martedì 18 maggio 2010

Berlusck Holmes - Marco Travaglio



17 maggio 2010
Ci sono giornate che cominciano un po’ così, fra pioggia, vento e depressione acuta. Poi uno legge Il Giornale, o Libero che è la brutta copia (paghi due prendi uno), e torna subito il buonumore. Titolo del Geniale del 15 maggio: “Adesso indaga Berlusconi. Il premier vuole individuare le mele marce”. Gli fa eco Libero, cioè Occupato: “Silvio fa il pm e interroga i suoi: ‘Ditemi la verità’”. Pare che Berlusck Holmes, in pigiama a Palazzo Grazioli, stia torchiando a uno a uno – “Adesso siediti e spiegami precisamente come sono andate le cose. Voglio la massima sincerità” – protagonisti e comprimari della cricca:Bertolaso, Verdini, Scajola, Matteoli, persino il povero James Bondi, già molto provato dai trionfi di Cannes.

Le risposte degli interrogati, improntate ovviamente alla massima sincerità, non sono ancora note, e neppure i nomi dei marescialli chiamati a verbalizzarle:
Capezzone? Cicchitto? Bonaiuti? Apicella? Quel che è certo è che il Presidente Pm, colto da raptus giustizialista, vuole tutta la verità. Perché, come spiega lo zio Tibia Sallusti, “dopo aver indagato a fondo nelle ultime ore è giunto alla conclusione che è possibile che nel governo o nelle sue vicinanze ci possa essere qualche ladro di polli”. Ed è determinatissimo a scovarli, costi quel che costi. Poi passerà a smascherare colui che li ha candidati e nominati. Pare si tratti di un putribondo figuro, ora annidato a Palazzo Chigi, che in passato comprò un giudice per fregare la Mondadori a un concorrente, poi fece comprare alcuni finanzieri perché non ficcassero il naso nei suoi bilanci truccati e nelle sue società off-shore, poi comprò anche un testimone inglese perché non svelasse di chi erano le società off-shore.

Il Presidente Pm lo sta pedinando e gli è ormai alle calcagna: quando lo prenderà non vorremmo essere nei suoi panni. Potrebbe addirittura fare la fine di quell’altro mascalzone che ha pagato la casa a
Scajola senza dirgli nulla: anche Sciaboletta, armato di lente d’ingrandimento, cappotto con cappello e mantellina di tweed a scacchi, lo sta inseguendo per dargli una sonora lezione; così impara a regalargli 900 mila euro senza neppure avvertirlo. Ma di un fatto gli house organ del Padrone d’Italia sono certi: il governo è sano, nessuna Tangentopoli.

Purtroppo “qualche ladro di polli” (Sallusti), anzi “poche mele marce guastano il resto del raccolto” (
Belpietro). Che teneri. Non si accorgono, gli acuti commentatori, di parlare come Craxi dopo l’arresto del “mariuolo” Mario Chiesa: “Nel partito ci sono 40 mila iscritti e tre mele marce, su una totalità di persone oneste”. Racconta Davigo: “I nostri indagati confessavano perché si sentivano abbandonati dai loro partiti. Uno in carcere mi chiese i giornali, lesse che i suoi dirigenti lo qualificavano come ‘una mela marcia isolata’ e subito mi disse: ‘Ah sì? Adesso, dottore, le descrivo il resto del cestino’...”. Infatti, per tre o quattro mele marce che Berlusck Holmes interroga a Palazzo Grazioli, subito se ne accalcano altre in coda fuori dall’uscio. Ieri Cappellacci e Nespoli, domani chissà a chi tocca. Ma l’ultimo travestimento dello Zelig di Arcore col tocco sul capino e la toga sulle spalle è perfettamente coerente con le ultime riforme della giustizia e dei poteri del premier.

