domenica 9 settembre 2012

Comincia il calcio e l'uomo perde il ben dell'intelletto.



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'Cacciatori in casa' Vende villa sull'Etna.


Il proprietario stufo espone un cartello: 'Hanno ucciso già 4 gatti'.

CATANIA - Gli appassionati di attività venatoria, armati di doppiette, già all'alba fanno irruzione nel giardino della loro villa e sparano a qualunque cosa si muova, e hanno già ucciso quattro gatti domestici. Accade a Santa Venerina, paesino alle pendici dell'Etna, dove i proprietari stanchi delle invasioni dei cacciatori stanno pensando di 'arrendersi' e hanno esposto il cartello 'vendesi' dell'immobile accompagnato dalla spiegazione: "perché i cacciatori mi sparano dentro casa".
"Siamo stanchi - spiega Cesare Scuderi, proprietario della villa, in un'intervista al quotidiano La Sicilia - i cacciatori, entrano nel giardino e arrivano davanti casa nostra con i cani, per cercare di uccidere conigli e volatiti. Solo che spesso sbagliano: ogni volta che sentiamo un colpo temiamo per qualcuno dei nostri gatti: ne hanno già uccisi quattro".
"Dal terrazzino raccogliamo pallini esplosi dalle doppiette - ricorda la moglie del signor Scuderi - una volta abbiamo visto, davanti la nostra cucina, un cacciatore scappare e andarsi a nascondere dietro un albero, rincorso da un cane". Sulla vicenda la famiglia Scuderi ha anche presentato delle segnalazioni alle forze dell'ordine. "Non sappiamo cos'altro fare - conclude la coppia - noi ci sentiamo a rischio....".

