domenica 26 agosto 2012

La ricetta di Stiglitz: combattere le disuguaglianze per far ripartire la crescita.


L’uscita dell’ultimo lavoro di Joseph Stiglitz, “The Price of Inequality: How Today’s Divided Society Endangers Our Future” (il prezzo della disuguaglianza: come la società divisa di oggi mette in pericolo il nostro futuro), è importante per due fondamentali motivi. Perché l’economista Nobel denuncia l’insensatezza delle politiche di austerità in un periodo di depressione come quello attuale, e perché punta il dito sugli effetti negativi delle disuguaglianze dei redditi sulla crescita del Pil, mostrando come negli Stati Uniti quest’ultimo aspetto sia divenuto tanto patologico da far diventare il mito del “sogno americano” solo un pallido ricordo.
Stiglitz torna ad intervenire sull’argomento sulle colonne del Los Angeles Times  puntando direttamente a chiarire che i problemi di sviluppo che le economie avanzate stanno oggi affrontando hanno una fondamentale radice: la debolezza della domanda aggregata. Ed è evidente che la porzione di reddito che viene spesa è più elevata nelle fasce più basse di reddito mentre diminuisce al crescere del reddito. La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi – che è aumentata ovunque, ma in alcuni paesi di più che in altri – è pertanto diventata un problema strutturale dello sviluppo delle economie avanzate.
Per queste sue evidenti implicazioni il concetto, prosegue Stiglitz, dovrebbe risultare immediato anche per i sostenitori dell’”economia dell’offerta” (supply-side economics), che individuano nella bassa produttività un importante freno alla crescita. Allo stesso tempo è necessario considerare che l’aumento delle disuguaglianze tra i redditi non è solo il risultato dell’operare delle cosiddette forze del mercato, ma anche l’esito inevitabile di comportamenti imprenditoriali che hanno premiato la ricerca di una rendita piuttosto che l’investimento produttivo. Meno investimenti produttivi e maggiori disuguaglianze nei redditi hanno dunque minato profondamente le prospettive di crescita delle economie avanzate. Un combinato disposto assolutamente esplosivo: non solo risulta indebolita la domanda aggregata, ma tendono anche ad indebolirsi i presupposti per la costituzione di una base produttiva ad alto potenziale di crescita, nella quale siano incorporati nuovi saperi ed innovazione. In un contesto nel quale investire equivale ad andare alla ricerca della miglior posizione di rendita finanziaria, anche il sistema del credito risulta distorto venendo a mancare quella fondamentale attività di prestito alle imprese per la realizzazione di investimenti nel settore dei beni reali.
Ora la questione cruciale che Stiglitz intende sottolineare è la seguente: far sì che gli investimenti tornino ai settori produttivi non è una operazione trascendentale. Sarebbero infatti necessarie una migliore regolamentazione finanziaria, migliori e più incisive leggi antitrust, una legislazione sulle imprese che limiti il potere dei grandi manager di fissarsi arbitrariamente le proprie retribuzioni, e nel complesso una maggiore trasparenza in tutti questi ambiti. Inoltre poiché la maggior parte del reddito delle fasce più alte della distribuzione deriva dai guadagni di operazioni puramente finanziarie e/o speculative, una tassazione maggiormente progressiva (ed in particolare una tassazione dei capital gains) sarebbe un utile deterrente. Peraltro, l’eventuale utilizzo da parte dello Stato dei maggiori introiti fiscali potrebbe trovare impiego in investimenti pubblici ad alta redditività, producendo in questo senso un duplice effetto positivo.
In generale i paesi che presentano un alto tasso di diseguaglianza tendono a disinvestire nel benessere collettivo, spendendo troppo poco rispetto a quanto dovuto in istruzione, innovazione ed infrastrutture. Ed oggi gli investimenti pubblici sono particolarmente importanti: aumentano la domanda nel breve periodo e la produttività nel medio termine. Rivolgendo l’attenzione agli Stati Uniti, Stiglitz inoltre sottolinea come proprio una ripresa dell’investimento pubblico nell’istruzione potrebbe riportare in auge il mito del “sogno americano”.
In sintesi: è necessario revisionare profondamente le priorità dell’agenda della politica economica, passando dall’obiettivo di riduzione del bilancio pubblico a quello di favorire una migliore distribuzione dei redditi. Gli effetti espansivi che si otterrebbero andrebbero inoltre a beneficio della stessa riduzione del deficit pubblico. E’ la bassa crescita a generare deficit di bilancio pubblico, non il contrario. E conclude: “Possiamo raggiungere il livello di ricchezza diffusa che ha caratterizzato le decadi dopo la Seconda Guerra Mondiale”.  Quei “30 anni d’oro” in cui hanno prevalso negli USA e nel resto del mondo politiche di stampo keynesiano.
Sullo stesso argomento, in italiano, si può leggere un articolo di Stiglitz pubblicato il mese scorso su Project Syndicate.

Orrore!



