sabato 26 gennaio 2013

Tg1, “Non reintegrò la Ferrario”: Minzolini indagato e convocato dai pm. - Valeria Pacelli


Tg1, “Non reintegrò la Ferrario”: Minzolini indagato e convocato dai pm


L’ex direttore dovrà presentarsi davanti al pm Colaiocco titolare del fascicolo aperto nel settembre 2011 a seguito alla denuncia della giornalista rimossa dal suo ruolo di conduttrice e inviata speciale per gli esteri perché non "fedele" alla nuova linea editoriale dell'ex cronista della Stampa e ora candidato del Pdl.

Dovrà tornare in Procura, l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Il pm titolare dell’indagine aperta a seguito alla denuncia della giornalista Tiziana Ferrario, convocherà il “direttorissimo” in qualità di indagato con l’accusa di abuso d’ufficio e mancata applicazione della sentenza di reintegro del tribunale del Lavoro. La data dell’interrogatorio è ancora da stabilire, ma il pm Colaiocco è convinto di chiudere quanto prima l’indagine, soprattutto dopo aver ricevuto l’ultimainformativa della guardia di finanzia. Le fiamme gialle, infatti, hanno ricostruito l’intera vicenda e hanno sottolineato la continuità temporale tra le scelte della Ferrario all’interno dell’azienda Rai e i provvedimenti presi da Minzolini nei suoi confronti. Tiziana Ferrario infatti fu rimossa dal suo ruolodi conduttrice e inviata speciale per gli esteri perché non ‘fedele’ alla nuova linea editoriale dell’ex giornalista della Stampa.
Dopo il suo allontanamento, però la donna ha denunciato il suo direttore sia penalmente che civilmente. In questo caso, ci sono già state due ordinanze del giudice del Lavoro che hanno riconosciuto le ragioni politiche della rimozione della giornalista: “Si ravvisa una grave lesionedella sua professionalità per motivi di discriminazione politica a seguito dell’opposizione della stessa giornalista alla linea editoriale del direttore Augusto Minzolini”, scriveva nella prima sentenza il giudice Marocco. Secondo il magistrato, “i provvedimenti che hanno riguardato la Ferrario sono stati adottati in contiguità temporale con la manifestazione, da parte della lavoratrice, del dissenso alla linea editoriale impressa al telegiornale dal nuovo direttore. Con l’adesione da parte sua alla protesta sollevata dal Cdr e diretta a far applicare nel tg i principi di completezza e pluralismo nell’informazione. E, infine, con la mancata sottoscrizione da parte della stessa del documento di censura al Cdr il 4 marzo scorso”. Questi provvedimenti “sono stati antitetici rispetto a quelli adottati nei confronti dei colleghi di redazione che non avevano posto in essere le suddette condotte”. In particolare, “in merito alla rimozione dell’incarico di conduzione del Tg1, dichiaratamente collegata dal direttore del telegiornale all’intento di ringiovanire i volti del tg, risulta in atti che identica decisione non ha coinvolto due giornalisti in sostanza coetanei della ricorrente (Petruni e Romita), i quali, di contro, avevano sottoscritto il documento 4 marzo 2010 di sostegno alla linea editoriale”.
Successivamente, c’è stata anche una seconda denuncia da parte della giornalista, questa volta presso il tribunale penale di Roma, per la mancata applicazione di quella sentenza. Minzolini è iscritto nel registro degli indagati anche epr questo secondo reato, tuttavia, secondo l’ultima informativa della Gdf, il reato non può essere applicato, per questioni giuridiche, a questo caso specifico. Differentemente confermano il reato di abuso d’ufficio, soprattutto perché i provvedimenti di Minzolini nei confronti della Ferrario riguardavano dei veri e propri ridimensionamenti di ruoli.

venerdì 25 gennaio 2013

Elezioni 2013, Berlusconi vuole un patto col Pd per salvare se stesso e le aziende. -


Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema


Il piano del Cavaliere è semplice: con il pareggio al Senato, provare a dialogare con D'Alema per ottenere un salvacondotto istituzionale in cambio dell'appoggio su un nome gradito come successore di Napolitano. Ma i sondaggi sono contrastanti.

