martedì 8 giugno 2010

Calabria: sostanze tossiche sotto il fiume Oliva, la procura conferma



8 giugno 2010


“Si sospettava: si puo’ usare tranquillamente l’imperfetto, perche’ dubbi non ce ne sono piu’ riguardo alla presenza di sostanze tossiche
sotto il fiume Oliva: ci sono almeno 4 siti interessati”.

A dirlo e’ il Procuratore Capo di Paola (CS), Bruno Giordano, intervistato oggi dall’AGI sul caso dell’inquinamento, finora ipotizzato, dell’area ricadente tra i comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro, lungo l’alveo del fiume, dove si scava da piu’ di un mese. Le aree in cui si effettuano i carotaggi erano state oggetto di un’analisi superficiale preventiva, perche’ in questa zona della Calabria l’incidenza tumorale, come e’ stato evidenziato da alcune ricerche epidemiologiche, e’ molto piu’ alta che altrove. “Non sappiamo ancora da dove possano provenire“, sottolinea Giordano,secondo il quale non servirebbero neanche strumenti per capire che siano rifiuti pericolosi. “Man mano che si scava l’odore di idrocarburi e di metallo diventa insopportabile”, dice il Procuratore di Paola.

“E pensare - osserva - che qui doveva nascere un parco naturale. Oltre alle aree che gia’ avevano individuato, adesso abbiamo trovato altre due aree, contrada Carbonara e contrada Giani, dove c’e’ un ammasso notevolissimo di rifiuti tossici, interrati e poi coperti con terreno naturale. Pensi che in contrada Giani il magnetometro era impazzito, durante le rilevazioni. Qui la benna, scavando, e’ arrivata a 5 metri e mezzo di profondita’, senza toccare il fondo del deposito”.
Secondo il magistrato “il problema e’ che sicuramente, negli anni, c’e’ stata un’infiltrazione nelle falde, perche’ il materiale si e’ diluito. Non possiamo ancora dire se ci sia materiale radioattivo, quello si vedra’. E se non c’e’ materiale radioattivo, la bonifica la dovranno fare solo gli enti locali, Regione e Provincia”. E Giordano aggiunge che “non ci sono discariche per fanghi industriali in Italia. Bisogna mandarli in Germania, e visti i quantitativi rilevanti, il costo sarebbe davvero ingente”. Si scavera’ ancora per un mese circa. Poi l’analisi dettagliata dei prelievi. (AGI)

Fonte: 9online.it



Con il Ddl Alfano ci vogliono togliere l'ultima cosa che ci resta: il coraggio di informare



di Giorgio Santelli* - 8 giugno 2010
Si discute di una grande manifestazione a difesa della libertà di stampa e per dire un forte no all’ultima delle leggi bavaglio: il Ddl Alfano sulle intercettazioni.

E sarà una grande manifestazione, coordinata dalla Federazione Nazionale della Stampa e “piena” di società civile. Ci saremo anche noi, Reporter Senza Rete.
Molti di noi lavorano come collaboratori in testate non nazionali; molti di noi lavorano su inchieste importanti, in territori difficili dove le mafie e la criminalità si fanno sentire molto di più dello Stato.

Prima sono arrivati i tagli all’editoria, che minacciano noi e quella parte di editori più “deboli” che sono presenti sui territori, che quotidianamente o periodicamente informano le loro comunità. Con il Ddl Alfano, ci vogliono togliere l’unica cosa che ancora ci rimaneva. Il coraggio. Perché avevamo il coraggio di informarvi, come cronisti autonomi, freelance, precari, giornalisti a partita iva, collaboratori, giornalisti “a cottimo”, quelli di un tot al pezzo. Abbiamo fatto il nostro dovere di giornalisti dalle pagine dei quotidiani e periodici locali, quelle testate delle mille realtà italiane, dai blog, dai giornali on line. Non avevamo le garanzie, non avevamo grandi editori con capacità economica tale da proteggerci di fronte a poteri economici, finanziari e politici che amano contestare i nostri pezzi e le nostre inchieste minacciando querele civili fuori dalla nostra e dalla portata dei nostri editori. Eppure avevamo il coraggio di raccontare il Paese, i processi, le inchieste, i disservizi, gli sperperi.

