venerdì 24 gennaio 2020

Il leghista sciacallo del dolore usa pure Tommy, ma fa flop. - Sarah Buono


Il ladro elettorale di bambini. Zero programmi e contenuti: il “Capitano” fa campagna con l’inchiesta “Angeli e demoni”. Pochissimi i residenti.

Nessun simbolo della Lega, poche le bandiere di partito e ancora meno i politici o i candidati presenti. È il comizio più atteso e discusso di questa infinita campagna elettorale di Lucia Borgonzoni, in corsa per diventare la prima presidente leghista dell’Emilia-Romagna, ma non sembra. La piazza di Bibbiano, comune simbolo dell’inchiesta sulla presunta mala gestio degli affidi, non si scalda e non si riempie come avrebbe auspicato il Carroccio. Di fronte alla sede del Municipio, al massimo saranno presenti mille persone, incluse le decine e decine di giornalisti. Inviati del quotidiano Le Monde, corrispondenti dall’Olanda e dalla Spagna, tutti in cerca dello show di Matteo Salvini. “Questa non è una serata di partito ma una serata che dovrebbe riunire tutte le persone perbene perché quando si tratta di difendere i bambini dovremmo essere tutti uniti. I protagonisti saranno solo mamme, papà e bambini. Ci sono centinaia di vittime di ingiustizie, noi abbiamo chiesto a cinque testimoni di parlare a nome di chi non c’è più”.
Storie tragiche, di famiglie separate dai propri figli per una valutazione, forse, troppo affrettata ma che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta “Angeli e Demoni” aperta dal procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini e dalla pm Valentina Salvi. È il dolore a sfilare sul palco oggi, non i programmi per la Regione o la politica. Quella, forse, è a pochi metri di distanza, con le sardine in piazza Libero Grassi. “Abbiamo aperto il vaso di Pandora, c’è un sistema e noi siamo le vittime, con Salvini ci siamo sentiti protetti, finalmente abbiamo sentito lo Stato vicino” racconta dal palco una delle madri testimoni. Così come successo sul palco di Pontida, storica kermesse leghista, su cui salì “Greta di Bibbiano”, una bambina in realtà lombarda.
C’è anche Sara De Ceglie, la mamma, in piazza con lo striscione della sua associazione “Bambini strappati”. A pochi metri campeggia anche il cartello “Comunisti ladri di bambini” mentre una signora agita una croce e inveisce contro “il gender”. Il vero nemico sembrano le unioni civili e gay, contro cui anche la candidata Borgonzoni si è scagliata nel suo programma promettendo la cancellazione della legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.
Non è un caso che uno dei, pochi, politici presenti in piazza Repubblica sia Mirko De Carli del Popolo della Famiglia, alleato per le prossime elezioni. C’è anche Massimo Casanova, proprietario del Papeete ed eurodeputato eletto con il più alto numero di preferenze tra i leghisti alla scorsa tornata elettorale, e l’ex ministro Roberto Calderoli. Sul palco non salgono, lo spazio è solo per le famiglie spezzate.
Come quella di Tommaso Onofri, rapito e ucciso nel 2006 a Parma per chiedere un riscatto. “Mi sento vicina ai bambini di Bibbiano, hanno usato il nome di mio figlio nelle loro relazioni false, ma lui e noi non c’entriamo nulla, Matteo mi ha dato la possibilità di sfogarmi e spero che tutti insieme possiamo cambiare qualcosa” ha gridato Paola Pellinghelli, la madre. Nelle carte dell’inchiesta “Angeli e demoni” è emerso come Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza indagata, avrebbe usato il nome del piccolo Tommy per convincere i suoi sottoposti dell’esistenza di una rete di pedofili satanisti: tra le vittime, secondo Anghinolfi, ci sarebbe stato anche lui. Un fatto non vero e privo di alcun fondamento. “Ci sono oltre 26 mila bambini lontani, spesso per motivi giustificati ma se anche uno solo fosse lontano senza motivo allora è dovere di un popolo civile riportarlo a casa. Dobbiamo differenziare sull’accordo condiviso, mamma e papà possono anche litigare ma i bambini devono rimanere con le famiglie. Massimo disprezzo per quelle strutture che sui bimbi hanno fatto i soldi, viva Bibbiano e sappiate che sono pronto a dare la vita per riportare a casa questi bambini, giù le mani dai bambini” è la chiusa del leader leghista: l’unica che scalda la piazza.
A sentire le voci dei presenti sono pochi i bibbianesi autoctoni. Il paese sembra deserto, post evacuazione, i residenti scomparsi, chiusi nelle proprie case. “Qui siamo comunisti e ne andiamo fieri, sono uscito da casa solo quando ho visto che Salvini se ne era andato”. L’amico vicino sorride ma non conferma: “Dicono così ma poi votano Lega nel segreto dell’urna”.
Due giorni di attesa e lo sapremo. Nel frattempo Salvini, dopo la piazza del reggiano e aver esaurito la coda per farsi il selfie con lui, si è diretto a gran velocità alla discoteca bolognese Matis per concludere la serata. Da Bibbiano alla disco, tutto nella stessa serata. L’ennesima prova della strumentalizzazione vista ieri.

