Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 3 aprile 2012
La figura...del Ladrone! - di Nicola Ambrosino.
In questo Parlamento...di mafiosi e camorristi...
mancavano nell'elenco...solo i leghisti...
a trafficar mazzette e rimborsi elettorali...
finendo pure lor...sopra i giornali.
Con voce magniloquente, ma cafona...
dicevano di Roma...che è ladrona,
ma appena se ne presentava l'occasione...
arrivava sotto banco...la corruzione.
Adesso tutti hanno un gran rimorso...
e dicono che è stato...solo un rimborso...
e ogniuno dice di sentirsi offeso...
per un migliaio di euro,... che ha poi preso.
" E' stato solo per tirare avanti! ",
" A me mancavano sempre dei contanti!";
han detto a piè sospinto questi leghisti...
" Non eravamo certo grandi affaristi!".
Ma questa dura legge...del taglione...
colpisce dentro Roma...e al Pirellone;
sortisce dalla Camera e dal Senato...
alla faccia dell'elettor...che ti ha votato.
Che tu sia messo al centro, destra o sinistra...
o sia del terzo polo, oppur leghista...
se si presenta avanti l'occasione...
fai sempre la figura...del Ladrone!
http://www.123homepage.it/N-Ambrosino/84509273/240863/posting/la-figura-del-ladrone
Triangolazioni sospette per milioni. E con Belsito spunta la 'ndrangheta. - di Giuseppe Baldessarro
E' a Reggio Calabria uno dei tre filoni dell'inchiesta sul tesoriere leghista. Giri di fatture e compravendite sospette con società in tutta Italia e un faccendiere in rapporti con il potente caln dei De Stefano.
Il terremoto giudiziario nella Lega arrivato con l'avviso al tesoriere Belsito e il blitz nella storica sede milanese di via Bellerio 1, è partito seguendo un sospetto personaggio calabrese. Su Belsito sono ben tre le inchieste aperte: Milano, Napoli, Reggio Calabria.
A lui la Dda di Reggio è arrivata seguendo gli affari di Romolo Girardelli, un procacciatore di business in odore di 'ndrangheta. Girardelli, o meglio "l'ammiraglio", come lo chiamavano nell'ambiente, nel 2002 era stato indagato per associazione di stampo mafioso. Gli investigatori lo ritengono vicino ai vertici del clan "De Stefano", famiglia potentissima della città dello Stretto con interessi in Liguria e Francia. Il faccendiere fin dal 2002 è legato a Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale, braccia economiche della cosca. Il Pm reggino Giuseppe Lombardo e gli specialisti della Dia gli stavano dietro da tempo, nella speranza di mettere le mani sul tesoro della "famiglia". Una pista buona, che ha poi partato a scoprire anche i rapporti tra la presunta testa economica dei De Stefano e il tesoriere della Lega.
Girardelli, secondo l'inchiesta, di affari ne aveva procacciati anche a Belsito, all'imprenditore Stefano Bonet e all'avvocato Bruno Mafrici. "L'ammiraglio", oltre che broker era socio di fatto di Belsito in una immobiliare con sede a Genova. Ma non è tutto, perchè gli inquirenti hanno ricostruito una serie di passaggi milionari tra grandi società che si occupavano di consulenza e ricerca. Affari per diversi milioni di euro che consentivano utili sotto forma di crediti d'imposta. Giri di soldi e di "regali" che coinvolgono direttamente il tesoriere della Lega e alcuni altri manager di grandi aziende.
A lui la Dda di Reggio è arrivata seguendo gli affari di Romolo Girardelli, un procacciatore di business in odore di 'ndrangheta. Girardelli, o meglio "l'ammiraglio", come lo chiamavano nell'ambiente, nel 2002 era stato indagato per associazione di stampo mafioso. Gli investigatori lo ritengono vicino ai vertici del clan "De Stefano", famiglia potentissima della città dello Stretto con interessi in Liguria e Francia. Il faccendiere fin dal 2002 è legato a Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale, braccia economiche della cosca. Il Pm reggino Giuseppe Lombardo e gli specialisti della Dia gli stavano dietro da tempo, nella speranza di mettere le mani sul tesoro della "famiglia". Una pista buona, che ha poi partato a scoprire anche i rapporti tra la presunta testa economica dei De Stefano e il tesoriere della Lega.
