mercoledì 20 febbraio 2013

Il ritorno di Massimo Ciancimino. - Giorgio Bongiovanni

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Il figlio di don Vito riesce a far rinviare la distruzione delle intercettazioni Napolitano-Mancino.

Non possiamo che accogliere con soddisfazione la decisione del Gip di Palermo Riccardo Ricciardi che ha rinviato la distruzione delle intercettazioni tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. 
Una decisione presa, in “zona Cesarini”, grazie al coraggio di uno degli imputati al processo sulla trattativa Stato-mafia, Massimo Ciancimino. I suoi legali, Roberto D'Agostino e Francesca Russo, hanno presentato ricorso in Cassazione contro la negazione della loro richiesta di ascoltare le 4 telefonate, nelle quali ci potrebbero essere elementi difensivi rilevanti per il loro assistito. Un atto che ha colto nel segno il giudice palermitano che è tornato sui propri passi decidendo di attendere il pronunciamento della Suprema Corte. Una scelta opportuna dopo che la sentenza della Corte Costituzionale e la prima decisione del giudice Ricciardi, rappresentavano un atto illegale ed anticostituzionale.
Di Massimo Ciancimino tutto si può dire meno che non abbia la volontà di lottare per portare avanti la propria verità. Di tutti gli imputati solo Ciancimino ha deciso di opporsi alla distruzione delle telefonate. Forse che il contenuto delle stesse possa complicare ulteriormente la posizione di alcuni? Staremo a vedere come si concluderà questa vicenda. Quel che è certo è che, nonostante le polemiche suscitate dal Ciancimino per la sua collaborazione con la giustizia, in cui non sono mancate contraddizioni dello stesso, se oggi si sta celebrando un'udienza preliminare sulla trattativa è anche grazie alle rivelazioni del figlio di don Vito. Infatti è stato Massimo Ciancimino a far “recuperare la memoria” ai tanti smemorati dello Stato. E' stato sempre Ciancimino a dimostrare, portando documenti la cui attendibilità è stata riscontrata dai pm di Palermo, l'esistenza della trattativa tra Stato e mafia. Trattativa della quale il pentito Giovanni Brusca ne aveva rivelato l'esistenza al compianto pm Gabriele Chelazzi nel 1998 al processo di Firenze sulle stragi del 1993. Durante il proprio percorso di testimonianza con la giustizia Ciancimino ha fatto anche degli errori che gli sono costati l'arresto per calunnia aggravata, richiesto e ottenuto dai pm di Palermo. Ma resta agli atti della storia che se ancora c'è una speranza che il popolo italiano un giorno possa ascoltare le telefonate tra Mancino e Napolitano, ciò si deve al  coraggio del figlio di un mafioso e dei suoi avvoccati difensori che hanno esercitato il diritto alla difesa, mentre lo “Stato-mafia”, ancora una volta ha risposto con il silenzio dell'omertà.

Cos'è il Pdl?



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Imu/ Ingroia: Domani denunciamo Berlusconi per lettera.



VICENZA - Antonio Ingroia ha annunciato che domattina uno dei candidati di Rivoluzione civile, il blogger Gianfranco Mascia, presenterà alla Procura di Roma una denuncia nei confronti del leader del Pdl Silvio Berlusconi per la lettera inviata agli italiani con le istruzioni per la restituzione dell'Imu.
Lo ha sottolineato il magistrato leader di Rivoluzione civile nel corso di un incontro elettorale a Vicenza. "Berlusconi ha commesso un reato, anzi due previsti dagli articoli 96 e 97 della legge elettorale 1957" aveva scritto Ingroia sul suo sito.

