavano senza giustificazione (alcuni andavano in palestra) hanno avuto un avanzamento di carriera. Tra dieci giorni però in 29 compariranno davanti al gup con l'accusa di truffa.

Lui, dipendente pubblico, denuncia i fannulloni del suo ufficio alla magistratura e riceve provvedimenti disciplinari. Gli altri, i presunti responsabili della truffa, nonostante i video della Guardia di finanza provino che andassero persino in palestra durante l’ora di lavoro, vengono promossi.
Siamo a Bologna, all’ufficio territoriale del Ministero per lo sviluppo economico. Tutto inizia nell’aprile di tre anni fa, quando Ciro Rinaldi, dopo aver segnalato inutilmente ai suoi superiori molti casi di assenteismo, decide di rivolgersi alla magistratura. Il dovere glielo impone, anche perché lui è un sindacalista della Cgil e diversi colleghi hanno fatto notare che sono costretti a lavorare il doppio a causa delle “scappatine” di altri. Partono le indagini dirette dal sostituto procuratore Antonella Scandellari. La Guardia di finanza piazza delle telecamere negli uffici della centralissima via Nazario Sauro e scopre che in realtà si trova di fronte a un vero e proprio sistema, che neppure Rinaldi aveva probabilmente percepito.
Dei circa 50 dipendenti totali, infatti, ben 29 andranno tra dieci giorni davanti al giudice per le udienze preliminari, Pasquale Gianniti, che deciderà se mandarli a processo come richiesto dalla Procura, per truffa aggravata ai danni dello Stato. A loro carico ci sono le riprese filmate dalle fiamme gialle mentre uscivano dall’ufficio in orari da lavoro. Ad alcuni sono contestati ritardi di venti minuti e assenze ‘clandestine’ di tre quarti d’ora, mentre altri uscivano sistematicamente (c’è una dipendente che andava abitualmente in palestra). E c’è anche chi era solito sparire per quattro o cinque ore.
Tra gli imputati, nonostante l’evidenza delle immagini registrate dagli inquirenti, nessuno avrebbe subito alcun provvedimento disciplinare. “Mentre due capi-settore implicati nell’inchiesta sono andati in pensione – racconta Rinaldi – altri due imputati sono stati promossi proprio al loro posto”. Per Mario Marcuz, l’avvocato del lavoratore, con le leggi Brunetta il ministero poteva addirittura sospendere cautelativamente queste persone in attesa del giudizio. Cosa che non è avvenuta.
I guai per Ciro Rinaldi, funzionario dell’ufficio ispettivo, cominciano quando le sette persone (solo dopo le persone implicate diventeranno 29) da lui inizialmente denunciate ricevono gli avvisi di garanzia. Lettere di disprezzo e volantini minacciosi appesi in bacheca: “Credi che sia possibile lavorare ancora qui? Credi che le persone ti possano perdonare? Ti sei rovinato con le tue mani. Non era più bello vivere in pace”.
E non solo. Recentemente subisce anche un provvedimento disciplinare. “Uno di questi capi settore finiti nell’inchiesta, ha mandato un’informativa al dirigente su una mia presunta irregolarità nell’uso dell’auto aziendale e mi sono beccato un giorno di sospensione. Naturalmente farò ricorso al giudice del lavoro, ma questo è il clima”, spiega Rinaldi. “Ai nuovi assunti è stato detto di non darmi troppa confidenza”.
Una collega che lavorava insieme a Rinaldi nel settore postale del dipartimento bolognese, dopo avere testimoniato contro i colleghi fannulloni ha dovuto chiedere più volte di essere trasferitaprima di essere mandata finalmente in un altro ufficio. Dopo avere parlato con gli inquirenti le era stata data una mansione più bassa ed era sempre a contatto con le persone contro cui aveva testimoniato. “Succedeva che squillasse il telefono cordless – racconta Rinaldi – e che i suoi superiori glielo buttassero sulla scrivania dicendole: Io sto uscendo, rispondi al mio posto”.
Ora per Rinaldi lavorare sarebbe diventato più complicato. Dopo il trasferimento della sua collega che ha collaborato, l’incarico ispettivo per tutta l’Emilia se lo deve fare da solo, mentre in Romagna, tanto per dare un’idea, la stessa mansione è portata avanti da tre persone. Una situazione di persecuzione per la quale potrebbe esserci scattare un’ulteriore azione legale da parte di Rinaldi. L’avvocato non esclude neppure un’azione per mobbing.
Tuttavia la cosa più grave, spiega l’avvocato del lavoratore è che il ministero stesso potrebbe non costituirsi parte civile al processo, nonostante la presunta truffa sarebbe stata commessa proprio ai danni dello Stato: “C’è tempo solo fino all’udienza preliminare”. E se quel passo non arrivasse, potrebbe essere un segnale poco incoraggiante sia per Rinaldi, sia per la pubblica amministrazione.
Intanto, in risposta, nel pomeriggio dall’ufficio di Bologna del ministero fanno sapere che i procedimenti disciplinari sono stati aperti dalla sede centrale di Roma, ma poi, “come prevede la legge, sono stati subito sospesi in attesa della sentenza“.

