Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 31 dicembre 2024
lunedì 30 dicembre 2024
PLATONE AVEVA RAGIONE.
ULTIMA ORA: il CERN scopre l'antiiperelio-4, la particella di antimateria più pesante mai osservata.
ULTIMA ORA: il CERN scopre l'antiiperelio-4, la particella di antimateria più pesante mai osservata
Gli scienziati del Large Hadron Collider del CERN hanno scoperto la particella di antimateria più pesante mai osservata: l'antiiperelio-4.
Questa particella esotica, la controparte di antimateria dell'iperelio-4, contiene due antiprotoni, un antineutrone e una particella antilambda. La scoperta offre spunti sulle condizioni estreme dell'universo primordiale e fa luce sul problema dell'asimmetria barionica, ovvero perché il nostro universo è dominato dalla materia nonostante materia e antimateria siano state create in quantità uguali durante il Big Bang.
La scoperta è stata fatta utilizzando collisioni di ioni piombo presso l'LHC, ricreando l'ambiente iper-caldo dell'universo neonato. Modelli di apprendimento automatico hanno analizzato i dati, identificando le particelle di antiiperelio-4 e misurandone con precisione le masse.
Mentre l'esperimento ha confermato che materia e antimateria sono create in parti uguali, il mistero di ciò che ha fatto pendere l'equilibrio cosmico rimane irrisolto. Con gli aggiornamenti in corso all'LHC, potrebbero essere all'orizzonte altre scoperte rivoluzionarie nella ricerca sull'antimateria.
https://www.facebook.com/photo/?fbid=1122103982703803&set=a.568782714702602
(Il barione è una particella subatomica non elementare costituita da un numero dispari (almeno 3) di quark di valenza. In quanto composti da quark i barioni ...)
(iperèlio [Comp. di iper(one) e elio] [FNC] Elio con ipernucleo, cioè nel cui nucleo un nucleone è stato sostituito da un iperone; in partic ...)
domenica 29 dicembre 2024
Scoperta rivoluzionaria nella fisica quantistica: identificato un nuovo stato della materia. - Adamo Genco
Un team internazionale di ricercatori ha compiuto una scoperta straordinaria nel campo della fisica quantistica, identificando per la prima volta un nuovo stato della materia teorizzato da tempo: il liquido di spin quantistico. Parliamo del frutto della collaborazione tra scienziati svizzeri, francesi, canadesi e statunitensi, che potrebbe aprire la strada a importanti sviluppi nel campo dei computer quantistici e nella comprensione fondamentale dell'universo.
Ma cosa rende così speciale questo nuovo stato della materia? Immaginate di avere un materiale in cui le particelle magnetiche, invece di disporsi in modo ordinato come siamo abituati a vedere, si comportano in maniera del tutto inaspettata. Questi minuscoli magneti naturali, chiamati spin degli elettroni, rimangono in uno stato di continuo cambiamento, creando configurazioni interconnesse che sembrano "danzare" secondo le leggi della meccanica quantistica.
La scoperta è avvenuta studiando un materiale particolare chiamato "pirocloro stannato di cerio", utilizzando tecniche all'avanguardia come la diffusione di neutroni. Si è trattata di una sfida tecnologica notevole, come spiega Romain Sibille, leader del team sperimentale presso l'Istituto Paul Scherrer in Svizzera.
"Abbiamo dovuto utilizzare uno spettrometro altamente specializzato presso l'Institut Laue-Langevin di Grenoble, in Francia, per ottenere dati di altissima precisione."
Per comprendere meglio questo fenomeno, possiamo pensare agli elettroni come a minuscoli magneti che normalmente tendono ad allinearsi tra loro, proprio come farebbero delle comuni calamite. Tuttavia, in alcuni materiali speciali come i piroclori, questo allineamento viene "frustrato", creando condizioni uniche in cui emergono comportamenti quantistici sorprendenti.
Il professor Andriy Nevidomskyy, dell'Università Rice, che ha condotto l'analisi teorica dei dati, sottolinea un aspetto affascinante della scoperta.
"A livello quantistico, gli elettroni interagiscono tra loro emettendo e riassorbendo quanti di luce chiamati fotoni. In modo simile, nel liquido di spin quantistico, l'interazione tra le particelle chiamate 'spinoni' avviene attraverso lo scambio di onde simili alla luce, ma molto più lente."