giovedì 23 gennaio 2020

L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. fu così violenta da vetrificare il cervello delle vittime.

eruzione vesuvio 
Uno specchio emerso dagli scavi di Pompei.

È quanto emerso da uno studio condotto dagli archeologi dell'Università di Napoli e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il calore rilasciato dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C è stato 100mila volte superiore a quello sperimentato durante l'esplosione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Le temperature sono state così alte in alcune zone da vetrificare la materia grigia di un uomo. Questo è quanto emerso da uno studio condotto dagli archeologi dell'Università di Napoli e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
L'energia termica dell'eruzione ha vaporizzato i fluidi corporei delle vittime e ha sparso roccia fusa, pomice e cenere ardente sulle città di Pompei ed Ercolano. Secondo i ricercatori, la maggior parte delle vittime è deceduta per asfissia, soffocando a causa delle nuvole di gas tossico e della cenere. Uno studio del 2001 pubblicato sulla rivista Nature ha stimato una temperatura di 300° Celsius sulla città di Pompei, e altre ricerche condotte in seguito sembrano confermare temperature simili anche per la città di Ercolano. Il nuovo studio si è basato sull'analisi di un centinaio di scheletri ritrovati sul litorale di Ercolano, dove il team di ricerca guidato da Pierpaolo Petrone dell'Università di Napoli ha ipotizzato si fossero rifugiate le persone che non sono riuscite a scappare.
Dai risultati sono emersi nuovi dati relativi all'evento eruttivo. "C'erano alte concentrazioni di ferro, che potrebbero indicare i fluidi corporei evaporati, e numerose fratture nelle ossa, prove dell'esposizione a picchi di calore improvvisi, nonché crepe nelle calotte craniche", spiegano i ricercatori. "Tutto ciò sembra indicare che i flussi piroclastici abbiano scaldato il tessuto cerebrale, facendo letteralmente esplodere i crani delle vittime", aggiunge.
Ma un corpo in particolare ha suscitato diverse domande negli archeologi: una vittima, recuperata negli anni '60, trovata su un letto di legno che presentava resti di materia grigia nel cranio. Secondo il team di Petrone, il calore estremo potrebbe aver "saponificato” la materia cerebrale, trasformandola quindi in glicerolo e acidi grassi. Il tessuto cerebrale del corpo era stato però "vetrificato", cioè trasformato in vetro. Piero Pucci, coautore dell'articolo e ricercatore presso il Centro di ricerca sulle biotecnologie avanzate Ceinge, ha analizzato il materiale vetroso all'interno del cranio, trovando tracce di acidi grassi come trigliceridi, comuni nel cervello umano, insieme a componenti di capelli, quando nessuna di queste sostanze è stata trovata nella cenere o nel carbone circostante nel sito in cui è stato trovato il teschio, indicando che il materiale era molto probabilmente materia cerebrale. Il team di ricerca ha dedotto che le temperature avrebbero potuto raggiungere i 520° C. "Il calore è stato in grado di bruciare il grasso corporeo e vaporizzare i tessuti molli.
Il materiale vetroso indica la conservazione indotta termicamente del tessuto cerebrale umano vetrificato", spiegano gli autori. Non tutti sono d'accordo con le conclusioni di Pucci e Petrone. Tim Thompson, antropologo forense presso la Teesside University nel Regno Unito, ha riferito alla bioarcheologa Kristina Killgrove che non ritiene plausibile la teoria della vaporizzazione, preferendo la propria teoria alternativa secondo cui le vittime di Ercolano potrebbero essere state essenzialmente "cotte" dal calore di intensità più bassa . "Non sappiamo ancora con certezza tutti gli effetti che l'eruzione vulcanica del 79 d.C. ebbe sul corpo umano. Ma le nuove ricerche sulle cause di morte stanno aprendo nuove frontiere per capire cosa è successo nel Golfo di Napoli quel fatidico giorno", scrive Killgrove in un articolo pubblicato su Forbes. 
Il virus della Cina è arrivato all'uomo dai serpenti © ANSA
Il virus della Cina è arrivato all'uomo dai serpenti.

