mercoledì 24 giugno 2009

Cellulari, parcheggi, portaborse. Le mille richieste dei senatori

Al Copasir emerge l'uso improprio di telefonini a tariffe super agevolate da parte di amici o collaboratori degli eletti.
Palazzo Madama, nel bilancio case ad ex parlamentari di CARMELO LOPAPA.

ROMA - Imbottire le strade del centro storico di Roma, magari l'isola pedonale tra Palazzo Madama e il Pantheon, con una bella sfilza di posti auto riservati agli onorevoli senatori. "Per motivi di sicurezza", ovvio, ché i parlamentari (quelli non dotati di auto blu) non possono certo arrivare coi mezzi pubblici. Quegli stessi, distratti senatori che hanno il vezzo, da qualche tempo, di distribuire a collaboratori, amici-amiche, quando non a familiari, i telefonini a tariffa agevolata ai quali hanno diritto in ragione del loro status. Bisognerà correre ai ripari, stando a quanto sta saltando fuori dalle intercettazioni giudiziarie. Come pure sarà forse ora di dare una regolata ad appartamenti ed uffici privati che Palazzo Madama garantisce a una ristretta cerchia di parlamentari (anche ex) privilegiati. C'è chi chiede l'assunzione di altri "consiglieri parlamentari", la regolarizzazione dei portaborse in nero o la creazione di una nuova, indispensabile Fondazione. Di queste e tante altre richieste spicciole, ma dall'inconfondibile profumo della casta - nonostante i tempi da vacche magre - sono infarciti gli ordini del giorno che senatori di maggioranza e opposizione hanno allegato al bilancio interno da 600 milioni approvato ieri pomeriggio a Palazzo Madama. Richieste accolte, altre respinte o trasformate in "raccomandazioni" dalla presidenza. Come quella, tutt'altro che gradita ai più, con cui l'Idv chiedeva che si sopprimesse la barberia a Palazzo. "Al massimo può essere una raccomandazione", ha messo le mani avanti il senatore questore leghista, Paolo Franco. Col presidente Schifani a rintuzzarlo: "Le ricordo che adesso noi il barbiere qui lo paghiamo, non è più gratis". E il questore: "Sì, è vero, ma le spese le deve coprire sempre la cassa del Senato, dato che i 4 mila euro al mese che incassiamo coprono solo una minima parte delle spese". Si va avanti così, di privilegio in favore, difficili da cancellare. Così, i democratici Casson, Zanda e altri chiedono che anche a Palazzo Madama si introducano le impronte digitali antipianisti per il voto? "Pur possibile in linea teorica, riteniamo che il nostro meccanismo funzioni" chiude le porte il collegio dei questori e la presidenza.
OAS_RICH('Middle');
Poi le richieste più bizzarre. Il dipietrista Giuseppe Astore mette per iscritto la sua istanza affinché vengano "recuperati, ove possibile, spazi destinati alla sosta ma attualmente non accessibili, sul lato posteriore di Palazzo Madama". Quel che sta accadendo coi cellulari, invece, lo si scopre dall'ordine del giorno (G.2) dei democratici Ceccanti e Vita. I due scrivono che "in sede di audizioni al Copasir", la commissione di controllo sui servizi segreti, "è emerso che ci sono parlamentari in possesso di un numero elevato di apparecchi telefonici che irritualmente lasciano in uso a terzi". Sono quelle utenze a tariffe super agevolate che i senatori ottengono dai gestori, non una come sarebbe previsto, ma due, tre, quattro. Elargite poi agli accoliti. Salvo poi sentire protestare gli onorevoli con la presidenza del Senato quando si scopre che le utenze sono finite sotto intercettazione anche per via dell'uso magari non proprio ortodosso e istituzionale che se ne sta facendo. Da qui la richiesta di vincolare la stipula di quei contratti "al solo senatore in carica" e "per una sola utenza". Ma un'altra stortura da correggere l'addita dai banchi del Pdl Antonio Paravia. Se la prende, intanto, coi "12 milioni di euro che il Senato spende ogni anno per mantenere gli assistenti dei soli componenti del Consiglio di presidenza, dei presidenti di commissione, dei senatori a vita e degli ex presidenti. Per non dire degli appartamenti e degli studi privati garantiti a spese dell'erario a quegli stessi privilegiati". Che un caso appartamenti esista è confermato dal fatto che se ne parli in un altro ordine del giorno, firmato dai senatori dell'Idv, Caforio, Pardi, Giambrone e altri. Scrivono, tra le altre cose, di "appartamenti di servizio situati in Largo dei Chiavari 79", occupati da uffici ad personam e appartamenti, e che invece "andrebbero destinati ai servizi che registrano maggiore carenza di spazi".

