venerdì 20 luglio 2012

Ponza, sequestrato il tesoro dell'ex sindaco Case e conti segreti per oltre 1 milione di euro. - Michele Marangon





Sul suo 730 redditi vicini a zero, ma Porzio nascondeva un patrimonio mai dichiarato. Fu arrestato nel settembre 2011.


LATINA - Dichiarazione dei redditi vicina allo zero per lui e la famiglia, nonostante la gestione del pontile sull'isola, con annesso il rimessaggio, frutti almeno 300 mila euro l'anno. E' questo uno degli aspetti più eclatanti emersi dall'indagine patrimoniale che ha portato al sequestro preventivo a carico dell'ex sindaco di Ponza, Pompeo Porzio - arrestato un anno fa -, di beni per un milione e mezzo di euro. La misura, che comprende anche la richiesta di sorveglianza speciale, è stata eseguita venerdì mattina dal personale della divisione anticrimine della questura di Latina guidata da Alberto Intini.
FONDI, AUTO E SOCIETA' - Tra fondi d'investimenti, conti corrente bancari e postali, macchina, scooter, quote societarie ed un appartamento a Roma, il patrimonio sotto chiave è stato valutato in circa un milione e mezzo di euro. Beni di cui Porzio non avrebbe saputo motivare la provenienza. Le indagini sono partite a seguito dell'arresto del sindaco nel settembre 2011 che portò alla caduta dell'amministrazione da lui guidata, fungendo da vero e proprio egemone nella distribuzione di appalti e favori.
Il porticciolo dell'isola di Ponza (Jpeg)Il porticciolo dell'isola di Ponza (Jpeg)
LE PRESSIONI DELLA «CRICCA» - Figura chiave della «cricca» ponzese, il 59enne Porzio avrebbe usato ogni mezzo per sottrarsi alla legalità. L'ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2011 raccontava infatti di come - ancora in carica - avesse esercitato pressioni per ottenere il trasferimento del comandante della stazione dei carabinieri isolana che ne ostacolava i traffici illeciti.
SETTE ARRESTI SULL'ISOLA - Il provvedimento arriva dopo l'ondata di arresti che travolse l'amministrazione comunale dell'isola: il 17 settembre 2011, quando finirono in manette, oltre a Porzio, tre assessori, insieme a tre imprenditori che dalle indagini risultavano favoriti dell'amministrazione: gli assessori Franco Schiano, Silverio Capone e Mario Pesce, gli uomini d'affari Pietro Iozzi, Luca Mazzella e Giovanni Cersosimo. Pochi giorni dopo si dimisero, seguiti da 14 consiglieri comunali su 16. Successivamente si costituì anche l'ex segretario comunale del comune, destinatario di una ordinanza cautelare ai domiciliari, notificatagli al ritorno dalle vacanze.

La Consulta: “I servizi pubblici non si possono privatizzare”. - Andrea Palladino

E’ una doppia bocciatura per i governi Berlusconi e Monti quella sancita poche ore fa dai giudici Supremi , che hanno dichiarato incostituzionale la norma che obbligava i comuni a privatizzare i servizi pubblici locali. "Viola apertamente il referendum del 12 e 13 giugno del 2011", votato da 27 milioni di italiani.


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E’ una doppia bocciatura per i governi Berlusconi e Monti quella sancita poche ore fa dalla Consulta, che ha dichiarato incostituzionale la norma che obbligava i comuni a privatizzare i servizi pubblici locali. Si tratta dell’articolo quattro del pacchetto anticrisi varato da Giulio Tremonti il 13 agosto dello scorso anno, ripreso – e in buona parte rafforzato – dal decreto liberalizzazioni del governo di Mario Monti. Una norma – hanno deciso i giudici costituzionali – che viola apertamente il referendum del 12 e 13 giugno del 2011, quando ventisette milioni di italiani votarono contro la legge Ronchi Fitto, che imponeva la cessione delle quote delle municipalizzate ai mercati. Nell’agosto dello scorso anno, quando lo spread iniziava la sua vertiginosa salita, il governo Berlusconi decise di intervenire con un pacchetto di emergenza, dove venne infilata una norma che, nel titolo, annunciava un adeguamento della legislazione sui servizi pubblici locali al voto referendario. In realtà l’articolo centrale di quell’intervento riprendeva, in un vero e proprio copia e incolla, buona parte della legge appena abrogata dal primo dei quattro quesiti votati due mesi prima.
Pur escludendo l’acqua, Tremonti – artefice di quell’intervento – riproponeva la privatizzazione forzata di servizi essenziali, quali i rifiuti e il trasporto pubblico locale. Il decreto firmato il 13 agosto diventava poi legge ad ottobre, pochi giorni prima della caduta del governo Berlusconi. In quegli stessi giorni molti giornali pubblicavano una lettera della commissione europea che indicava al governo italiano la road map ideale per affrontare la crisi. Tra i punti spiccava la revisione del risultato del referendum, con l’avvio di una nuova stagione di privatizzazioni. Il governo guidato da Mario Monti ha di fatto mantenuto l’intervento voluto dal governo precedente, inserendo le norme dell’articolo 4 all’interno del pacchetto liberalizzazioni, poi approvato dal parlamento, con il voto congiunto di Pdl e Pd. Il ricorso davanti alla corte costituzionale – elaborato, tra gli altri, dai referendari Ugo Mattei e Alberto Lucarelli – era stato presentato lo scorso ottobre dalla regione Puglia. La decisione della Consulta restituisce ora il potere di decidere come gestire i servizi pubblici locali ai comuni, che non saranno più obbligati a cedere tutto ai privati. La possibilità di privatizzare rimane, ma la decisione, a questo punto, sarà esclusivamente politica.