AVVISO IMPORTANTE. - Claudia Petrazzuolo



Modalita’ pratiche per non farsi prendere in giro.
Premessa:
a)       Il debito pubblico italiano ammonta ad oltre 2.000.000.000.000 (duemilamiliardidieuro) pari a circa 40.000.000.000.000 (quarantamilamiliardidilire).
b)       Abolire l’IMU vuol dire privare le casse dello stato di circa 4.000.000.000 (quattromiliardidieuro) e restituire quella pagata ad altri quattro miliardi provocando così un aggravio ulteriore e complessivo al debito di 8.000.000.000 (ottomilamilionidieuro).
c)       Questo aggravio del debito pubblico in qualche modo dovrà essere sanato nel brevissimo tempo e quindi occorrerà agire, in attesa che gli accordi internazionali, i risparmi e le altre favole si realizzino, LI’ DOVE I SOLDI SI TROVANO DI SICURO e cioè nei tagli ai servizi, nelle buste paga, su ulteriori accise o balzelli e scappatoie degli enti loccali.
d)       Calcoli fatti portano alla conclusione che la restituzione dell’IMU, fatta passare per un favore reso ai ceti più deboli, qualora questi si vedessero restituire (OH MIRACOLO!) il pagato è in realtà un favore ai ceti più alti in ragione del fatto del maggiore esborso da questi pagato
e)       I ceti più alti non hanno buste paga su cui agire, possono fare a meno dei servizi essenziali essendo autosufficienti, non si preoccupano delle accise, eludono e se ne ridono dei bisogni degli enti locali.
f)        Lo stato ha una montagna di debiti verso l’impresa privata che non riesce a pagare per mancanza di liuidità, questo è un fatto ammesso da ogni candidato premier, e se non riesce a pagare i debiti preesistenti come potrà soddisfare i nuovi che si verranno a creare?.
Tutto ciò premesso il tribunale del popolo assiso in sessioni riunite il prossimo 23 e 24 febbraio 2013, sentite le argomentazioni dei pagliacci, vagliate         le stornellate dei cantastorie, assorbite le stronzate dei colpevoli dello sfacelo imperante, guardato negli occhi i colpevoli della rapina di stato, eseguita a mano armata equitalia e con destrezza organizzata nelle sale buie del potere costituito prenda atto e, previa analisi approfondita del bisogno di ogni singola persona, delle condizioni economiche di ogni singolo nucleo familiare, della fame morale di un futuro inesistente e di quella fisica oramai dilagante a spasso sul cammino disperato che va dagli occhi agli stomaci dei figli,
                                                               ADOTTI
ogni e tutte quelle precauzioni necessarie a che questa vergogna nazionale racchiusa nello SFOTTO’ SISTEMATICO ordito a danno delle classi più deboli e miserevoli, nell’ IMPOVERIMENTO PROGRESSIVO del ceto medio, nel TARTASSAMENTO della piccola e media impresa, nel SOFFOCAMENTO  di ogni bisogno essenziale, nella ROTTURA DI SCATOLE derivante dall’ascoltare questo cumulo di assassini morali induttori di suicidi e disperazioni definitive
                                                        DECIDENDO  COSI’
una buona volta e per sempre di tagliare quel cordone ombelicale che sin qui ha mantenuto in vita quella pletora di sanguisughe infette e virulente che nella continuazione della propria esistenza soddisfanno solo e soltanto un egoismo di casta ed un arricchimento personale e personalizzato coprendo, senza alcuna vergogna o resipiscenza, di ridicolo e di me..lma le loro stesse vittime sin qui, SIN QUI!, inermi ed indifese.
                                                             SI FA OBBLIGO
quindi, ad ogni singolo elettore di presentarsi alle urne avendo ben chiare le modalità di voto necessarie a che:
1)       Non ci siano motivi validi a che una scelta ragionata e tesa al cambiamento venga annullata
2)       Non si possano ad urne chiuse accampare finti successi e nessuna sconfitta
3)       Si evitino possibili maggioranze bulgare tali da rendere qualcuno padrone del destino di tutti glia altri
4)       ci si esprima in maniera chiara, precisa, definitiva mettendo una croce su quei simboli che in nessun modo possono essere consecutivi o conseguenze di questa tragedia nazionale.
                                                               SI AVVISA
qualora così non fosse, che ogni ulteriore successiva lamentela protesta ed accusa alla VECCHIA CASTA POLITICA di nuovo rieletta dopo il 24 febbraio sarà, di per sé, causa e soggetto di persecuzione ad personam con fustigazione immediata nella pubblica piazza e conseguenti sfondamenti deretanici da parte di quelli che potranno affermare, avendone approvazione corale:
                                                    IO VE LO AVEVO DETTO!.

martedì 19 febbraio 2013

E poi si definiscono il partito dell'Italia giusta...



