venerdì 25 maggio 2012

Luigi Lusi pagava, tutti versamenti dell’ex tesoriere della Margherita. - di Valeria Pacelli

luigi lusi 12 interna


Franceschini, Letta e Fioroni rimborsati fino al febbraio 2012. I documenti ora sono sul tavolo dei pm. La risposta dell'ex partito di Rutelli: "E' già stato accertato che i suoi collaboratori non sapevano dei prelievi".

Rutelli, Bianco, Letta, Fioroni, Franceschini, Gentiloni, Marini: dai conti della Margherita gestiti dall’ex tesoriere Luigi Lusi hanno attinto praticamente tutti i vertici del partito nel periodo compreso tra il gennaio 2009 e il febbraio 2012. Quello che fino a ieri era solo la parola di un “ladro” e “corruttore”, come è stato definito dai suoi ex colleghi di partito, ora ha preso forma in documenti ufficiali consegnati ai pm di Roma, Alberto Caperna e Stefano Pesci.
I resoconti dettagliati sono finiti sui tavoli degli inquirenti solo due giorni fa, quando è stata sentita Francesca Fiore, che si è definita la “segretaria particolare” dell’ex senatore. La donna ha consegnato ai magistrati una chiavetta usb con i file excel dei bonifici disposti da Lusi. Dei soldi che sono usciti dal 2009 al febbraio del 2012 ha segnato tutto: chi ne era il beneficiario, ma anche chi andava a ritirarli e, ovviamente, casuale e relativi importi. E da una prima lettura, la documentazione (di cui i pm dovranno ora verificare la veridicità attraverso le ricostruzioni dei movimenti bancari) conferma quello che Lusi ha dichiarato anche in giunta per le autorizzazioni del Senato. Ha tirato in ballo Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Rosy Bindi, Dario Franceschini affermando di aver pagato fatture a questi esponenti del partito.
Molte voci, bisogna dirlo, sono relative al 2009 e quindi sono configurabili come rimborsi per spese elettorali o relative a “prestazioni di stampa o connesse a scadenze elettorali”, come ha affermato a verbale Francesca Fiore. Ma i conti registrati dalla segretaria di Lusi arrivano fino a febbraio del 2012, quando l’allora tesoriere lascia l’incarico e la gestione dei conti. Così i dati relativi all’ultimo anno sono riferibili esclusivamente al primo mese.
Fioroni nel 2010 percepisce circa 180 mila euro tra “rimborsi vari” e “noleggio automezzo”. Un valore nettamente superiore rispetto a quello registrato nel 2012, dove per “spese telefoniche” vengono percepiti 204 euro. Dario Franceschini invece nel 2010 ha ricevuto 162.230 euro e nel 2012 solo 583 euro. A Paolo Gentiloni vanno 72.283 euro per il 2010, 38 mila nel 2011 e 3.154 nel 2012. C’è poi Enrico Letta, con i suoi 132 mila euro percepiti nel 2010 e 1.680 nel 2012. Il file con le voci relative a Francesco Rutelli, è danneggiato e visibile solo in parte. Si legge il dato del 2010: il totale è di 900 mila euro.
I documenti saranno letti con attenzione dai magistrati. Si dovrà comprendere anche perché Lusi disponesse questi pagamenti fino a febbraio del 2012, ciò quando la Margherita non esisteva più. Dopo aver tirato in ballo tutti, sempre in giunta, Lusi aveva affermato di aver pagato “per le loro attività politiche, non direttamente ma attraverso loro intermediari”. Aggiungendo di aver escluso finanziamenti a Pierluigi Castagnetti e Franco Marini, che avevano costituito l’Associazione dei Popolari. Anche se pure Marini figura nei file excel. Nel 2009 riceve 55 mila euro, mentre nell’anno successivo il valore è uguale a zero.
La segretaria di Lusi dice anche altro. Ai pm afferma che “negli ultimi due anni (Lusi, ndr) mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui. Ad esempio verificava se l’Iva veniva indicata al 20% o al 4% (che è l’aliquota per l’attività politica) o se era precisa l’indicazione. Era lo stesso Lusi a dare le indicazioni per le fatture che non andavano direttamente alla contabilità”. Poi conferma l’esistenza dell’accordo tra rutelliani e popolari. E ricostruisce: “Tutto nasce con le europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Verso il 2010 o il 2011 Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perché c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento”. E ancora: “Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano popolari. E Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece rutelliani. Conoscevo alcune persone che venivano per conto dei singoli politici”. Infatti a ritirare quei rimborsi non erano direttamente i politici nominati, ma loro persone di riferimento.
“Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo; per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte forse lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto, credo se ne occupasse Lusi. Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Mi-lana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini, suo mandatario elettorale”. Tutti pagamenti disposti tramite bonifici. Ma giravano anche soldi in contante che, spiega Fiore, “veniva usato solo per i regali in occasione delle festività o per qualche compleanno o simili. Si trattava solo di regali che faceva lui (Lusi, ndr). Gli importi erano alti, un po’ meno di 10 mila al mese. Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30 mila euro. I destinatari erano politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli. Fuori dalla politica potevano essere i parenti e gli amici”. Una testimonianza che potrebbe rivelarsi importante al fine dell’inchiesta. Ma, secondo la Margherita, quando dichiarato da Fiore “conferma ciò che abbiamo sempre detto: la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere”. I vertici dei Dl hanno così commentato con una nota le rivelazioni sottolineando che “gli accertamenti sulla cassa hanno confermato neppure i più stretti collaboratori del tesoriere erano a conoscenza del reale ammontare dei suoi prelievi”.
da Il Fatto Quotidiano del 25 maggio 2012