Girardelli, secondo l'inchiesta, di affari ne aveva procacciati anche a Belsito, all'imprenditore Stefano Bonet e all'avvocato Bruno Mafrici. "L'ammiraglio", oltre che broker era socio di fatto di Belsito in una immobiliare con sede a Genova. Ma non è tutto, perchè gli inquirenti hanno ricostruito una serie di passaggi milionari tra grandi società che si occupavano di consulenza e ricerca. Affari per diversi milioni di euro che consentivano utili sotto forma di crediti d'imposta. Giri di soldi e di "regali" che coinvolgono direttamente il tesoriere della Lega e alcuni altri manager di grandi aziende.
C'è ad esempio il caso della Siram che "acquista" servizi per circa 8 milioni dalla Polare del gruppo Bonet (di cui Giradelli è responsabile della sede genovese). La Polare poi è in affari con la Marco Polo da cui compra consulenze per 7 milioni. Ed è attraverso quest'ultima che la stesssa cifra torna nuovamente a Siram. Una triangono strano per i magistrati reggini, che ritengono che nei diversi passaggi alcune centinaia di migliaia di euro restino impigliate in diverse mani. Tra queste quelle di Belsito. L'inchiesta accerta che gli vengono liquidate circa 250 mila euro in due trance. Un caso analogo è quello che coinvolge Siran, Polare e Fin.tecno. Sono 8 gli indagati dell'inchiesta che si muove su tre diversi filoni. Quello reggino che riguarda gli interessi della 'ndrangheta, quello milanese legato a Belsito al riciclaggio e all'appropriazione indebita e quello napoletano dove ha sede una delle società coinvolte nel giro. Le ipotesi di reato sarebbe la truffa allo Stato per i falsi crediti d'imposta e il finanziamento illecito dei partiti oltre che riciclaggio di denaro su conti esteri.
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/04/03/news/indagine_lega_il_filone_calabrese-32669814/?ref=HREA-1
Corsa in moto. Corsa in bici. - by Dory
Raffiche di vento violento gli solcano i capelli e il volto. I muscoli del viso sono in balia del vento come le onde in un mare in burrasca. Anche le labbra sembrano non stare nemmeno al loro posto.
Non ha preso il casco e neppure i documenti. All’alba era stato preso da un impeto di fuga ed era corso via dal suo monolocale. La sua CBR 900 miracolosamente aveva il pieno, chissà come mai non era a secco come sempre.
Forse perché quella settimana non era uscito a far baldorie per locali notturni con il solito gruppo di amici. Oppure perché non era andato nè in pizzeria nè al Cine con Vittoria dopo che lei gli aveva restituito l’anello.
“Ho bisogno di una pausa di riflessione” gli aveva detto; ma si sa, quando le donne dicono quella combinazione di parole è perché non vogliono più vederti.
Se solo si fosse morso la lingua quando il responsabile del Call Center lo aveva richiamato.
E invece no, Massimo doveva dire sempre la sua, non se ne teneva neppure una, a torto o a ragione. Sua madre diceva che era l’irruenza dei suoi ventidue anni
Adesso scorazzava per la statale 129 come chi non aveva più nulla, più nulla da perdere. Il contratto d’affitto scaduto e tre mensilità da pagare, ma come faceva a pagare adesso che non aveva più un lavoro?
Andare da sua madre, neppure a parlarne, un’umiliazione troppo grande. Vittoria lo aveva mollato. Gli amici del giro se non hai soldi da spendere non ti vengono a cercare, e allora?
Allora corri Massimo, corri! Come diceva suo padre, quando da bambino gli insegnava ad andare in bicicletta. Corri Massimo, corri!
Per andare dove? Non aveva nessuno che l’aspettava in quel monolocale ammuffito e impolverato. Nessuno che lo pensasse, tranne l’anziana madre nelle sue preghiere.
E se girasse ancora quella manopola? Se superasse i 190 chilometri orari? Magari tirando dritto alla prossima curva? Se fosse stato così semplice farla finita alla sua età?
Da lontano i lampeggianti della Polizia stradale. Che fare, fermarsi così come uno scemo?
Senza neppure il brivido di fargliela sudare, a quei bastardi, quella sospensione della sua potente? Così Massimo sfreccia veloce davanti la pattuglia, quasi a sbeffeggiare quegli uomini in divisa.
Ma l’inseguimento non durerà all’infinito, lo sa bene. Un casello, o un posto di blocco alla fine lo fermeranno. E allora che fare?
Forse è meglio cominciare a decelerare e prendere atto di quelle infrazioni. Oppure di qualche reato.
