sabato 1 settembre 2012

Sembler: "Romney ha i fondi per cambiare la partita". - Paolo Mastrolilli


File: Melvin Sembler 2007-side.jpg

Non ha dubbi, Mel Sembler: «I pochi sondaggi che danno ancora il presidente Obama avanti nelle elezioni di novembre cambieranno la prossima settimana, quando Mitt Romney verrà nominato come candidato del Partito repubblicano. A quel punto potremo usare tutti i soldi che abbiamo raccolto per dargli voce, e la partita cambierà nettamente a nostro favore».

L’ex ambasciatore americano in Italia sa di cosa parla: fa parte della Commissione finanze di Romney, ha raccolto almeno dieci milioni di dollari in Florida, ha contribuito ad organizzare la Convention di Tampa che è la sua città, e venerdì scorso ha ospitato il primo fundraiser di Paul Ryan nel club Treasure island di St. Petersburg.

Come fa ad essere così sicuro della svolta?
«Sono tre mesi di seguito che raccogliamo più soldi di Obama, perché stanno aumentando soprattutto le donazioni sotto i 250 dollari. Continueremo a batterlo fino alle elezioni, e quindi avremo un netto vantaggio finanziario. Il problema è che finora Romney non ha potuto spendere tutti i soldi che ha, perché non è ancora stato nominato ufficialmente come candidato alla Casa Bianca, e quindi è frenato da alcuni vincoli di legge nell’uso dei fondi. Il risultato è che Obama ha raccolto meno finanziamenti, ma ha speso quattro volte più di noi: questo è il motivo per cui è rimasto in piedi nei sondaggi. La settimana prossima, però, la dinamica delle elezioni cambierà. Romney verrà nominato, potrà spendere tutto quello che ha in spot televisivi e altre iniziative elettorali, e passerà in testa in ogni sondaggio».

I democratici dicono che questo è il problema principale della politica americana. Dopo la sentenza della Corte Suprema «Citizens United», che ha tolto ogni limite ai finanziamenti corporate, la Casa Bianca sembra in vendita.
«Già, però non dicevano la stessa cosa quattro anni fa, quando era Obama ad avere il vantaggio finanziario su McCain. La verità è che i soldi sono l’espressione delle opinioni delle persone. La gente vota col portafoglio, e se decidi di investire i tuoi dollari in una causa, vuol dire che ci credi davvero».

Questo però significa che i più ricchi hanno più voce, e un’altra critica che viene fatta a Romney riguarda il sospetto che abbia costruito la sua fortuna senza pagare le tasse.
«É falso, ha pagato tutto quello che doveva. La gente non capisce una differenza fondamentale: in America i redditi che derivano dagli investimenti sono tassati in maniera diversa rispetto agli altri. Romney non riceve uno stipendio. Le sue entrate sono tutte prodotte dai capital gains, e su di essi lui ha pagato ciò che doveva. Questa è la legge, in America».

Romney ha impostato la sua campagna elettorale sull’economia, ma l’ala conservatrice del partito lo costringe spesso a virare sui temi sociali, come è accaduto dopo le dichiarazioni di Todd Akin sull’aborto. Quale sarà il tema dominante della Convention e delle elezioni?
«Economia e lavoro. La politica di Obama non ha funzionato, la gente soffre, e vuole qualcuno che ci tiri fuori dai guai. Mitt, con la sua esperienza, può riuscirci. I democratici vorrebbero che noi parlassimo di aborto o altri temi sociali, ma non lo faremo. Ascolteremo le posizioni dei social conservative, ma non saranno al centro della Convention e della campagna elettorale».

Romney critica spesso l’Europa e dice che non l’aiuterebbe a superare i suoi problemi finanziari. Perché?
«Intende dire che questo è un momento di crisi, in cui ogni paese deve assumersi le proprie responsabilità. I greci non possono sperare che i tedeschi continuino a pagare i loro debiti all’infinito. Dunque bisogna che l’Europa si rimbocchi le maniche e usi le risorse che possiede per risolvere una crisi che minaccia l’economia globale».

L’Italia sta facendo la sua parte?
«É molto che manco, ma mi pare che qualcosa si stia muovendo, nonostante tutte le difficoltà che ci sono sempre da voi per trovare intese. Avete bisogno di grandi riforme strutturali. Per dirne solo una, non è possibile che le imprese con più di 15 dipendenti siano penalizzate: questo vi condanna a essere piccoli nell’economia globale. Spero che il governo trovi la forza per mettere mano a tutte queste riforme indispensabili».


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