Il team di ricerca sta già guardando al futuro, cercando altre particelle esotiche come i "visons", che potrebbero comportarsi come monopoli magnetici, un'idea teorizzata decenni fa. "È entusiasmante cercare prove dell'esistenza di particelle simili a monopoli in un universo in miniatura formato da spin di elettroni in un pezzo di materiale", commenta Nevidomskyy.
A proposito di nuove tecnologie legate alla fisica quantistica, lo sapevate che Google ha sviluppato un processore chiamato Willow e capace di prestazioni inarrivabili fino a oggi?
https://www.hdblog.it/scienza/articoli/n603011/rivoluzione-fisica-quantistica-nuovo-stato-materia/
venerdì 27 dicembre 2024
Buco nero esplode con raggi gamma mentre gli astronomi lo stanno osservando. - Giulia Serena
Un team internazionale di astronomi ha rilevato un'enorme esplosione di raggi gamma proveniente dal buco nero supermassiccio M87*, situato a 55 milioni di anni luce dalla Terra, durante la storica campagna di osservazione del 2018 che ha prodotto la prima immagine di un buco nero. L'evento, durato circa tre giorni terrestri, è stato catturato da 25 telescopi terrestri e orbitali nell'aprile 2018.
Questa scoperta rappresenta un'opportunità unica per studiare la fisica che circonda i buchi neri supermassicci. Il lampo di raggi gamma osservato è stato il primo rilevato da M87* in oltre un decennio, permettendo ai ricercatori di determinare con precisione le dimensioni della regione responsabile dell'emissione.
"Siamo stati fortunati a rilevare un lampo di raggi gamma da M87 durante questa campagna multi-lunghezza d'onda dell'Event Horizon Telescope", ha dichiarato Giacomo Principe dell'Università di Trieste, coautore dello studio accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
I ricercatori ritengono che il lampo sia il risultato dell'interazione tra il materiale inghiottito dal buco nero e il suo campo magnetico esterno. Questi tipi di esplosioni sono tra i più violenti nell'universo, ma sono notoriamente difficili da catturare poiché solitamente visibili solo in specifiche lunghezze d'onda.
Kazuhiro Hada dell'Università della Città di Nagoya, coautore dello studio, sottolinea la natura imprevedibile di questi fenomeni: "L'attività di questo buco nero supermassiccio è altamente imprevedibile - è difficile prevedere quando si verificherà un lampo".
Il team ha scoperto che la regione del lampo ha una struttura complessa e mostra caratteristiche diverse a seconda della lunghezza d'onda osservata. Inoltre, la struttura ad anello del buco nero stesso sembrava cambiare in relazione al lampo, suggerendo un'intrigante relazione tra i due fenomeni.
Sera Markoff, professoressa dell'Università di Amsterdam e coautrice dello studio, evidenzia l'importanza di questa scoperta:
"Per la prima volta, possiamo combinare l'imaging diretto delle regioni vicine all'orizzonte degli eventi durante i lampi di raggi gamma provenienti da eventi di accelerazione delle particelle e testare teorie sulle origini dei lampi".
Questa osservazione apre nuove prospettive per lo studio dei buchi neri supermassicci e dei meccanismi di accelerazione delle particelle nei loro getti, un mistero di lunga data nell'astrofisica. La combinazione di dati provenienti da diverse lunghezze d'onda e l'imaging diretto delle regioni prossime all'orizzonte degli eventi promettono di fornire nuove informazioni su questi enigmatici oggetti cosmici.
martedì 24 dicembre 2024
sabato 21 dicembre 2024
LA PREDIZIONE PIÙ AGGHIACCIANTE DI TUTTE.
venerdì 20 dicembre 2024
La scelta della pace. - Tommaso Merlo
Progetto Selene: l’Italia vuole costruire piccole centrali nucleari sulla Luna.
I progetti atomici del Governo Meloni non trovano territori favorevoli lungo lo Stivale, potrebbe andare meglio nello spazio?