La polizia “marcia” con i manifestanti: Blockupy ha la sua foto.

La polizia "marcia" con i manifestanti: Blockupy ha la sua foto simbolo

Francoforte, la polizia scorta i manifestanti di ”Blockupy” in un corteo organizzato il 19 maggio per protestare contro il potere delle banche e un capitalismo definito selvaggio. Il clima è talmente pacifico e sereno da rendere inutili le consuete tenute antisommossa degli agenti che hanno di fatto sfilato senza i caschi. Poco importa che il giorno prima 400 attivisti fossero stati fermati per disordini legati alla protesta: le immagini sono rimbalzate sul web diventando il simbolo di una non violenza possibile anche quando si scende in piazza contro i poteri forti.


http://www.tgtube.it/la-polizia-marcia-con-i-manifestanti-blockupy-ha-la-sua-foto-simbolo/

Cose che non vorremmo più vedere.

finocchiaro-ikea.jpg

Questa gente deve imparare a camminare da sola, è abominevole vedere queste scene.
La Finocchiaro non si può permettere di andare a fare la spesa con tre uomini di scorta pagati da noi.
E' ridicolo per lei, mortificante per gli uomini di scorta, costoso per noi.

Le tre mani di Casini - puntata 25 - Servizio Pubblico.

La storia e i protagonisti della mafia (R.Scarpinato Servizio Pubblico

Biblioteca Girolamini: direttore in carcere.


Un'immagine della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli


Volumi e manoscritti antichi spariti.


NAPOLI  - Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri per la tutela del Patrimonio artistico per il furto di antichi volumi e manoscritti custoditi nella Biblioteca dei Girolamini di Napoli. In carcere anche Massimo Marino De Caro, direttore della struttura fino al 19 aprile quando aveva annunciato la sua autosospensione dall'incarico.

Ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Napoli, anche per l'argentino Eloy Alejandro Cabello, l'ucraino Viktoriya Pavlovskiy, l'argentina Paola Lorena Weigandt e Mirko Camuri. Le indagini sono state condotte dai carabinieri per la tutela del patrimonio artistico e coordinate dalla Procura di Napoli. Accertamenti in corso nei riguardi di un altro cittadino argentino, Cabello Cesar Abel, individuato e sottoposto a perquisizione poche ore prima di imbarcarsi su volo diretto a Buenos Aires.

PM, MUTILATA DA DISEGNO CRIMINOSO 
- Con "più azioni esecutive anche in tempi diversi di un medesimo disegno criminoso, si appropriavano di manoscritti, volumi e beni costituenti il patrimonio librario" della biblioteca Girolamini: ben 257 volumi. E' questa l'accusa della Procura di Napoli rivolta ai cinque arrestati. Una biblioteca, scrive il procuratore aggiunto, Giovanni Melillo, "gravemente e forse irrimediabilmente smembrata e mutilata". Per la Procura di Napoli, Massimo Marino De Caro, nella sua qualità di direttore della Biblioteca statale oratoriale annessa al Monumento nazionale dei Girolamini, Sandro Marsano, nella sua qualità di Conservatore della Biblioteca e sottoposto a indagini, Eloy Alejandro Cabello, Viktoriya Pavlovskiy, Abel Cesar Cabello e Paola Lorena Weigandt, "quali collaboratori personali di De Caro, si appropriavano di manoscritti e di altri beni, con l'aggravante di di aver cagionato all'amministrazione dei beni culturali, con condotte realizzate dopo aver acquisito il sostanziale controllo dei luoghi adibiti alla custodia dei beni librari e una pressoché assoluta libertà di movimento all'interno dei medesimi in capo anche a soggetti estranei all'amministrazione pubblica e alla congregazione religiosa". Il tutto, scrive Melillo, determinando un "danno patrimoniale allo stato non ancora determinabile, ma di ingente quantità". Sono in corso accertamenti, anche mediante richieste di assistenza giudiziaria internazionale, "volti ad individuare le modalità operative, i canali di commercializzazione dei libri e dei manoscritti sottratti nonché ad individuare i beni librari recuperabli".

giovedì 24 maggio 2012

Scajola: “Ho venduto la casa al Colosseo ora farò un gesto forte”. Poi s’infuria con il Fatto.




