domenica 1 luglio 2012

Pomigliano, Fiat si oppone all’assunzione dei 145. La Fiom: “Non è extraterritoriale”

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L'azienda chiede alla Corte d'appello di Roma la sospensione della sentenza e annuncia ricorso, sostenendo che "il numero di dipendenti dello stabilimento è già più che adeguato". Airaudo: "Non esiste l'immunità per le imprese". Di Pietro e Vendola: "Marchionne rispetti le regole".

La Fiat non intende assumere a Pomigliano i 145 lavoratori iscritti alla Fiom, come ordinato dal Tribunale di Roma perché l’attuale organico esclude del tutto gli iscritti al sindacato metalmeccanico della Cgil. Per questo chiederà alla Corte d’appello di sospendere l’esecuzione dell’ordine, in attesa della presentazione di un ricorso per ottenere un secondo grado di giudizio. “Mi sembra che la Fiat non possa essere extraterritoriale”, è la replica Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom. “Non può prima creare il guaio discriminando e poi dire che la riparazione al guaio determina problemi insormontabili. Non esiste l’immunità, neanche per le imprese”.
L’amministratore delegato Sergio Marchionne, appena rientrato a Torino, prende in mano la partita Pomigliano e va avanti per la sua strada, dopo le battute sulla sentenza “folcloristica” del Tribunale di Roma, poi rettificata con la promessa di rispettarla comunque. La questione Pomigliano gli sta particolarmente a cuore, perché racchiude tutta la sua filosofia sugli investimenti in Italia e sulle condizioni per realizzarli.
L’appello è in fase di deposito e la società ha fiducia che verrà accolto. Fabbrica Italia Pomigliano non può assumere 145 persone attuali dipendenti di Fiat Group Automobiles “solo perché in un certo momento iscritte alla Fiom”, sostiene la Fiat. L’esecuzione dell’ordine, al di là della complessità del processo di selezione dei singoli, causerebbe infatti gravi distorsioni nell’attuale contesto operativo di Fip. Il numero dei dipendenti è a oggi più che adeguato a far fronte alle attuali esigenze di mercato e qualsiasi ulteriore assunzione, sostiene sempre l’azienda, comporterebbe il ricorso alla cassa integrazione, se non a procedure di mobilità. La società “è fermamente convinta che l’esecuzione dell’ordinanza arrecherebbe un danno irreparabile all’attuale contesto lavorativo in Fip e per tale ragione debba essere evitata”.
Il nuovo arroccamento dell’azienda torinese ha provocato dure reazioni politiche. ”La decisione di Marchionne di chiedere la sospensione della sentenza è un modo banditesco di gestire le relazioni industriali in Italia”, commenta il presidente dell’IdvAntonio Di Pietro, che chiede al governo di “richiamare” Fiat al rispetto delle regole. “Oggi arriva l’ennesimo atto di arroganza della Fiat nei confronti dei lavoratori, delle leggi italiane e della Costituzione. Il nostro non è un Paese usa e getta, da cui attingere soldi pubblici per poi farsi beffa delle istituzioni e delle sue regole. 
Sulla stessa linea il leader di Sel Nichi Vendola: “Quella di Marchionne è una sfida arrogante e violenta alle più elementari regole della convivenza democratica, un gesto di disprezzo verso gli operai e verso la Costituzione, l’ennesima prova di uno stile padronale ed estremista inaccettabile in un momento di così grande sofferenza del mondo del lavoro”.

Il cratere più vecchio del mondo potrà cambiare la storia..


Il cratere più vecchio del mondo potrà cambiare la storia.

Il cratere più vecchio del mondo, la cui età è stimata in tre miliardi di anni, è stato scoperto in Groenlandia durante una grande spedizione nella parte a sud dell’isola nel 2010 e 2011.
Il cratere con un diametro di 100 metri è stato scoperto vicino alla città di Maniitsoq. Secondo gli scienziati il cratere è il risultato della caduta di un meteorite di 30 metri.
L’unicità di questo cratere si spiega con il fatto che grazie ad esso gli scienziati potranno studiare le conseguenze del bombardamento meteoritico sulla Terra, perché il cratere si sarebbe formato circa un miliardo di anni prima rispetto a quanto precedentemente stimato dagli scienziati, come inizio del bombardamento.

SANTORO DISTRUGGE CASTELLI NELL'ULTIMA PUNTATA DI ANNOZERO...




sabato 30 giugno 2012

Imboscato.


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Lo stato uccide.