I vertici di Palazzo Madama glissano.

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/richieste-senatori/richieste-senatori/richieste-senatori.html

Piero Ricca, 27 giugno, Lucca.





Sabato 27 giugno il nostro amico Duccio, fresco di denuncia per “grida sediziose” per aver gridato ipocrita a La Russa, ha convocato una manifestazione in difesa della liberta’ di pubblica espressione del dissenso. La sua, come di chiunque volesse prima o poi esercitarla. Contro ogni tentativo di intimidazione, dalle schedature ai manganelli. So che e’ difficile ma i questori un giorno o l’altro dovranno pur mettersi in testa che la polizia e’ al servizio dei cittadini e non dei politici e che la democrazia e’ il regime politico che garantisce liberta’ a chi contesta, non privilegi a chi governa. In altre parole disturbare il manovratore si puo’ e si deve. Specie se il manovratore va avanti a colpi di censura televisiva e abusi di potere. Noi ci saremo. Vi invitiamo a partecipare. Sopra, il video che promuove l’iniziativa.
Lecco, sabato 27 giugno, ore 16.30 in piazza Diaz, di fronte alla stazione Fs.
QUI trovate tutte le informazioni, il volantino, gli altri partecipanti.
… Ma prima di sabato, a Milano forse ci inventiamo una nuova iniziativa sediziosa per invitare il Puttaniere (absit iniuria verbis!) a dimettersi. Restate in contatto, vi faremo sapere!
Vi segnalo anche la presentazione di Alza la testa! a Savona. Giovedi’ 25 giugno. Ore 18, libreria Ubik.

http://74.125.113.132/search?sourceid=navclient&ie=UTF-8&rlz=1T4GWYE_enUS311US311&q=cache%3Awww.pieroricca.org

martedì 23 giugno 2009

Parola di Capezzone.




