sabato 17 aprile 2010

Una destra che non c’è mai stata - Luca Telese


17 aprile 2010

La domanda è: ma può esistere la destra liberale che sognaGianfranco Fini? Problema antico. Non è esistita, ai tempi del Regno, una destra nazionalista seria: c’è stato l’avventurismo interventista dei Salandra. Non è esistita, negli anni Venti, la destra romantica (ma non eversiva) sognata daD’Annunzio:èmorta con la marcia su Roma. Non è esistita, negli anni Trenta, una destra modernizzatrice ma non totalitaria: il cipiglio diMussolini era seduto sulla bara di Matteotti, come nelle vignette di Scalarini. Non è esistita, dopo il ‘43, la destra socialista sognata dai repubblichini di sinistra (“compagni in camicianera”),tutta riforme sociali e partecipazioni: c’erano stragi e rastrellamenti nazisti. Non è esistita, nel dopoguerra, la destra liberale vagheggiata da Montanelli, che infatti si turava il naso e votava Dc. Non è esistita la destra moderata ma illuminata desiderata da Guareschi, e nemmeno quella eclettica, colta e disincantata immaginata da Longanesi.

Prezzolini era un profeta autoesiliato oltreoceano: in Italia i rari intellettuali si dividevano fra la tigre antisistema di Evola, le polverosità reazionarie e monarchiche di Michelini e il doppiopetto dell‘Almirante Dio-patria-e-famiglia. Insomma, la destra ghibellina disegnata dai “vietcong finiani” di FareFuturo - laica, progressista e integrazionista - è bella e impossibile. La destra che c’è ha la faccia etnico-xenofoba della Lega e quella servile e aziendalista del berlusconismo. Se Fini fa nascere la destra che non c’è mai stata, sarebbe un prodigio. Per provarci deve mettere su i gruppi entro poche ore, strangolare le (finte) “colombe”, resistere 3 anni. Se ce la fa, la votiamo pure noi di sinistra, ovvio.

Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474587&title=2474587


Chiesa complice del 'Caudillo' - Marco Politi


17 aprile 2010

C'è un mondo cattolico moderato, che attende di uscire dalla palude berlusconiana. Una fascia di popolo che “ama l’Italia”, ha un’idea decorosa di Stato sociale, teme lo sfascio istituzionale causato dal Cavaliere e aborre l’isteria leghista con gli scenari di scolari “insolventi” senza pasto e musulmani perseguitati fin nei cimiteri. Ma questo mondo ha bisogno di un punto d’appoggio programmatico, che alle elezioni regionali non ha trovato. E’ chiaro che nessuno sbocco positivo potrà aprirsi, se le forze di centro e di sinistra non troveranno i punti essenziali di un’“agenda Italia”, che risponda alle esigenze drammatiche di famiglie, aziende, giovani, disoccupa-ti e precari. Se Udc e Pd, se Idv e SeL non riusciranno a convergere su poche, essenziali battaglie sociali e costituzionali, la situazione si incancrenirà.

Senza una sponda concreta anche l’aspirazione di Fini a costruire un partito liberal-conservatore, attento alla coesione nazionale, rischierà di sfrangiarsi. E il caudillismo di Berlusconi e il suo patto di ferro con la Lega non saranno davvero messi in crisi. La Chiesa potrebbe fare molto per indirizzare la crisi verso la visione di un Paese, degna di
Sturzo, De Gasperi e Moro, una visione alta quale emerge dalle sue Settimane sociali e dal recente convegno Cei sul Meridione. Ma ai vertici ecclesiastici Oltretevere sembra più caro l’utile compagno di strada Berlusconi. Perisca l’Italia, al dunque, purchè continui il sabotaggio della Ru486 e del testamento biologico.