Bruciato vivo il direttore del personale della Suzuki in India.


Scontri tra operai e responsabili d'azienda. Il corpo carbonizzato trovato nella sala conferenze dello stabilimento a Manesar
TMNews CNN
Nuova Delhi, 19 lug. (TMNews) - Il direttore del personale di una fabbrica del gruppo indiano Maruti-Suzuki è stato bruciato vivo e decine di altre persone sono rimaste ferite nel corso dei violenti scontri scoppiati tra gli operai e i responsabili dell'azienda, la cui produzione è stata sospesa.

Il corpo carbonizzato del responsabile, Avnish Kumar Dev, è stato identificato dopo il suo ritrovamento nella sala conferenze della fabbrica a Manesar, a circa 50 chilometri dalla capitale New Delhi, dopo gli scontri avvenuti ieri, ha indicato il gruppo, la cui maggioranza azionaria è di proprietà della casa giapponese Suzuki.

In un comunicato, la Maruti Suzuki, ha descritto Dev come un responsabile "profondamente coinvolto nelle cordiali relazioni industriali" e ha denunciato l'estrema violenza che va al di là dei normali rapporti tra operai e datore di lavoro. Secondo il gruppo, i disordini sono scoppiati ieri mattina, quando un dipendente ha colpito con violenza un caporeparto. Secondo i sindacati, è il caporeparto che ha maltrattato l'operaio.

Maruti ha riferito che i dipendenti armati di spranghe hanno poi colpito dei responsabili "alla testa, alle gambe e alla schiena, provocando emorragie e svenimenti". "La produzione è totalmente sospesa", ha dichiarato un responsabile, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli all'anno, riaprirà. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay, con gli investitori contrari a una chiusura prolungata della fabbrica.

Calzolari, il re di twitter.



Calzolari primo a destra nella foto

Ecco chi è Marco Camisani Calzolari, il re di twitter che ha diffuso valutazioni false sul mio account twitter. Prima di Calzolari Vien Dal Mare solo Steve Jobs. La memoria della Rete non perdona!
Ha realizzato il network ufficiale dei sostenitori di Berlusconi, www.forzasilvio.it, per il quale è anche consulente per attività di comunicazione digitale.
Definisce il libro di Berlusconi “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio” (libro che raccoglie una parte dei messaggi lasciati dagli utenti del sito Forzasilvio.it.) come "un bell’esempio di convergenza analogico-digitale per portare agli analogici il pensiero dei digitali".
Ha sostenuto il comitato per il premio Nobel a Berlusconi.
Ha collaborato all'iniziativa www.rivotiamo.it fatto per ForzaItalia per contestare la vittoria di Prodi del 2006."



http://www.beppegrillo.it/2012/07/calzolari_il_re_di_twitter/index.html

Pm Ingroia in Guatemala, ok da Severino.


Per incarico dell'Onu, ora deve dare via libera il Csm
(ANSA) - PALERMO, 20 LUG - Il ministro della Giustizia Paola Severino ha dato l'assenso al collocamento fuori ruolo del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: la pratica passa al Csm che dovrà autorizzare il pm ad andare a fare il capo dell'unità di investigazioni e analisi criminale contro l'impunità in Guatemala.
A fine maggio Ingroia aveva informalmente annunciato al Guardasigilli di avere ricevuto la proposta di incarico dall'Onu, anticipando l'intenzione di volerla accettare.


http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=536772&IDCategoria=2685#.UAmNBdRWdBU.facebook

L’ASSIST DELL’UDC, ATTACCHI ALLA SICILIA RAFFORZANO AUTONOMISTI




Il primo round l’ha vinto Raffaele Lombardo. L’assist è arrivato, assai probabilmente, dal suo nemico più feroce, l’Udc di Pierferdinando Casini, che per primo ha avanzato l’ipotesi di un commissariamento della Regione siciliana a causa del dissesto finanziario.