Ammessi, anzi richiesti, scongiuri di ogni tipo...

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Bruciati cento milioni nella falsa bonifica in Friuli nuovi guai per la Protezione civile. - Paolo Berizzi



Una "Maddalena bis" nella laguna, chiesti 14 rinvii a giudizio. E un commissario nominato da Bertolaso per l'inquinamento fantasma.

UDINE - Questa è la storia di una laguna che è diventata una mangiatoia. Una laguna malata e mai bonificata. Un buco nero di sprechi e veleni nel quale lo Stato ha annegato 100 milioni. È una storia di fanghi al mercurio e commissari indagati, di canali otturati e analisi creative. Per raccontare lo scandalo della laguna di Grado e Marano basterebbe dire come è iniziato e come sta (forse) finendo. È iniziato con uno stato di emergenza (3 maggio 2002, ministro dell'Ambiente era Altero Matteoli) e la nomina di un commissario da parte dell'allora boss della Protezione civile Guido Bertolaso (dall'anno dopo e fino allo stop di Monti si andrà avanti col sistema della deroga che ha causato le porcate del G8 e della ricostruzione post-terremoto dell'Aquila).

Lo scandalo sta finendo con la richiesta di rinvio a giudizio per 14 persone (tra commissari e soggetti attuatori; diversi i politici di entrambi gli schieramenti). Dovranno rispondere di peculato, omissione e truffa ai danni dello Stato. Non solo: si sta prefigurando anche il reato di disastro ambientale. Perché - ha scoperto Viviana Del Tedesco, il sostituto procuratore di Udine che indaga sulla vicenda e ha firmato le 40 pagine d'accusa - i lavori per l'eliminazione dei fanghi inquinanti ("un falso presupposto"), in questi dieci anni - ecco l'ulteriore beffa - hanno provocato, a loro volta, seri danni alla laguna. "Sia alla morfologia che all'ecosistema". Per la serie: non bastava sprecare 100 milioni per non risolvere un problema; bisognava anche aggravarlo. 
Un pasticcio all'italiana. Con tutti gli ingredienti al loro posto e qualche chicca... 

Per esempio l'immancabile cognato (indagato) di Bertolaso, quel Francesco Piermarini esperto di cinema ma anche di bonifiche, ma forse più di cinema se dopo il flop della Maddalena (72 milioni per ripulire i fondali che però sono ancora pieni di idrocarburi) l'hanno imbarcato (47mila euro) anche in questa folle operazione nell'Alto Adriatico finita nella maxi-inchiesta della procura di Udine. L'hanno chiamata, non a caso, "finta emergenza del Sin" (sito inquinato di interesse nazionale, la laguna appunto). In origine è lo stabilimento Caffaro di Torviscosa. La Caffaro sta alla chimica come l'Ilva sta all'acciaieria. Fondata nel 1938 alla presenza di Mussolini come sede produttiva del gruppo "Snia Viscosa", più di 25mila tonnellate di prodotti venduti ogni anno. Adesso l'azienda è chiusa (il gruppo Snia è in amministrazione straordinaria). Per anni, però, la Caffaro ha sputato veleno. Fango al mercurio trascinato in laguna dai fiumi Aussa e Corno. Il risultato è che lo specchio d'acqua antistante lo stabilimento si è riempito di metalli. I canali (cinque) si sono intasati rendendo sempre più difficile la navigazione e mandando su tutte le furie le marinerie di Aprilia Marittima (si costituiranno parte civile assieme a Caffaro). "Era chiaro fin da subito che l'inquinamento riguardava solo una minima parte della laguna di Grado e Marano  -  osserva il pm Del Tedesco  - . Ma qualcuno ne ha approfittato". 

È il 2001, iniziano le sorprese. La commissione fanghi nominata dalla Regione deposita un progetto definitivo per i drenaggi di tutti i canali. Lo studio viene consegnato il 28 febbraio 2002. Resterà nel cassetto per dieci anni. Due giorni fa la Guardia di finanza di Udine va a prenderlo a Trieste negli uffici della Regione. Una scoperta "interessante". Per due motivi: primo, il 3 maggio del 2002  -  tre mesi dopo il deposito della ricerca  -  il ministero dell'Interno decreta lo stato di emergenza. Che manda il progetto in soffitta. Secondo: il piano "dimenticato" dalla Regione (quanto è costato?) prevedeva di rimettere i fanghi tolti dai canali in laguna (come si fa dai tempi della Serenissima) e non certo, come si è deciso dopo, di portarli a Trieste o a Venezia, o stoccarli come rifiuti speciali in vasche di colmata che cadono a pezzi. Perché si sono scordati del progetto? La risposta ce l'hanno i magistrati. "Hanno voluto e poi cavalcato lo stato di emergenza per abbuffarsi di incarichi, consulenze, nomine, poltrone ". Un valzer costato 100 milioni in dieci anni. I commissari che si avvicendano sono tre. Il primo (giugno 2002) è Paolo Ciani, consigliere e segretario regionale di Fli, già assessore all'ambiente.