Da Mangano a Umberto Eco: il Marcello bibliofilo sotto sfratto. - Davide Vecchi



Dopo il lago di Como, Marcello Dell’Utri lascia anche il centro di Milano: la biblioteca di via Senato, che con la Fondazione l’ex manager Publitalia presiede dal 1997, è costretta a trasferirsi a Segrate, in un anonimo centro polifunzionale. Oltre 120mila libri rari a giorni saranno portati via: non ci sono più fondi per mantenere la bellissima palazzina con giardino interno. “L’affitto non è più compatibile”, ha ammesso con rammarico. Tradotto: sono finiti i soldi. E il munifico amico di sempre, Silvio Berlusconi ha chiuso i rubinetti. L’addio è sofferto, quasi drammatico. Dell’Utri è costretto ad abbandonare l’immagine di bibliofilo colto ed esperto che ha tentato di cucirsi addosso e che gli aveva permesso di compiere il salto dallo stalliere mafioso Vittorio Mangano a Umberto Eco. Uno degli attori principali della presunta trattativa tra Stato e mafia è infatti vicepresidente dell’Aldus Club, l’associazione internazionale di bibliofilia presieduta da Eco. Vice con Dell’Utri è l’ex ministro ed esponente del Pci Gianni Cervetti, mentre il segretario generale è Mario Scognamiglio.
Una genesi incompiuta quella di Dell’Utri. Perché nel bellissimo cortile interno di via Senato, tra presentazioni di libri e pièce teatrali, è proseguito il passaggio di mafiosi di vario rango. Nell’ottobre 1998 la Dia seguì fin qui Natale Sartori, socio della figlia di Mangano in una cooperativa di pulizie e pedinato per un’indagine per droga. Anche il medico decisamente mafioso Salvatore Aragona raccontò di essere passato dal civico 14 di via Senato. “Sono stato invitato al circolo, la sede culturale e intellettuale di Dell’Utri in via Senato” disse nel maggio 2001 parlando al telefono con Giuseppe Guttadauro, il boss di Brancaccio. E “con Dell’Utri bisogna parlare”, “alle elezioni del ‘99 ha preso impegni” con il boss Gioacchino Capizzi, ma “poi non s’è fatto più vedere”. Gli impegni bibliofili si facevano stringenti, i libri di cui valutare l’acquisto diventavano sempre più importanti. In quegli anni il senatore acquista una lettera di Cristoforo Colombo: la rivenderà nel maggio 2009 per 659mila euro all’amico Marino Massimo De Caro. Un altro esperto del ramo. Commerciante di libri antichi, collaboratoredell’ex ministro Giancarlo Galan, un passato da console del Congo e un presente in carcere: ha rubato migliaia di volumi pregiati dalla biblioteca Girolamini di Napoli che ha diretto fino all’arresto, lo scorso maggio.
Irrisolto, invece, il furto avvenuto nel 2002 alla collezione Scognamiglio. “È stata una profanazione”, disse. La libreria di via Rovello, frequentata da Eco, Giulio Andreotti, Oliviero Di-liberto, Cervetti, Gianfranco Dio-guardi e Dell’Utri ha visto i natali dell’Aldus Club, ma anche sottrarsi 300 tomi rari collezionati e gelosamente custoditi da Scognamiglio che si è poi dedicato alle collezioni altrui. Aiutando Dell’Utri a crearsene una sua. Ma il senatore non ne ha mai seguito i consigli, non si fidava.
Quando nel 2007 il cofondatore di Forza Italia decise di comprare i diari di Mussolini, Scognamiglio lo sconsigliò. Dell’Utri non sentì ragioni e pagò 12 milioni, certo che fossero originali. Si è dovuto ricredere: tutte le perizie calligrafiche effettuate su quei diari accertano che sono falsi. L’ultima perizia, conclusa appena tre settimane fa, certifica che l’autore in realtà è Amalia Panvini, una signora di Vercelli già condannata con la madre Rosetta per aver prodotto testi falsi di Mussolini spacciati come autografi.
L’essere caduto in errore non ha scalfito la sicurezza di Dell’Utri che ha continuato a comprare libri in giro per il mondo, dall’America alla Francia. Nell’ottobre 2007 acquista un volume per 7.000 euro sull’arte islamica all’International general rare books. Dieci giorni dopo, altri 7.000 euro alla Librairie des amateurs di Parigi. Nel febbraio 2008 firma un assegno da 9.500 euro a Montepulciano. Una settimana dopo 5.000 a Modena. La passione è incontenibile. Infinito il conto corrente aperto presso il Credito Cooperativo Fiorentino presieduto dall’amico e collega di partito Denis Verdini. Il deposito di Dell’Utri già nel 2006 era esposto per due milioni. A coprire i buchi interveniva Berlusconi e nei momenti di emergenza era la banca a foraggiare il senatore, permettendo aperture di credito senza garanzie, esclusa la villa di Torno ipotecata fino al terzo grado. Così i libri divennero garanzie.
Quando nel febbraio 2010 Dell’Utri chiede l’ennesima proroga al fido per 400mila euro, il cda dell’istituto la concede perché “il senatore è uno dei maggiori collezionisti al mondo (ci viene detto) di libri antichi. La collezione dovrebbe avere un valore di alcuni milioni”. E garantiscono: “Il senatore ha intenzione di vendere qualche libro”. Lui invece compra. L’ultimo acquisto risale al 29 marzo: 17mila euro per 17 volantini delle Brigate rosse stampati negli anni Settanta. Ma i liquidi nel frattempo erano arrivati dall’amico Silvio che l’8 marzo aveva acquistato la villa sul lago di Como per 20 milioni.
L’amico di Arcore aiuta anche la fondazione di via Senato. Gli sponsor ufficiali sono da sempre quattro: Mediaset, Mondadori, Mediolanum e Publitalia 80. Manca solo il Milan, ma certo, avrà pensato Dell’Utri, una squadra di calcio non può finanziare iniziative culturali. Eppure anche l’esperienza della biblioteca è destinata a finire. Al civico 14 della centralissima via Senato rimarrà l’abitazione di Dell’Utri, che qui vive con i figli Araga e Marco Jacopo Alessandro e la moglie Miranda Ratti. I 120mila volumi andranno a Segrate, non ci sono più fondi per l’affitto. Silvio ormai ha saldato. L’amico Verdini non ha più una banca e la Procura continua a indagare scoprendo, ad esempio, che il senatore ha 70 conti correnti all’estero. Ma va dato atto a Dell’Utri di essere riuscito a far dire di sé che è un uomo colto. Come scrisse Montanelli: “Dell’Utri è un uomo colto, soprattutto sul fatto”.
Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2012