Gli attacchi furibondi rivolti alla Sicilia dalla grande stampa del Nord, alcuni partiti di governo, la lettera del presidente del Consiglio, ormai famosa, e da ultimo le aspre critiche dei governatori leghisti e della stessa Lega, hanno trasformato l’iniziativa dell’Udc in un “attacco alla Sicilia”, che ha compattato i partiti siciliani e, soprattutto, l’Assemblea regionale, fino a ieri molto critica nei confronti di Lombardo su tutti i fronti.
La qualità delle iniziative, apparse ai più strumentali e svantaggiose, è diventata un boomerang. Raffaele Lombardo ha spiegato nel dettaglio come stavano le cose, illustrando le criticità del bilancio, ma anche la sua distanza dai pericoli di un crack. Una mano è arrivata, inopinatamente, anche da una delle agenzie di rating, la Fitch, che ha “assolto” il bilancio della regione. Nessun pericolo di default per la Sicilia, hanno affermato i suoi portavoce.
Un ruolo, a nostro avviso, ha avuto uno dei tanti dati sciorinati da Lombardo e dai suoi assessori, riguardante il rapporto fra debito e il Pil:  il debito siciliano rispetto al Pil raggiunge il sette per cento, quello dell’Italia, il 120 per cento. Se la Sicilia fosse in default, l’Italia dove si troverebbe?
Gli aspetti politici di questa fase sono estremamente rilevanti, perché hanno aumentato vistosamente l’area autonomista interna ai partiti ed esterna ad essi, riproponendo il tema delle alleanze.
Intervenendo in aula, dopo le comunicazioni del presidente Lombardo, il capogruppo Pd all’Ars, Antonello Cracolici, ha detto chiaro e tondo che quello subito in questi giorni con il falso default, non è un attacco all’Mpa o a Lombardo ed al suo governo, ma un attacco alla Sicilia. C’è chi mira a tagliarle le gambe, ha concluso Cracolici, suggerendo al parlamento regionale di “viaggiare” compatti alla vigilia dell’incontro a Palazzo Chigi fra Lombardo e il presidente del Consiglio.
Il governatore, com’è noto, ha chiesto anche di partecipare ad un Consiglio dei Ministri che ponga all’ordine del giorno la questione siciliana, come pretende una norma (di valore costituzionale) prevista dallo Statuto speciale. Lombardo vuole essere ascoltato al Quirinale da Giorgio Napolitano, nella qualità di garante della Costituzione.
Lunedì prossimo, inoltre, in piazza Principe di Camporeale, dove ha sede il Commissariato dello Stato, è prevista una manifestazione a favore dell’autonomia e contro “gli attacco romani” allo Statuto siciliano.
In definitiva, il default ha creato un problema a coloro che l’avevano sventolato. Poteva forse essere previsto, valutando con più attenzione, gli elementi che avrebbero giustificato la richiesta del commissariamento e le possibilità concrete di successo dell’iniziativa.
Paolo Sapienza dice:
E' giunto il momento di levare l'ancora, la Sicilia lo può fare ha la propria Costituzione e il proprio Parlamento, può battere moneta, pochi debiti rispetto al PIL ( 7% contro il 120% dell'Italia) e la Repubblica Italiana ci deve una barca di soldi, quindi, è giunta l'ora di salpare con buona pace per la crisi, abbiamo tutto il petrolio che ci serve e controlliamo i rubinetti del gas, perchè subire le angherie di un paese che ci reputa mafiosi, disonesti e nullafacenti?
Dimenticavo la cosa più importante la nostra Sicilia ha una densità di popolazione, rispetto alla superficie del territorio a disposizione, molto bassa, solo 196 abitanti per Kmq.

Marcello Dell’Utri: “l’uomo che non si vergognava mai”. - Lidia Ravera


Fra le varie brutte statuine del presepe politico contemporaneo, spicca da due decenni Dell’Utri Marcello: indagato dal 1994, condannato a nove anni di reclusione nel 2004, ridotti a sette nel 2010 (nonostante ne fossero stati chiesti undici), non ha mai perso un’oncia della sua squisita arroganza.
Oggi, in attesa di giudizio per Concorso esterno in associazione mafiosa, ostenta il consueto stato d’animo superbo: come se l’odioso crimine contestato fosse un blasone, un attributo nobiliare. Fatti di sangue blu. L’accusa di estorsione ai danni del compagno di collusioni (il povero Silvio che non chiarì mai l’origine delle sue fortune) la accoglie con un sorriso sprezzante: oddio, anche questa adesso, che mancanza di fantasia, perché non mi accusate, per una volta, di pedofilia?
Non serve, senatore: ci sono frodi fiscali, false fatture, ville da nove milioni vendute a 21… non s’ha bisogno di inventarsi nulla. Se un morboso ed estroso magistrato, ce la farà, finalmente, ad arrivare fino in fondo, possiamo sperare che, almeno Lei, ci si levi di torno. Nel frattempo, voglia accettare, in segno d’apprezzamento per il suo inimitabile stile, la nomination per il premio Faccia di Bronzo 2012. Un doveroso omaggio a “l’uomo che non si vergognava mai”.