Lo indica l'analisi della mappa genetica.

Il virus cinese 2019-nCoV è arrivato all'uomo dai serpenti: sarebbero questi gli animali nei quali il virus, trasmesso dai pipistrelli, si sarebbe ricombinato e poi passato all'uomo. Lo indica l'analisi genetica pubblicata sul Journal of Medical Virology da Wei Ji, Wei Wang, Xiaofang Zhao, Junjie Zai, e Xingguang Li, delle università di Pechino e Guangxi. La ricerca è stata condotta su campioni del virus provenienti da diverse località della Cina e da diverse specie ospiti. 

Come è accaduto in passato con i virus dell'influenza aviaria e con la Sars, anche questa volta l'indice è puntato sui mercati di animali vivi molto comuni in Cina, dove accanto agli animali allevati nelle fattorie e ai pesci si vendono animali selvatici, come serpenti e pipistrelli. "I risultati della nostra analisi evoluzionistica suggeriscono per la prima volta che il serpente è il più probabile animale selvatico serbatoio del virus 2019-nCoV", scrivono i ricercatori. Le analisi genetiche aggiungono così una tessera fondamentale al mosaico della composizione genetica del virus 2019-nCoV, nel quale finora era chiaramente riconoscibile solo la sequenza della parte di virus ereditata dai pipistrelli e identificata fin dall'inizio come appartenente alla famiglia dei coronavirus, la stessa che comprende il virus della Sars, comparso nel 2002, e della Mers, del 2015; restava da risolvere il mistero della provenienza dell'altra metà del virus.
Adesso è chiaro che il virus 2019-nCoV è un mix di un coronavirus proveniente dai pipistrelli e di uno che arriva dai serpenti e che da questi ultimi sarebbe passato agli esseri umani, adattandosi al nuovo ospite e acquisendo la capacità di trasmettersi da uomo a uomo. Ricombinandosi geneticamente nei serpenti, quindi, il nuovo virus ha fatto il cosiddetto 'salto di specie', acquisendo nuovi recettori che gli permettono di legarsi alle cellule del sistema respiratorio umano. "Le nuove informazioni ottenute dalla nostra analisi evoluzionistica - rilevano i ricercatori - sono molto importanti per il controllo dell'epidemia causata dalla polmonite indotta dal virus 2019-nCoV".
   

L’arrivederci bellico di Di Maio: “I peggiori traditori tra di noi”. - Luca De Carolis

L’arrivederci bellico di Di Maio: “I peggiori traditori tra di noi”