Con i tagli all’editoria ai “piccoli” editori, hanno tolto la possibilità a molti di noi di scrivere sulla stampa locale quotidiana e periodica, di settore, generalista di movimento, sulle tv e sulle radio regionali. Con la stretta che si vuole dare al web ci stanno anche negando la possibilità di proseguire il nostro lavoro anche on line. Con il Ddl Alfano sulle intercettazioni ora ci stanno togliendo, per legge, proprio quel coraggioche avevamo avuto fino ad oggi. Poiché per legge ci diranno che non potremo più raccontare quello che, con tanti ostacoli e senza garanzie, fino ad oggi vi abbiamo raccontato.

A noi vogliono togliere il nostro coraggio e a voi un vostro diritto, quello di essere informati. Per questo serve una grande manifestazione che metta insieme il nostro diritto di informare e il diritto di lettori e spettatori ad essere informati. Una grande manifestazione che vuole evitare che non vi sia più, in questo paese, una pubblica opinione che, di fronte alle scelte elettorali, possa esprimere un voto consapevole perché informato.

Serve una grande manifestazione che noi pensiamo possa essere realizzata come una giornata di “palinsesto” tipo. Una piazza aperta, che dpossa dare visibilità e diritto d’asilo a tutto ciò che si vorrebbe cancellare. Dalle 7 della mattina a notte fonda vorremmo una piazza dove la libertà di informare, la libertà d’espressione possano esprimersi a pieno e possano superare quella piazza attraverso una messa in onda corale, sulle tante tv locali collegate e sul web. Vogliamo fare degli esempi. Ci piacerebbe vedere Corradino Mineo e il suo “Caffè” in quella piazza e sulle tv e la rete. Ci piacerebbe vedere, nell’arco di questa giornata di libertà, una puntata condotta da Serena Dandini, una puntata di un talk show che parlasse del Ddl Alfano con tutti i direttori dei principali quotidiani; vorremmo vedere anche un talk con i Magistrati che dicono no al Ddl Alfano; ci piacerebbe vedere una puntata di Fazio e Saviano; ci piacerebbe vedere un film di quelli che con i tagli alla cultura non si vedranno più; ci piacerebbe vedere Daniele Luttazzi, che in tv non c’è più ormai da tanto tempo; un concerto di un’orchestra che rischia di non avere più i fondi per proseguire la sua storia; un documentario di quelli che non verranno più finanziati; un’inchiesta di quelle che con il Ddl Alfano non ci potrà essere più; uno spettacolo teatrale che verrà tagliato. La immaginiamo così, quella giornata. Un luogo a cielo aperto e trasparente dove giornalisti, registi, documentaristi, produttori, editori, attori, comici possano dare il meglio di sé per spiegare a chi ascolta e vede oggi quel che da domani forse non ci sarà più.

*portavoce di Reporter Senza Rete


Tratto da: liberainformazione.org




Lettera al Presidente Napolitano. Firma la Petizione!


di Pietro Orsatti - 7 giugno 2010

''Migliaia di italiani saranno costretti a violare la legge per difendere la Costituzione''

Caro Presidente,

le scrivo come a un amico, l’amico che custodisce il bene più prezioso della nostra società. La Costituzione. Le scrivo con un misto di speranza e sconcerto. Perché ogni giorno che passa diventa sempre più difficile, e le assicuro non solo per me, capire cosa stia succedendo in questo nostro Paese.

Lei continua a mandare messaggi di ottimismo agli italiani ogni qual volta prende la parola pubblicamente, ma forse non sa che per la grande maggioranza di noi l’ottimismo è un lusso. Siamo tutti troppo impegnati a sopravvivere per essere ottimisti. Troppo confusi e spaventati per avere speranza. Vediamo giorno dopo giorno liquefarsi il patto sociale che ha tenuto in piedi questo Paese per 65 anni, quello sancito nell’articolo 1. Non è colpa sua, Presidente, ma ormai da anni, se non decenni, il lavoro è uscito dal racconto sociale. Il lavoro, paradigma centrale nel Novecento, da valore e fondamento del contratto democratico è diventato elemento accessorio. Un surplus. Sia sul piano culturale che su quello materiale. Quando la disoccupazione a livello generale supera il 10% e per i giovani il 30%, non è in pericolo solo la stabilità economica e sociale di una Paese, è in pericolo la democrazia.