Il ritorno dell’energia nucleare su suolo italiano, che il Governo Meloni continua a propagandare come chiave di volta per la transizione energetica – nonostante costi e tempi maggiorati rispetto alle fonti rinnovabili, per tacere delle preoccupazioni sul fronte sicurezza – non trova spazio sui territori: da ultimo è stato il Consiglio regionale del Veneto, governato dalla destra, a dire no a nuove centrali. Non va meglio col Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, l’unica infrastruttura davvero utile per il Paese, che il ministro Pichetto immagina però possa entrare in funzione non prima del 2039. Perché allora non ampliare gli orizzonti localizzativi al cosmo?
In un certo senso, è l’idea che davvero sta nascendo in seno al progetto tutto italiano denominato Selene (Sistema energetico lunare con l’energia nucleare), finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e condotto dall’Enea come capofila, in collaborazione con il dipartimento di Energia del Politecnico di Milano e Thales Alenia Space Italia.
«L’Italia è fortemente impegnata nell’esplorazione della Luna e nella realizzazione di una base lunare permanente. Per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, le soluzioni attualmente disponibili, basate sull’utilizzo dell’energia solare, non consentono – dichiara Angelo Olivieri, responsabile Missioni scientifiche dell’Asi – di raggiungere gli obiettivi energetici sfidanti per le future attività sulla superficie lunare, a causa dell’alternanza di 14 giorni di luce e 14 di buio. La ricerca di una soluzione tecnologica adeguata rappresenta un campo di ricerca di notevole interesse per l’Asi».
L’obiettivo dell’infrastruttura denominata Moon energy hub (Menh) sarà di fornire una base energetica stabile ai futuri insediamenti lunari attraverso l'impiego di piccoli reattori nucleari a fissione, i Surface nuclear reactors (Snr).
«In prospettiva, queste innovazioni potrebbero consentire di superare i limiti dei pannelli solari che hanno mostrato bassa densità di potenza, scarsa scalabilità, breve vita operativa e vulnerabilità da irraggiamento cosmico – aggiunge il coordinatore del progetto Francesco Lodi, ricercatore Enea – In questo senso, il Menh segna un passo rivoluzionario nell'esplorazione lunare, ponendosi al centro della strategia per espandere le capacità umane sulla Luna».
Oltre alla progettazione dei sistemi di conversione, distribuzione dell'energia e degli Snr, i ricercatori dell’Enea lavoreranno all’analisi degli aspetti di decommissioning e della supply chain e alla creazione di una roadmap per l'industrializzazione dell’infrastruttura.
mercoledì 18 dicembre 2024
martedì 17 dicembre 2024
lunedì 16 dicembre 2024
Tomba di Senenmut.
domenica 15 dicembre 2024
La Motilla del Azuer: un capolavoro dell’ingegneria antica!
Giappone svela un pannello solare con una potenza 20 volte superiore ai reattori nucleari. - di Giacomo Gianni
In ogni parte del mondo si stanno facendo rapidi progressi per innovare la tecnologia, in particolare quella atta a imbrigliare l’energia in un modo ecosostenibile. Tra i Paesi più all’avanguardia c’è il Giappone, con i suoi nuovi pannelli solari che utilizzano celle di Perovskite e che potrebbero rivoluzionare l’energia solare globale.
Quando si parla di sviluppo in ambito fotovoltaico, uno degli obiettivi più importanti è senza dubbio quello di massimizzare l’efficienza dei pannelli tradizionali, e nel caso delle cosiddette celle solari di Perovskite (PSCs) l’innovazione sta nella loro potenza tanto quanto nella composizione; le PSC sono infatti incredibilmente leggere e flessibili.
Negli ultimi anni il tasso di conversione energetica di questi pannelli è salito notevolmente (dal 3% al 25%) e oggi la loro potenza può raggiungere 20 volte quella di un reattore nucleare nei giorni più soleggiati; inoltre, il materiale di produzione è estremamente economico e ne permette la facile integrazione su facciate di edifici, finestre e automobili.
Uno dei vantaggi infatti è proprio l’adattabilità, in particolare per città come Tokyo dove l’integrazione di pannelli solari è poco conveniente a causa dei limiti di spazio. Sembra inoltre che i costi siano destinati a diventare più convenienti in futuro, anche se alcuni problemi legati alla produzione rimangono e rappresentano la principale sfida di oggi.