A noi non sta bene questo Berlusconi, quello dei pasticci, della sudditanza a Bossi. Vorremmo un Berlusconi diverso, quello che nel '94 prometteva la riforma all'americana delle istituzioni, dell'economia, della giustizia. Se tornerà quello si potrà discutere, altrimenti affonderà e peggio per lui. (da Il Gazzettino, 19 ottobre 2003)
Berlusconi, a parole e a chiacchiere, minaccia la guerra civile contro D'Alema e la sinistra, ma nei fatti sta già preparando, e praticando, il "soccorso azzurro". [...] Ci saranno liberali di destra e di sinistra desiderosi e capaci di opporsi a queste manovre? (da Radio Radicale, 7 maggio 2006)
Berlusconi doveva fare la grande riforma costituzionale e ci ha precipitato nel casino del proporzionale, doveva fare le grandi riforme economiche e abbiamo Tremonti che scrive libri da no global, doveva fare la grande riforma della giustizia e si è fatto solo gli affari suoi. Ha trasformato la Casa delle libertà nella Casa delle libertà vigilate. (da Corriere della Sera, 4 febbraio 2006 pagina 8)
Berlusconi è come Vanna Marchi e Tremonti è come il suo Mago do Nascimento. (da L'omonimo, CARTA CANTA, 31 marzo 2006)
Berlusconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice "Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge" e l' altro, offeso "Ma guarda che io non ti ho dato niente!". Ecco, lui potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Bondi e Fede. (da Corriere della Sera, 12 febbraio 2006 pagina 8)
L'annuncio del ministro
Tremonti è importante e positivo, ed è un ulteriore passo su una linea di saggezza tenuta dal Governo, che prima ha messo al sicuro i conti dello Stato con la finanziaria triennale, poi ha adottato misure concrete per le famiglie con la manovrina di dicembre (penso, in particolare, al bonus e alla social card), e ora potenzia le risorse per gli ammortizzatori sociali". (da L'omonimo, CARTA CANTA, 21 gennaio 2009)
L'
Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero "ecosostenibili". [...] Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un'autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve, contro l'aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all'ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello. (dal sito internet de La Rosa nel Pugno, 10 marzo 2006)
La legislatura che si è aperta ha il carattere di un'occasione storica per il nostro Paese, che va assolutamente colta: è vero, si parte da una situazione economica delicatissima, ma il
Governo è determinato ad assumere decisioni nette e tempestive, come ha chiaramente dimostrato il Consiglio dei Ministri di ieri. (da Decidere.net, 22 maggio 2008)
La mitica devolution di
Bossi è il nulla: la sanità è già di competenza delle Regioni, per la polizia locale non ci sono soldi, per la scuola facciamo gli esami in dialetto? (da Il Gazzettino, 19 ottobre 2003)
[Sul IV governo Berlusconi] Per l'Italia questo governo è l'ultimo treno, non so se dopo ci saranno altre chance. [...] Grazie all'attuale
legge elettorale, molto meno peggio rispetto a come viene descritta, e grazie alla saggezza degli italiani è iniziata una nuova fase politica [...] Con l'opposizione bisogna discutere di cose concrete, tematizzare i dibattiti e abbandonare l'atteggiamento da vergini violate dai cattivi berlusconiani. (da Omnibus – LA7, 14 maggio 2008)
[Sul governo
Berlusconi] Sarebbe un' eresia dirsi d' accordo con chi ha impostazioni clerico-fasciste su materie come il divorzio, la droga, la ricerca scientifica. (da Corriere della Sera, 30 ottobre 2003 pagina 13)
Silvio Berlusconi è entrato in politica con 5 mila miliardi di debiti e con le banche che tentavano di strozzarlo; oggi vanta 29 mila miliardi di attivo e figura tra i sette uomini più ricchi del pianeta. (da Repubblica, 30 ottobre 2005 pagina 13)


COSI’ MUORE LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, MA NOI VOGLIAMO TENERLA IN VITA




Noi sottoscritti ci riconosciamo nell’articolo 21 della Costituzione Italiana che recita fra l’altro: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il disegno di legge n. 1415 sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria, cioè la legge-bavaglio, che sta per essere definitivamente approvato al Senato viola apertamente questi principi. Noi ci dichiariamo pronti all’“obiezione di coscienza”, cioè a continuare a pubblicare gli atti giudiziari (intercettazioni, ma non solo) che non sono segreti, ma di cui la maggioranza di governo vuole impedire la pubblicazione e la conoscenza. Chiediamo agli editori, all’Ordine dei Giornalisti, alla Federazione della Stampa, agli organismi sindacali di tutte le testate (carta stampata, radio e televisione) di aderire a questa forma di protesta civile. Invitiamo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a valutare i profili di incostituzionalità del disegno di legge e a respingerlo alle Camere.Chiediamo ai cittadini di aderire al nostro appello, perché hanno il diritto di essere informati correttamente e compiutamente. Noi giornalisti siamo pronti a pagare in tribunale le conseguenze del nostro gesto, in attesa che la Corte costituzionale e la Corte europea di giustizia di Strasburgo dichiarino illegittima la legge-bavaglio. La nostra libertà di informare riguarda tutti. E’ giunto il momento di difendere la nostra Costituzione.Gianni Barbacetto, Pino Corrias, Peter Gomez, Sandro Ruotolo, Marco Travaglio.





