Oggi avrei parlato così volentieri del quarto di finale tra Germania e Grecia, degli eurobond e gli eurogol, della politica nel pallone e viceversa. Avrei anche dedicato questa rubrica alla Fiom vittoriosa in tribunale contro la Fiat di Marchionne, con tutto quello che questa vicenda significa fino alle lacrime di gioia di Landini, il principale referente sindacale di tutto ciò. Ma come fare a ignorare o dilazionare un discorso sulle intercettazioni, la legge-bavaglio tornata di moda, la richiesta del Colle di "necessità e urgenza" a tal proposito, le polemiche sulla "storiaccia" che riguarda l'ex presidente del senato ed ex vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura, Nicola Mancino, a proposito di quel tragico periodo '92-'93, le stragi, le trattative Stato-Mafia ecc.?
Come parlar d'altro quando in ballo c'è una questione esiziale come la libertà di informazione nel caso riferita alle massime istituzioni del Paese e a fatti gravissimi della nostra storia recente? Anche perché ci sono formidabili questioni di principio in ballo, ma che poi si collegano alla vita o alla morte delle persone. Prendete una lettera di oggi a il Fatto Quotidiano. E' firmata da Giovanna Maggiani Chelli, dell'associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. Vi dice niente questa strage? Per i più giovani, sotto i vent'anni, non ancora nati allora, c'è internet, per tutti gli altri ci dovrebbe essere la memoria. Giovanna racconta di un convegno/incontro a Viareggio, già nel 2001, in cui il magistrato Gabriele Chelazzi impegnato in inchieste che riguardavano il concorso esterno in quelle stragi di mafia del '93 lamentava l'impossibilità di fruire di intercettazioni più vecchie di 5 anni in base alla legge, cui ogni tanto c'erano deroghe. La signora conclude la lettera scrivendo: "... E' da allora che noi aspettiamo quelle deroghe che consentano ai cittadini di essere informati su ciò che sta avvenendo nel Paese".
Mi sembra il punto centrale. Il punto che dovrebbe toccare l'anima e la testa del legislatore, in direzione di quella verità (o ricerca della), trasparenza e accessibilità degli italiani all'informazione il più possibile veritiera e completa sui fatti tanto gravi. Quindi nella direzione esattamente contraria a quella che tutte le volte che si è parlato di legge-bavaglio anti-intercettazioni si è tentato di imboccare. Quella contraria a quella invocata oggi dal Presidente della Repubblica, che forse una vaga influenza su legislatore - pur nel tripudio indispensabile della divisione dei poteri ... - magari ce la potrebbe pur avere, anche solo (!!!) in forma di "moral suasion", tradotto in un dialettale "senti' a mme!".
Dunque da una parte ci sono i cittadini: sia quelli toccati direttamente dai fatti, dalle stragi, da tutto ciò di cui non si deve sapere e che invece le intercettazioni (legali, legalissime, è questo il nocciolo che si vorrebbe modificare facendo finire tutto nell'illegalità con un giochetto delle tre carte) permettono di conoscere; sia quelli che invece formano "semplicemente" la pubblica opinione indispensabile alla democrazia, di qualunque qualità sia quest'ultima. Dall'altra c'è invece staccatissimo il potere, il Palazzo, le istituzioni ecc. Ossia proprio coloro il cui ruolo delicato dovrebbe garantire la stessa democrazia basata sulla legalità di cui stiamo parlando.
Ma se ci sono a volte prove a volte forti sospetti che la parte del potere sia coinvolta in fatti criminali come emerge dalle intercettazioni, e quella stessa parte sul piano legislativo vuole impedire appunto per legge che queste intercettazioni favoriscano l'accertamento giudiziario e giornalistico della veridicità di tali fatti e coinvolgimenti, il cerchio si chiude. Il potere, il Palazzo, le istituzioni ecc. non stanno difendendo i cittadini e la signora Maggiani Chelli, ma loro stessi. E questo non lo possiamo permettere. Dobbiamo impedirglielo. Ci stanno sottraendo parte decisive di democrazia simulando (anche malissimo) il contrario. La cosa tocca tutti noi, non aspettate un "Grillo ex machina" per forza, magari per poi lamentarvi che "c'è solo lui".