mercoledì 17 novembre 2010

Agcom, Romani boccia gli emendamenti di Fli: Autorithy troppo imparziale


Il ministro dello sviluppo economico contro le modifiche richieste di Futuro e libertà che recepiscono le direttive europee

“Pure a me è stato detto che al ministro Paolo Romani non piacciono i nostri emendamenti”. La conferma arriva da Maurizio Saia, senatore di Futuro e libertà che insieme alla collega Maria Ida Germontani, ha presentato una serie di modifiche al disegno di legge che recepisce le direttive europee sulle autorithy nazionali delle telecomunicazioni. Anche per l’Unione europea, al contrario di quello che è avvenuto fino ad oggi in Italia, le autorità che regolamentano i settori della telefonia, di Internet e delle radiotelevisioni debbono essere assolutamente indipendenti dal governo e dalla politica. Ma, spiega Saia, avere un garante per le telecomunicazioni libero dai condizionamenti dell’esecutivo (che nel nostro paese coincide con Mediaset), a Berlusconi non va giù. Per questo oggi in Commissione Politiche europee di Palazzo Madama, dove si comincia ad esaminare la norma, è prevista battaglia.

Nella legge infatti i due parlamentari vogliono inserire quattro righe che sembrano fatte apposta per evitare il ripetersi di un Trani-gate: le pressioni del presidente del consiglio su uno dei componenti dell’Autorithy (Giancarlo Innocenzi) per censurare un programma sgradito (Annozero). Tanto che in uno degli emendamenti è scritto che dev’essere “garantito il rafforzamento dell’indipendenza dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche garantendo che i componenti dell’organo collegiale, nominati tra persone di notoria indipendenza, non sollecitino né accettino istruzioni da alcun altro organismo nell’esercizio dei propri compiti, nonché prevedendo che questi possano essere sollevati dall’incarico solo se non rispettino le condizioni prescritte per l’esercizio delle loro funzioni”.

Gli emendamenti, qualche settimana fa, erano stati inviati per conoscenza al ministero delloSviluppo economico per avere un parere prima della votazione in commissione. E il ministroPaolo Romani ha detto no. “Il fatto si commenta da solo – dice Saia – e secondo me ha molto a che vedere con i trascorsi professionali di Romani”.

Così l’iter in commissione Politiche europee è in salita. “Vogliono mantenere lo status quo tutto a vantaggio di Mediaset”, sostiene Saia.

Insomma un’Autorithy veramente indipendente che fissi delle regole uguali per tutti, aziende del premier comprese, è un’opzione che il governo non vuole prendere neanche in considerazione. “Dovrebbe essere scandaloso – prosegue Saia – ma si è persa pure la decenza di trovare delle giustificazioni a situazioni di questo tipo”.

Come sostiene Germontani, “l’indipendenza dell’agenzia passa per l’autonomia dei suoi membri. E’ per questo – continua la senatrice – che abbiamo deciso di presentare gli emendamenti che sanciscono come i candidati commissari debbano essere persone notoriamente indipendenti e refrattarie all’interferenza di terzi”. Secondo l’esponente futurista sia nei criteri attuali sia nella legge di recepimento delle indicazioni europee, c’era più di una lacuna da colmare.

Eppure solo qualche giorno fa dalle telecamere di Report, il presidente dell’Agcom CorradoCalabrò diceva che “un’autorità se non è indipendente non ha senso di esistere”. Peccato però che l’Autorità sia un cimitero degli elefanti, diretta emanazione del Palazzo. I suoi componenti provengono dalla politica e sono nominati in proporzione al peso che i vari partiti hanno in Parlamento. In tutto i commissari sono otto e vengono eletti per metà dalla Camera e per metà dal Senato (quattro dalla maggioranza e quattro dall’opposizione), mentre il presidente è proposto direttamente dal presidente del Consiglio.