ARRIVA IL "PILLOLO": ANTICONCEZIONALE MASCHILE SENZA EFFETTI COLLATERALI. - Valentina Sanseverino


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La scoperta è rivolta esclusivamente ai signori uomini: presto, infatti, saranno loro ad avere la responsabilità di prendere la discussa pillola, anzi il “pillolo”. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista “Cell” sarebbe in dirittura d’arrivo, grazie alla ricerca condotta da Qinglei Li, professore presso l’A&M College di Medicina Veterinaria e Scienze Biomediche, parte di un team di ricercatori guidato da Martin Matzuk presso il Baylor College of Medicine e James Bradner del Dana-Farber Cancer Institute, il primo anticoncezionale maschile. "Si tratta - ha spiegato l'autore della scoperta - di una pillola basata su un composto chiamato JQ1 che funziona come un inibitore della produzione di sperma e della sua mobilità".
Il composto, scoperto per caso mentre si studiava la sua efficacia nelle terapie per la cura del cancro, è assolutamente privo di effetti collaterali e di rischi: “Lavorando sui topi – prosegue Li -, abbiamo constatato che il composto influisce drasticamente sulla produzione di sperma e un'ulteriore buona notizia e' che sembra sinora non riportare alcun effetto collaterale. Una volta che la somministrazione viene sospesa, i topi hanno ripreso la produzione normale di sperma ai tassi precedenti l'assunzione. La pillola, inoltre, non influenzerà in alcun modo la tenuta sessuale o la salute dei figli futuri”.
vignettapillolo
La commercializzazione, per gli scienziati del team di ricerca, è più vicina di quanto si possa pensare: “Per iniziare le sperimentazioni cliniche sugli esseri umani – comunicano -  ci vorrà ancora qualche tempo, anche se abbiamo compiuto un passo insperato nella giusta direzione”. Sebbene infatti se ne discuta da decenni, nessuno finora è mai riuscito a portare a termine la creazione di un contraccettivo maschile per cui, secondo recenti sondaggi, gli uomini sarebbero pronti. Se infatti detestano portare fuori la spazzatura o chiedere indicazioni stradali quando si perdono, il sondaggio ha rivelato che invece il 70% degli uomini si è dichiarato disposto a prendere una pillola per evitare gravidanze indesiderate. Anche perché il vantaggio maggiore di questo tipo di contraccezione è l’assenza di effetti collaterali, che invece caratterizza i contraccettivi femminili: questi ultimi, infatti, interferiscono con gli ormoni, soprattutto gli estrogeni, mentre il “pillolo” non incide sui livelli di testosterone.

sabato 8 settembre 2012

MANIPOLAZIONE DELLE MASSE. - Noam Chomsky



Noam Chomsky, Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, ha affermato: "La mia sensazione personale è che i cittadini delle società democratiche dovrebbero intraprendere un corso di autodifesa intellettuale per proteggersi dalla manipolazione e controllo, e per porre le basi per una democrazia più significativa." 

e ha elaborato la lista delle 10 strategie della m
anipolazione attraverso i mass media:

1) La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2) Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3) La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4) La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5) Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende a usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, a una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6) Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8) Stimolare il pubblico a essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9) Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10) Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica sia psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore e un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.
Nonostante sia da alcuni criticato per le sue posizioni altermondiste vicine al movimento anti-globalizzazione, i maggiori organi d'informazione dimostrano grande considerazione e stima per lo studioso. Il New York Times scrive:[7]"Giudicato in termini di gamma, potenza, novità e influenza del suo pensiero, Noam Chomsky è probabilmente oggi il più importante intellettuale vivente. Egli è anche un intellettuale fastidiosamente bipartito. Da un lato vi è un ampio corpus rivoluzionario di eruditi studi linguistici altamente tecnici, in gran parte troppo difficili per chiunque non sia linguista professionista o filosofo, dall'altro, un corpus altrettanto considerevole di scritti politici, accessibili a qualsiasi persona alfabetizzata, spesso esasperatamente ingenui. Il "problema Chomsky" è quello di spiegare come questi due aspetti combacino". The Nation: "Noam Chomsky è una fonte inesauribile di sapere". The Guardian: "Insieme a MarxShakespeare e la Bibbia, Chomsky è tra le dieci fonti più citate nella storia della cultura".
Ha di recente appoggiato, per le elezioni politiche italiane del 2008, la lista di Sinistra Critica[8][9].