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Legge anticorruzione, Piercamillo Davigo: “L’elenco di ciò che manca è infinito”. - Beatrice Borromeo


Legge anticorruzione, Piercamillo Davigo: “L’elenco di ciò che manca è infinito”


Il consigliere della Corte di Cassazione - già magistrato di Mani Pulite - giudica con severità il ddl in fase di approvazione. La critica è su molti punti, dal dimezzamento delle pene previste nel caso di concussione per induzione alla difficoltà delle indagini ad hoc, per finire al mancato inserimento del reato di autoriciclaggio.

Altro che brodino, come il Financial Times ha definito la legge anticorruzione. Per Piercamillo Davigo, consigliere della Corte di Cassazione, “se uno è rigoroso, fa le cose diversamente”. A partire da un certo regalino che il magistrato di Mani Pulite proprio non si spiega.
Dottor Davigo, cosa la stupisce di più di questa legge?
Direi il fatto che hanno dimezzato le pene previste nel caso di concussione per induzione. Perché l’hanno fatto?
L’Ocse chiedeva da tempo all’Italia di punire il privato che paga il pubblico ufficiale, cioè il concussore, e questa legge lo prevede. Non basta?
No, perché così si aggira soltanto l’obbligo di punire chi dà denaro al funzionario pubblico, traendone vantaggi. Il concusso (concussore, ndr) alla fine la fa franca. Viene punito, ma la pena è ridotta. E le norme favorevoli sono retroattive. Con il risultato che molti processi in Cassazione verranno annullati.
Meglio eliminare la retroattività?No, meglio non ridurre le pene!
Quanto ci manca per essere conformi alle richieste dell’Europa?
Non so cosa fosse ottenibile, ma di certo l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. Se solo ci fosse la volontà, basterebbe procedere in modo molto più semplice, copiando le convenzioni internazionali. Così saremmo conformi di sicuro.
Cosa cambia per quanto riguarda il traffico di influenze, cioè quando i potenti si mettono d’accordo per darsi un aiuto (illecito) reciproco?
In questo caso il vero problema è che la pena edittale prevista per questo reato (cioè la reclusione a tre anni) non consente le intercettazioni telefoniche. Ma come pensano di scovare questi reati? Li scopriremo solo se ce li verranno a raccontare.
Almeno, però, hanno aumentato i termini per la prescrizione da 7 anni e mezzo a 11 per i reati di corruzione, concussione per induzione e traffico di influenze. Basterà per terminare in tempo i processi?
C’è un equivoco di fondo. Non sono i termini di prescrizione a essere necessariamente troppo brevi, il problema è che in Italia la prescrizione comincia a decorrere non dalla scoperta del reato, ma da quando il reato è stato commesso. E di solito non si becca il criminale in flagrante. E’ ridicolo: in altri paesi, una volta che il processo comincia, i termini per la prescrizione non decorrono più. Poi c’è un’altra questione.
Quale?
Da noi ci sono 35 mila fattispecie di reati penali, e invece di ridurle, questa legge le ha ulteriormente aumentate. Rendiamoci conto che anche se abolissimo il 90 per cento dei reati, ne resterebbero ancora migliaia.
Forse però andrebbe introdotto il reato di autoriciclaggio. Oggi quelli che, ricevute le mazzette, usano i soldi per acquisti e investimenti, non vengono puniti.
Il ministro Severino ha detto che non voleva ritardare i tempi del disegno di legge, che se ne occuperà a parte. Forse ha ragione. Però noto che l’autoriciclaggio è stato inserito nella lista dei reati persino in Vaticano…
Hanno anche evitato di reintrodurre il falso in bilancio, cancellato dal governo Berlusconi.
Lasciamo stare, l’elenco di quello che manca è infinito.
Cosa pensa invece dell’incandidabilità? I condannati in via definitiva a pene superiori ai 2 anni dovranno mollare la poltrona.
Già. Peccato che oltre il 90 per cento delle condanne, anche quelle per concussione, tra rito abbreviato e attenuanti generiche vanno pesantemente sotto i due anni. E poi basta che uno patteggi per evitare la condanna. E quindi l’incandidabilità.
Twitter: @BorromeoBea
da Il Fatto Quotidiano del 19 ottobre 2012
Nell’intervista a Piercamillo Davigo è stato scritto “il concusso alla fine la fa franca ” invece che il concussore. Ce ne scusiamo con i lettori
Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere @ ilfattoquotidiano. it
Aggiornato da Redazione web il 20/10/2012 alle ore 11.30

