mercoledì 25 marzo 2020

Çatalhöyük, Anatolia, Turchia.



Çatalhöyük (pronuncia turca [tʃaˈtaɫhœˌjyk] - spesso scritto Çatal Hüyük fuori dalla Turchia - da çatal, "forcella"[1] e höyük, "collina"[2]), è un importante centro abitato di epoca neolitica dell'Anatolia, nella provincia turca di Konya, ai margini meridionali della pianura[3].
Il sito (ricostruito lungo una sequenza di 18 livelli stratigrafici che vanno dal 7400 al 5700 a.C. ca.) occupa una superficie di 13,5 ettari, dei quali solo un 5% è stato indagato con scavi archeologici[4].
Il sito di Çatal höyük è stato scoperto alla fine degli anni cinquanta; l'archeologo inglese James Mellaart vi ha condotto campagne di scavi tra il 1961 ed il 1965. A partire dal 1993, ulteriori ricerche sono condotte da Ian Hodder[5].
Dal 2012 il sito neolitico di Çatal höyük, che si trova 60 chilometri a sud della città di Konya ed è visitabile dai turisti, è riconosciuto dall'Unesco come parte del "Patrimonio dell'umanità".
Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. L'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo[6].
A Çatalhöyük ogni abitazione era divisa in due stanze. Quella più grande aveva al centro un focolare rotondo ed intorno dei sedili e delle piattaforme elevate per dormire; in un angolo c'era un forno per cuocere il pane. La stanza più piccola era una dispensa per conservare il cibo: tra una casa e l'altra c'erano dei cortili usati come stalle per capre e pecore. Circa un terzo delle case presenta stanze decorate e arredate apparentemente per scopi culturali: sulle pareti, infatti, sono state rinvenute pitture e sculture di argilla che raffigurano teste di animali (qualcosa di analogo ai bucrani) e divinità (specialmente femminili, legate al culto domestico della fertilità e della generazione)[7]. Queste abitazioni non vanno pensate come santuari: il culto è ancora solo domestico e dà conto di una "ossessione simbolica", quella di un aggregato di umani che vivono a stretto contatto con i propri morti e che ha da tempo istintivamente associato penetrazione sessuale e sepoltura dei semi per l'agricoltura[7].
Gli abitanti della città di Çatal höyük seppellivano i propri morti, divisi per sesso, sotto il letto.
Questi, prima di essere sistemati sotto i letti, venivano esposti all'aperto in attesa che gli avvoltoi procedessero ad una completa escarnazione, con lo stesso sistema usato ancora oggi in India ed in Iran, dove i cadaveri sono depositati nelle cosiddette torri del silenzio[8].
Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi ingubbiata di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel neolitico anatolico[3]) e la raffinata industria litica, realizzata per il 90% in ossidiana, pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica[9].
Lo schema economico di base è quello tipicamente agro-pastorale, ma si segnalano scelte ardite, quali quella di coltivare frumento invece che orzo e quella di allevare bovini invece che suini.[3]
La dea madre seduta, con accanto due leonesse: rinvenuta a Çatal höyük, è un reperto neolitico (6000-5500 a.C. ca.), oggi conservata al Museo della Civilizzazione Anatolica di Ankara.
Resti delle abitazioni.
Collana d'agata.
Risultato immagini per çatalhöyük turkey
Cortile rurale.
Co-mingled skeletons found buried under a platform in a house. This treatment is typical of how people buried their dead, though usually there were fewer skeletons than you see here. Often city dwellers would dig up skulls and rebury them in other houses. Archaeologists believe this ritual had spiritual and historical elements, and it was a way of remembering the past.
Morti seppelliti sotto i letti.


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