Il grande Marco Travaglio dice:
Da Bertolaso ci si attendeva che ciò che è stato detto ai funzionari della prefettura de L'Aquila che se la sono data a gambe, a mezzanotte, dopo la forte scossa delle 23.30 venisse detto anche al resto della popolazione.
Voi sapete che il comandante è l'ultimo a lasciare la nave, nel codice della navigazione: evidentemente nel codice delle Prefetture, del ministero dell'interno e della Protezione Civile così ben gestite il comandante è il primo a darsela a gambe.
Il palazzo della Prefettura viene evacuato intorno alla mezzanotte e ai cittadini non viene detto niente, tant'è che alle tre e mezza della notte, quando tutto crolla, ci rimangono sotto (stima di queste ultime ore) circa 300 persone.
Naturalmente nessuno dice che si sarebbe dovuta evacuare L'Aquila quando Giuliani lanciò il suo allarme.
Io trovo l'accaduto di una gravità estrema.
Qui, oltre a dover indagare sulla mancanza di osservanza delle leggi che regolamentano l'edilizia, c'è anche da indagare sulla mancanza di responsabilità delle cariche pubbliche e governative preposte alla materia.
Chi ha sbagliato paghi, che la magistratura indaghi.
Siamo stanchi di dover assistere inermi al massacro che si sta compiendo a danno dell'intera popolazione, sia intellettualmente che materialmente.
Ribelliamoci, facciamo capire a questa massa di governanti da strapazzo, che non siamo più propensi a sopportare ulteriormente la loro inefficienza ed inadeguatezza ai compiti affidatigli.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 13 aprile 2009
L'orrore del terremoto.
Qualcuno adesso dovrà indagare. Una volta sepolti i morti e sistemati gli sfollati, dovrà spiegare perché a L'Aquila il cemento impastato dieci o vent'anni fa già si sbriciola come pane secco. Dovrà dire perché queste travi si sono spezzate e hanno fatto un massacro. Come qui, adesso, in questa notte gelida, con il brivido delle scosse di assestamento e il vento del Gran Sasso che spazza le macerie di via Luigi Sturzo, centro città, cento per cento di morti nelle case nuove là in fondo alla strada. Nuove. Eppure sono venute giù. Questa bambina di tre anni che stanno tirando fuori immobile come una bambola non dovevano ridurla così. In questo momento lei doveva essere con gli altri sfollati a dormire sulle brande al campo sportivo. Invece la stanno portando all'obitorio dentro una coperta di lana sporca e strappata. Uccisa nel suo lettino, tra giocattoli e disegni sciupati dal crollo. Nessuno viene ad accarezzarle i capelli sbiancati e invecchiati dalla polvere. Non c'è nemmeno una persona che sappia dire qual è il suo nome. La sua mamma, il papà, la sua sorellina sono ancora là sotto. E là sotto ci sono tutti i loro vicini. Guardia forestale, vigili del fuoco e volontari cercano ormai solo cadaveri.Se due mesi di sciame sismico riducono così il cemento, allora l'allarme lo dovevano dare molto prima. Invece questo passerà alla storia come il primo terremoto previsto in Italia. E, purtroppo, anche come il primo snobbato dalle autorità. Hanno ignorato l'annuncio del disastro molti sindaci della provincia per finire, su su, agli esperti della Protezione civile. Eppure la previsione di Giampaolo Giuliani, tecnico del laboratorio scientifico del Gran Sasso insultato e denunciato per procurato allarme, non è uno scoop da premio Nobel. Che la liberazione di gas radon dagli strati profondi delle rocce riveli l'arrivo di un forte terremoto, lo si impara al primo anno di Geologia all'università. Anche in Italia. È vero che non è possibile conoscere con precisione quando colpirà la scossa. Ma a L'Aquila e lungo l'Appennino la terra tremava e trema tuttora da fine febbraio. Avere un laboratorio di fisica proprio dentro il Gran Sasso, la montagna attraversata dalle faglie e dalle tensioni geologiche di questo disastro, era poi una immensa opportunità. Forse bastava sfruttarla. Nessun preallarme nemmeno per i soccorsi in una regione fatta di antichi paesi di sassi e pietre.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-dolore-e-la-rabbia/2077532&ref=hpsp
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-dolore-e-la-rabbia/2077532&ref=hpsp
Tempi duri per Santoro, conduttore fuori dagli schemi, non asservito alla linea omertosa dei mass media italiani. Si va profilando una nuova epurazione per la rai?