La partita si gioca sui sondaggi. O, meglio, dai sondaggi dipendono le strategie. Che per Silvio Berlusconi hanno un solo fine: fare un patto con chi vincerà le elezioni, quindi col Partito democratico. Obiettivo? Barattare una sorta di ‘salvacondotto’ istituzionale per mettere al sicuro le aziende e azzerare i suoi guai con la giustizia. Un disegno, quello del Cavaliere, che secondo la ricostruzione di Repubblica si sviluppa in tre mosse ‘preventive’: scommettere sul pareggio al Senato, provare ad aprire il dialogo con il centrosinistra e, dulcis in fundo, concordare il successore di Giorgio Napolitano, magari spingendo per un nome assai gradito ai democratici.
Per far sì che questo disegno non rimanga un retroscena pre-elettorale, tuttavia, occorre un risultato ben preciso alle urne, ovvero una sconfitta di misura degli azzurri, specie a Palazzo Madama. E in tal senso le proiezioni delle società di statistica sono tutt’altro che concordi. Almeno a sentire Silvio Berlusconi. Se uno studio effettuato nei giorni scorsi da Demos e pubblicato sempre sul quotidiano di Largo Fochetti parla di un Bersani e di un centrosinistra avanti di 12 punti sull’asse Pdl-Lega, i numeri in possesso dell’ex premier dicono altro. “Abbiamo altri sondaggi e la verità è che in poche settimane abbiamo fatto quasi un miracolo, recuperando punti. Ora c’è un margine inesistente al Senato ed è inferiore ai 5 punti alla Camera. Prevaliamo noi nelle principali regioni” ha detto nel suo intervento a La telefonata su Canale 5.
A sostegno dell’ottimismo del Cavaliere c’è un dato non di poco conto: il sondaggio di Demos è stato effettuato prima del deflagrare dello scandalo Mps, con conseguenze elettorali ancora non quantificabili in casa Pd. Ma di certo la vicenda si farà sentire nelle urne. Il che potrebbe allontanare l’alone di fantapolitica che avvolge la strategia di Silvio Berlusconi. Il quale ha già lanciato l’amo ‘del dialogo’. Verso quale interlocutore dell’altra sponda? Il quotidiano romano non ha dubbi: Massimo D’Alema, “l’unico con cui si può parlare”. Un’ipotesi tutta da verificare. Sia perché non è detto che il presidente del Copasir accetti, sia perché in caso di vittoria risicata del Pd al Senato sarebbe assai più probabile un accordo con Mario Monti e non con il Pdl. 
Ciò non significa che Silvio non ci proverà. Come? Proponendo un nome vicino a D’Alema come successore a Napolitano. Chi? Anna Finocchiaro, ad esempio. Una soluzione che incontrerebbe il favore di tutti e darebbe il via ad una road map simile a quella del 1992, con Oscar Luigi Scalfaroprima eletto presidente di Montecitorio e successivamente fatto sedere al Quirinale col voto di tutti (il suo posto alla Camera venne preso da Napolitano). Domani il disegno potrebbe essere questo: con una sorta di pareggio al Senato, Anna Finocchiaro verrebbe nominata presidente di Palazzo Madama prima di passare al Quirinale, con Berlusconi sulla poltrona su cui oggi siede Renato Schifani. Oppure, ed è un’ipotesi certamente meno inverosimile, Berlusconi potrebbe spingere su altri due nomi ancor più graditi a via del Nazareno: Franco Marini e/o Giuliano Amato. E successivamente cercare di barattare una sorta di manuale Cencelli che spazi dalla Rai alle società pubbliche fino ad arrivare alla giustizia, il vero chiodo fisso del Cavaliere, che – repetita iuvant – punta sempre a ‘neutralizzare’ le sue pendenze con la giustizia. La manovra di corteggiamento è iniziata, tra molti contro (il risultato delle urne, le intenzioni di Bersani, la volontà di D’Alema e il peso che ancora conserva nel Pd) e un solo pro, che tuttavia ha dimensioni ancora impronosticabili: le ripercussioni politico-giudiziarie della vicenda Monte dei Paschi di Siena.

Energie alternative: creata la «foglia» artificiale. «Riscalda da sola una casa». - Francesco Tortora


Sviluppata dagli scienziati del Mit potrebbe rivoluzionare il settore soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