Da
il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474583&title=2474583


Lo colpiranno in ogni modo - Peter Gomez


17 aprile 2010

Tempi duri per Gianfranco Fini. Nei prossimi giorni l’ex numero uno di An sarà calunniato, spiato, dossierato. I media del premier, che già in settembre avevano iniziato a sparargli contro, lo descriveranno come un malfattore, un poco di buono, forse un malato di mente, o peggio. Se poi davvero i finiani arriveranno a costituire un gruppo in parlamento, verrà bandita un'asta per convincerli, uno a uno, a desistere. Saranno offerti loro incarichi, prebende, denari. Inutile scandalizzarsi. Le cose, nell’Italia di B., vanno così. Il Cavaliere, del resto, a differenza dei suoi coriferi, sa che le ultime regionali sono andate bene per il centro-destra, ma malissimo per il Pdl. Più di due milioni di elettori hanno voltato le spalle al partito. Sono i voti degli astenuti che ora Fini spera legittimamente di recuperare, pensando pure di attingere qualcosa nel campo avverso, dove la linea del Pd, se esiste, appare ormai opposta a quella del suo elettorato.

I sondaggi parlano chiaro: il Fini moderato nei toni, ma inflessibile sui principi (dalla giustizia, ai diritti civili) piace. Anche a sinistra. Per questo il Cavaliere si prepara ad ucciderlo (politicamente). B ha bisogno di una truppa compatta perché per lui le riforme sono la (nuova) ultima spiaggia. Solo cambiando la Costituzione potrà reintrodurre una qualche immunità che lo metta per sempre al riparo dalla sua grande ossessione: i processi. L’abbraccio con la Lega (di-sposta a tutto per il federalismo) si spiega in buona parte così. Ma con un Fini forte, nemmeno Bossi e il debole
Pd basteranno più. Dunque il Cavaliere olia il fucile. Dice di essere in forma. Ma ha 74 anni. E forse, per fortuna di Fini e del Paese, la sua mira non è più quella di un tempo.

Da
il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474581&title=2474581


Un colpo a salve e ora aspetta - Maurizio Chierici


17 aprile 2010

Fini sa come navigare, un colpo a salve e aspetta. Per il momento non succederà niente. I suoi trombettieri scelgono le parole con l’accortezza delle signore dalla mano dubbiosa sopra il vassoio delle cioccolate. Questa o questa? Lasciano capire senza compromettersi. Certo che la crisi fra i fondatori del partito quasi unico soffia come un uragano. Dietrologie raffinate provano a spiegare l’irriconoscenza verso l’uomo che l’ha sdoganato dall’ombra del fascismo. Fini geloso di Bossi? Delle banche, dei governatori e dell’egemonia nella quale avvolge Berlusconi? Si dice sia la tracotanza dei peones la goccia che ha traboccato il vaso.

Ore prima del famoso incontro non digerito, il senatore
Gian Paolo Vallardi, Lega di Vittorio Veneto, aveva presentato un disegno di legge: dà la possibilità ai sindaci di battezzare col nome di personaggi locali le nuove scuole, insinuando che vecchi licei, piazze e strade possono essere titolati ai protagonisti della Padania. Basta con Garibaldi: chiamiamola Marcantonio Flaminio. Ma come cancellare da Torino a Vittorio Veneto scuole e piazze nelle quali è cresciuta l’Italia? Per Vallardi solo Nizza ne ha diritto. E la Francia inaugura il battaglione Garibaldi della Legione Straniera. Anche Fini ha qualche dubbio sulla vanità di Berlusconi puntellata dal Bossi salvato dalle fideiussioni del Cavaliere quando la sua banca stava tirando le cuoia. Ha perfino comprato il simbolo della Lega per scongiurare nuovi tradimenti. Per amor della patria unita Fini rimonterà, come è il segreto.

Da
il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474575&title=2474575

Sta per investirlo uno tsunami - Rodolfo Brancoli


17 aprile 2010

Non ho molta fiducia nella capacità di tenuta di Fini, e dei finiani, di fronte allo tsunami che sta per investirli, se decideranno di andare avanti. Però faccio il tifo per loro, perché sono i soli capaci di mettere una zeppa in un progetto cinicamente perseguito sulla pelle di questo sfortunato paese da un uomo che per sistemare le sue vicende giudiziarie, cambiare ancor più a suo vantaggio le regole del gioco e insediarsi al Quirinale, appare disposto a dare via libera ora e nel futuro prossimo ai massimi livelli di potere a una formazione come la Lega, nefasta per l’Italia sotto tutti i punti di vista, non solo svendendo il suo partito (e la cosa mi lascia indifferente) ma anche stravolgendo i valori e i meccanismi istituzionali che fanno della Repubblica una democrazia liberale europea.

