Chi chiama “Porta a Porta” la terza Camera stavolta non può essere accusato di esagerare l’importanza di Bruno Vespa. Giovedì sera (8 luglio) il popolare conduttore ha invitato, nella sua bella casa terrazzata a Trinità dei Monti, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il suo più ascoltato consigliere Gianni Letta e il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. Non deve stupire la scelta del momento. Siamo sicuri che l’ottima padrona di casa, la consorte di Bruno Vespa, abbia fatto gli inviti per tempo e organizzato il tutto con largo anticipo.
Ma non siamo sicuri che la circostanza del silenzio dei giornalisti convocati in sciopero sia del tutto casuale. Non sarebbe la prima volta che, al riparo di occhi e orecchie indiscrete, tra il lusco e il brusco, Berlusconi prepara una delle sue strambate politiche. Mettendo così tutti, soprattutto gli alleati, di fronte al fatto compiuto.
“Attovagliati”, come direbbe Dagospia, per una cena si presume squisita ed elegante, i commensali si sono dati appuntamento in un momento delicatissimo della vita politica italiana. Il premier ha il suo bel da fare per far approvare una manovra indigesta e un decreto che regoli una volta per tutte le norme sulle intercettazioni. Ma soprattutto sono ore febbrili per la tenuta della maggioranza, con il reprobo Fini che ormai è visto come un intruso nella casa che ha contribuito a fondare.
Berlusconi si sta guardando intorno: con Fini ha rotto, non ne vuol più sapere, nemmeno Letta può farci più niente. E’ solo questione di tempo, al primo incidente troverà il modo di disfarsene. Resta il problema di rimpiazzare il drappello di parlamentari in uscita che seguiranno Fini. Perchè non tentare allora con una sua “vecchia fiamma”? Quel Casini, appunto, che furbescamente ha sempre tenuto il piede in due staffe ma che non vede l’ora di ricevere un’offerta che non si può rifiutare.
Dunque l’offensiva “charmante” del principe dei seduttori politici arriva al momento giusto. I contatti non sono mai stati un problema. Vespa e Letta si conoscono e apprezzano da tempo immemore e Casini è stato sempre uno di famiglia. Davanti a un piatto di tagliolini (azzardiamo ipotesi) e un gelato rinfrescante non è carino ricordare i vecchi sgarbi o le antiche promesse regolarmente non mantenute.
Maliziosamente si potrebbe ricordare che il famoso interim del premier sul Ministero dello Sviluppo Economico è un nodo ancora da sciogliere. Berlusconi, che ne è titolare nonostante il gigantesco conflitto d’interessi, lo sta tenendo in caldo per qualcuno dell’Udc? A quel punto nemmeno Napolitano potrebbe avere da ridire.
E infatti: “E’ andata bene, benissimo”, si e’ limitato a dire Casini uscendo sorridente da casa Vespa davanti a fotografi e giornalisti verosimilmente non in sciopero. Quattro ore di cena e trattative qualcosa devono aver prodotto. Le premesse ci sono tutte: l’uno, il più debole, non si fida dell’altro, ma il gioco di alzare la posta lo conosce sin da piccolo. L’altro si fida ancora di meno ma seppure in difficoltà ha più carte da giocare. Poltrone, finanziamenti, ministeri, consigli di amministrazione, nomine varie, il cesto è colmo di offerte.
In fondo ci si accorda quando c’è qualcosa da guadagnare e nulla da perdere. Anche se, insegnano le cronache recenti, il vizio del caimano è quello di sfilare il partito ai leader che pubblicamente compiace. Per lui, peraltro, la campagna acquisti non è mai chiusa. Come la stagione della caccia: stavolta tocca a Fini. La prossima ritoccherà a Casini?
Comunque Casini rideva soddisfatto. E soddisfatti saranno usciti anche Berlusconi, cui deve essere costato farsi un giro fuori dalle numerose fortezze di lusso che lo proteggono, e Gianni Letta, che in occasioni del genere offre il meglio di sè. Ma più di tutti sarà soddisfatto Bruno Vespa: già ce lo immaginiamo fregarsi compiaciuto le mani, prima di salutare benedicendo i suoi cari e illustri ospiti. La serata dal gran ciambellano si è conclusa magnificamente. E il prossimo libro si è scritto praticamente da solo.