Carlo Giuliani-
Gianluca Di Mauro -
Juan Hurtado-
Stefano Cucchi-
Aldo Scardella-
Manuel Eliantonio-
Federico Aldrovandi-
Aldo Bianzino-
Marcello Lonzi -
Giuseppe Uva-
Niki Aprile Gatti-
Carlo Saturno-
Riccardo Rasman-
William Perrone-
Mark Duggan -
Michele Ferulli-
Alberto Mercuriali-
Giuseppe Saladino-
Francesco Mastrogiovanni-
Daniele Vito-
Stefano Frapporti-
Simone La Penna-
Cristian De Cupis 


e TANTISSIMI ALTRI RAGAZZI,NOSTRI FRATELLI...NON DIMENTICHIAMOLI...(A.C.A.B)!!!


Disabili.



PRESIDIO E SCIOPERO DELLA FAME DEI DISABILI GRAVISSIMI PER IL RIPRISTINO DEL FONDO NON AUTOSUFFICIENTI.


http://comitato16novembre.blogspot.it/2012/06/lettera-al-governo-scateniamo-linferno.html

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"Reati fiscali" Passera indagato. - Gianluca Paolucci


Il pm di Biella indaga su un'operazione passata da Biverbanca.
Fatti del 2006, il ministro indagato in quanto ex ad di Banca Intesa.

TORINO
Corrado Passera è indagato dalla procura di Biella per presunti reati fiscali che sarebbero stati commessi in quanto ex amministratore delegato di Banca Intesa prima e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo dopo la fusione con l’istituto torinese.

I fatti sono relativi al periodo compreso tra il 4 agosto del 2006 e il 27 giugno del 2007 e le contestazioni riguardano un’operazione detta di arbitraggio fiscale internazionale transitata attraverso Biverbanca, istituto biellese all’epoca controllato da Banca Intesa e poi ceduto al Montepaschi.

All’entourage del ministro, si apprende, non risulta niente di tutto questo. Anche se ci dove essere un accertamento di legalità, si fa sapere, sarebbe del tutto normale per chi ricopre incarichi di questo livello.

L’operazione, tecnicamente una transazione di pronti contro termine su titoli obbligazionari realizzata attraverso un veicolo di diritto britannico, sarebbe stata secondo l’Agenzia delle entrate montata appositamente per ottenere dei benefici di carattere fiscale sui conti del gruppo bancario.

L’indagine è partita dopo una verifica condotta dalla Guardia di finanza di Milano, conclusasi con un processo verbale di contestazione all’Agenzia delle Entrate. A sua volta l’Agenzia, ravvisando un reato di tipo penale, ha trasmesso un anno fa la documentazione alla procura di Biella, competente in quanto sede di Biverbanca.

Da lì è stato aperto il fascicolo, affidato nel massimo riserbo ai pm biellesi Ernesto Napolillo e Francesco Alvino. Alla fine di marzo scorso i pm hanno ordinato delle acquisizioni di documenti nella sede di Biverbanca e nei giorni scorsi hanno acquisito documenti anche presso gli uffici della capogruppo Intesa Sanpaolo. Passera, che ha lasciato Intesa Sanpaolo per diventare ministro dello sviluppo economico del governo Monti, risulta indagato in quanto rappresentante firmatario della dichiarazione fiscale per l’anno d’imposta 2006.

Tecnicamente, l’operazione è stata strutturata per il tramite di un apposito veicolo controllato da Credit Suisse e denominato La Defense II plc. Secondo le risultanze della verifica della sezione tributaria della Gdf milanese, l’operazione era tesa a sfruttare le asimmetrie tra il sistema impositivo italiano e britannico, con la formazione di un credito fiscale acquisito per imposte pagate all’estero.

L’operazione aveva avuto l’avallo degli uffici legali della banca. Ma, recita uno dei documenti visionati da La Stampa, «la società ha altresì beneficiato (rectius abusato) dello strumento concessole dal legislatore italiano». Quindi, secondo l’Agenzia delle entrate, «il credito in esame, lungi dall’essere stato utilizzato per i fini previsti dall’ordinamento, altro non rappresenta che un illegittimo extrarendimento il cui godimento ha governato l’intera operazione».

Il fascicolo aperto a Biella contesta la «dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici» e la dichiarazione infedele, che secondo l’articolo 3 e 4 del decreto legislativo numero 15 del 2000 sono punite rispettivamente con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni e da uno a tre anni.

Per una operazione dai contorni simili, la procura di Milano ha rinviato a giudizio Alessandro Profumo, attualmente presidente di Mps ma all’epoca amministratore delegato di Unicredit, per frode fiscale e ostacolo all’attività investigativa.

La parte strettamente fiscale della vicenda è stata in realtà regolata da Intesa Sanpaolo alla fine del 2011. Al termine degli accertamenti su questa e altre operazioni si era arrivati alla contestazione all’istituto di mancate imposte, sanzioni e interessi per 1,150 miliardi di euro, transati dalla banca con il pagamento di 270 milioni di euro.