Sempre sul caso Favia....


Franzo Grande Stevens

Forse molti non ricordano qualcosina che riguarda Formigli:
Il 20 febbraio 2012 viene condannato, in solido con la RAI, al pagamento di sette milioni di euro dal Tribunale di Torino, in seguito a un servizio giornalistico comparativo sull'Alfa Romeo MiTo, all'interno della trasmissione AnnoZero, nel quale veniva data un'informazione "incompleta e parziale e atta a indurre nel telespettatore medio una percezione errata del confronto tra le vetture", lesiva della "reputazione della Fiat Group" e del "senso di dignità professionale di un assai rilevante numero di lavoratori Fiat".[1] La RAI è stata ritenuta corresponsabile quale editore, "per il solo fatto di avere messo a disposizione i suoi mezzi di organizzazione e diffusione, conservando, quale datrice di lavoro, la potestà di dettare regole di comportamento e di adottare le concrete decisioni circa i modi di svolgimento della prestazione".[2] Formigli e la Rai hanno fatto ricorso presso la Corte di Appello di Torino, la quale ha sospeso l'esecutività della sentenza in quanto "i motivi di appello appaiono connotati da requisiti di serietà plausibili". (wikipedia)
Poò essere che il Formigli si sia accordato con tale Franzo Grande Stevens (l'avvocato dell'avvocato) che ha tanto ostacolato l'ascesa del M5s già all'epoca del v-day di Torino:

Poi, dal 25 aprile, il comico genovese ha proseguito il suo show attaccando l'avvocato Franzo Grande Stevens (l'avvocato dell'Avvocato) ....http://magazine.libero.it/eventi/generali/ne7965.phtml
Una maniera come un'altra per mettere in pratica un "do ut des"; Formigli si accorda con Favia, che sta per uscire dalla scena politica e, quindi, ha un suo interesse a mettersi in mostra per eventuali candidature in altro partito, e "assieme" fanno un favore a chi con l'attuale politica marcia e corrotta ci naviga alla grande!
By Cetta.

Il gelato nascosto.




Vday 8 settembre, cinque anni dopo. Official bootleg
Intervento di Maurizio Ottomano, Freelance Journalist