Non è un addio contrito, è un arrivederci con sillabe di guerra. Non è un lasciare il campo, è una ritirata per vedere quali e quante sono per davvero le truppe degli altri, ma presto, di certo dopo gli Stati generali di metà marzo, se la dovranno rivedere con lui. “Sono qui per rassegnare le mie dimissioni da capo politico” scandisce Luigi Di Maio dopo quasi tre quarti d’ora di discorso dentro il Tempio di Adriano, a due passi dalla Camera. Non ha voglia di dirla quella parola, ma alla fine deve formalizzare il passo indietro, con Vito Crimi che da Statuto gli subentra come reggente, in qualità di membro anziano del comitato di garanzia, e subito dice che “Di Maio non sarà più il capo delegazione dei 5Stelle”. Ma non è così, almeno non ancora, perché nella riunione mattutina con i ministri, quella in cui conferma le dimissioni, il 33enne di Pomigliano d’Arco è laconico: “Ne parleremo”.
Cioè sarà tutta da discutere, con i non dimaiani che invocano il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli per quel ruolo. Ma prima c’è la fine di un’esperienza “Oggi si chiude un’era, il Movimento deve rifondarsi” apre Di Maio. E il suo lungo addio è una cascata di accuse ai traditori, ai nemici interni, “quelli che distruggono sempre i partiti”. Il vero motivo dell’addio, fa capire. Ma c’è anche una promessa di rivincita, che ripete più volte: “Io non mollo, il Movimento è la mia famiglia”. In testa ha quello, Di Maio: lasciare qualche settimana il M5S con un reggente. Evitare che gli Stati generali siano un vero congresso, senza una conta di cui non può prevedere gli esiti. E poi riprendersi tutto, contando sull’incapacità di tutti gli altri di costruire un capo o una proposta alternativa. Ma ora lascia, e ci pensava da tempo. “Questo discorso ho cominciato a scriverlo un mese fa”, rivela. Poco dopo aver visto a Roma Beppe Grillo, che cita con due mezze frasi, per assolvere il compito. Neanche un’ombra di autocritica, ma tanta rabbia. “La prima stesura del discorso era ancora più dura” sussurrano mentre dal palco Di Maio comincia a disseminare quel verbo, “fidarsi”, ed è come inveire contro i traditori. “Io mi fido di noi, di voi e di chi verrà dopo di me” giura. Attorno a lui anche i facilitatori di vario ordine e grado, i volti della nuova struttura. “Ci ho lavorato un anno, adesso ho esaurito il mio compito” scandisce. Ora sarà la transizione verso la tre giorni di marzo, dove però non si voterà un nuovo capo politico o un nuovo assetto. “Agli Stati generali discuteremo sul cosa, subito dopo passeremo al chi”. Cioè a un nuovo capo, o a un organo collegiale. Nell’attesa, vuole regolare i conti. “Alcuni di noi si sono prestati al gioco del tutti contro tutti, il rumore di pochi ha coperto il lavoro di moltissimi” è la prima di tante accuse, celebrate con grandi applausi dalla sua platea.
E fa l’elenco dei nemici. “C’è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle” ringhia, e in diversi in sala soffiano il nome di Alessandro Di Battista. Poi ne ha per l’ex ministro Lorenzo Fioramonti e altri esuli grillini: “Te ne vai dal Movimento e poi continui a votare la fiducia dal Misto? Non è politica: è psichiatria”. Ma ci sono fendenti anche per l’espulso Gianluigi Paragone: “Ho trovato assurdo l’attacco ai probiviri, noi chiediamo il rispetto delle regole”. E ce l’ha sempre con il senatore ma anche con molti altri, quando difende la piattaforma web: “Sei stato eletto in Parlamento con Rousseau e poi la metti in discussione?”. Il ministro ha parole di miele per i Casaleggio, per Gianroberto e il figlio Davide, “un fratello maggiore”. Ed è ufficialmente gentile con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.“Su alcune cose non siamo stati sempre d’accordo - ammette - ma devo riconoscergli una capacità politica e un’onestà intellettuale rara. Sono orgoglioso della scelta che abbiamo fatto”.
E pare un modo per ricordare che a Palazzo Chigi ce l’hanno portato loro, i 5Stelle. D’altronde la rotta politica di Di Maio è diversa da quella di Grillo e Conte. E il ministro lo sottolinea, parla dell’esigenza di un approccio “post ideologico” su molti temi, a partire dall’immigrazione. Insomma, niente confluenza nel centro - sinistra. E il suo futuro? “Vedremo, non è detto che arriverà un nuovo capo politico” temporeggiano i suoi. Ma non è affatto escluso. E in qualunque forma, lui vorrà esserci. Pronto a tornare quello che sente di essere, il capo.