Io la trasmissione l'ho seguita, non ho notato niente di scandaloso, si è ribadito semplicemente che, anche se gli aiuti sono stati repentini, mancava la coordinazione per perfezionarne il funzionamento.Ma Bertolaso, già sotto accusa per il caso "munnezza" in Campania, è ora sotto il manto azzurro di Silvio, gode, pertanto, dell'impunità, è un intoccabile.Non fa niente se la gente abruzzese non ha ricevuto i giusti e subitanei sostegni, ciò non va messo in evidenza, non va detta la verità, che potrebbe danneggiare la nuova "mise" del governo in prossimità delle elezioni europee.E poi parlano di sciacallaggio.Mi sa tanto che gli unici sciacalli stiano tutti in parlamento a cercare di acquisire un aspetto candido, dopo aver provveduto a fare una doccia purificatrice ammantata da messe papali ed aver riposto gli scheletri negli armadi.
Buona Pasquetta a tutti.
Io la trasmissione l'ho seguita, non ho notato niente di scandaloso, si è ribadito semplicemente che, anche se gli aiuti sono stati repentini, mancava la coordinazione per perfezionarne il funzionamento.Ma Bertolaso, già sotto accusa per il caso "munnezza" in Campania, è ora sotto il manto azzurro di Silvio, gode, pertanto, dell'impunità, è un intoccabile.Non fa niente se la gente abruzzese non ha ricevuto i giusti e subitanei sostegni, ciò non va messo in evidenza, non va detta la verità, che potrebbe danneggiare la nuova "mise" del governo in prossimità delle elezioni europee.E poi parlano di sciacallaggio.Mi sa tanto che gli unici sciacalli stiano tutti in parlamento a cercare di acquisire un aspetto candido, dopo aver provveduto a fare una doccia purificatrice ammantata da messe papali ed aver riposto gli scheletri negli armadi.
Buona Pasquetta a tutti.
domenica 12 aprile 2009
Milano - multa ad una statua vivente.
Milano, i vigili multano la statua vivente e i passanti protestano.
Un 19enne che fa la statua vivente su corso Vittorio Emanuele, a due passi dal Duomo di Milano, è stato multato di 100 euro fra le proteste dei passanti nei confronti dei vigili. Motivo: aveva cominciato a lavorare in anticipo e a qualche metro dalla porzione di strada assegnata dal regolamento comunale (il giovane si era spostato per ripararsi dal sole). A quel punto è scattata la colletta per pagare la multa: il tutto è stato ripreso dalla telecamera del nostro cronistaLeggi e commenta l'articolo di Franco Vanni Dario Fo: pago io la multa
http://milano.repubblica.it/multimedia/home/5496672
Incedibile, ma vero, al comune di Milano la Moratti ha sguinzagliato i suoi vigili per raccattare soldi. Ai comuni, sempre più bisognosi di linfa per pagare stipendi da capogiro a consulenti inutili, quella che arriva da tutte le altre ruberie, non basta mai.
sabato 11 aprile 2009
Impregilo e il ponte sullo stretto.
Verifiche dei pm di Monza sulla conversazione tra il presidente della società e un amico economista vicino al deputato forzista"
"Ponte sullo Stretto Vincerà Impregilo"
LUCA FAZZO e FERRUCCIO SANSA
Panoramica dello stretto, con la costruzione simulata del Ponte MILANO - "La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo". Quando i pm di Monza hanno letto i brogliacci delle intercettazioni telefoniche sono rimasti colpiti. Il colloquio intercettato infatti si svolge tra Paolo Savona - al momento dell'intercettazione presidente di Impregilo, una delle due cordate in gara per il ponte - e Carlo Pelanda, economista e amico di Savona. Una frase che ha sollevato l'attenzione degli inquirenti anche perché al telefono Pelanda sostiene di avere saputo da Marcello Dell'Utri del probabile esito della gara per l'appalto più costoso mai assegnato in Italia. Sarebbe stato il senatore di Forza Italia a dare assicurazioni in tal senso. In effetti, il 13 ottobre la gara è stata vinta da Impregilo. La frase di Pelanda a Savona viene captata per caso. I microfoni degli investigatori stavano registrando le conversazioni telefoniche dei vertici di Impregilo (oggi rinnovati) nell'ambito di un'inchiesta per falso in bilancio e false comunicazioni sociali che si trascina da tempo, e nella quale sono indagati a vario titolo Paolo Savona e Pier Giorgio Romiti, figlio dell'ex presidente di Fiat. Il sostituto procuratore Walter Mapelli e il suo capo, il procuratore di Monza Antonio Pizzi, al ponte non ci pensano nemmeno. Ma, a partire dalla fine dell'estate, molte delle comunicazioni registrate iniziano a riguardare proprio la gara: sono le settimane decisive, è in gioco l'appalto del secolo, un'opera da 3,88 miliardi di euro. In lizza sono rimasti soltanto due concorrenti, dopo il ritiro delle cordate straniere: Impregilo e Astaldi.