Quando poi oltre a questo dato incontestabile si aggiungono altre pericolosissime e ormai quotidiane aggressioni a diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Carta costituzionali, lo sconcerto si trasforma in allarme, tensione e purtroppo conflitto. Equità sociale, trasparenza assoluta della pubblica amministrazione, legge uguale per tutti, questione morale e lotta alla corruzione, diritto di espressione e diritto di essere informati, contrappesi fra i poteri dello Stato, indipendenza della magistratura: è evidente a tutti i cittadini che in questo Paese alcuni poteri intendono mettere pesantemente mano su questi nodi irrinunciabili del patto di cittadinanza. Come è sempre più evidente che parallelamente si sta procedendo, attraverso un numero spropositato di decreti e leggi ordinarie, alla riscrittura de facto della Costituzione andando perfino a toccare l’unità dello Stato.

Sono perfettamente consapevole che i suoi poteri sono molto limitati e di come sia difficile per lei, oggi, contrapporsi a questo attacco concentrico contro la Costituzione. Ma so anche che in politica la parola pesa, e che la sua potrebbe essere determinante a modificare un andamento che sembra voler archiviare la democrazia parlamentare nata dalla Resistenza e dalla Costituente del primo dopo guerra. La sua parola, il suo giudizio, suoi eventuali messaggi alle Camere, potrebbero avere un potere politico sostanziale ben più efficace di rimandare ogni tanto quei testi più grossolanamente anticostituzionali come le è capitato di fare in questi anni.

Lo so che per fare questo, per uscire allo scoperto oltre alla ritualità a cui, per legge, è vincolato, è necessario che ci sia un pericolo la democrazia e la tenuta dello Stato. Ma, caro Presidente, è proprio di questo di cui sto parlando. Ormai c’è un divario enorme fra legalità e giustizia, fra norma e democrazia. Ci sono interi settori del Paese che si troveranno costretti, per necessità e per scelta, a violare alcune delle leggi che sono nate ultimamente e stanno vedendo luce in queste settimane. Le faccio due esempi, quello dell’obbligo di denuncia da parte dei medici in caso si ritrovino a curare dei migranti clandestini e poi quello che spingerà molti di noi operatori dell’informazione a violare molti dei vincoli imposti alla stampa nel Ddl intercettazioni in discussione in queste ore. Caro Presidente, ci saranno persone che violeranno e in parte già violano norme approvate dall’attuale coalizione di maggioranza. Se questo non è un allarme per la tenuta della nostra democrazia, cos’altro è? Quando le leggi contrastano così palesemente con il patto costituzionale e i diritti fondamentali sanciti da ogni democrazia matura – come dovrebbe ed è stata finora la nostra – il pericolo è davvero troppo. Centinaia di migliaia di giovani, ricercatori, scienziati e professionisti hanno già preso la via dell’emigrazione verso altri Paesi. Una migrazione di massa della parte più importante della nostra società. Altre migliaia di persone civilmente violeranno sistematicamente le leggi più inique approvate nella nostra storia repubblicana. Violare le leggi per garantire la giustizia, per difendere il Paese e la sua democrazia costituzionale: è questo il paradosso a cui stiamo per assistere.

Per questo la invito a dare un segnale autorevole e inequivocabile in difesa di questo Paese e di questa democrazia. Finché si è ancora in tempo, prima che di questa nostra Italia non rimangano solo macerie. Facendo tutto quello che può grazie alla sua esperienza e all’autorevole ruolo che ricopre grazie alla sua carica. Parli a questo Paese ed eserciti il suo diritto di critica.

