Mitra, carabine e pistole nel loft irregolare del figlio dell'ex sindaco che aveva un poligono di tiro e che ospitava, all'interno del box, un jeeppone Cherokee e quattro Harley Davidson.
La piscina con il ponte levatoio era solo uno dei mille optional. Nella residenza di via Ajraghi del figlio dell’ex sindaco Letizia Moratti, non mancava praticamente nulla. Annesso al poligono di tiro (uno dei dettagli inseriti dopo aver visto l’ultimo film di Batman), fatto appositamente costruire dal trentatreenne Gabriele, c’era anche la teca dove custodire le armi, un box dove parcheggiare la collezione di Harley Davidson (quattro), o il jeeppone (un Cherokee).
L'interno della casa in stile Batman Gli optional del loft di via Ajraghi
Tanti dettagli che emergono dalle migliaia di pagine con le quali il procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, la scorsa settimana ha chiuso l’indagine a carico di Gabriele Moratti (difeso dallo studio SaponaraNardo), del titolare dell’impresa edile che ha costruito la «reggia» (Ezio Maldi), dell’architetto che ha firmato il progetto (Fabrizio Santuccio, difeso dall’avvocato Antonio Rodontini) e del tecnico del Comune che doveva vigilare sulla regolarità del cantiere (Sabrina Di Pietro, difesa da Roberta Quagliata). Tutti accusati di aver ristrutturato "5 unità immobiliari" in via Airaghi 30, accatastate ufficialmente come laboratori, cambiandone la destinazione d’uso senza permesso.
L'interno della casa in stile Batman Gli optional del loft di via Ajraghi
Tanti dettagli che emergono dalle migliaia di pagine con le quali il procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, la scorsa settimana ha chiuso l’indagine a carico di Gabriele Moratti (difeso dallo studio SaponaraNardo), del titolare dell’impresa edile che ha costruito la «reggia» (Ezio Maldi), dell’architetto che ha firmato il progetto (Fabrizio Santuccio, difeso dall’avvocato Antonio Rodontini) e del tecnico del Comune che doveva vigilare sulla regolarità del cantiere (Sabrina Di Pietro, difesa da Roberta Quagliata). Tutti accusati di aver ristrutturato "5 unità immobiliari" in via Airaghi 30, accatastate ufficialmente come laboratori, cambiandone la destinazione d’uso senza permesso.
Lo scandalo risale al 2010 quando l’allora consigliere dell’opposizione Basilio Rizzo presenta un’interpellanza per conoscere lo stato della pratica urbanistica dell’abitazione del figlio del sindaco. A fine luglio, una pattuglia del Comune viene spedita in via Ajraghi per un sopralluogo. Nel loro verbale, però, i tecnici registrano «l’impossibilità di accedere allo stabile per mancanza del proprietario». Per sapere se realmente quella megaresidenza sia abitata, nonostante la legge lo vieti, passeranno 60 giorni. Il 28 settembre i tecnici di palazzo Marino, dopo aver contattato il proprietario (Gabriele Moratti), hanno accesso finalmente alla casa. E davanti ai loro occhi, lo scandalo non sembra così evidente.
Qualcosa è successo in quei due mesi. E a svelarlo ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, è l’imprenditore che ha arredato l’immobile (spesa di 500mila euro). Secondo il suo racconto, la casa era abitabile «dal novembre del 2009». La sua azienda ha pensato a tutto: «Presso l’immobile abbiamo realizzato al piano terra la botola, la cucina, la libreria e un armadio guardaroba. Nel soppalco, una camera padronale con cabina armadio, progettata per contenere la collezione di armi, con annesso bagno». Un elenco interminabile che dimostra come quando Letizia Moratti era seduta sulla poltrona più importante di Palazzo Marino, il figlio, arredava la sua nuova casa (prezzo al rogito 1milione e 400mila euro), in barba alla legge.
I finanzieri mostrano al testimone le foto effettuate dal personale del Comune il 28 settembre. E, dalla risposta, intuiscono quello che è successo. «Dalle foto che mi esibite - risponde il teste - deduco che la situazione riscontrata non è quella che la mia azienda aveva lasciato. Posso affermare che gli arredi sono stati svuotati e spogli di ogni oggetto e i locali riempiti di scatole, attrezzature da cantiere e materiale vario». Dopo lo scandalo, dunque, qualcuno ha tentato di mascherare le irregolarità, inquinare le prove. Impressionante il numero di armi rinvenute in via Ajraghi. Quattro pistole, un «fucile a pompa marca Fabarm», «una rivoltella Uberti», e una «carabina Beretta». Tutte regolarmente registrate e, probabilmente, pronte per essere usate nel tiro a segno che il giovane Moratti si è fatto costruire nello scantinato.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/06/09/news/c_era_anche_una_santabarbara_nella_bat-casa_di_moratti_junior-36828193/?ref=HREC1-10