Adesso il gas è sceso al minimo, la moto quasi ferma. Appoggia il piede terra e allunga il cavalletto e attende.
Sono attimi infiniti quelli prima dell’arrivo degli agenti che lo perquisiscono.
“Favorisca patente e libretto” Non ce li ha e non ha nulla con se, neppure i documenti.
Allora cominciano a contestargli innumerevoli infrazioni tra le quali: eccesso di velocità, mancato rispetto dell’ALT, fuga, guida senza casco, guida senza patente, per fortuna è pulito all’etilometro.
“Sospensione della patente per sei mesi, 2.500 euro di multa e sequestro del mezzo”
“No! Sequestro del mezzo no!” Implora con voce compassionevole e aggiunge “ Vi prego non rovinatemi, mi è rimasta solo Lei” riferendosi alla moto come se fosse una persona.
“Sei mesi di servizio civile, sennò ti fai pure il fine settimana in guardiola in se fiati ancora, e la moto te la lasciamo”
“Va bene il servizio civile, va bene!”
La casa famiglia alla quale è assegnato Massimo pullula di ragazze madri, ragazzi e bambini.
Tutti i giorni dalle otto del mattino alle sedici deve presentarsi al responsabile, firmare e svolgere le mansioni indicate.
Alla fine pensa che non è così brutto. Di tanto in tanto porta con se un pallone e fa giocare delle partite di calcetto a quei bambini. Comincia a prenderci gusto e si da il titolo di “allenatore”
Prima d’ogni partita fa correre i bambini sempre attorno al cortile e gli fa fare un po’ di ginnastica, perché come gli spiega “Ci vuole l’allenamento prima di ogni partita”
Quei ragazzini dai 5 ai 13 anni lo ascoltano, ne hanno fatto il loro leader e si divertono tantissimo.
Ma c’è ne sempre uno isolato che non riesce a coinvolgere.
Una mattina Massimo arriva più presto del solito, ha un fischietto e nomina il più grande dei ragazzi suo vice allenatore. Gli da direttive in merito agli allenamenti e alla partita che come al solido dovranno giocare.
Poi si dirige verso quell’angolo del cortile dove quella vecchia panca arrugginita sembra la casa del bambino che non vuole mai giocare.
E’ un bimbo alto e magro dai capelli rossi, dall’età indecifrabile, forse otto o nove anni.
Massimo gli si avvicina con decisione nel tentativo di invogliarlo e scuoterlo e con voce autoritaria gli dice:
“Ehi tu, sono l’allenatore. Come mai non ti presenti mai agli allenamenti?”
Il bambino alza il capo che di solito tiene reclinato e mostra il suo viso a Massimo, poi gli dice serio: “Io non posso giocare”
“Perché?” Risponde Massimo non comprendendo ancora la gravità della cosa.
“Non si vede?” Dice in ultimo il ragazzino piantando il suo viso in direzione della voce di Massimo.
E’ cieco e Massimo in tutto quel tempo non l’aveva capito. Poi gli dice:
“Come ti chiami?”
“Gano. Come uno dei paladini di Francia, il più cattivo!”
“E la sai tutta la storia?”
“Certo che la so, mia madre me ne racconta un pezzetto ogni sera”
Massimo si siede sulla panchina gli mette la mano sulla spalla e dice:
“Io sono Massimo l’allenatore dei tuoi compagni”
Il bambino sorride e risponde:
“Tu sei Massimo e sei uno che sta scontando il servizio civile qui alla Casa Arcobaleno, sennò finivi in prigione”
Il bambino è furbo e non si lascia imbrogliare facilmente:
“Ma quante cose che sai, allora me la racconti la storia di Gano?
Il bambino attacca a narrare come se stesse ripetendo una poesia:
“Gano era il padre adottivo di Orlando
perchè aveva sposato Berta
la figlia di Carlo Magno.
Ma Gano pur essendo un paladino del re
Tradisce il suo regno facendo la spia con i Saraceni.
Gano spiffera ai Saraceni come devono fare
Per cogliere di sorpresa l‘esercito francese che,
Tornando dalla Spagna deve passare per una
Stretta gola: Roncisvalle”.
Da lontano si sente un boato incredibile. Una delle due squadre ha segnato l’ennesimo goal e sta per battere la squadra avversaria. E’ necessaria la presenza dell’allenatore e il gioco viene per un momento interrotto nell’attesa che Massimo li raggiunga.