MILANO - Una foglia artificiale che riscalda un intero appartamento. Alcuni studiosi l'hanno già definita «il Santo Graal della scienza» e affermano che grazie al suo ulteriore sviluppo ogni casa del futuro potrebbe riuscire a produrre autonomamente l'energia elettrica di cui ha bisogno. Questa cella solare, sviluppata da un gruppo di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidato dal professor Daniel Nocerae presentata al 241esimo meeting nazionale dell'American Chemical Society ad Anaheim, in California, è grande più o meno quanto una carta da gioco e riproduce il processo di fotosintesi clorofilliana delle piante trasformando la luce del sole e l'acqua in energia. Ma con una sostanziale differenza: l'energia prodotta dalla foglia artificiale è 10 volte superiore a quella creata dalla fotosintesi naturale.
PAESI IN VIA DI SVILUPPO - Come racconta il tabloid britannico Daily Mail non è la prima volta che degli scienziati portano a termine un'invenzione del genere. Circa dieci anni fa John Turner, ricercatore del «U.S. National Renewable Energy Laboratory» di Boulder, in Colorado, aveva creato il primo prototipo di foglia artificiale, ma il suo costo era troppo elevato e l'energia prodotta era scarsa. La cella del Mit invece risulta davvero singolare: piazzata in un recipiente pieno d'acqua ed esposto al sole essa impiega dei materiali relativamente a buon mercato come catalizzatori fatti di nichel e di cobalto che sono in grado di accelerare le reazioni chimiche e di dividere l'acqua nei suoi due componenti principali, idrogeno e ossigeno. Una volta separati, i due elementi vengono inviati in una cella a combustibile e utilizzati per creare energia elettrica. Gli studiosi stimano che oggi con meno di 4 litri d'acqua la foglia artificiale riesca a produrre l'elettricità necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo. Nei test portati avanti dagli scienziati del Mit la foglia artificiale ha dimostrato di poter funzionare continuamente per almeno 45 ore senza alcun calo di attività.
COMMERCIALIZZAZIONE - L'invenzione è pronta per essere commercializzata. Il gigante automobilistico indiano Tata ha già sottoscritto un accordo con i ricercatori del Mit per costruire nei prossimi 18 mesi una piccola centrale elettrica, grande quanto una cella frigorifera. Per adesso lo sguardo è rivolto principalmente ai paesi in Africa e in Asia, ma ulteriori sviluppi di questa tecnologia la potrebbero rendere efficiente anche in Occidente: «Il nostro scopo è quello di fare in modo che ogni casa abbia la propria centrale elettrica - spiega al sito web Wired Daniel Nocera, professore di chimica al Mit - Si possono immaginare interi villaggi in India e in Africa che riescono a produrre tutta l'energia di cui hanno bisogno utilizzando questa nuova tecnologia».

Le stranezze della natura.



Albero brasiliano Grape Tree (noto anche come Jabuticaba) non utilizza i rami per crescere i frutti. Crescono (fiori e frutta) direttamente sul tronco.

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L'auto dei vigili nel posto disabili. Si protesta? Scatta la multa. - Fulvio Scarlata



«Noi siamo vigili urbani, tu non sei nessuno. Protesti? E pigliati questa multa»: è la scenata messa su da due vigili di Frattamaggiore che avevano occupato il posto disabili con la loro auto di servizio.

Piazza Umberto Primo, Frattamaggiore, martedì scorso, ore 11,30. Simeone Crispino arriva con la sua auto, con la sorella gravemente handicappata in auto. Vede il posto disabili, parcheggia su marciapiede di fronte, mette le quattro frecce e chiede ai vigili di lasciare il posto.

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Visto che nulla accade fa una cosa "gravissima": scatta una fotografia di quanto sta accadendo. E poi una seconda, poi una terza. A questo punto i due vigili, un uomo e una donna, scendono dal mezzo chiedono a Crispino di fermarsi. L'uomo esige che il posto si liberi. Anche perché, come dimostra chiaramente un cartello, il posto riservato all'auto dei vigili c'è, ma è occupato da un dipendente del Comune. «Questa cosa a lei non la riguarda - risponde la vigilessa - noi siamo vigili e siamo a posto. Nel fare le foto lei sta commettendo un abuso. Lei fa le foto? Ed io le faccio la multa».

Inutile far notare che forse l'abuso lo stanno commettendo proprio i tutori dell'ordine e della legge. La donna in divisa si avvicina all'auto, ferma, con la disabile dentro e con le quattro frecce accese, e prende i dati. La scena incute terrore nella donna handicappata, che comincia ad agitarsi. A quel punto i familiari sono costretti a lasciare i documenti alla tutrice dell'ordine e riportare la disabile a casa. Problemi altrui, per la vigilessa, che senza problemi va avanti: 40 euro di multa. Per aver chiesto il rispetto del posto disabili e aver osato fare una foto per avere una testimonianza di quanto stava accadendo.


http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/frattamaggiore_vigili_disabili_multa_protesta/notizie/246730.shtml

giovedì 24 gennaio 2013

Bersani, si...ma anche no...agli F35.



Ehm...il numero 22 nella cabala simboleggia la pazzia....

