Gli uffici della Appleby a St Helier, Isola di Jersey (Afp)
Tre trust domiciliati nell'isola di Jersey controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa, il fondo che ha gestito alcune delle più importanti operazioni di acquisizioni, riassetto e ricollocamento societari degli ultimi anni in Italia.
Dalla Ducati a Permasteelisa, da B&B Italia al colosso del gioco d'azzardo legale Snaitech. Il fondo è guidato da Andrea Bonomi, classe 1965, il finanziere che nel 2016 ha perso la sfida (vinta da Urbano Cairo) per il controllo del Corriere della Sera.
Ciò che si sapeva finora è che Investindustrial era una società lussemburghese controllata, appunto, da Andrea Bonomi. Ma le carte dei Paradise Papers sottratte alla società di consulenza Appleby aggiungono un ulteriore tassello a questa storia.
Si scopre, infatti, che al livello superiore di Investindustrial Sa ci sono tre società operative, la Grosvenor Street Holdings Sa, la De Combinatae NV, e la Zafrikidis Oil & Ship Ltd. E che andando ancora più su lungo la catena di controllo, le tre società sono state conferite all'interno di tre trust registrati nell'isola del Canale della Manica. A Jersey appunto. I trust si chiamano The George Trust, The Budda Trust e The 1987 Settlement Trust. Operazioni e schemi societari perfettamente legali e senza ombra di irregolarità.
Si scopre, infatti, che al livello superiore di Investindustrial Sa ci sono tre società operative, la Grosvenor Street Holdings Sa, la De Combinatae NV, e la Zafrikidis Oil & Ship Ltd. E che andando ancora più su lungo la catena di controllo, le tre società sono state conferite all'interno di tre trust registrati nell'isola del Canale della Manica. A Jersey appunto. I trust si chiamano The George Trust, The Budda Trust e The 1987 Settlement Trust. Operazioni e schemi societari perfettamente legali e senza ombra di irregolarità.
Secondo quanto risulta al settimanale L'Espresso (che pubblica in esclusiva per l'Italia insieme al programma d'inchiesta di Rai 3 Reporti Paradise Papers), i trust sono stati costituiti nel 1987 da Carlo Bonomi, padre di Andrea, che aveva indicato come beneficiari i suoi nipoti, oggi saliti a otto, alcuni dei quali ancora minorenni.
Interpellato dall'Espresso e da Report, lo stesso Andrea Bonomi ha confermato l'esistenza dei trust e delle società che controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa. Bonomi ha precisato che il padre scelse Jersey (isola nel Canale della Manica) come sede dei trust «quando si ritirò a Londra dopo la scalata ostile del 1985 alla sua Bi-Invest» e ha aggiunto che non c'è «alcuna ragione fiscale nell'istituzione dei trust», che sono vigilati dalle autorità di Jersey». Bonomi ha anche sottolineato di essere «solo cittadino americano e svizzero», e di non avere obblighi fiscali in Italia.
Jersey, in effetti, potrebbe essere definita la “patria dei trust”: ve ne sono registrati migliaia da cittadini facoltosi provenienti da tutto il mondo.
Jersey, in effetti, potrebbe essere definita la “patria dei trust”: ve ne sono registrati migliaia da cittadini facoltosi provenienti da tutto il mondo.
I trust e le società dei Bonomi emergono nei Paradise Papers quasi per caso. Nel gennaio 2016, infatti, il gruppo della famiglia milanese chiede un finanziamento bancario per l'acquisto di un jet Dassault Falcon 900DX del valore di 13,5 milioni di dollari. La Appleby consiglia allora di costituire una società all'Isola di Man per evitare di pagare l'Iva: se l'aereo viene utilizzato per lavoro e non per svago, l'imposta del 20% può essere (legalmente) rimborsata. La banca che finanzia l'acquisto del jet vuole però informazioni sulla solidità patrimoniale del gruppo e così dalla società inviano una email in cui spiegano dell'esistenza dei tre trust, specificando che «valgono 218 milioni di dollari» perché controllano il fondo lussemburghese. Nessuno può immaginare che quella email finirà qualche mese dopo nelle mani dei giornalisti di mezzo mondo.
Vitrociset e la società di Curacao
Dai Paradise Papers spuntano anche i documenti che raccontano la storia del trust milionario della famiglia Crociani. Una vicenda anticipata dal Sole 24 Ore lo scorso 5 novembre. La storia parte nel 1976 quando Camillo Crociani, allora presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, viene travolto dallo scandalo Lockheed: tangenti pagate dalla multinazionale americana per piazzare i suoi aerei in Italia. Crociani fugge in Svizzera e poi in Messico prima della condanna a due anni e quattro mesi per corruzione aggravata. Ma prima di lasciare il paese cede la sua azienda, la Ciset, all'amico e braccio destro Girolamo Cartia. I beni di Crociani (che è insolvente) vengono sequestrati. Ma non la Ciset, che formalmente non gli appartiene più, essendo stata ceduta.
Dai Paradise Papers spuntano anche i documenti che raccontano la storia del trust milionario della famiglia Crociani. Una vicenda anticipata dal Sole 24 Ore lo scorso 5 novembre. La storia parte nel 1976 quando Camillo Crociani, allora presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, viene travolto dallo scandalo Lockheed: tangenti pagate dalla multinazionale americana per piazzare i suoi aerei in Italia. Crociani fugge in Svizzera e poi in Messico prima della condanna a due anni e quattro mesi per corruzione aggravata. Ma prima di lasciare il paese cede la sua azienda, la Ciset, all'amico e braccio destro Girolamo Cartia. I beni di Crociani (che è insolvente) vengono sequestrati. Ma non la Ciset, che formalmente non gli appartiene più, essendo stata ceduta.
Crociani muore in Messico nel 1980. Sette anni dopo, nel 1987, la vedova Edoarda Vessel, una ex attrice che ha lavorato con Federico Fellini in “8 e mezzo”, costituisce un trust alle Bahamas, il Grand Trust, i cui beneficiari sono le due figlie Camilla e Cristiana. Tra i beni del trust c'è una promissory note che assicura alle eredi Crociani i dividenti sostanziosi provenienti dalla Ciset, una società che controlla la Vitrociset (formalmente cosituita soltanto il 29 dicembre 1992).
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