L'ULTIMA DI BERSANI: NIENTE AMBULANZA PER CHI EVADE LE TASSE.

Così il segretario del Pd questa mattina a Genova


"Io dico che chi paga le tasse ha diritto ad avere l'ambulanza, mentre chi non le paga non sono sicuro che abbia questo diritto". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, questa mattina a Genova. "Per un che non vuole pagare le tasse - ha proseguito Bersani - ci sono tanti motivi per autoassolversi, ma vorrei ricordare che di fronte al contribuente non c'è solo lo Stato, ma anche un altro contribuente: per uno che non paga - ha concluso - c'è un altro che paga". 

"In Equitalia ci sono impiegati che lavorano, voglio dare loro tutta la mia solidarietà perchè si stanno caricando di tensioni e di colpe che non hanno". Lo afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani commentando l'aumento dei suicidi e delle tensioni sociali nel Paese a causa della pressione fiscale. "Per carità la riscossione delle tasse può sempre essere migliorata - dice Bersani - detto questo si stanno caricando su Equitalia delle colpe su cui Equitalia non c'entra nulla, si pagano troppe tasse in Italia perchè c'è troppa poca gente che le paga, si soffre molto nel pagare le tasse perchè non c'è lavoro, miglioriamo pure la riscossione ma ragioniamo cosi". 

"Non c'è solo di fronte il contribuente e lo Stato - agguinge Bersani - c'è contribuente e chi non paga le tasse, chi le paga ha diritto ad avere l'ambulanza quando ne ha bisogno, chi non le paga non sono cosi' sicuro che ne abbia diritto". 

Fonte: ANSA 



http://www.cadoinpiedi.it/2012/05/15/lultima_di_bersani_niente_ambulanza_per_chi_evade_le_tasse.html

Il (goffo) tentativo intimidatorio nei confronti del Movimento 5 Stelle. - Germano Milite


Napolitano smal

Diciamolo chiaramente: la decisione di aprire “un fascicolo contro ignoti” per valutare l’eventuale "offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica italiana" (art. 278 c.p.), è un chiarissimo segnale intimidatorio nei confronti del Movimento 5 Stelle e di quella parte di cittadinanza italiana esasperata da figure istituzionali effettivamente troppo distanti dal popolo che dovrebbero rappresentare.
La decisione del Procuratore di Nocera di “individuare quegli amministratori di siti internet, blog, o semplici bloggers, che hanno permesso di pubblicare, o pubblicato loro stessi, commenti e dichiarazioni che vanno a gravare l'immagine del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”, è difatti chiaramente rivolta alla querelle esplosa proprio tra il capo del Quirinale ed il movimento di Beppe Grillo sul boom registrato dal 5S nelle appena trascorse elezioni. In effetti, sul web, si è letto di tutto e qualche insulto pesante rivolto a Napolitano è scappato.
                
Ora sarà anche giusto individuare e punire chi è trasceso (e il procuratore di Nocera si prepari ad un’operazione titanica e molto costosa, oltre che probabilmente infruttuosa) ma fa sorridere amaramente questa rinnovata attenzione per il rispetto sacrale di determinate figure istituzionali. Le stesse, giusto per ricordarlo a queste autorità dalla memoria evidentemente corta, che giornalmente e per anni abbiamo visto insultate, oltraggiate e delegittimate da partiti politici come la Lega Nord (anti-italiana per statuto e quindi anticostituzionale, ma pronta a prendere da Roma ladrona lauti stipendi e generosi rimborsi elettorali).
               