Le indagini verranno tolte alle Procure e affidate in esclusiva al capo del governo, che disporrà anche le intercettazioni (ha già una vasta esperienza in materia) e alla fine emetterà pure le sentenze. All’occorrenza, siccome è un tipo eclettico, potrà fare anche l’imputato. Eccola, la vera riforma della giustizia, che ne sveltirà anche i tempi biblici: Berlusconi si presenterà in tribunale da solo, saltellerà con agili balzi dalla gabbia degl’imputati al banco dell’accusa a quello della difesa allo scranno del giudice. Niente separazione delle carriere: farà tutto lui, cambiandosi continuamente d’abito come
Arturo Brachetti. Deporrà, si difenderà, si accuserà, si giudicherà. Col fiuto che si ritrova, potrebbe persino arrestarsi da solo.

Da
il Fatto Quotidiano del 16 maggio



lunedì 17 maggio 2010

Il corruttore anticorruzione


PALERMO-MILAN.....MIRACOLO AL BARBERA



STADIO R. BARBERA.....PALERMO - MILAN.......S.ROSALIA FA IL MIRACOLO, ANZI DUE MIRACOLI LA VITTORIA DEL PALERMO E IL VECCHIETTO CHE SI METTE IN PIEDI.....EHEHEHHEH

Renato Zero -Gli unici -Inedito


Una settimanella buona (ma neanche tanto) - D. Vergassola e M. Melloni


Sabato 8 maggio

- Secondo la Cassazione, se dai del “pazzo” al tuo capo non sei perseguibile. Ma non bastava l’immunità come Presidente della Camera? - Ciclismo. Quest’anno il Giro è partito da Amsterdam. Molti i corridori che al sellino hanno preferito la canna. - Per colpa della Guzzanti, il Ministro Bondi non andrà a Cannes. Peccato. Gli avrebbe fatto bene vedere un po’ di passerella.

Domenica 9 maggio

- Trovato accordo di separazione tra
Silvio e Veronica. Il 50% lo pagheràAnemone. - Il principino Harry in lacrime per la morte del suo cavallo. Era come uno di famiglia. Di più: era tutto suo padre! - A settembre Bertolaso potrebbe lasciare la Protezione Civile. Tanto ormai ha sistemato tutti.

Lunedì 10 maggio

- Sentenza del Consiglio di Stato: frequentare l’ora di religione fa alzare la media. E la promozione è assicurata, se sei carino col parroco. -
Letizia Moratti: “I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono”. Sbaglio o anche chi lavora regolarmente come assessore a Milano? - Secondo Palazzo Chigi, l’accordo salva-euro è tutto merito di Berlusconi. Di conseguenza, però, ritarderà di qualche giorno la cura per il cancro.

Martedì 12 maggio

- Per il Papa, la pedofilia nella Chiesa era uno dei segreti di Fatima. A me sembrava più uno dei segreti di Pulcinella. -
Ciancimino rivela che Berlusconi è stato vittima della Mafia. Infatti, si dice che sia stata Cosa Nostra, anni fa, a metterlo nel cemento. - Carla Bruni ha rivelato di aver fatto sesso con Sarkozy mentre all’Eliseo li stava aspettando un Capo di Stato. Il presidente francese voleva riceverlo in gran pompa.

Mercoledì 13 maggio

-
Scajola si rifiuta di deporre a Perugia e vuole essere sentito a Roma. Lui, o c’è la vista sul Colosseo o niente. - Pannella si confessa: “Ho amato tre o quattro uomini”. Giusto quelli che l’han votato. - Indiscrezioni sul libro mastro diAnemone. Cicchitto parla di lista di proscrizione . A leggere i nomi, però, sembrerebbe più una lista P2.

Giovedì 14 maggio

- Scarcerato il giovane fermato dalla polizia dopo Roma-Inter. Incredulo, le sue prime parole sono state: “Sogno o son pesto?” -
Fini tranquillizza gli alleati: “Non voglio fare nessuna imboscata”. Sto solo cagando dietro un cespuglio. - Per Emilio Fede non è proprio il caso di beatificare Saviano. E’ ancora troppo vivo.