"Molti non aspettavano altro in Italia: un diretto ben assestato alla mascella sta facendo vacillare il MoVimento 5 Stelle, lo spauracchio numero uno per i politici professionisti e tutti coloro che vi girano intorno .
Apparentemente, è bastato far sfogare un Consigliere M5S della Regione Emilia in un "fuori-onda" rubato (secondo chi lo avrebbe realizzato), per scatenare il dibattito fuori e dentro il MoVimento e mettere in difficoltà il suo portavoce più insigne, Beppe Grillo, nonchè il compagno di tante battaglie Gianroberto Casaleggio. Lo scoop pare senza possibilità di replica; Gaetano Pecoraro di Piazzapulita incastra Favia con un microfono creduto spento dall'esponente del M5S, il quale si lascia andare ad uno sfogo contro quello che definisce "la mente freddissima, molto acculturata", la persona che nega la democrazia all'interno del MoVimento, colui che decide candidati e liste, il padre-padrone Gianroberto Casaleggio. Ce n'è anche per Beppe Grillo, perchè "il problema è su e o si levano dai cogl..oppure il MoVimento a loro gli esploderà in mano", invito senza molte metafore a togliersi di mezzo. Pagina di grande giornalismo o fuori-onda concordato ad hoc?
PREMESSA
La puntata di Piazzapulita del 6 settembre annuncia una non ben identificata "operazione verità" sul M5S. Tra gli ospiti, molto stranamente, il più agguerrito nell'attaccare la mancanza di democrazia all'interno del M5S, a suo dire comunicatagli da molti non ben precisati attivisti, è Luca Telese. Telese è novello transfuga da "Il Fatto Quotidiano", lasciato per fondare un suo giornale, sempre a suo dire, meno allineato con le posizioni dei grillini. "Pubblico" è, secondo il suo fondatore, la risposta al giornalismo dipendente dalla vecchia partitocrazia, in una concezione di indipendenza totale. Sarà, ma le dicotomie nel grouping della nuova iniziativa editoriale sono abbastanza palesi. Il sito è registrato a nome di Tommaso Tessarolo, definito come da suo blog, “il più giovane dirigente della storia del gruppo Fininvest" ed ex-consulente strategico per la TV Digitale Mediaset, nonchè direttore di Current TV Gruppo Sky. Nella Pubblico Edizioni srl troviamo poi l'avvocato Feverati, che lavora per l'agente di Telese: i tre hanno insieme il 51% delle azioni della società. Il rimanente 49% è diviso tra Lorenzo Mieli, produttore televisivo (X-Factor) e cinematografico, figlio di Paolo Mieli nonchè fidanzato di Clementina Montezemolo, figlia di Luca Cordero. Con Lorenzo Mieli anche Marco Berlinguer (ex-Liberazione), figlio di Enrico e fratello della compagna di Telese, Laura Berlinguer. All'interno della società anche Mario Adinolfi*, giornalista saltato da Radio Vaticana al TG1, all'attivismo prima nella DC e poi nel PPI, per essere ora deputato in carica nel PD di Bersani con l'appoggio di Franceschini. In più, varie firme del giornalismo italiano tra cui lo stesso Corrado Formigli e Francesca Fornario ex "L'Unità", che accusò duramente Daniele Luttazzi di plagio nel 2010 decretando praticamente la fine della carriera televisiva. Alla fine, di potenziale distanza dalla logica della partitocrazia, non se ne vede poi molta. Ecco quindi che Telese, che tante buone parole aveva speso per il M5S in passato, diventa un implacabile accusatore, quasi una sorta di co-conduttore per aiutare il suo "collaboratore" (al giornale) Formigli, a traghettare negli spettatori l'idea che qualcosa nella democrazia del M5S, non stia funzionando e che quel qualcosa si chiami Casaleggio. Idea che passa dalle testimonianze di Sonia Alfano (IDV) e Serenetta Monti, due persone che dicono di aver avuto problemi con la "dirigenza" del MoVimento, ma dalle quali, a dire il vero, si capisce poco di cosa stiano parlando.Il momento topico della serata è comunque pronto, gli spettatori anche.
IL FUORI-ONDA CHOC
Dopo un breve filmato che ricorda la partecipazione di Favia a "Servizio Pubblico" di Santoro il 19 aprile 2012, ecco alle 22.27 iniziare l'intervista, una clip di 3,17 minuti che si trasforma in un fuori-onda dal minuto 1,02 con la frase di Favia rivolta al giornalista "dopo dai ti offro un caffè per lo sbattimento". Da qui in poi il testo che ritroviamo oggi su tutto il web e sui quotidiani, parole che dovrebbero aprire gli occhi agli italiani sul ruolo di Casaleggio e sulla struttura del MoVimento. Al ritorno in studio appaiono subito gigantografie con le frasi più dure di Favia, incise su lastre lapidarie: l'effetto funereo è furbescamente suggerito e lo sarà per tutto il resto della trasmissione, con foto di Favia ad occhi chiusi che sembra pronto a defungere, a sua volta, sotto il peso della colpa.