La mia scarsa fiducia deriva dai comportamenti passati di chi ha pur sempre avallato la peggiore legge elettorale, e si è imbarcato in una formazione partitica che in un primo momento aveva lucidamente definito "una scorciatoia plebiscitaria e personalistica", nel mentre consentiva che il socio di maggioranza gli portasse via mezzo partito. E naturalmente è ben nota la capacità di seduzione e corruzione di chi non avrà certo scrupoli ad agire per fare il vuoto attorno al "traditore". Ma poiché Fini si trova davvero con le spalle al muro, avendo altrimenti avanti a sé un futuro politico alla
Occhetto, si può sperare che vada avanti con determinazione con quel poco di ceto politico ex An che ancora gli resta.

Da
il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474571&title=2474571


Il suo è un gesto coraggioso - Massimo Fini


17 aprile 2010

Fini si deve essere reso conto del gravissimo errore commesso nell’aver accettato di far confluire Alleanza nazionale nel Pdl. Perché dove c’è Berlusconi comanda uno e uno solo. Inoltre Fini è, in fondo, un politico vecchia maniera, con i vizi ma anche i pregi della classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica. Non può accettare le continue, aperte, spudorate violazioni istituzionali del Cavaliere. Il ruolo di presidente della Camera, assolto con grande equilibrio, ha rafforzato questa sua sensibilità per le Istituzioni, le forme, la legge, la legalità, tutte cose di cui il Cavaliere si impipa.

Sono anche convinto che i due non si siano mai amati e che Fini non abbia mai digerito la polemica berlusconiana contro "i politici di professione", "quelli che non hanno mai fatto un solo giorno di lavoro", eccetera. Fini è un
D’Alema di destra, di una coerente destra, con cui Berlusconi, che non ha ideologia alcuna se non la glorificazione di se stesso, non ha nulla a che fare. Il Pd dovrebbe appoggiare Fini (come pure Casini), cautamente perché la cosa non si risolva in una sorta di “abbraccio della morte”. La rottura di Gianfranco Fini è estremamente coraggiosa considerando che avviene con un personaggio che è quasi completamente padrone del Paese ed è ai limiti della criminalità. Temo che faccia una brutta fine perché molti degli ex An sono da tempo, anche quando erano ancora in Alleanza nazionale, a libro paga di Berlusconi.

Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474566&title=2474566

È una partita che riguarda tutti - Nando Dalla Chiesa


17 aprile 2010

Ma davvero è solo una questione di conte, quanti deputati e quanti senatori? O di ambizioni frustrate di Gianfranco Fini? I numeri contano e conteranno, ci mancherebbe altro. E contano pure le ambizioni, che probabilmente portarono a suo tempo il presidente della Camera a convolare a nozze con il Cavaliere con leggerezza adolescenziale. Ma quel che sta venendo al pettine della Seconda Repubblica è qualcosa di più e di più duraturo. E’ il nodo di una destra conservatrice in culla che il paese non ha mai conosciuto. Che avrebbe dovuto prendere il volo quasi vent’anni fa, finalmente liberata dall’implosione dellaDc metà destra e metà sinistra.

E che invece è rimasta soffocata nelle spire mediatiche e finanziarie del progetto di potere personale di Silvio Berlusconi, con tutte le ricadute a noi vicine: l’alleanza privilegiata con la Lega, l’incontro posticcio tra nord e sud, l’eversione travestita da moderatismo, l’assalto all’arma bianca alla Costituzione, l’inciviltà del discorso pubblico, la rottura radicale tra i concetti di ordine e legge. La questione che si apre finalmente per la storia politica italiana è quella di potere disporre di una destra normale, fisiologica. Non la destra che piace alla sinistra, sia chiaro. Ma una destra che, vincendo, non pone problemi circa l’identità di fondo del paese. Una destra che non gonfia a forza di estrogeni ideologici le divisioni culturali, civili e politiche tra i cittadini. Che non mette in discussione i grandi principi della decenza istituzionale. Insomma, una partita vera. Che ci riguarda tutti.

Da
il Fatto Quotidiano del 17 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2474565&title=2474565