“Gano, se torno domani, me la finisci di raccontare la storia?”
“Certo! E in cambio tu che mi dai?”
Massimo è disorientato. Cosa poteva dare a quel bambino cieco? Lui non aveva dato mai niente a nessuno. Adesso faceva l’allenatore per quei ragazzini, ma era per ammazzare il tempo in quelle ore interminabili del servizio civile.
Poi gli viene un’idea. Una cosa che avrebbe fatto piacere a Gano e che infondo, faceva sentir bene anche a lui.
“Domani vedrai” E lo salutò lisciandogli i capelli.
“Dicono tutti cosìi!” Gli strillò dietro gano, mentre rideva.
In serata Massimo corre a casa dalla madre e la prega di dargli le chiavi della cantina perché deve andare a cercare una cosa.
Nella cantina impolverata Massimo cerca la sua vecchia bicicletta, quella con la quale il padre tanti anni prima gli aveva insegnato ad andare in bici.
Eccola lì, la sua bicicletta rosso ferrari. L’ha trovata ed è felice. Gli passa uno straccetto sopra e il rosso ferrari riprese il suo solito splendore.
Il giorno seguente Massimo si reca alla Casa Arcobaleno animato da un nuovo spirito e da buone intenzioni. Quella bicicletta gli ricordava suo padre e a suo padre aveva sempre voluto un bene infinito.
Adesso si siede sulla panchina vicino Gano e lo saluta:
“Ciao!”
“Mi ha portato qualcosa?”
“Certo che ti ho portato qualcosa, aspetto la fine della storia però”
Gano attaccò:
“L’esercito francese stava ritornando dalla Spagna.
Era guidato proprio da Orlando, figlio acquisito di Gano di Maganza.
Orlando e il suo esercito è attaccato dai Saraceni.
Orlando dovrebbe chiedere aiuto suonando l’Olifante, che è un corno, ma non lo fa.
Così muoiono tutti.
Ma muore pure Gano perché è un traditore. E’ squartato vivo e i suoi pezzi sono bruciati e sparsi al vento”
“Mii che finale da film dell’orrore” sorride Massimo.
“Questo racconto insegna che non bisogna mai tradire la fiducia. Allora cosa hai portato?” Conclude il bambino con voce decisa.
Massimo gli prende la mano e lo fa alzare e gli fa fare due passi in direzione della bicicletta. Il bambino allunga le mani e si trova tra le mani il sellino. Poi la comincia a toccare tutta. Segue la curvatura del robusto manubrio, né tocca le ruote gonfie e alla fine esclama:
“Una bicicletta, bellissima! Non ne ho mai avuto una!
“E’ rossa fiammante” esplode Massimo euforico.
“ Com’è il rosso, com’è?
Massimo si è messo proprio in un bel pasticcio, e adesso come glielo spiega il rosso?
Ad un tratto si fruga nelle tasche e trova il suo accendino:
“Dammi la mano che ti faccio sentire com’è il rosso”
Prende la mano del bambino e gli accosta lentamente la fiamma fin tanto che il bambino non la ritrae velocemente cacciando un urlo:
“Ahi! Ma che fai mi bruci?”
“Questo è il rosso, è come il fuoco! E adesso monta su”
“Ma io non ci so andare, ho paura di cadere”
“Ti fidi di me? Ti guido io! Se ti tradisco pago il pegno. Va bene?”
Il bambino, monta in sella titubante. A quell’ora del mattino il cortile è deserto ed è abbastanza grande da girarci con la bici.
Massimo sorregge Gano da dietro e non lo molla. Il bambino ride contento e segue le direttive: ora gira a destra ora gira a sinistra.
Finché dopo un po’, Massimo, si sente sicuro di lasciarlo. Adesso gli corre vicino e gli dice:
“A destra, a destra, a sinistra , tutto a sinistra!
Il bambino corre a più non posso, si sente libero come non lo è mai stato in vita sua. Si sente sicuro perché Massimo gli corre a fianco senza lasciarlo un istante.
Corrono per almeno un’ora, Gano con la bicicletta rossa fiammante e Massimo di corsa vicino a lui senza staccarsi un solo attimo.
Adesso ci sono tutti gli altri ragazzini a guardarli, nessuno si muove e sono tutti con il fiato sospeso.
Gano va ormai da solo veloce. Il vento gli s’infila tra i capelli, gli si insinua dentro la maglietta come mai gli era successo in vita sua. I muscoli del suo viso sono rilassati e il vento fa attrito solo su quel meraviglioso sorriso che Gano ha stampato in volto.