In Regione, e infine a Gianni Menchini, geologo vicino all'assessore pidiellino Riccardo Riccardi.
L'anno scorso il premier Monti, d'accordo col ministro Corrado Clini e con il nuovo capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, decide che può bastare: stop al commissario della laguna. I fari della magistratura sono già accessi. Il prosciugamento del denaro pubblico è iniziato con le analisi dei fanghi. Costate 4 milioni, si rivelano inutili perché mai validate da nessun organismo pubblico. I carotaggi vengono affidati alla Nautilus, un'azienda calabrese all'epoca sprovvista del certificato antimafia. Poi arrivano gli altri "investimenti". Gettati, è il caso di dire, nel fango. Vasche di raccolta e palancole (paratie di ferro) garantite 64 anni che a distanza di sei anni stanno crollando (il metallo si sbriciola e inquina la laguna). I commissari ottengono strutture da 30 persone, gli stipendi schizzano da 5 a 11mila euro al mese. Una bengodi per tecnici e soggetti attuatori. 

Una piccola Maddalena, con la sua cricca. Persino grottesche alcune iniziative messe in campo: dopo il decreto dello stato di emergenza per inquinamento ambientale, all'Università viene commissionato uno studio di fattibilità per installare un'attività di allevamento di molluschi nella stessa laguna. In tutto questo non può mancare la ciliegia sulla torta: al netto dei 100 milioni spesi, l'area Caffaro  -  secondo alcuni l'unica inquinata, secondo altri l'epicentro della presunta pandemia dell'intera laguna (1600 ettari)  -  , non è stata mai bonificata. È il colmo. La giunta regionale tace. Sulla vicenda l'unica a martellare è l'emittente televisiva locale "Triveneta". Intanto i magistrati vanno avanti. Malata curabile, immaginaria o terminale, per la laguna gli orizzonti sono sempre meno blu.

Ignazio La Russa in 'Sbatti il mostro in prima pagina'.



"Questa manifestazione vuole dimostrare che è possibile battere il comunismo, che è possibile battere i nemici dell'Italia. E che insieme lo faremo". La Russa arringa la folla in un comizio della Maggioranza Silenziosa poi utilizzato dal regista Marco Bellocchio per il suo film del 1972.

Paolopietro Rossi su fb dice:

Il Cabaret del TALEBANO..(Anno DOMINI 1972)
ovvero, lo scoppiettante Ignazio che aizza e la cui comicita' e' platealmente carente, malgrado gli sforzi ed i suggerimenti dal mondo del caleidoscopico Fiorello.....Ahh ahh ahh ahh


Ironizzando...



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A Bacoli vince «il fai-da-te» la spiaggia la puliscono i bagnanti.



NAPOLI - A Bacoli alla loro spiaggia ci tengono. Ed anche molto. Con sistematica periodicità puliscono la sabbia ma anche il mare. Una azione che ha consentito ai residenti di conquistare il premio «Cittadini attivi estate 2012» 
Hanno pulito mare e spiagge ma anche la pista ciclabile. Il premio è stato assegnato dai Verdi Ecologisti guidati dal commissario Francesco Emilio Borrelli allì'associazione e blog Freebacoli.

Nella sola ultima settimana - spiega Borrelli - ci sono state due iniziative estremamente lodevoli. La prima promossa da Adelaide Di Meo, insegnante di materie letterarie presso il Liceo "Lucio Anneo Seneca" di Torregaveta è stata promotrice dell'ennesimo episodio di "cittadinanza attiva" capace di dare fiato all'apatia collettiva che da troppo tempo contraddistingue la comunità flegrea.

I cittadini bacolesi coadiuvati da alcuni extracomunitari che spontaneamente hanno preso parte all'operazione di pulizia, sotto gli occhi esterrefatti di molti cittadini che transitavano, hanno raccolto ventidue sacchi grandi di spazzatura per pulire il viale di ingresso della pista ciclabile, ormai impraticabile per la discarica a cielo aperto. Le buste sono state acquistate dagli stessi cittadini. «Sempre i bacolesi - continua Borrelli - con il supporto di Freebacoli hanno anche raccolto diversi quintali di "monezza", che da qualche giorno imbrattavano il litorale, rimossi dopo qualche ora di puro volontariato svolto prevalentamente dai residenti». 

Le buste riempite da spazzatura, oltre una quindicina, sono state poi trasportate verso l'area di Casevecchie, per poiconfluire all'interno dei capannoni dell'Avino al Fusaro, tutt'oggi utilizzati per il servizio di raccolta differenziata gestito dalla Flegrea Lavoro. Ennesimo esempio di "cittadinanza attiva" con altre pulizie che si sono ripetute anche in altre spiagge libere del comune durante tutta l' estate.


http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=215697&sez=CARA_SPIAGGIA

Casoria - Centro anziani ristruttutrato da disoccupati e volontari.



articolo Il MATTINO del 25 AGOSTO 2012