COSA NON TORNA
Partiamo da Telese. Telese "tira la volata" al filmato per tutta la serata, cercando di stare sempre ben sull'argomento "Casaleggio" e lo fa anche dopo, affermando che Favia va lasciato stare e ci si debba concentrare sulla mancanza di democrazia denunciata nel fuori-onda e sulla pericolosità della presunta leadership milanese. Il suo giornale online pubblica un articolo completo sulla clip già alle 22.23, mentre il tutto va in onda alle 22.27 con le rivelazioni che passano su LA7 alle 22.28: preveggenza o più semplicemente preparazione adeguata del pezzo? Favia, poco prima del finto spegnimento di telecamera e microfono, annuncia tranquillamente che vuole offrire un caffè al giornalista "per tutto lo sbattimento". Ora non si comprende quale sia lo sbattimento: una grande fatica per poco meno di un minuto di intervista o qualcosa su cui si è lavorato, magari a lungo, poco prima? A rigor di logica viene facile pensare alla seconda ipotesi. Il "magic moment" scatta quando gli viene chiesto se la democrazia all'interno del MoVimento sia completamente compiuta. Qui Favia fa capire chiaramente che parlerà a fari spenti, davanti ad un caffè... solo che lo fa capire a telecamera accesa! Ora, è abbastanza chiaro che se una persona ha rivelazioni scottanti da fare non lo annuncia palesemente; se invece vuole convincere lo spettatore che gli ruberanno parole in libertà senza che lui lo voglia realmente, allora lo prepara facendo intendere che, da lì in poi, non sarà consapevole di quello che si sentirà, che non si renderà conto di parlare ad un microfono aperto.
Incredibilmente l'audio del fuori-onda è perfetto: non ha nulla a che fare con servizi "rubati" nel passato delle trasmissioni di cronaca in TV. Non è frutto del lavoro di un microfono nascosto (stile Iene), né di quello montato sulla telecamera, altrettanto poco preciso. Sicuramente il microfono in questione è il "gelato" che si intravvede in mano a Pecoraro al secondo 46-47-48 della clip ed è posizionato anche molto vicino all'intervistato, tanto da non essere minimamente coperto dai rumori di fondo, anche se molto vicini. Le parole sono scandite bene, chiare e perfettamente intellegibili; il montaggio è perfetto, le domande del giornalista sembrano più assecondare il racconto che poste per avere risposte precise. Tutto l'audio viaggia fluido fino al minuto 1,44 dove il montaggio si lascia scappare il rumore di uno spegnimento/riaccensione del microfono, impercettibile, ma chiaro. Perchè si spegne/riaccende un microfono se è un fuori-onda "rubato"? Quindi, ricapitolando, Giovanni Favia ignaro ed ingenuo davanti alle telecamere, si lascia abbindolare da un microfono rimasto acceso e lo scoop di Piazzapulita invade i media. L'hanno fatto a luglio dice Formigli, ma l'hanno rivelato solo ora. Tutto chiaro.. ma qualcosa non torna. Favia non è lo sprovveduto che pensiamo in balia del giornalista cattivo e di una tecnologia sconosciuta. Non è un'anziana signora ottantenne, ignara di qualsiasi marchingegno elettronico, con il panico da telecamera e la voglia di salutare a casa. Il nostro Favia è abituatissimo alle interviste, dato che il suo presenzialismo in TV ormai è noto a tutti ma, soprattutto, conosce benissimo le dinamiche audiovisive! Infatti il suo curriculum recita tra l'altro:
- nel 2003 frequenta il corso professionale di tecnico di produzione audiovisive
- direttore della fotografia, titolare ditta individuale per la produzione di materiali audio-visivi e cinema indipendente.
Niente di meno! E' questa sarebbe la persona che pensava di parlare ad un microfono spento? Probabilmente questa persona poteva recitare persino l'anno di fabbricazione e le caratteristiche tecniche, sia del microfono che della telecamera, dei due inviati di Formigli! Vogliamo credere che abbiano portato del carpaccio ad un macellaio facendolo passare per costata e lui non se ne sia accorto? La cosa lascia parecchio dubbiosi.