Mignottocrazia.



19 giugno 2009, in Peter Gomez


Altro che minorenni, veline o escort in là con gli anni: il G8, il vero problema per Silvio Berlusconi è il G8. A tre settimane dalla riunione che porterà nel surreale e tragico scenario dell'Aquila i leader dei paesi più industrializzati del mondo, il premier guarda sempre più preoccupato a quell'appuntamento. In Abruzzo e a Roma, assieme alle delegazioni dei vari governi, arriveranno centinaia di giornalisti: in buona parte gente che, a differenza di molti e importanti colleghi italiani, diffida per principio di chi sta al potere. Insomma, cronisti delle tv, del web e della carta stampata che non possono essere comprati con qualche regalo, qualche finta notizia passata sotto-banco o, peggio, con la garanzia di una luminosa carriera sugli schermi di Mediaset o della Rai. È quindi facile prevedere che le conferenze stampa dell'Aquila si trasformeranno per il Cavaliere in un vero calvario. Almeno in quella sede gli incontri con i giornalisti non potranno essere evitati e le domande non potranno essere eluse. Su cosa verteranno gli interrogativi è, del resto, scontato. Anche perché in tutto il mondo occidentale sta diventando evidente il punto politico di quello che viene ormai chiamato "il caso Berlusconi": la ricattabilità del Presidente del Consiglio. Sia chiaro: all'estero, che un'accompagnatrice come Patrizia D'Addario, mossa solo da sete di denaro o voglia di vendetta per le promesse non mantenute, tenga in scacco il premier, non importa a nessuno. Ma, dato che le frequentatrici (gratis o a pagamento) di Palazzo Grazioli o Villa La Certosa sono state decine e decine, non si può escludere che tra loro vi fossero anche ragazze inviate da servizi segreti di paesi considerati nemici. E la cosa, visti gli stretti rapporti di Berlusconi con personaggi ritenuti equivoci dalla comunità internazionale, come Gheddafi o Putin, diventa un problema legato alla sicurezza. Riuscirà, dunque, il Cavaliere a sopravvivere alla scandalo? Forse sì, ma solo a discapito della credibilità del nostro Paese. Il premier ha in parlamento una maggioranza schiacciante, recentemente riconfermata dalle elezioni europee. Controlla le tv e, se le cose peggioreranno ulteriormente, può davvero pensare di risolvere (in Italia) i suoi problemi facendo cadere il (suo) governo e andando di nuovo alle urne ad ottobre. In questo modo, in caso di vittoria, potrebbe chiudere la partita e dire alle opposizioni: vedete, gli italiani mi hanno assolto, io piaccio così. Insomma l'attempato leader del centro-destra potrebbe salvarsi istituzionalizzando di fatto la mignottocrazia. Un progetto folle che sta al pari all'ormai conclamata follia dell'uomo. Ma anche un piano rischioso che all'ultimo momento potrebbe spingere la sua maggioranza a chiedergli di farsi, per sempre, da parte.

(Vignetta di theHand)

Lodo Pisello.