Un caro saluto

Pietro Orsatti
www.orsatti.info

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IL TELECOMANDO COME UNO SCETTRO - Pancho Pardi


Con la più inverosimile faccia di bronzo, Berlusconi sostiene che la Rai è faziosa, e in effetti lo è:ormai imbottita di dirigenti Mediaset, svolge da anni un vero e proprio servizio privato a vantaggio del Presidente del Consiglio, con l'eccezione lodevole di alcuni programmi indipendenti, che però non possono a controbilanciare l'impero proprietario esercitato sulla rete pubblica. Senza contare le vessazioni che quotidianamente subiscono i programmi "invisi al premier": mi riferisco ad Annozero, che nel corso dell'anno è stato oggetto di contestazioni politiche e interne all'azienda, Parla con me, Glob, e il progetto di lavoro di Fabio Fazio e Roberto Saviano "Vieni via con me". La sola proposta dei contenuti deve aver messo in preallarme i piani alti di Viale Mazzini, tanto da prevederne la decapitazione ex nunc. Come a far capire da subito chi comanda e vigila sulla libertà d'espressione.

Berlusconi rappresentava già un' anomalia con il suo conflitto di interessi - stranoto dal suo primo governo e malamente affrontato nel corso dei sedici anni in cui si è dedicato all' "azienda Italia" - ma la minaccia di non siglare il contratto di servizio aggiunge qualcosa in più. Con le dimissioni di Scajola, Berlusconi ha assunto l'interim del Ministero dello Sviluppo Economico, attribuendosi quindi anche delicatissime competenze in materia di comunicazioni, tra queste, anche la sigla del contratto di servizio con la Rai, cioè la base dei rapporti tra l'azienda e il ministero. E' una fotografia impietosa, che denuncia un colossale ed eclatante controllo sull'informazione e sui media. Tutti i media: il solo pensiero che da ministro dello sviluppo economico, Berlusconi dovrà occuparsi dell'eventuale sbarco di Sky sul digitale terrestre fa presagire l'esito della vicenda.

Come ha svelato l'inchiesta l'
inchiesta di Trani con le sue sacrosante intercettazioni: il Premier usa il telecomando come uno scettro: quando cambia programma lo fa davvero: telefona al Direttore Generale della Rai, ai commissari dell'Agcom, ai membri della Commissione di Vigilanza, e tutti obbediscono pedissequamente. Nemmeno nello Zimbawe, per citare il direttore Masi.

Oggi, con le sue dichiarazioni presto smentite da
Bonaiuti, Berlusconi ha fatto un passo avanti: dall'intimità delle telefonate alla luce del sole. Non chiede al telefono, ma candidamente dispone: quello che non gli piace e non lo vezzeggia va eliminato. Manu militari. Per uscire dalla farsa, il Premier ha una sola possibilità: lasciare l'interim del ministero e trovare una nuovo ministro, che svolga il ruolo con serietà. Tuttavia, sappiamo bene che è impossibile; entrerà nell'Esecutivo l'ennesimo servo, che eseguirà gli ordini del capo.

La soluzione definitiva è solo una:
fuori Berlusconi dalla Rai, fuori i partiti dalla Rai.


http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/articoli/informazione/il_telecomando_come_uno_scettr.php?notifica




Una mattinata di ordinaria follia



In meno di due ore, stamattina, il presidente del Consiglio ha dato il meglio di sé, cioè il peggio per il Paese.
Nel leggere le agenzie di stampa sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un escalation di follia simile a quella del film del regista Joel Schumacher (“Un giorno di ordinaria follia”-1993).

Ma ripercorriamo le tappe:

Ore 11:47 (fonte Ansa) - "Da ministro dello Sviluppo economico posso dire che se la Rai non cambia e non smette di essere così faziosa contro la maggioranza sono quasi quasi tentato di non firmare il contratto di servizio pubblico".

Ore 12.27 (fonte Asca) - "Oggi la sovranità non è più del Parlamento, è passata a una corrente della magistratura e ai suoi pm che attraverso la Corte Costituzionale abrogano le leggi che non gli piacciono. E' uno sfogo? No, è la realtà”

Ore 12:39 (fonte Agi) - "Ho detto agli uomini della Protezione civile di non andare in Abruzzo o almeno di farlo senza insegne, senza rendersi riconoscibili. Dopo l'apertura di quel fascicolo c'è il rischio che qualcuno che magari ha avuto dei familiari morti sotto le macerie e con una mente fragile, gli spari in testa".

