21 luglio 2012 -
Il disegno di legge bloccanomine, quello sbandierato dai partiti politici come un “presidio” contro la carica dei consulenti, è passato all’Ars ieri sera. Tre sedute d’aula, dopo un blitz in commissione orchestrato dal presidente della prima commissione Affari istituzionali dell’assemblea, Riccardo Minardo del Mpa, per partorire una legge che di fatto non blocca le nomine di consulenti né le promozioni di dirigenti nemmeno nei 180 giorni precedenti la scadenza del mandato elettorale, offre la possibilità alla nuova amministrazione di confermare gli incarichi nei primi 60 giorni del mandato. E di fatto cristallizza, normativamente, il principio dello spoil system. Come se i politici avessero bisogno del via libera del parlamento regionale.
Eppure tutti hanno mostrato una generale soddisfazione rispetto all’approvazione. Unica voce fuori dal coro quella di Fli, con il capogruppo Livio Marrocco che invoca l’incostituzionalità della legge e dopo col giudizio senza appello di Fabio Granata: “Il voto dell’Ars, all’indomani del ventennale della strage di via D’Amelio, rappresenta il punto più basso di questa già discutibile legislatura e da’ all’opinione pubblica un segnale devastante. Una maggioranza vile, opaca e collusa che nel segreto ha manifestato la propria arrogante indole e ha nuovamente macchiato la reputazione dell’Assemblea Regionale siciliana e dell’Autonomia, dando fiato e argomenti a chi ne vuole la fine. Vergogna “.
Ma se è possibile, c’è una farsa nella farsa nell’approvazione di questo disegno di legge che – è evidente – passa in versione edulcorata non certo per un favore al governatore uscente Raffaele Lombardo che potrà continuare a nominare, promuovere e incaricare quanto per garantire al governo che verrà e al successivo di continuare nella logica del clientelismo e delle prebende che tanti risultati in termini elettorali portano. E le elezioni, regionali ma anche politiche sono alle porte e di voti c’è bisogno. L’altra farsa, dicevamo, è la bocciatura dell’emendamento presentato, a prima firma, dal presidente della commissione regionale antimafia, Calogero Speziale sostenuto dai “colleghi” Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo. Una modifica al testo di legge così come è stato poi approvato che prevedeva le cosiddette “cause ostative al conferimento di incarichi, norme e decadenze”. Ovvero poneva un veto impedendo l’affidamento di incarichi nelle amministrazioni regionali (enti controllati e anche Province), a tutti coloro che sono stati rinviati a giudizio per reati che vanno dalla corruzione alla concussione, dall’associazione a delinquere a quella mafiosa. Introducendo il paletto del rinvio a giudizio, la norma serviva per evitare le accuse di giustizialismo nei confronti dei “semplici” indagati e metteva nero su bianco una questione di mera opportunità. A prescindere dal risultato finale dei procedimenti giudiziari, che possono anche salvare gli inquisiti, ma che comunque dovrebbero obbligare la pubblica amministrazione alla severità nella scelta dei propri “incaricati”.
L’Ars non la pensa così. Le motivazioni rappresentate nel dibattito sono state fantasiose e articolate: si sono sentiti deputati che contestavano l’esclusione dei reati di pedofilia e altri che consideravano ininfluente l’associazione a delinquere per rissa fra le cause ostative ad un incarico.
Il risultato finale, al di là delle sbandierate moralità, è che l’emendamento è stato bocciato offrendo il via libera a qualsiasi genere di carico pendente nei curricula dei potenziali consulenti della pubblica amministrazione.
Eppure non c’è da stupirsi. L’assemblea regionale siciliana, d’altro canto, è popolata da inquilini non sempre trasparenti. Più di una ventina sono gli inquisiti a vario titoli e gli arrestati si sprecano. Fatto salvo il doveroso principio di non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio, resta il dato inoppugnabile. A promulgare le leggi della Regione siciliana ci sono anche inquisiti.
Il Sud di luglio, in trenta pagine di servizio dedicato all’ultimo scorcio di una legislatura controversa e difficile, mette a nudo i profili politici e a volte poco istituzionali dei parlamentari. E non nasconde, mai, gli aspetti più ambigui dei nostri deputati.
Vi proponiamo qui le schede biografiche di alcuni deputati. Interessati a vario titolo e con vari gradi di coinvolgimento in inchieste giudiziarie che speriamo, comunque, chiariscano. Per il bene dell’istituzione parlamentare in cui siedono:
http://palermo.blogsicilia.it/la-farsa-del-bloccanomine-via-libera-agli-inquisiti/94655/?nl=21072012