Venerdì 15 maggio

- Festival di Cannes. Per “Draquila” della Guzzanti tre minuti di applausi. Un altro grande successo internazionale di questo Governo. -
Berlusconi non fa sconti: “Chi si è arricchito alle mie spalle dovrà pagare!” E’ giusto. Almeno il 15% per l’intermediazione. - Ciancimino accusa Dell’Utri: “Tiene Berlusconi per le palle”. In fondo, è un grande collezionista di vecchie pergamene incartapecorite.

Da
il Misfatto del 16 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2488188&yy=2010&mm=05&dd=16&title=una_settimanella_buonabrma_nea


domenica 16 maggio 2010

Apocaliss Mo' - Marco Presta


16 maggio 2010

SANDRO BONDI

Eccone un altro che si è iscritto al corso di fango col caschè (olé). Il nostro Ministro dei Beni culturali SandroneD’Annunzio Bondi avrebbe avallato, per la direzione dei lavori di restauro dei Nuovi Uffizi a Firenze, la scelta di un ingegnere agrigentino manager di parrucchieri, Roberto Miccichè. amico di amici. Sembra che in futuro il noto museo verrà ribattezzato “Pinacoteca Gil Cagnè”. “E’ stato un gesto di trasparenza – ha dichiarato stupito il Ministro - dato che gli appalti pubblici in Italia prendono spesso una brutta piega, ho pensato che un coiffeur, con una messa in piega ben fatta, potesse risolvere il problema. Inoltre, il Miccichè è uomo di provata esperienza nelle Grandi Opere, una volta ha fatto uno chignon al Sindaco di Milano Letizia Moratti. E poi guardatemi: perché dovrei avere un tornaconto personale nel favorire un parrucchiere, visto che ho un capello ogni fermata d’autobus? Non ci può essere nessun conflitto d’interessi, suvvia!”. Bondi si è detto profondamente amareggiato del fatto che sia stata lordata la sua onorabilità e noi ci sentiamo di rassicurarlo dal più profondo del cuore: caro Ministro, se non si é lordata quando ha pubblicato le sue poesie, ormai, creda, non si lorda più.

VERONICA LARIO

Una moderna eroina italiana, l’Anita di Macherio e soprattutto la sola persona che, a differenza di tanti avvocati e magistrati, sia riuscita a portare e far rimanere per cinque ore in un’aula di tribunale Silvio Berlusconi. Del resto, quando la furia degli alimenti si scatena, nessuno può resistere, neanche un premier. Il Legittimo Impedimento ha clamorosamente perduto il derby contro il Legittimo Mantenimento, insomma. C’è chi dice che c’era da aspettarselo. Il Presidente del Consiglio, che tiene al consenso più di ogni altra cosa al mondo, ha non a caso accettato un divorzio consensuale. Non sembra, però, che si sia ancora raggiunto l’accordo sulla cifra mensile che Berlusconi deve versare alla sua ex consorte: tre milioni di euro secondo gli organizzatori, trecentocinquantamila secondo la questura. All’uscita dall’udienza, a detta dei testimoni, Veronica Lario era malinconica, ma di certo ha dimostrato un alto senso delle Istituzioni e la ringraziamo: accettando il divorzio consensuale, invece di pretendere come sarebbe stato ovvio quello per colpa, la signora ha evitato al Parlamento sei mesi di dibattito sull’immunità post matrimoniale delle più alte cariche dello Stato.

VITO CIANCIMINO JR.