“Quanto pago d’Imu? Se intende per la casa al Colosseo sappia che l’ho venduta, arrivederci”. Claudio Scajola corre in fretta in Piazza del Parlamento, ma ha il tempo di regalare una notiziola non da poco all’inviata dell’Ultima parola, il programma di Rai2 di Gianluigi Paragone. Il servizio dell’11 maggio, alcune voci raccolte fuori dalla Camera dei deputati per commentare il primo turno delle ultime elezioni amministrative, passa in tv oltre la mezzanotte. L’esclusiva non viene rilanciata dalle agenzie di stampa, ne’ rimarcata in studio, come meriterebbe, dal conduttore. L’ex ministro dello Sviluppo economico ha ceduto l’appartamento di 180 metri quadrati con vista Colosseo di via del Fagutale. Il “mezzanino” che secondo i magistrati romani avrebbe comprato nel 2004 con una parte di soldi in nero. Una serie di assegni circolari per un ammontare di 900mila euro, versatigli dall’architetto Angelo Zampolini per conto di Diego Anemone, l’imprenditore coinvolto nell’inchiesta sugli appalti del G8. Lui, Scajola, avrebbe versato di suo: soli seicentodiecimila euro per un immobile situato in un luogo aulico, a pochi metri dal Belvedere Cederna.
Ai microfoni de il fattoquotidiano.it il deputato Pdl sulla vendita dell’immobile cambia in parte versione. “Ho fatto un preliminare di vendita un mese fa da un notaio” e aggiunge “tra poche settimane contiamo di fare il rogito, non voglio dirvi nulla sui dettagli: prezzo e nome dell’acquirente”. A questo punto l’ex ministro dovrebbe tener fede alla promessa fatta a settembre del 2010 quando al Corsera dichiarò: “Vendo la casa e la differenza, rispetto a quello che avevo versato, la darò in beneficenza poi aveva aggiunto “so già a quali organizzazioni no profit darla”. Ora, invece, annuncia: “Voi del Fatto avete scritto che non si può dare in beneficenza ciò che non è proprio e – continua – allora sto valutando una cosa diversa: un provvedimento, un gesto ancora più forte, ma che non vi posso dire adesso, lo dirò nel momento in cui farò il rogito. Io quello che prometto lo mantengo sempre”.
Le visure in Conservatoria a Roma, ad oggi, non danno risultanza però di un preliminare di vendita trascritto. Lo stesso può essere, inoltre, registrato in qualsiasi ufficio del registro in Italia. “L’ho fatto dal notaio, ma come lei sa: il preliminare può essere registrato o non essere registrato e noi abbiamo preferito non registrarlo”. Legittimo da parte nostra chiedere perché non abbia registrato un atto così importante. Scajola a questo punto si altera: “Sentite per cortesia, no eh. Mi volete fare un interrogatorio? Volete sapere come sono le cose, cosa volete sapere? Su questa casa avete già esagerato su di me, andate a cercare gli altri, guarda cosa avete combinato. Io – spiega – vi ho detto che la casa era in vendita, che ho avuto anche difficoltà a venderla, sono riuscito a venderla, ho fatto il preliminare e nelle prossime settimane farò il rogito. Punto. Mi pare che sia abbastanza no? O no? Mettetevi voi nei miei panni, no mettetevi voi nei miei panni, non voglio dirle nulla di più, va bene?”. E attacca la cornetta del telefono.
Per fugare ogni dubbio su come ci si debba comportare con la registrazione di un preliminare di vendita abbiamo interpellato il Consiglio Nazionale del Notariato. “La legge prevede l’obbligo di registrazione del preliminare sempre – spiega il notaio Gabriele Noto – questo è un punto fermo ed entro un mese” che chiarisce “certamente non è conforme alla legge un preliminare non registrato. L’unico bieco vantaggio, parlo senza commentare un caso specifico, è quello di evadere il fisco. Nel senso che – prosegue – non si pagano le tasse sulla registrazione e i contratti preliminari sono soggetti ad una tassazione fissa di registrazione, più una tassazione che varia dallo 0,50% al 3% sulle somme che vengono corrisposte in sede di preliminare e su un immobile che può valere oltre un milione e mezzo di euro, le cifre possono essere ingenti”. Intanto, a parte l’eventuale rogito, c’è un’altra scadenza che il deputato imperiese deve tenere a mente: quella del prossimo 26 giugno. Data della prima udienza del processo a suo carico proprio in relazione all’inchiesta sull’acquisto dell’immobile di via del Fagutale. Il processo si celebrerà davanti al giudice monocratico del tribunale di Roma. Scajola è accusato di finanziamento illecito ad un singolo parlamentare.

 di David Perluigi, montaggio Paolo Dimalio