Dal “con la bandiera italiana mi ci pulisco il cu...” al “Napoletani colerosi”, il Carroccio ce ne ha fatte leggere e sentire di ogni tipo. Eppure mai nessuno ha osato pensare di aprire fascicoli per chiudere bocche sguaiate e spesso deliranti e razziste. Nessuno si è preoccupato di portare avanti misure decise per difendere l’onore non di una singola persona ma di milioni e milioni di cittadini italiani meridionali. Che poi la parte che parla di responsabilità imputabili a “siti internet, blog, o semplici bloggers, che hanno permesso di pubblicare, o pubblicato loro stessi, commenti” poco gentili nei confronti del Presidente della Repubblica, riporta in mente le misure censorie di stampo fascio-comunista. Non vorremmo ritrovarci querelabili, ad esempio, solo per aver messo in dubbio la reale utilità politica di Napolitano e delle sue spesso ridicole affermazioni.
                
Non vorremmo vederci oscurati o purgati poiché, tra le migliaia e migliaia di commenti che riceviamo ogni giorno (e che ovviamente non possiamo sempre filtrare in maniera perfetta o censurare preventivamente), sul nostro blog o sito d’informazione, se ne trova qualcuno effettivamente troppo becero ed offensivo nei confronti del Presidente Napolitano. Anche perché, non vivendo di fondi pubblici, le testate indipendenti non hanno la forza economica per poter assumere figure professionali che si occupino esclusivamente di “limare” i commenti poco felici. Che poi, a voler essere così pignoli ed istericamente permalosi, anche ignorare una forza politica crescente e gli oramai MILIONI di elettori che la rappresentano, caro Presidente, offende in maniera intollerabilmente odiosa ed arrogante la dignità di quelle persone.

Mentre in Italia ci tartassano in Islanda il governo paga il mutuo dei cittadini.


Mentre in Italia il governo (dei banchieri) sta massacrando i cittadini a suon di tasse, in Islanda, dove i banchieri che volevano far pagare la loro crisi ai cittadini sono stati presi a calci nel sedere, lo stato sta aiutando i cittadini ad uscire dalla crisi pagandogli il mutuo! Una notizia, quella diffusa da Bloomberg che agli italiani colpiti dalla crisi, abituati ad essere vessati, sembrerà un sogno impossibile. Ma quando un governo decide di operare per il bene dei cittadini è possibile anche questo.
Il governo islandese ha deciso di investire il 13% del PIL nazionale (come se il governo italiano stanziasse circa 250 miliardi di euro) per cancellare i mutui ipotecari dei cittadini in difficoltà: un'operazione che riguarda un islandese su quattro!
Dopo la grave crisi causata dall'ingente debito estero contratto da politici e banchieri, i cittadini islandesi sarebbero stati condannati a decenni di pesantissima austerity se non si fossero ribellati, rifiutando di pagareinvece oggi il paese si sta riprendendo, e con questa misura ha salvato la casa di migliaia di famiglie, che sarebbero state altrimenti condannate a perderla, esattamente come avviene in Italia, dove il governo sta tassando i cittadini senza alcun ritegno, provocando un'ondata di suicidi senza precedenti. Il signor Pierferdinando Casini dichiara che "se Monti non avesse assunto questi provvedimenti i suicidi sarebbero stati di più" mentre Monti evidenzia come in Grecia (dove è stata applicata, in modo ancora più duro, la stessa "cura" imposta all'Italia) "il numero dei suicidi è molto più elevato" (come dire che se facevamo "quella fine li" sarebbe andata peggio di come sta andando. Ma nessuno dice agli italiani che altre strade sono possibili! Perché anche se l'Islanda è una piccola nazione, il "modello islandese" sarebbe stato possibile applicarlo ovunque: Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia... ovunque!

L'intervento del governo si è reso necessario in quanto la maggioranza  dei mutui dei cittadini islandesi erano stati contratti in valute straniere, e a causa della svalutazione della "Corona islandese" erano divenuti insostenibili. Fatto sta che il governo di un paese che se avesse deciso di ripagare il debito come pretendevano le istituzioni sovranazionali (BCE, FMI) e i governi britannico e olandese sarebbe stato messo peggio della Grecia, ha investito il 13% del PIL per salvare le case dei propri cittadini.
Chi investe i soldi se ne deve assumere i rischi, e come i cittadini che hanno "scommesso" sulla Parmalat e molte altre aziende hanno perso i loro risparmi (anche se nel caso della Parmalat sono stati frodati, in quanto i bilanci erano falsificati) è giusto che coloro che hanno investito sulle nazioni sbagliate perdano i loro soldi. Invece no. Per salvare le banche e garantire i profitti a investitori (e speculatori) questi sono pronti a tutto...
Staff nocensura.com 
Elaborato dall'articolo di Bloomberg



http://www.nocensura.com/2012/04/mentre-in-italia-ci-tartassano-in.html

lunedì 14 maggio 2012

“Il sottosegretario ha fretta”. Fondi per l’editoria elargiti senza controlli. - Vincenzo Iurillo

lavitola interrogatorio di garanzia


Vincenzo Ghionni, consulente di una cinquantina di case editrici, accusato nel caso Lavitola, racconta le riunioni della commissione governativa incaricata di esaminare le richieste per centinaia di milioni. "Le carte spesso non sono nemmeno pronte". "Il Roma" di Bocchino finito nel mirino dei controlli solo dopo l'allontanamento di Fini da Berlusconi.

