Nel decreto di perquisizione, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, c'è scritto che i due manager, Petrone e Mondani, “in qualità di amministratori delle società versavano o promettevano di versare denaro a Ponzellini attraverso una società a quest'ultimo riconducibile" perché amministrata da sua figlia.
Nell’indagine sull’ex presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini, finisce sotto accusa anche l’amministratore delegato della Sisal, Emilio Petrone e quello di una importante società di servizi, la Capgemini, Maurizio Mondani. Il pubblico ministero di Milano, Roberto Pellicano li accusa entrambi di corruzione privata, come Ponzellini e come il suo ex braccio destro, Antonio Cannalire. Questi ultimi due agli arresti domiciliari.
Su disposizione del magistrato, il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito diverse perquisizioni. Non solo negli uffici e nelle abitazioni di Petrone e Mondani ma anche in quelli del Consorzio del Parco dell’Aniene. Perqusizione, inoltre, a casa e nell’ufficio di un professionista, A. S., non indagato, sospettato di aver avuto un contratto fittizio con la Bpm di “200 mila euro” all’anno, annota la Gdf ma che potrebbe essere stato un mediatore di rapporti illeciti per conto dell’allora presidente Ponzellini. Il suo contratto “stranamente non firmato dal direttore generale ma da Enzo Chiesa, indagato per associazione a delinquere con Ponzellini e Cannalire”.
Nel decreto di perquisizione, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, c’è scritto che Petrone e Mondani “in qualità di amministratori delle società versavano o promettevano di versare denaro a Ponzellini attraverso la società GM762 a quest’ultimo riconducibile (l’amministratore è la figlia Rachele, ndr)”.
“Petrone, in qualità di Ad della Sisal versava o prometteva di versare la somma di 860 mila euro nel 2011. Mondani in qualità di Ad di Capgemini versava o prometteva di versare nel corso degli anni 2009, 2010 e 2011 la somma complessiva di 432 mila euro per indurre Ponzellini e Cannalire a compiere più atti di violazione dei doveri inerenti il loro ufficio, in modo da favorire le predette società o società collegate nei procedimenti di concessione e mantenimento del credito bancario o, nel caso di Capgemini, nell’affidamento di incarichi di consulenza da parte della Bpm a Milano tra il 2009 e il 2011″.
Nel decreto di perquisizione, il pm Pellicano smonta dal punto di vista dell’accusa la memoria difensiva della Sisal che giustifica i rapporti con la Bpm e con Cannalire: “Se infatti è vero che che i rapporti di Sisal con la Bpm precedono la nomina di Ponzellini a presidente della banca, lo è altrettanto il fatto che i rapporti sia con Cannalire e con la GM762 sono successivi a tale nomina”. Questi dati, prosegue il pm potrebbero essere una coincidenza ma “dovrebbe essere spiegato perché la Sisal affermi che a giugno 2011 si era perfezionato un accordo (per 120 mila euro, ndr), quando Rachele Ponzellini (amministratore della GM762) durante la conversazione del 29 settembre 2011 rivolta al proprio padre Massimo Ponzellini, subito dopo essersi lamentata che nessuno stava pagando ‘…Capgemini ci paga il 30….non ci paga nessuno….allora so che hai lì vicino (Petrone)’”, ne invochi l’intervento presso lo stesso Petrone al fine di ‘sapere se ci mandano innanzitutto il contratto firmato e pi anche col fatto che ci siamo messi d’accordo, avevamo emnesso la fattura, Pala ci aveva dato l’ok, però non è ancora arrivato niente….quindi di sentire un attimo…’”.
Gli inquirenti sono convinti, in base anche una serie di mail sequestrate, che l’iniziativa “partiva da Petrone….ed è ragionevole pensare che fossero già stati presi accordi con Ponzellini”. Per quanto riguarda i rapporti tra Ponzellni e la società di servizi Kapgemini, l’accusa sospetta anche che Ponzellini, in ottimi rapporti con il mondo politico del centrodestra potesse ricevere soldi o promesse di soldi in cambio di una sua attività da lobbista per far ottenere alla società eventuali commesse pubbliche.
Dalle perquisizioni emerge anche un altro finanziamento anomalo della Bpm dopo quello alla società Atlantis del latitante Francesco Corallo. In questo caso a segnalarlo alla procura di Milano sono stati i nuovi vertici della Bpm che hanno ordinato una verifica interna. Si tratta di 60 milioni di euro ottenuti tra maggio e luglio del 2010 dal Consorzio Aniene scarl per un progetto edilizio alla periferia di Roma.
In questa vicenda Ponzellini è interessato da molto vicino. Quel Consorzio (tra i partner il gruppo Salini e Stefano Todini) vede socio al 20% lo stesso Ponzellini con la Penta spa e la Mb sviluppo industria spa. Non c’è da stupirsi se il finanziamento “anomalo” aveva avuto parere negativo dall’ufficio crediti della Bpm ( non c’erano garanzie) ma aveva ottenuto il via libera dell’allora Cda, con l’astensione formale di Ponzellni. E sempre la Mb è la società che ha venduto al Consorzio il terreno su cui voleva costruire. Ponzellini, insomma, uno e trino. Finanziatore e doppio beneficiario