Una sensazione di infinita libertà lo prende fin da dentro la pancia, ed è una sensazione che non ha mai avuto lui, che ha sempre dovuto ragionare ad ogni passo.
Ad un tratto non sente più correre al suo fianco Massimo, sente solo che gli urla da lontano la direzione da prendere. Gano mette i piedi per terra per fermare la bici. Si ferma in silenzio ad ascoltare e Massimo è a qualche metro dietro di lui. Gano lascia la bici per terra e si dirige verso quel fiato corto e ansimante. Lo raggiunge e gli si siede accanto per terra. Massimo s’inumidisce le labbra con la saliva e ancora con il cuore in gola e il fiato grosso dice al bambino:
“Domani…porto…la moto e…ci andiamo…a fare…un giro in strada!”
E Gano gli posa grato la mano sulla spalla.
Francesco Bettoni ha 30 incarichi! Trenta!
Viene da chiedersi "come possa un solo uomo assolverli", ma se consideriamo che in molti casi non c'è alcun obbligo di frequenza, è chiaro che in Italia si possibile anche questo...
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un "pesce d'Aprile" posticipato, oppure che lo "zero" dopo il "3" sia frutto di un errore di digitazione, ma non è così. Di seguito, sono indicati uno ad uno.
Se i "tripli incarichi" che hanno molti politici, indicati nell'articolo "POLITICI CON DOPPI INCARICHI: ECCO CHI SONO" vi sembravano eccessivi, preparatevi a un mal di pancia... buona lettura.
Il dott. Bettoni, infatti, riveste i seguenti incarichi (perdoneranno i lettori se si scoprirà che ne è sfuggito qualcuno):
- Presidente della Camera di Commercio di Brescia;
- Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio della Lombardia;
- nella veste che precede, membro del comitato esecutivo dell’Unione delle Camere di Commercio d’Italia (di cui è stato anche vicepresidente fino a pressappoco un anno fa);
- Presidente della Confagricoltura della Lombardia;
- Presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
- Presidente del consiglio di amministrazione di Autostrade Lombarde SpA, società partecipata da amministrazioni provinciali, Camere di Commercio, banche, associazioni industriali, ecc…, tutti della Lombardia;
- Consigliere di amministrazione di Autostrade Bergamasche SpA, società partecipata dall’amministrazione provinciale di Bergamo, dalla Camera di Commercio di Bergamo, da molti comuni, da banche, municipalizzate, ecc…;
- Consigliere di amministrazione di Tangenziali Esterne di Milano SpA, controllata da società autostradali, Provincia di Milano, banche e da Azienda Sviluppo Ambiente e Mobilità SpA, controllata dalla Province di Milano e Monza-Brianza, e dal comune di Trezzo sull’Adda;
- Consigliere di amministrazione di Tangenziale Esterna SpA, controllata da Tangenziali Esterne di Milano SpA e da costruttori;
- Presidente del consiglio di amministrazione di Unione Agricoltori srl, società controllata dall’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
- Consigliere di amministrazione di Brixia Expo – Fiera di Brescia SpA, che gestisce il polo fieristico bresciano ed è controllata da Provincia, Comune e Camera di Commercio di Brescia,A2A SpA, Associazione Industriali, banche, ecc…;
- Consigliere delegato di SPA Immobiliare Fiera di Brescia; controllata dagli stessi enti di Brixia Expo;
- Consigliere di amministrazione del Banco di Brescia SpA, banca nata dalla fusione di C.A.B. e Banca San Paolo;
- Vice presidente del Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza, costituito tra Camere di Commercio della Lombardia;
- Consigliere di amministrazione del Consorzio Fidi Agricoltori Lombardi, controllato daFederfidi Lombarda;
- Consigliere di amministrazione di FuturImpresa s.g.r. SpA, società di gestione del risparmio partecipata dalle Camere di Commercio di Brescia, Bergamo e Como;
- Presidente del consiglio di amministrazione di New Agri srl, società partecipata dall’Unione Agricoltori di Brescia;
- Presidente del consiglio di amministrazione di BreBeMi SpA, la società di progetto per la costruzione dell’autostrada diretta Brescia-Milano, partecipata da Autostrade Lombarde SpA e da molti dei suoi soci;
- Presidente del consiglio di amministrazione di Pro-Brixia, azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia;
- Presidente del consiglio di amministrazione di A.I.S.A. Assistenza Innovazione Sviluppo Agricolo s.r.l. interamente posseduta da Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
- Consigliere di amministrazione di Federlombarda Agricoltori srl, controllata dalle confederazioni e unioni degli agricoltori lombarde;