Pronti, via. “Il sottosegretario ha fretta”. E in appena due-tre ore la commissione tecnica consultiva per l’editoria dava parere favorevole a circa 300 pratiche di contributi pubblici ai giornali per un totale di “170-180 milioni di euro”, senza leggere uno straccio di carta o di relazione preliminare. Lo rivela una voce di dentro. Una voce che conosce tutti i segreti e i meccanismi della distribuzione dei finanziamenti ai quotidiani di partito e cooperativi. E’ quella del commercialista napoletano Vincenzo Ghionni, uno dei massimi esperti italiani in materia, consulente di una cinquantina di società editoriali sparpagliate tra lo stivale. Per anni componente della commissione consultiva che schiacciava il bottone dei fondi in qualità di presidente dei piccoli editori, tra i clienti del suo studio con uffici in piazza dei Martiri c’era anche il direttore dell’Avanti Valter Lavitola.
“La mia socia mi diceva sempre: non mi piace, ci farà passare un guaio… e aveva ragione. E poi non pagava e non offriva nemmeno il caffé”. Il ‘guaio’ cui fa riferimento Ghionni è l’arresto subìto a metà aprile nell’ambito dell’inchiesta sui maneggi di Lavitola e sulla truffa relativa ai 22 milioni di euro ottenuti per il quotidiano erede del craxismo. I pm di Napoli WoodcockCurcio e Piscitelli lo accusano di essere un socio di fatto del faccendiere salernitano – tuttora detenuto a Poggioreale – e di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata a spillare al governo, attraverso il Die (Dipartimento per l’Editoria), fondi non dovuti.
Gli contestano in particolare una dichiarazione annotata nel resoconto della commissione consultiva, quando Ghionni manifestò “la propria preoccupazione nei confronti del ritardo che eventuali ulteriori accertamenti” nei confronti delle imprese editoriali che utilizzavano le vendite in blocco e lo strillonaggio (i ‘trucchi’ utilizzati da Lavitola per gonfiare i dati di diffusione dell’Avanti e di conseguenza ottenere contributi maggiori, ndr) “chiedendo di fare il tutto con la massima urgenza”. Nell’interesse di Lavitola, secondo la Procura.
Sentito in carcere il 18 aprile (verrà liberato pochi giorni dopo) Ghionni – assistito dall’avvocato Astolfo Di Amato – si difende e in 38 pagine di verbale spiega al Gip Dario Gallo la sua versione dei fatti. Partendo dall’illustrazione del funzionamento della commissione di cui fa parte, che ha il potere di dare disco verde o far sospendere l’erogazione dei fondi. “Dura in genere due o tre ore, al massimo quattro, perché il sottosegretario ha fretta. Tra le due e le quattro ore si decide su circa 300 domande di contributi per 170-180 milioni di euro. La prima riunione decide su 250 pratiche… e poi 50 vengono decise in altre tre o quattro, sono quelle approfondite”.
Decisioni così importanti su un fiume di denaro pubblico dovrebbero essere valutate e ponderate attentamente sulla base di documentazione chiara e studiata con attenzione. Invece no. “Possiamo accedere agli atti degli uffici (del Die, ndr) il giorno prima. Ma generalmente non si accede. E’ inutile, le carte spesso non sono nemmeno pronte, stanno sempre nella fretta, in due ore quindi si decide sulla base di un elenco degli uffici…”. Ghionni poi spiega il senso di quella frase sulla “preoccupazione per i controlli”. “Temevo controlli politici, e io ritenevo questa cosa pericolosa”.
E cita il caso di Il Roma, il quotidiano di Italo Bocchino, che fa parte del suo portafoglio clienti. “Per due anni non ha preso i contributi perché erano stati avviati dei controlli con grandissimo ritardo”. Mettendo a rischio la sopravvivenza del giornale del vice di Fini. Forse è solo una coincidenza, e lo stesso Ghionni non fa un collegamento esplicito a verbale, ma i controlli al Roma si intensificano proprio quando Fini e Bocchino si allontanano progressivamente da Berlusconi. Fino a rompere.