Sono proprio aliene. - Maura Sandri


Schema concettuale di questa ricerca, nella quale gli astronomi hanno calcolato i percorsi tipici delle comete a orbita lunga (in blu) perturbate da un oggetto gassoso di dimensioni giganti (in bianco) e oggetti di origine interstellare (in rosso). Crediti: Naoj.

Gli astronomi del National Astronomical Observatory of Japan hanno studiato il percorso di due famosi oggetti che ci hanno fatto visita recentemente – 'Oumuamua e Borisov, che ora si stanno allontanando dal Sistema solare per non farvi mai più ritorno – arrivando alla conclusione che molto probabilmente hanno avuto origine al di fuori del Sistema solare. I risultati, pubblicati su Mnras, contribuiscono a migliorare la nostra comprensione del Sistema solare esterno e oltre.
Gli astronomi del National Astronomical Observatory of Japan (Naoj) hanno studiato il percorso di due famosi oggetti che ci hanno fatto visita recentemente – e che ora si stanno allontanando dal Sistema solare per non farvi più ritorno – arrivando alla conclusione che molto probabilmente hanno avuto origine al di fuori del Sistema solare stesso.
Non tutte le comete seguono orbite chiuse attorno al Sole. Alcune passano attraverso il Sistema solare ad alta velocità per poi uscire nello spazio interstellare e non tornare mai più. Sebbene sia semplice calcolare dove stiano andando, determinare da dove provengono è molto più difficile.
Esistono due possibili scenari. Nel primo scenario, una cometa si trova originariamente in un’orbita stabile lontana dal Sole (in quella che viene chiamata nube di Oort), ma le interazioni gravitazionali con un oggetto che passa nei suoi paraggi perturbano la cometa e le fanno abbandonare la sua orbita. La cometa quindi cade nel Sistema solare interno dove può essere osservata, prima di venire proiettata nello spazio interstellare. Nel secondo scenario, una cometa ha origine in un posto molto lontano, forse un diverso sistema planetario e, mentre vola attraverso lo spazio interstellare, casualmente attraversa il Sistema solare, per poi continuare per la sua strada.
Arika Higuchi e Eiichiro Kokubo hanno calcolato i tipi di traiettorie che ci si potrebbe aspettare in questi due scenari, e confrontato il risultato dei loro calcoli con le osservazioni di due insoliti oggetti: 1 I/’Oumuamua (scoperto nel 2017) e 2 I/Borisov (scoperto nel 2019). Hanno trovato che lo scenario di origine interstellare garantisce la migliore corrispondenza per i percorsi di entrambi gli oggetti.
Il team ha anche dimostrato che corpi gassosi di dimensioni giganti, che passano vicino al Sistema solare, potrebbero destabilizzare le comete a orbita lunga e posizionarle su percorsi simili a quelli dei due oggetti studiati. Tuttavia, le osservazioni non hanno rivelato corpi gassosi di questo tipo che potrebbero aver alterato le orbite di questi due oggetti. Sono necessari ulteriori studi, sia teorici che osservativi, di piccoli oggetti interstellari per determinare meglio le origini di questi corpi celesti.
Questi risultati, pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society,  contribuiscono a migliorare la nostra comprensione del Sistema solare esterno e oltre.

Rilevate misteriose particelle ad altissima energia. Potrebbero rimettere in discussione il modello standard della fisica. - Luigi Bignami


Il lancio di un pallone sonda dell'esperimento Anita in Antartide. Anita

Negli ultimi anni sono più d’uno i palloni sonda che vengono lanciati dall’Antartide per ricerche spaziali. Sul continente infatti, ci sono venti che li fanno ruotare attorno al centro del Polo Sud e quindi possono essere recuperati dopo essere arrivati anche a 36.000 metri di quota più o meno dove si desidera. Ma andando così in alto possono raccogliere importanti informazioni che sulla superficie terrestre sarebbero quasi impossibili. Durante due lanci dell’esperimento chiamato ANITA (Antarctic Impulsive Transient Antenna) avvenuti nel 2006 e nel 2014 gli strumenti di bordo individuarono l’esistenza di particelle ad alta energia che viaggiavano con un angolo inclinato rispetto alla superficie del pianeta, una caratteristica che indicava che avevano sfrecciato senza impedimenti attraverso il nostro Pianeta. Lo studio di quanto registrato non ha permesso di far rientrare quelle particelle in una categoria di particelle già nota. Ciò significa che potrebbero essere evidenze di fenomeni della fisica che vanno al di là del “modello standard”, il modello che spiega le particelle e le forze presenti nell’Universo.