Per entrambi i concorrenti è una partita decisiva. L'affare è colossale sia che il ponte venga costruito, ma anche (o soprattutto, come sostengono in molti) che resti sulla carta, visto che il contratto prevede una penale stratosferica in caso di recesso da parte dello Stato (il 10 per cento dell'importo totale, cioè 388 milioni, più le spese già affrontate dal general contractor) dopo la definitiva approvazione dell'opera prevista per il 2006. Così le telefonate, i contatti a tutti i livelli sono incessanti. Nulla, però, di penalmente rilevante. Poi arriva quella telefonata che gli investigatori ascoltano e riascoltano. Che passano ai pubblici ministeri. Pizzi e Mapelli si consultano a lungo sul da farsi. E alla fine, nel corso di un interrogatorio di Paolo Savona, gli domandano: "Il professor Pelanda le ha detto che voi avreste vinto la gara per il ponte. Come faceva a saperlo? E Marcello Dell'Utri che cosa c'entra?". Savona risponde: "Era una legittima previsione: Pelanda mi stava spiegando che noi eravamo obiettivamente il concorrente più forte". I pm di Monza, tuttavia, sono convinti di avere in mano altri elementi per nutrire qualche dubbio sulla gara di aggiudicazione. Paolo Savona e Carlo Pelanda (economista ed editorialista del Foglio e del Giornale) si conoscono da anni, hanno scritto libri insieme, niente di strano che si sentano e che parlino anche del Ponte. Ma Pelanda chiama in causa il suo amico Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia, stretto collaboratore di Berlusconi. Anche Pelanda e Dell'Utri si conoscono: Pelanda è stato presidente dell'associazione "Il Buongoverno", fondata proprio dal senatore. In Procura c'è molta cautela: non si vuole danneggiare Impregilo, la più grande impresa della zona, soprattutto adesso che i vertici coinvolti nell'inchiesta sono cambiati. Ma da quelle parole e dagli altri elementi raccolti, il procuratore Antonio Pizzi (già noto per essersi occupato delle inchieste sul Banco Ambrosiano e le Bestie di Satana) potrebbe decidere di avviare un'inchiesta per turbativa d'asta. E se questa inchiesta venisse aperta nel fascicolo potrebbe comparire anche un altro nome importante: quello dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che figura nei brogliacci delle intercettazioni per alcuni contatti con Pelanda. L'ex presidente e l'economista sono infatti in buoni rapporti. Pelanda è stato consigliere della Presidenza della Repubblica (mentre oggi risulta consulente del ministro della Difesa Antonio Martino). A questo si riferiva lo stesso Cossiga quando, durante la puntata di Porta a Porta del 5 ottobre, ha rivelato: "Sono stato intercettato da un pm mentre parlo con un mio amico che brigava per ottenere gli appalti del Ponte". (3 novembre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/economia/pontestretto/intercettazione/intercettazione.html
"Ponte sullo Stretto Vincerà Impregilo"
LUCA FAZZO e FERRUCCIO SANSA
Panoramica dello stretto, con la costruzione simulata del Ponte MILANO - "La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo". Quando i pm di Monza hanno letto i brogliacci delle intercettazioni telefoniche sono rimasti colpiti. Il colloquio intercettato infatti si svolge tra Paolo Savona - al momento dell'intercettazione presidente di Impregilo, una delle due cordate in gara per il ponte - e Carlo Pelanda, economista e amico di Savona. Una frase che ha sollevato l'attenzione degli inquirenti anche perché al telefono Pelanda sostiene di avere saputo da Marcello Dell'Utri del probabile esito della gara per l'appalto più costoso mai assegnato in Italia. Sarebbe stato il senatore di Forza Italia a dare assicurazioni in tal senso. In effetti, il 13 ottobre la gara è stata vinta da Impregilo. La frase di Pelanda a Savona viene captata per caso. I microfoni degli investigatori stavano registrando le conversazioni telefoniche dei vertici di Impregilo (oggi rinnovati) nell'ambito di un'inchiesta per falso in bilancio e false comunicazioni sociali che si trascina da tempo, e nella quale sono indagati a vario titolo Paolo Savona e Pier Giorgio Romiti, figlio dell'ex presidente di Fiat. Il sostituto procuratore Walter Mapelli e il suo capo, il procuratore di Monza Antonio Pizzi, al ponte non ci pensano nemmeno. Ma, a partire dalla fine dell'estate, molte delle comunicazioni registrate iniziano a riguardare proprio la gara: sono le settimane decisive, è in gioco l'appalto del secolo, un'opera da 3,88 miliardi di euro. In lizza sono rimasti soltanto due concorrenti, dopo il ritiro delle cordate straniere: Impregilo e Astaldi.