20 giugno 2009, in Marco Travaglio


Zorrol'Unità, 20 giugno 2009Chi pensava, anzi sperava, che i talloni d’Achille di Al Tappone fossero la mafia, le tangenti, i fondi neri, i conflitti d’interessi, aveva sopravvalutato l’Italia e gli italiani. Ora che l’”utilizzatore ultimo” sprofonda per gli eccessivi “quantitativi di donne” (secondo le poetiche definizioni ghediniane), chiediamo umilmente scusa a un paese ridotto a un film minore di Alvaro Vitali per esserci troppo occupati delle quisquilie di cui sopra. Là dove non poterono le ultime parole di Borsellino e le indagini di valorosi pm milanesi e siciliani, potranno forse gli stock di signorine a tassametro traghettate da un fabbricante di pròtesi nelle magioni del Premier Utilizzatore su mezzi aerei e nautici degni dello sbarco in Normandia; e la candid camera di una delle “utilizzate”, sfuggita alla formidabile security di Palazzo Grazioli. Ogni epoca ha il 25 luglio che si merita. Restano da capire alcuni particolari: 1) chi saranno il Dino Grandi e il Galeazzo Ciano di questo film dei Vanzina che si sta girando fra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi; 2) che ne sarà della Guardia Repubblicana alla caduta del satrapo (l’altreoieri Ostellino lo paragonava a Cavour, mentre Chirac raccontava le visite guidate ai bidet di Villa Certosa, accompagnate da apprezzamenti berlusconiani sulle “chiappe” che vi si erano posate); 3) con quali leggi ad personam, anzi ad pisellum, Al Tappone conta di salvarsi dall’inchiesta di Bari. Essendo stato intercettato non da una toga rossa, ma da un’amica escort armata di cellulare, abolire le intercettazioni non basta più. Bisogna abrogare i telefonini.
(Vignetta di Bandanas)
Post scriptum
Molti amici del blog mi chiedono che fare domenica e lunedì per i referendum elettorali. Dopo avere a lungo tentennato fra l'astensione e il voto per il No, propendo per l'astensione. Mi hanno convinto due articoli che linko volentieri qui sotto, e il cui senso è ben sintetizzato dalla dichiarazione di voto dell'ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelski, di cui mi fido ciecamente:“Nel caso si raggiungesse il quorum, o vince il No e ci teniamo il Porcellum, oppure vincono i Sì e avremo un Porcellum al quadrato. Diciamo la verità, ci troviamo di fronte a due leggi che fanno schifo allo stesso modo. Per questo, sono convinto che sia meglio non andare a votare”.
M.T.

Topolanek, Bocchino, Pompa & F.lli.

Siccome «nomina sunt consequentia rerum», sulla scena degli scandali berlusconiani, dopo Topolanek, irrompe l’on. Bocchino: «In questa vicenda ci sono apparati dello Stato fuori controllo».
Non ce l’ha con l’apparato riproduttivo di Al Tappone, già devastato da un editoriale di Feltri, ansioso di far sparire l’arma del delitto («facendo strame della privacy, affermo che Silvio è senza prostata… e buonanotte al sesso. La scienza fa miracoli tranne uno: quello»).
No, Bocchino ce l’ha coi servizi segreti, ovviamente deviati: «Dovrebbero occuparsi della sicurezza del premier, scortarlo, proteggerlo». Invece colludono coi nemici della Nazione: tipo il fotografo Zappadu che, secondo l’autorevole Il Giornale, ha «rapporti coi servizi». Tesi suggestiva, anche perché Al Tappone ha governato 8 anni su 15 e ha sempre trafficato coi servizi. E l’altro giorno ne ha riuniti i capi a Palazzo Chigi: c’erano il coordinatore Gianni De Gennaro, a suo tempo confermato da Al Tappone a capo della polizia nonostante i fattacci del G8 di Genova, o forse proprio per quelli (ora è imputato per induzione alla falsa testimonianza dell’ex questore); e l’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari, sebbene sia imputato a Milano per il sequestro di Abu Omar e a Perugia per peculato con Pio Pompa (avrebbero spiato «presunte opinioni politiche, contatti e iniziative di magistrati, funzionari dello Stato, associazioni di magistrati anche europei, giornalisti e parlamentari»), o forse proprio per questo. Dal che si deduce che cosa intendano lorsignori per «servizi deviati»: quelli che lavorano per lo Stato.

http://www.unita.it/rubriche/Travaglio