Le particelle registrate da ANITA hanno mostrato di possedere energie incredibilmente elevate, ossia con valori da con 0,6 e 0,56 exaelettronvolt (un miliardo di miliardi di elettronvolt). Inizialmente si era ipotizzato che fossero neutrini, particelle note per essere in grado di passare attraverso la materia. Ma con energie così elevate, se fossero stati neutrini avrebbero dovuto interagire con le particelle all’interno della Terra piuttosto che scivolare con estrema facilità attraverso migliaia di chilometri di materia che compone il Pianeta.

Ma i ricercatori, che hanno pubblicato le loro ipotesi su arXiv.org, non si sono arresi e hanno ipotizzato che potevano comunque essere neutrini provenienti da chissà quale galassia lontana. Ma se così fosse stato li avrebbero identificati anche all’IceCube Neutrino Observatory, un rilevatore anch’esso presente in Antartide, che è in grado di rilevare la più ampia gamma di neutrini, comprese le varianti a bassa e ad altissima energia. Ci sono voluti anni per esaminare i dati dell’esperimento, ma prove dell’esistenza di tali neutrini non ce ne sono, il che significa che i rilevamenti di ANITA ad alta energia sono ora ancora più difficili da spiegare.
Icecube neutrino observatory.
Ci rimangono le possibilità più eccitanti o più noiose“, afferma Ibrahim Safa, che lavora anche su IceCube. “O ANITA ha trovato un segnale di ‘fisica esotica’ o c’è qualche sottile anomalia nelle letture del rivelatore che tutti hanno finora trascurato”.
Stefan Söldner-Rembold dell’Università di Manchester, nel Regno Unito, afferma di essere sicuro che la spiegazione di un’anomalia per le strane rilevazioni è da escludere. “Qualunque cosa sia, che si tratti di nuova fisica o di un processo che non abbiamo ancora capito, è comunque qualcosa di concreto e molto interessante”, afferma.
Ora i fisici sono in attesa di un aggiornamento da parte del gruppo di ricerca di ANITA che verrà pubblicato entro la fine dell’anno, in cui verranno descritti eventuali eventi anomali durante il quarto e ultimo volo del pallone avvenuto nel 2016. Ciò potrebbe fornire dati su ulteriori rilevamenti ad alta energia e aiutare a risolvere il mistero.
Nel frattempo, abbondano le ipotesi su cosa possano essere tali enigmatiche particelle e se davvero sfidano il modello standard. Derek Fox alla Pennsylvania State University ha suggerito che potrebbero essere “stau neutrinos”, una forma più pesante – o “super” – del neutrino tau. Ciò si adatterebbe alla supersimmetria, la teoria secondo cui tutte le particelle fondamentali hanno controparti molto più pesanti. Le rilevazioni ANITA potrebbero anche essere segni di materia oscura o neutrini sterili, sostengono altri. Pizzuto non sta scommettendo se una nuova fisica emergerà dal mistero. “Mi terrò a fedele a qualsiasi modello”, dice. “Penso sia ancora troppo presto per dire se ANITA si è imbattuto in qualcosa di completamente nuovo”. Ma potrebbe essere.

Autostrade, ‘Italia Viva presenta emendamento al Milleproroghe per lasciare le maxi-penali a carico dello Stato in caso di revoca’.