Per entrambi i concorrenti è una partita decisiva. L'affare è colossale sia che il ponte venga costruito, ma anche (o soprattutto, come sostengono in molti) che resti sulla carta, visto che il contratto prevede una penale stratosferica in caso di recesso da parte dello Stato (il 10 per cento dell'importo totale, cioè 388 milioni, più le spese già affrontate dal general contractor) dopo la definitiva approvazione dell'opera prevista per il 2006. Così le telefonate, i contatti a tutti i livelli sono incessanti. Nulla, però, di penalmente rilevante. Poi arriva quella telefonata che gli investigatori ascoltano e riascoltano. Che passano ai pubblici ministeri. Pizzi e Mapelli si consultano a lungo sul da farsi. E alla fine, nel corso di un interrogatorio di Paolo Savona, gli domandano: "Il professor Pelanda le ha detto che voi avreste vinto la gara per il ponte. Come faceva a saperlo? E Marcello Dell'Utri che cosa c'entra?". Savona risponde: "Era una legittima previsione: Pelanda mi stava spiegando che noi eravamo obiettivamente il concorrente più forte". I pm di Monza, tuttavia, sono convinti di avere in mano altri elementi per nutrire qualche dubbio sulla gara di aggiudicazione. Paolo Savona e Carlo Pelanda (economista ed editorialista del Foglio e del Giornale) si conoscono da anni, hanno scritto libri insieme, niente di strano che si sentano e che parlino anche del Ponte. Ma Pelanda chiama in causa il suo amico Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia, stretto collaboratore di Berlusconi. Anche Pelanda e Dell'Utri si conoscono: Pelanda è stato presidente dell'associazione "Il Buongoverno", fondata proprio dal senatore. In Procura c'è molta cautela: non si vuole danneggiare Impregilo, la più grande impresa della zona, soprattutto adesso che i vertici coinvolti nell'inchiesta sono cambiati. Ma da quelle parole e dagli altri elementi raccolti, il procuratore Antonio Pizzi (già noto per essersi occupato delle inchieste sul Banco Ambrosiano e le Bestie di Satana) potrebbe decidere di avviare un'inchiesta per turbativa d'asta. E se questa inchiesta venisse aperta nel fascicolo potrebbe comparire anche un altro nome importante: quello dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che figura nei brogliacci delle intercettazioni per alcuni contatti con Pelanda. L'ex presidente e l'economista sono infatti in buoni rapporti. Pelanda è stato consigliere della Presidenza della Repubblica (mentre oggi risulta consulente del ministro della Difesa Antonio Martino). A questo si riferiva lo stesso Cossiga quando, durante la puntata di Porta a Porta del 5 ottobre, ha rivelato: "Sono stato intercettato da un pm mentre parlo con un mio amico che brigava per ottenere gli appalti del Ponte". (3 novembre 2005)
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/economia/pontestretto/intercettazione/intercettazione.html
venerdì 10 aprile 2009
Caso Genchi, atti dissequestrati L'ex consulente di De Magistris risollevato dopo il provvedimento della magistratura: "Il mio operato era assolutamente legittimo, la mia sofferenza è stata soppiantata dalla tragedia della popolazione abruzzese"
ROMA - "Sono contento come può essere contento un uomo che ha sempre creduto nella giustizia. La mia sofferenza per quanto subìto è stata soppiantata dalla tragedia che ha afflitto la popolazione abruzzese". Così Gioacchino Genchi commenta il provvedimento del Tribunale del Riesame che ha dissequestrato copie dei dati acquisiti il 13 marzo scorso nell'ambito di una perquisizione nello studio e nelle abitazioni nella disponibilità dello stesso Genchi."Nei dati che mi avevano sequestrato - ha aggiunto Genchi - ci sono files riservatissimi che riguardano indagini in corso promosse da varie procure compresa quella di Roma ed ancora da varie procure calabresi, di quella di Catania e altre procure siciliane".Nel cosiddetto archivio vi sarebbero consulenze che riguardano indagini per stragi e reati di omicidio. "Il mio operato era assolutamente legittimo - ha concluso Genchi - come lo era quello dei magistrati di Catanzaro e di Salerno per i quali stavo lavorando e ho continuato a lavorare anche dopo il sequestro".
10/04/2009
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