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I “Derivati Swaps” come armi finanziarie di distruzioni di massa. - Lucio Sanna


report - la truffa dei derivati (SWAP)






Strumenti finanziari derivati - Swap (da alghero.tv)



I derivati. Gli strumenti derivati su tassi d’interesse o interest rate swap (irs) sono contratti in cui due parti si accordano di scambiarsi reciprocamente, a scadenze prestabilite, flussi finanziari, periodici o una tantum, il cui ammontare è determinato di volta in volta, applicando i parametri di riferimento previsti dallo schema contrattuale. Essi possono essere utilizzati a fini di copertura, per fronteggiare la variabilità dei tassi di interesse sulle operazioni finanziarie, o a fini speculativi, per ottenere profitti economici.
Generalmente allo “swap” ricorrono le imprese (ma anche gli enti pubblici) per eliminare l’incertezza di un contratto a tassi variabili. l’impresa (o l’ente) si impegna a pagare un tasso fisso e riceve un tasso variabile. la differenza la paga (o l’incassa) l’impresa. Tuttavia, la ventilata copertura dall’eventuale rischio rialzo dei tassi di interesse mediante sottoscrizione di contratti su strumenti derivati, proposta a soggetti indebitati (cd. clientela “corporate”), si rivela spesso un autentico raggiro in cui la società finisce per pagare molto più di quanto non incassi dallo scambio.
E’ molto frequente che le società vengono indotte dalla propria banca a sottoscrivere “contratti derivati” attraverso artifizi consistenti nella mendace rappresentazione di un prodotto finanziario che consentirebbe al debitore di “proteggersi dal rialzo dei tassi”. Questo lo scenario disvelato dalle indagini condotte dalle fiamme gialle di Molfetta, che hanno interessato oltre 200 imprese operanti nella provincia di Barletta, Andria e Trani, alle quali gli istituti di credito avevano proposto ed in alcuni casi imposto la sottoscrizione di contratti “interest rate swaps”, descrivendoli come innocui prodotti di tipo bancario/assicurativo idonei a proteggere la posizione debitoria dell’azienda dal rischio di rialzo dei tassi di interesse, sottacendo agli ignari sottoscrittori la vera natura speculativa delle operazioni. I Militari della tenenza Guardia di Finanza di Molfetta, all’esito di una complessa indagine di polizia giudiziaria, coordinata dalla procura della repubblica presso il Tribunale di Trani, condotta nei confronti del Banco di Napoli spa (Gruppo Intesa San Paolo) e del Monte dei Paschi di Siena (un solo caso), hanno sottoposto a sequestro contratti finanziari derivati di tipo “interest rate swaps” per un valore di oltre 220 milioni di euro e la somma complessiva di circa 10 milioni di euro, di cui 4 milioni di euro equivalenti all’ingiusto profitto sinora percepito dagli istituti di credito e circa 6 milioni di euro relativi ai prevedibili futuri flussi derivanti dai contratti in itinere.
Il meccanismo truffaldino ordito ha finito per aggravare le condizioni finanziarie delle imprese sottoscrittrici, molte delle quali, giunte sull’orlo del fallimento, hanno denunciato tale sistema fraudolento, innescando l’intervento della guardia di finanza e della magistratura. Pertanto, oltre a sequestrare la somma di 4 milioni di euro che rappresenta l’illecito profitto sinora conseguito dalle banche in danno alle diverse aziende, la misura cautelare si è resa necessaria anche per evitare l’ulteriore aggravio di interessi passivi a carico delle imprese per ulteriori 6 milioni di euro, ovvero le rate che sarebbero maturate fino alla scadenza dei contratti ancora in essere.
Le condotte illecite perpetrate hanno determinato a carico di direttori e funzionari delle diverse filiali interessate – l’ipotesi di reato della truffa aggravata ex artt. 640 e 61 n. 7 e 11 c.p. e a carico di alcuni di essi anche il reato di estorsione ex art. 629 c.p., in quanto la sottoscrizione dei contratti derivati veniva posta quale vincolo per la concessione di mutui o finanziamenti nel frattempo chiesti dall’impresa. Inoltre e’ stato acclarato che taluni funzionari bancari hanno svolto di fatto l’attivita’ di promotore finanziario pur non essendo iscritti all’albo, in violazione alle specifiche norme previste dal testo unico della finanza (art. 166 comma 1 decreto legislativo 24 febbraio 1998 n. 58).
Le indagini proseguono per individuare eventuali ulteriori aspetti sottostanti alla commercializzazione di “strumenti derivati” ed al loro collocamento da parte del banco di napoli che ha gia’ avviato una consistente azione transativa con i clienti danneggiati.