La durabilità delle celle è ancora poco adatta a usi per lunghe durate, soprattutto per via dei materiali leggeri utilizzati, ben diversi da quelli dei pannelli solari tradizionali. Ciononostante rimangono una delle tecnologie più promettenti in questo ambito, ed è probabile che nei prossimi anni otterremo risultati davvero interessanti.
sabato 14 dicembre 2024
Don Milei ed i poveri cristi. - Tommaso Merlo
Il cratere Kerid.
mercoledì 11 dicembre 2024
Una gigantesca struttura nello spazio sfida la nostra comprensione dell’Universo.
Gli astronomi hanno scoperto un anello gigantesco, quasi perfetto, di galassie, di circa 1,3 miliardi di anni luce di diametro. Non corrisponde a nessuna struttura conosciuta.
Una misteriosa struttura a forma di anello nello spazio.
È ciò che hanno scoperto gli astronomi, un anello di galassie quasi perfetto di circa 1,3 miliardi di anni luce di diametro. Non corrisponde a nessuna struttura o meccanismo di formazione noto. Il Grande Anello, come è stata soprannominato, potrebbe perfino portarci a modificare il modello standard della cosmologia. La scoperta, guidata dall’astronoma Alexia Lopez dell’Università del Lancashire, è stata presentata al 243° incontro dell’American Astronomical Society a gennaio ed è stata pubblicata sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics.
Cosa sappiamo del Grande Anello scoperto nello spazio
Già nel 2021 era stata scoperta un’altra struttura gigantesca a forma di arco e il Grande Anello non fa che infittire il mistero. “Nessuna di queste due strutture è facile da spiegare in base alla nostra attuale conoscenza dell’universo”, ha spiegato Lopez a gennaio. “E le loro dimensioni estremamente grandi, le forme distintive e la vicinanza cosmologica devono sicuramente dirci qualcosa di importante, ma cosa esattamente?”
L’Oscillazione Acustica Barionica.
Il collegamento più immediato sembra essere con qualcosa chiamato Oscillazione Acustica Barionica (BAO). Si tratta di gigantesche disposizioni circolari di galassie che si trovano in tutto l’Universo. In realtà sono sfere, i fossili di onde acustiche che si propagarono nell’Universo primordiale e poi si congelarono quando lo spazio divenne così diffuso che le onde acustiche non potevano più viaggiare. Il Grande Anello non è un BAO. I BAO hanno tutti una dimensione fissa di circa 1 miliardo di anni luce di diametro. E un’ispezione approfondita del Grande Anello mostra che è più simile a un cavatappi allineato in modo tale da sembrare un anello.
Cos’è questa misteriosa struttura nello spazio
Il che lascia la domanda senza risposta: che diavolo è? “Quando osserviamo l’universo su larga scala, ci aspettiamo che la materia sia distribuita uniformemente ovunque nello spazio, quindi non dovrebbero esserci irregolarità evidenti oltre una certa dimensione”, ha spiegato Lopez. “I cosmologi calcolano che l’attuale limite teorico delle dimensioni delle strutture sia di 1,2 miliardi di anni luce, eppure entrambe queste strutture sono molto più grandi: l’Arco Gigante è quasi tre volte più grande e la circonferenza del Grande Anello è paragonabile alla lunghezza dell’Arco Gigante.”
Cosa significa per la cosmologia
Ma la dimensione è solo uno dei problemi. L’altro è cosa significa per la cosmologia, lo studio dell’evoluzione dell’Universo. Il modello attuale è quello che al momento si adatta meglio a ciò che osserviamo, ma ci sono alcune caratteristiche che sono difficili da spiegare nel suo contesto. Sono stati proposti altri modelli per affrontare queste caratteristiche. In uno di questi, la cosmologia ciclica conforme di Roger Penrose, in cui l’Universo attraversa infiniti cicli di espansione del Big Bang, ci si aspettano strutture ad anello, anche se vale la pena notare che la cosmologia ciclica conforme ha notevoli problemi. Un’altra possibilità è che le strutture siano un tipo di difetto topologico nel tessuto dello spazio-tempo noto come stringhe cosmiche. Si pensa che siano come rughe larghe quanto un protone emerse nell’Universo primordiale quando lo spazio-tempo si è allungato. Non abbiamo trovato molte prove fisiche dell’esistenza delle stringhe cosmiche, ma le prove teoriche sono piuttosto promettenti.
Per saperne di più:
- Consulta l’articolo “A Giant Structure in Space Challenges Our Understanding of The Universe” su Science Alert.