Autostrade, ‘Italia Viva presenta emendamento al Milleproroghe per lasciare le maxi-penali a carico dello Stato in caso di revoca’

Il partito di Matteo Renzi, apprende l'Ansa, getta la maschera su Autostrade con una proposta di modifica al decreto Milleproroghe: vuole sopprimere l'articolo 35 che riscrivere le regole sulle concessioni autostradali indicando il percorso da seguire in caso di revoca (nella transizione la gestione passa ad Anas) e riduce le eventuali penali a carico dello Stato.
Italia Viva vuole tentare in extremis di salvare le maxi-penali che lo Stato dovrebbe versare ai gestori autostradali in caso di revoca della concessione. Il partito di Matteo Renzi getta la maschera su Autostrade con un emendamento al decreto Milleproroghe che, apprende l’Ansa, è stato depositato nelle commissioni di Montecitorio nel pomeriggio. Il testo indica la soppressione dell’articolo 35 del provvedimento, in fase di discussione alla Camera: la norma prevede nuove regole sulle concessioni autostradali indicando il percorso da seguire in caso di revoca (nella transizione la gestione passa ad Anas) e riduce le eventuali penali a carico dello Stato.
Più nello specifico: il Milleproroghe, così come approvato in Consiglio dei ministri e firmato dal presidente della Repubblica, prevede che Autostrade non possa risolvere il contratto sfruttando un cambio del quadro normativo, come quello avvenuto con il decreto, e in caso di revoca della concessione per suo inadempimento potrà ricevere dallo Stato solo somme pari al valore delle opere fatte. Non più altri indennizzi per il mancato guadagno negli anni rimanenti della concessione in scadenza nel 2038. Introiti che, stando alle stime di Mediobanca, potrebbero avere un valore complessivo che si aggira attorno ai 23 miliardi di euro.
Secondo una recente elaborazione di dati, sempre da parte di Mediobanca, pubblicata dal Il Sole 24ore tra 2009 e 2018 Autostrade ha dimezzato gli investimenti e aumentato i dividendi: ai soci sono andati 6 miliardi, mentre appena 4 sono stati destinati alla manutenzione. Dai 485 milioni del 2009 le cedole sono salite a oltre 740 milioni nel 2017, quando sono anche stati distribuiti 1,1 miliardi di riserve. Per il 2018, l’anno del crollo del ponte Morandi, è invece stato staccato un assegno di 518 milioni: comunque più di quanto speso per riparare e tenere in sicurezza le infrastrutture affidate.
Nel frattempo a manutenzione e sicurezza sono stati dedicati circa 4 miliardi: in media 400 milioni l’anno. Cifra, questa, che risulta perfettamente in linea con il minimo previsto dalla convenzione con lo Stato, che però ricorda Il Sole, richiede anche che il concessionario mantenga la funzionalità delle infrastrutture “attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva”. Stando ai crolli e ai problemi di sicurezza emersi nell’ultimo anno e mezzo, appare evidente che non tutto il necessario è stato fatto. Peraltro se si allarga lo sguardo al periodo 2000-2017 la spesa media annua cala ulteriormente, a circa 270 milioni.
Adesso, in attesa dei risultati definitivi dell’iter per la “caducazione”, come la chiama il premier Giuseppe Conte, il governo aveva approvato norme in grado di alleggerire il carico di spese per lo Stato in caso di revoca. In sostanza, grazie al Milleproroghe, l’esecutivo punta a rendere meno costoso e complicato revocare le concessioni poiché sono state superare alcune norme previste nel codice degli appalti del 2016 che davano grandi garanzie alle società che gestiscono la rete autostradale italiana. Misure che erano anche state censurate in passato dalla Corte dei Conti.
È l’articolo 35 del Milleproroghe – che ora Italia Viva vuole cancellare – a stabilire che Autostrade “per effetto della presente disposizione” non possa operare “alcuna soluzione di diritto” come la concessionaria aveva minacciato di fare, all’indomani della pubblicazione delle bozze del decreto, nel caso in cui il quadro normativo fosse stato modificato. In questo modo è stata neutralizzata la “minaccia” della società del gruppo Atlantia, controllato dalla famiglia Benetton e controllante di Autostrade.
Non solo: perché lo stesso articolo stabilisce che di fatto sono da “intendersi come nulle” anche “eventuali clausole convenzionali, sostanziali e procedurali, difformi, anche se approvate per legge”. Un modo per scavalcare due commi del codice degli appalti che davano la possibilità alle concessionarie di richiedere “penali” e “indennizzi a titolo di risarcimento” di revoca anche in caso di inadempimento da parte del gestore.