Alitalia, Cimoli e altri ex manager rinviati a giudizio per il crac del 2008.


Alitalia


Oltre a lui, Francesco Mengozzi e altri cinque funzionari della compagnia aerea. Tra i reati contestati, bancarotta e aggiotaggio. Il giudice ha sollecitato anche accertamenti su un'eventuale responsabilità dei governi che si sono succeduti dal 2001 al 2007.

Inizierà il 18 maggio il processo per il crac di Alitalia avvenuto nel 2008. Gli ex amministratori delegati Giancarlo Cimoli e Francesco Mengozzi sono stati rinviati a giudizio insieme ad altri 5 ex manager della compagnia di bandiera. Dopo la Corte dei Conti Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Roma,Vilma Passamontidopo che la settimana scorsa l’udienza era stata rinviata. Il giudice, che contesta ai sette la responsabilità del crac, ha anche chiesto di accertare il ruolo svolto dai governi che si sono succeduti nel fallimento che ha riguardato l’azienda sollecitando all’ufficio del pubblico ministero l’accertamento di una eventuale omessa vigilanza compiuta dal collegio dei sindaci della compagnia. Già lo scorso 20 gennaio la Corte dei Conti ha chiesto un maxi-risarcimento da 3 miliardi di euro a 17 ex funzionari di Alitalia, tra cui Cimoli e Mengozzi.
Agli imputati il procuratore aggiunto Nello Rossi e i sostituti Stefano Pesci e Maria Francesca Loy, contestano, a seconda delle posizioni, i reati di bancarotta sia per distrazione sia per dissipazione, per il periodo compreso tra il 2001 e il 2007. Francesco Mengozzi ha ricoperto la carica di amministratore delegato di Alitalia dal febbraio del 2001 al febbraio del 2004, mentre Giancarlo Cimoli dal maggio 2004 al febbraio del 2007. A processo anche Gabriele Spazzadeschi, ex direttore del dipartimento amministrazione e finanza, Pierluigi Ceschia, ex responsabile del settore finanza straordinaria, Giancarlo Zeni e Leopoldo Conforti, ex funzionari, e Gennaro Tocci, ex responsabile settore acquisti. Secondo l’accusa si sarebbe trattato di una “dissipazione” della compagnia di bandiera con “operazioni abnormi sotto il profilo economico e gestionale” che avrebbero causato perdite per oltre 4 miliardi di euro fino al 2007. Cimoli deve inoltre rispondere dell’ipotesi di reato di aggiotaggio per la diffusione di presunte notizie false al fine di ottenere variazioni del titolo Alitalia sui mercati.
Cimoli è noto anche per le sue ingenti buonuscite. Quella che si è autoattribuito per Alitalia da 3 milioni di euro ha suscitato non poco clamore visto che l’ammontare è molto più alto rispetto agli stipendi dei funzionari di altre compagnie aeree europee in utile: corrisponde al triplo di quello che guadagna il capo di British Airways e a 6 volte quello di Air France. In precedenza, anche quando aveva lasciato le Ferrovie dello Stato, aveva ricevuto una generosa buonuscita: 6 milioni di euro.