Ore 12:50 (fonte Adnkronos) - "In Italia Il presidente del Consiglio non ha nessun potere. Potevo al massimo stabilire l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, ma l'ho delegato a Gianni Letta e non mi è rimasto nemmeno quello".

Ore 13:05 (fonte Sky Tg24) - ''Mettetevi per qualche minuto nei miei panni, aprite un giornale e accendete la tv pensando di chiamarvi Berlusconi, di essere me. Se dopo dieci minuti non vi viene la nausea mandatemi una lettera dicendomi che ho torto. Comunque resistiamo''.

Ore 13:21 (fonte Ansa) - ''In questa manovra sono stati chiesti pochi sacrifici' e tra le categorie interessate c'e stata quella degli impiegati pubblici perché loro hanno visto aumentare i loro stipendi quasi del doppio rispetto ai privati".


Con queste dichiarazioni direi che ogni commento è superfluo. Tuttavia, visto che il soggetto in questione ricopre la carica di Presidente del Consiglio, una riflessione è doverosa:
è in salute mentale il Premier della Repubblica italiana? Quali rischi corriamo nel tenere una persona che dimostra di non essere nel pieno delle sue facoltà mentali in quella posizione?
Le dittature, nei Paesi che le hanno vissute, spesso non si sa nemmeno per quale ragione e in quale contesto siano maturate, i cittadini se le ritrovano in casa e basta. Di queste sappiamo che volgono al termine con il
delirio di onnipotenza del dittatore, accompagnato da gesta e dichiarazioni spesso prive di significato. E qualche volta anche di natura violenta.
Diciamo che, con le affermazioni di oggi,
è chiaramente riconoscibile la fase terminale del regime Berlusconi. Ora chi ha a cuore il Paese deve adoperarsi affinché questa sua parabola del declino produca meno danni possibili alla Nazione e alla popolazione.
Sono maturi i tempi affinché l’Italia si butti alle spalle questa
brutta pagina di storia: quella del berlusconismo.


http://www.antoniodipietro.com/2010/06/una_mattinata_di_ordinaria_fol.html?notifica



Report - Birmania - 6 - 6 - 2010 - Reportage candidato all'oscar







lunedì 7 giugno 2010

Zavoli e i compensi Rai - Antonio Padellaro



7 giugno 2010

Chiediamo al presidente Zavoli: in tempi di sacrifici per tutti, è giusto che i compensi Rai percepiti da conduttori, star estarlette del teleschermo non debbano essere pubblici e pubblicabili trattandosi di soldi versati appunto dal servizio pubblico, frutto in gran parte del canone che tutti noi paghiamo? Ci rivolgiamo al presidente della commissione di Vigilanza Rai per il ruolo di garanzia ricevuto dal Parlamento e per la sensibilità istituzionale che tutti gli riconoscono. Un elenco certo e ufficiale degli emolumenti Rai (non solo gli stipendi base ma le cifre complessive riscosse) sarebbe una boccata di sana trasparenza.

Primo: metterebbe fine al balletto indecoroso di liste e listarelle di incerta fonte messe in giro strumentalmente per colpire questo o quello. Secondo: toglierebbe ai vari
Brunetta e Calderoli la finta maschera di “moralizzatori” quando è chiaro a tutti che la campagna sugli “stipendi d’oro” di viale Mazzini e Saxa Rubra è soprattutto diretta a colpire certi giornalisti invisi al governo, e non altri. La pubblicazione di questi dati metterebbe i cittadini nella concreta possibilità di valutare se quelle cifre corrispondono a precise e legittime logiche di mercato. O se per il loro eccessivo ammontare siano assimilabili alla categoria delle prebende e delle regalìe. È giusto, per esempio, accomunare chi conduce una trasmissione che fa il pieno di ascolti e di pubblicità con chi quei numeri se li sogna? E che il primo riceva in busta paga meno della metà del secondo? Chiediamo al presidente Zavoli: non è vigilanza anche questa?

Da
il Fatto Quotidiano del 6 giugno

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2496216&title=2496216