Vi sembra fin troppo variabile il clima di questo bislacco maggio? Allora dovreste sentire le dichiarazioni di Vito Ciancimino jr.! Il figlio dell’ex sindaco di Palermo, che era senza dubbio un uomo tutto d’un pizzo, dopo aver dichiarato in tribunale che Milano 2 fu costruita con i soldi della Mafia e che la nascita di Forza Italia, sempre secondo i diari paterni, fu voluta dalla cosche, ha detto nei giorni scorsi che Silvio Berlusconi è la più grossa vittima di Cosa Nostra. Alcuni suoi membri, infatti, si sarebbero subdolamente infiltrati nel PDLper condizionarne le scelte. Sono davvero molto distratti nel nostro Governo: si riesce a manipolarli o a comprargli una casa senza che se ne accorgano minimamente. Il concetto di precariato, tristemente conosciuto nel nostro Paese, si può ormai tranquillamente applicare anche alle camaleontiche esternazioni del giovane Vito il quale, nelle prossime, dovrebbe rivelare, a detta dei suoi legali, che Giovanni Paolo II era buddista e che Luciano Moggi, d’accordo con l’ayatollah Khamenei, ha condizionato l’aumento del debito pubblico in Finlandia. In tutta questa confusione, però, di una cosa possiamo essere certi. Berlusconi sicuramente non ha baciatoTotò Riina. Al massimo la D’Addario.

MARCELLO LIPPI

E’ lui il c.t della nostra Nazionale di calcio, l’uomo chiamato da tutta la nazione a fare le scelte giuste in vista dei Mondiali in Sudafrica. A tale proposito, se si pensa che all’ultimo Festival di Sanremo, tra le tante canzoni cui abbinarsi come testimonial, Lippi ha scelto quella di Pupo ed Emanuele Filiberto, vengono i sudori freddi. Ancora non si sa chi saranno gli esclusi dalla lista dei 30 giocatori convocati nei giorni scorsi, l’unica certezza è che i portieri saranno tre, ma che, purtroppo, non potranno giocare contemporaneamente. I suoi detrattori lo accusano di non aver preso in considerazione gli uomini di maggior talento (Totti, Miccoli, Balotelli, Cassano), ma in fin dei conti sono anni che i governi italiani si attengono a questa strategia e vanno avanti benissimo. Purtroppo non gli è stato permesso di inserire nella sua lista quella che avrebbe potuto essere la vera, grande sorpresa di questi Mondiali: Pierferdinando Casini. Il leader dell’Udc, infatti, può giocare indifferentemente al centro, a destra e a sinistra, si adatta a qualunque modulo e vine anche bene sulle figurine. Peccato, era lui il nuovo Pablito...

Illustrazioni di
Portos

Da
il Misfatto del 16 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2488079&yy=2010&mm=05&dd=16&title=apocaliss_mo


Per un pugno di euro - Paola Zanca



16 maggio 2010

Il taglio Calderoli più che simbolico è offensivo. Nello stipendio di un membro della “casta” non cambia nulla

“Senza lo stipendio da parlamentare e l'indennità da viceministro avrei qualche difficoltà a pagare le rate”. Chissà il panico che avrà preso
Adolfo Urso quando ha sentito il ministro Calderoliannunciare “i sacrifici” in arrivo anche per il Palazzo. Lui, che ha una rata del mutuo da più di 8.000 euro al mese, deve aver avuto un mancamento pensando a quel 5 per cento di retribuzione in meno minacciata dal ministro. Il vice-ministro Ursostia tranquillo, abbiamo fatto i conti per lui: la stangata Calderoli non lo farà finire in mezzo a una strada. Al massimo, dovrà rinunciare a qualche centinaia di euro. Già, perché l'austerità targata Lega funziona così. Prendiamo il caso di un semplice deputato: per lui, il taglio Calderoli significa 757 euro in meno. È tutto quello a cui dovrà rinunciare per far bella figura davanti agli italiani.

Per uno che di euro ne guadagna 15.000 al mese, non è proprio un cambiamento epocale: è poco più di un decimo della sua indennità mensile, a cui però vanno sommati i 4 mila euro di diaria che gli spettano per vivere a Roma, altrettanti per il rimborso forfettario delle spese elettorali, i 1.200 euro per le spese di viaggio, e altri 258 per il telefonino. Lo stesso vale per un senatore: ai 13 mila euro che porta a casa ogni trenta giorni (una parte del suo rimborso elettorale viene erogata al gruppo parlamentare) dovrà togliere 650 euro. Nemmeno la metà di quanto prende al mese per il rimborso delle spese di trasporto. In proporzione, sacrifici ancora meno pesanti per i ministri.