Molise, consiglieri rischiano di andare a casa: legge per salvare poltrona.


Michele Iorio

ROMA - Mentre soffia sempre più forte il vento della protesta contro gli sprechi della politica, la più piccola regione d'Italia, il Molise, sforna una nuova leggina "salva-casta".

La poltrona è salva. Per evitare di andare a casa se i giudici amministrativi dovessero annullare, come appare possibile per irregolarità nella presentazione delle liste, le elezioni 2011, la maggioranza a guida Pdl del Consiglio regionale sforna un provvedimento, a forte rischio di incostituzionalità, che permetterà ai 30 consiglieri (stipendio di circa 10.100 euro netti al mese) di rimanere in carica per almeno 8 mesi, posticipando al 2013 le nuove elezioni. Il tutto, si legge nero su bianco nella legge, «per avere il tempo di tagliare i costi della politica».

“Misure urgenti per l’adeguamento amministrativo-istituzionale dell’ordinamento regionale”. La leggina del Molise, già balzato agli onori delle cronache nazionali per la dispendiosa gestione del governatore del Pdl Michele Iorio, passa sotto l’altisonante classificazione di «ulteriori misure urgenti per l’adeguamento amministrativo-istituzionale dell’ordinamento regionale». Cinque articoli appena, che stanno per essere approvati in una forsennata corsa contro il tempo e che presto dovrebbe ottenere il via libera dell'aula.

Cosa stabilisce la legge. Ribattezzato subito legge "salva-casta”, il provvedimento stabilisce che qualora i giudici del Tribunale amministrativo dovessero annullare le elezioni regionali dello scorso ottobre, a forte rischio per “gravi irregolarità” nella presentazione delle liste, il Consiglio del Molise non verrà sciolto come stabilisce la legge (che lascia in carica solo il presidente per l’ordinaria amministrazione), ma resterà in carica per almeno altri otto mesi. Proprio così: un accanimento terapeutico che mette al riparo la casta regionale dal rischio di perdere poltrona e indennità.

L'opposizione: un golpe. La proposta contro la quale la minoranza di centrosinistra in Consiglio regionale si è scagliata al suono di “golpe” e “operazione truffaldina” e “legge porcata”, scovata dal sito Primonumero.it è stata ammantata di un nobile intento: ridurre i costi della politica. Il Consiglio regionale del Molise, lo stesso che meno di un anno fa voleva portare il numero dei consiglieri da 30 a 32 (costretto a un ripensamento in extremis davanti alla protesta dei cittadini) deve infatti modificare lo Statuto per adeguarsi alla manovra varata dal governo nel settembre scorso che sforbicia consiglieri, assessori e indennità. Un adeguamento che finora, nonostante siano trascorsi già sette mesi, i consiglieri si sono ben guardati dal fare. Per recepire gli obblighi statali e tagliare poltrone e emolumenti la Prima Commissione consiliare della regione Molise si è data infatti 18 mesi di tempo. Da qui la pensata per salvare poltrona e stipendio.

L’udienza fissata al 17 maggio. Alla vigilia della temuta decisione dei giudici amministrativi (l’udienza è fissata al 17 maggio) arriva la genialata di una legge ad hoc che recita: «Nel caso di scioglimento anticipato per una delle ipotesi diverse da quelle previste dalla Costituzione (sfiducia del governatore, morte dello stesso, dimissioni, pesanti violazioni di legge), ivi compreso l’eventuale annullamento delle elezioni (ecco il vero casus belli) - senza che la commissione abbia elaborato la proposta entro i 18 mesi, non si può procedere all’indizione delle nuove elezioni prima che siano trascorsi otto mesi». Facendo due facili conti si arriva al marzo 2013, data in cui si potrebbe tornare alle urne per l’elezione del nuovo parlamentino regionale, magari sistemando prima l’attuale presidente Iorio su un'altra poltrona.

Approvazione lampo. E sì che quando vogliono i consiglieri molisani sono veloci come fulmini. La famigerata leggina "salva-casta" andrà in Consiglio per l’approvazione venerdì a pochi giorni dal parto. Altro che 18 mesi. 