COSA TORNA
Grillo alla festa del 5 Stelle di Brescia, a Roncadelle per la precisione, apparve abbastanza nervoso e scuro in volto, forse come mai era stato. Disse quasi subito che "anche noi avremo i nostri Scilipoti", intendendo una sorta di sillogismo per un tradimento politico di cui forse sapeva l'esistenza, ma non i termini precisi.. Qualcosa era trapelato sicuramente.. Meno comprensibile invece che il neo-dissidente del MoVimento, giunto in pesante ritardo alla festa, non sia stato incalzato dalle telecamere di LA7 né sia stato tentato nulla di rilevante per l'informazione, come il metterlo a confronto diretto con Grillo, alla luce del fatto che la trasmissione aveva sul campo proprio lo stesso inviato che sapeva di aver raggiunto lo scoop due mesi prima. Invece niente: Favia fu evitato accuratamente dalle stesse telecamere che avrebbero potuto completare l'opera, in modo esemplare. Niente, nemmeno una domanda, nulla.
Molti sostengono che l'ideologo cui Favia si è sempre rivolto sia stato Tavolazzi, epurato a marzo dal M5S dopo l'incontro di Rimini, incontro dove tra l'altro si discusse di opzioni come togliere il nome "beppegrillo" dal logo, aumentare le legislature possibili a più di due, accettare anche ex-appartenenti a partiti politici. L'insofferenza di Favia e Tavolazzi è sempre stata abbastanza visibile all'interno e fuori dal MoVimento ed è riscontrabile anche oggi, in molti gruppi sparsi per l'Italia, dove il significato di "uno vale uno" è stato completamente travisato, in una sorta di richiamo all'anarchia collettiva verso chiunque possa consigliare un minimo di struttura organizzativa. In prima linea molti simpatizzanti e attivisti di partiti defunti durante le ultime elezioni politiche nazionali, che sono anche fondatori delle prime liste civiche legate a Grillo e molto più esperti nel convogliare su di loro le leadership progettuali all'interno dei gruppi stessi. La possibilità che potessero arrivare dei richiami da chi, come unica tutela verso tutti gli attivisti, possiede il logo del M5S, non sono mai state digerite a fondo da alcuni di loro, legati ancora alle dinamiche dei partiti. La fine mandato, prossima per Favia che è già alla seconda legislatura e quindi non più candidabile nel M5S, potrebbe essere il movente di questa intervista concordata e il "do ut des" per il passaggio ad altra formazione politica, probabilmente il PD o affini (tanto non cambia di molto la sostanza).
IN CONCLUSIONE
In tutta onestà, questa storia appare molto ben congegnata, ma non così bene da distruggere il MoVimento 5 Stelle. Sicuramente porterà al tentativo di rendere più facile l'infiltrazione da parte di appartenenti o ex appartenenti alla vecchia politica tramite chi segue le idee dei "dissidenti" o di quanti, alla luce di questa querelle, saranno convinti che la ragione stia dalla parte di chi invoca più democrazia. E' opportuno dire che la Democrazia è un terreno difficile, che ha per confine la dittatura da un lato e l'anarchia dall'altro. Non sembra che il M5S sia verso la dittatura, quanto invece soffra per la mancanza endemica di una minima struttura, il che non danneggerebbe il concetto di democrazia diretta tra i cittadini, ma impedirebbe di essere con un piede quindi molto vicino all'altro confine ideale, com'è ora. Si prenda nota anche del fatto che in alcuni casi, da parte di gruppi cittadini, è stato auspicato l'intervento diretto di Grillo o Casaleggio per problemi di aperture di M5S fasulli, di infiltramenti di politici in carica, di tentativi di infiltramento da parte di ex-politici etc...ma questo intervento non è mai arrivato, nemmeno quando richiesto! Ora, un padre-padrone si negherebbe ad occasioni simili di comando? Anche questo appare poco logico.
Oggi che la bomba è esplosa Favia torna sull'argomento e tra le altre cose si difende così:
"E' fantascienza ed un’offesa all’intelligenza pensare che un fuori onda, per me così degradante, potesse essere concordato.”. Mah! Excusatio non petita... " 
Maurizio Ottomano, Freelance Journalist
Ps: *Mario Adinolfi ha smentito il suo coinvolgimento nella società, dichiarando di non possedere quote di Pubblico.