Prendiamo il caso del ministro
Brunetta, l'unico, a dire il vero, a rispettare la norma sulla trasparenza e a pubblicare il suo stipendio online: ogni mese, al “crociato” anti-fannulloni va l'indennità da deputato, più il trattamento economico della presidenza del Consiglio dei ministri. Tradotto, 17 mila euro al mese che, decurtati del 5 per cento, scenderebbero a 16 mila e duecento. Per tutti, il taglio Calderoli lascerebbe invariati i benefit che, assieme alla retribuzione, i parlamentari si assegnano da sempre: le tessere gratuite per la circolazione in Italia su autostrade, treni, navi e aerei, il rimborso delle prestazioni sanitarie, l'assegno di fine mandato (ovvero, l'80 per cento dell'indennità mensile lorda, per ogni anno di mandato svolto) e il vitalizio che scatta dopo cinque anni di lavoro. La presidente del PdRosy Bindi bolla il taglio come “propaganda” e ammette che “non risolve i problemi dei costi della politica”: in un anno il taglio degli stipendi dei parlamentari farebbe risparmiare 8 milioni di euro.

Per il resto è subito gara a mettersi in fila nella campagna d'estate dei leghisti contro la Casta. Il presidente della Regione Veneto,
Luca Zaia, annuncia che seguirà l'esempio nazionale e farà lo stesso anche nella sua giunta. Promette che la proposta sarà sul tavolo “già martedì”. Forse allora prenderà in mano la calcolatrice e si renderà conto di averla sparata grossa: un assessore regionale veneto guadagna circa 7.000 euro al mese. Dovrebbe fare a meno di 363 euro, ma continuerebbe a percepire il rimborso per le spese di trasporto e a non pagare né le autostrade né il parcheggio a Venezia. L'ipotesi di tagliare un po' di più, Zaia non la prende nemmeno in considerazione: non bisogna “far passare l'idea”, dice, “che tutti sono ladri e che quindi possono lavorare senza avere uno stipendio”. Ma non deve essere l'unico a non aver fatto i conti. Altrimenti il presidente del Senato Renato Schifani non potrebbe affermare con voce contrita che “se veramente la manovra comporterà sacrifici per gli italiani, credo che dovrebbero essere proprio i politici a dimostrarlo per primi”. Ha il buon gusto di ammettere che il taglio proposto da Calderoli “è giusto ma forse insufficiente”, il sottosegretario Francesco Giro che comunque pensa che per non sembrare dei “marziani” ai politici italiani basterebbe guadagnare “9 o 10 mila euro al mese”. Daniela Santanchè, sottosegretario pure lei, propone di compilare “una lista” di tutti quelli pronti a rinunciare “al privilegio dell’auto blu”.

Il ministro
Michela Vittoria Brambilla dice sì al taglio ma solo se i soldi risparmiati avranno “una destinazione precisa”. Come a dire, altrimenti me li tengo io. La deputata Pdl Margherita Boniver chiede di accendere “i riflettori del risparmio anche su certe pensioni d’oro nonché sugli stipendi e bonus dei mega manager”. La norma che reintroduceva un tetto agli stipendi dei manager è stata bocciata, per la seconda volta, cinque giorni fa.



(Conti on-line: Le cifre riportate nella tabella sono ricavate utilizzando i dati pubblicati sui siti Internet di Camera e Senato. La retribuzione del ministro si riferisce a quella dichiarata da Renato Brunetta sul sitowww.innovazionepa.gov.it?. Lo stipendio mensile di un assessore regionale infine, è calcolato sulla base della legge della Regione Veneto n°5/1997)

Da il Fatto Quotidiano del 16 maggio