Gli imbarazzanti amici di Passera. - Marco Travaglio


Il super ministro va a discutere gli atti del governo nella tenuta (abusiva) di un parlamentare ex dc ed ex Forza Italia condannato per aggiotaggio, insieme a un potente banchiere intimo di Bisignani, nonché indagato per ricettazione.
Dieci anni fa Cherie Blair, moglie dell'allora premier inglese Tony, si presentò in televisione e recitò in lacrime il mea culpa davanti ai sudditi di Sua Maestà britannica: "Ho commesso due errori: ho respinto le domande dei giornalisti per proteggere la privacy della mia famiglia e ho permesso a qualcuno che appena conoscevo di intromettersi negli affari della famiglia. Non sono una superdonna: la mia vita quotidiana è come quella di un giocoliere che si destreggia tra mille palline. Ogni tanto una cade a terra. Vorrei correre a nascondermi, ma non lo farò: mi spiace se ho messo in imbarazzo Tony, ma posso assicurare che non intendevo abusare della mia posizione". 
 Che aveva fatto di tanto terribile la first lady? Aveva acquistato due mini-appartamenti per i figli tramite un mediatore australiano, compagno di una sua amica, che poi la stampa scoprì essere stato condannato per truffa. Di qui le insistenze dei giornalisti, che la tampinarono fino a costringerla al pubblico atto di contrizione. Per dire invece com'è ridotta l'Italia, il "Fatto quotidiano" ha rivelato che Corrado Passera, ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ora ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture, Comunicazioni, Trasporti, Industria e Marina mercantile, aveva incontrato il giorno prima a Monterosso (Cinque Terre) un'allegra brigata di parlamentari, banchieri, presidenti di porti, sindaci, prefetti, generali dei Carabinieri e della Finanza, e i massimi dirigenti della Protezione civile (Gabrielli) e del Cipe (Signorini). In una sede istituzionale? No, nella tenuta privata di Luigi Grillo, senatore Pdl. 
Luigi GrilloLuigi GrilloSecondo Grillo, il summit pubblico-privato aveva per tema "lo sviluppo delle Cinque Terre". Secondo uno degli illustri ospiti, "un decreto del governo". Chissà quale. Ma già il fatto che si discuta un decreto del governo in un'abitazione privata è curioso. La stranezza, diciamo così, aumenta se si pensa a chi è il padrone di casa: parlamentare da sette legislature, nel 1994 l'ex dc Grillo fu rieletto senatore con il Centro di Segni e Martinazzoli, ma subito dopo passò con Forza Italia in cambio di un posto di sottosegretario al Bilancio. Nel 2006 fu indagato per una presunta truffa sul Tav Milano-Genova in concorso con dirigenti Fs e col costruttore Gavio, sospettati di aver ottenuto illecitamente 100 miliardi di lire grazie a studi e interventi idrogeologici tanto inutili quanto costosi e inquinanti deliberati dall'allora sottosegretario: lo salvò la prescrizione dimezzata dalla legge ex Cirielli. 
L'anno scorso, poi, Grillo è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi per aggiotaggio in concorso con l'amico ex governatore Antonio Fazio e il compare banchiere Gianpiero Fiorani, il quale confessò di avergli girato 200 mila euro in cambio della sua attività di lobbying in favore dei furbetti del quartierino e del loro protettore. Senza contare che il comune di Monterosso ha contestato a Grillo "opere edilizie senza il permesso" proprio nella tenuta del vertice. Lì, insieme a Passera e a tutto il cucuzzaro, c'era anche Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, consigliere di Abi e Mediobanca, presidente di Aeroporti di Roma e dell'Aiscat (Associazione delle società concessionarie autostrade), ampiamente citato nelle intercettazioni della P4 per i suoi rapporti intimi con Bisignani, ma soprattutto indagato a Milano e poi ad Alessandria per ricettazione per 5 miliardi di lire che Fiorani disse di avergli versato. 

Ecco: che ci fa il ministro Passera, che ha competenza su banche, autostrade, aeroporti e grandi opere, con un condannato e un inquisito, per giunta noti per le loro mani in pasta in tutti quei settori? In un paese normale Passera avrebbe subito chiarito le circostanze di quell'infelicissima rimpatriata, spiegato i temi discussi e la posizione del governo in merito, chiesto scusa e promesso di non farlo più. Ma, siccome nei paesi normali ci si dimette e si fa mea culpa per molto meno, i ministri evitano di trovarsi in così imbarazzante compagnia. In Italia invece è tutto normale. 

Anche perché il pericolo pubblico non è Luigi Grillo, ma Beppe.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gli-imbarazzanti-amici-di-passera/2180497