- Consigliere di amministrazione della Fondazione Teatro Grande di Brescia, i cui amministratori sono nominati dagli enti pubblici bresciani; scorrere l’elenco degli amministratori di questa fondazione è illuminante, perché vi ricorrono nomi che Tempo Moderno ha spesso avuto modo di citare;
- Consigliere di amministrazione di Tecno Holding SpA di Roma, una finanziaria di partecipazione di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
- Presidente del consiglio di amministrazione di Borsa Merci Telematica S.c.p.A. con sede in Roma, società costituita per la gestione di un mercato telematico di prodotti agricoli, ittici e agroalimentari, di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
- Consigliere di amministrazione di UnionTrasporti, s.c.r.l., una società consortile “appartenente al sistema camerale” costituita a Roma tra Unioncamere nazionale e Unioncamere regionali, con la partecipazione di interporti e associazioni;
- Consigliere di amministrazione di A4 holding SpA, società veronese di progettazione autostrade, controllata da amministrazioni provinciali e comunali, e Camere di Commercio, di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, oltre a banche, società autostradali, imprese costruttrici;
- Consigliere di amministrazione di Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova SpA, con sede in Verona, interamente posseduta da A4 holding SpA;
- Consigliere di amministrazione del Comitato Promotore TransPadana, con sede a Torino, costituito tra amministrazioni regionali, provinciali, comunali, Camere di Commercio, unioni industriali, banche e consorzi di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli;
- Presidente della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia;
- Consigliere di amministrazione della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera.
A onor del vero, arrivato a individuare 30 tra presidenze e consigli di amministrazione del dott.Bettoni Tempo Moderno si è stancato di proseguire nella ricerca convinto, da un lato che le cariche più importanti siano state elencate, dall’altro che la dimostrazione della tesi che si voleva sostenere sia già stata ampiamente raggiunta: esistono esempi di concentrazione di cariche veramente inconcepibili.
Poco importa se e quanto e quali di queste cariche siano remunerate; di questo, in parte, i media bresciani si sono già occupati, e ulteriori elementi sono ricavabili consultando il prospetto degli incarichi per nomina della Camera di Commercio bresciana, pubblicato dalla stessa sul suo sito.
Il ragionamento che preme fare, è quello già svolto trattando di un caso analogo (anche se dimensionalmente assai meno impressionante) nella settima puntata, citata in esordio di questa nota:
prima di tutto, come è possibile che una persona possa seguire con il dovuto impegno e dedizione una simile pluralità di incarichi, studiando e preparandosi per ciascuno di essi con uguale scrupolo (e, se si dovesse sostenere che in realtà in un certo consiglio di amministrazione piuttosto che in un altro egli non deve fare nulla se non presenziare, allora occorre chiedersi che utilità ha il suo posto e perché non venga soppresso);
in secondo luogo, come si possono credibilmente auspicare il ricambio della classe dirigente, e la crescita di nuove generazioni di civil servant, se le possibilità di misurarsi, fare esperienza, essere selezionati, sono frustrate dalla sistematica occupazione di tutti i posti disponibili da parte di coloro che, anche generazionalmente, si possono definire dinosauri dell’amministrazione della cosa pubblica?
Un minimo di credibilità è recuperabile solo dettando alcune semplici regole:
- fermare la moltiplicazione dei consigli di amministrazione, oggi attuata frazionando le funzioni di pubblico interesse tra più società e mantenendo partecipate che svolgono funzioni non più strategiche;
- ridurre drasticamente il numero dei componenti degli organi delle società veramente necessarie (basti ricordare un principio da tempo espresso e sempre disatteso, che vorrebbe gli organi amministrativi delle società pubbliche costituiti da amministratori unici o, al massimo, da consigli di tre membri;
- prevedere un limite invalicabile al cumulo di cariche: una persona non deve avere più di uno o due incarichi pubblici o di nomina pubblica;
- prevedere dei criteri di selezione degli aspiranti alla nomina oggettivi e meritocratici.
In altre parole, cambiare radicalmente l’intera filosofia con la quale gli enti pubblici e parapubblici, almeno bresciani, sono oggi governati.
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