Uno degli allevamenti contaminati (Foto Studio Camera)
Mucche contaminate, latte alla diossina e tre allevamenti diffidati. Dopo l'incendio di Bellolampo, l'allarme inquinamento colpisce anche terreni e animali. Due giorni fa - come anticipato da Repubblica - l'Amia ha rivelato valori di diossina elevati in un terreno di Piano dell'Occhio, ieri l'Asp ha vietato la macellazione e la commercializzazione dei prodotti di altre due imprese agricole che si trovano tra Torretta e Cruillas (una era già stata diffidata). E mentre in città continuano i roghi di cassonetti, è corsa contro il tempo per raccogliere entro mercoledì le mille tonnellate di rifiuti che ancora giacciono per strada.
Ad accertare la presenza nel latte della sostanza tossica sono stati gli operatori dell'Istituto zooprofilattico di Teramo. In ben tre casi i tecnici hanno riscontrato livelli due volte superiori a quelli consentiti. L'Asp ha subito notificato i provvedimenti agli allevatori: il latte prodotto non potrà essere venduto e dovrà essere monitorato ogni giorno dall'Istituto zooprofilattico di Palermo, mentre gli animali non potranno lasciare gli allevamenti né essere macellati. Da piazza Ottavio Ziino escludono comunque rischi per la salute umana e assicurano di aver già adottato gli opportuni provvedimenti: "La situazione ambientale nella zona di Bellolampo è sotto controllo - dice Lucia Borsellino, direttore generale del dipartimento attività sanitarie dell'assessorato regionale alla Salute - pur nella criticità dovuta alla presenza di valori di diossina in alcuni casi superiori ai valori massimi".
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Un appello a mantenere la calma, che però non convince chi da anni segue la questione Bellolampo. Per Salvatore Durante, presidente della Rete rifiuti zero, "l'allarme sarebbe dovuto scattare da anni, ma Asp e Arpa non hanno mai effettuato regolari controlli. Bisognerebbe vietare gli allevamenti che sorgono nel raggio di almeno 20 chilometri dalla discarica, fino a Cinisi e Carini, dove i livelli sono altissimi anche a causa del cementificio". Per il biologo ed ecologo Silvano Riggio non c'è un rapporto diretto di causa-effetto, ma la situazione va monitorata: "Se avessero effettuato gli stessi campionamenti prima dell'incendio, avrebbero trovato la stessa concentrazione. La diossina si accumula negli anni e ha effetti a lungo termine. L'allarmismo di queste settimane sembra eccessivo. Bisognerebbe invece fare un'analisi epidemiologica sulla popolazione che abita a ridosso della discarica per valutare gli effetti negli ultimi 30 anni".
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A decidere sul da farsi sarà il tavolo interistituzionale voluto dall'assessorato regionale alla Salute al quale dopodomani parteciperanno anche rappresentanti del ministero e di Amia. Intanto, in città, continuano le operazioni per svuotare le strade dall'immondizia accumulata, che viene trasportata in discariche fuori provincia. Amia ha fatto i salti mortali per garantire la raccolta ordinaria e straordinaria su tre turni anche nel fine settimana. Gli operai viaggiano al ritmo di mille tonnellate al giorni, a fronte di una produzione media di circa 800 tonnellate. Secondo le previsioni dell'azienda, ci vorranno ancora tre giorni per tornare alla normalità. Ieri i gruppi pala che rimuovono le montagnette per strada hanno ripulito i quartieri Brancaccio, viale Regione, viale Michelangelo e via Messina Marine, aree in cui si sono registrati numerossimi i roghi notturni.
Oggi sarà la volta di nuovi interventi in Corso dei Mille, villaggio Santa Rosalia, viale Aiace, Stazione San Lorenzo, zona Marinella e Bonagia. Tutti quartieri dove più volte gli operai dell'Amia, da due giorni aiutati dai dipendenti del Coime messi in campo dal Comune, sono stati costretti a tornare più volte. A preoccupare davvero, però, è il futuro della discarica, che verrà decretato domani durante la riunione plenaria convocata dalla struttura commissariale per l'emergenza.
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