L’esempio più clamoroso è anche il più recente. A settembre il Senato doveva nominare il sostituto di Innocenzi che si era dimesso a fine luglio dopo lo scandalo delle intercettazioni dell’inchiesta Rai-Agcom e la scelta è caduta su Antonio Martusciello. Ex dirigente di Publitalia 80, la concessionaria del gruppo Fininvest, nel 1994 ha fondato la sezione napoletana di Forza Italia ed è entrato in Parlamento per non uscirne più. Nel 2001 è diventato sottosegretario all’Ambiente e nel 2004 è stato promosso viceministro per i Beni culturali. Nel silenzio imbarazzante delle opposizioni, l’unica voce che si è alzata contro la nomina di Martusciello è quella di Sky Italia. In una lettera aperta, il top manager Tom Mockridge ha sottolineato come, dopo il caso Innocenzi (ex dirigente Fininvest), “caduto perché all’interno dell’Autorità si muoveva contro Michele Santoro su mandato del premier, la scelta del suo sostituto sarebbe dovuta maturare in totale discontinuità con il passato”.

Oltre a Martusciello anche gli altri esponenti dell’Autorità di garanzia sono diretta emanazione della politica. Enzo Savarese, ex deputato di An, già dirigente di Alitalia è in quota Pdl; Stefano Mannoni, costituzionalista e collaboratore del Foglio di Giuliano Ferrara è espressione della Lega Nord; Gianluigi Magri, specialista di medicina interna è l’uomo dell’Udc; Roberto Napoli è un ex senatore dell’Udeur; Nicola D’Angelo, magistrato amministrativo, già capo di gabinetto del ministro Maccanico e poi capo dell’ufficio legislativo di Fassino alla Giustizia, rappresenta il Pd (area ex Ds); Michele Lauria, è un ex senatore della Margherita; Sebastiano Sortino, direttore generale della Federazione editori di giornali è considerato un prodiano.

Se è vero che l’indipendenza è condizione necessaria per arginare gli appetiti delle imprese e le ingerenze della politica, la composizione dell’Autorità, così com’è oggi, appare tutto fuorché imparziale.



martedì 16 novembre 2010

Max Stirner dal blog di Beppe Grillo


APPELLO AI MILITARI, ALLE FORZE DI POLIZIA E ALL’ARMA DEI CARBINIERI IN PARTICOLARE

"NEI SECOLI FEDELE"

Fedele a chi? Foste fedeli alla Monarchia poi al Fascismo alla Repubblica, Servizi Segreti deviati a parte. Ai cittadini italiani mai? A coloro che vi pagano, mai?

Il vostro mestiere è sfigato in sé, perché per la natura stessa del lavoro che fate, siete contro la civiltà, il progresso, i diritti civili, perché da sempre l’umanità per conquistare ciò che ora tutti chiamano diritti civili, ha dovuto affrontare le vostre fucilate, sciabolate, randellate, il carcere e le torture da voi inflitte. Il popolo produce la ricchezza che pochi accumulano e con stipendi poco più che miserabili, si servono del vostro lavoro per compiere soprusi: a voi le briciole e l’ignominia, gli onori e la ricchezza ai ”SOGGETTI” che vi comandano e ai quali fate il saluto nelle parate ufficiali. Voi stessi ammettete di rinunciare all’uso del vostro cervello in cui domina un solo vocabolo “COMANDI”.

In questa ultima finanziaria siete stati beffati in modo ignobile: UN ATTO D'ORGOGLIO, SENZA GUARDARE DESTRA E SINISTRA!

PER UNA VOLTA, SOLO PER UNA VOLTA, SCHIERATEVI CON IL POPOLO ITALIANO!

Chiudete i confini di cielo, di mare e di terra e fermate quelle poche migliaia d’individui che voi conoscete così bene!

Indagate quelle 3/4000 famiglie, parenti e affini fino al 3° e vi troverete l’argenteria di famiglia degli italiani, che in questo quarto di secolo fu sottratta al popolo!

Agite voi, per favore, fatelo in modo professionale. Se non agirete voi, prima o poi lo farà il popolo e allora anche voi verrete considerati come sgherri al servizio di coloro che portarono al fallimento l’Italia.

ONORATE, PER UNA VOLTA, LA DIVISA CHE PORTATE, METTENDOLA AL SERVIZIO DEL POPOLO E NON DI CHI, NEGLI ULTIMI 25 ANNI, LO HA ROVINATO.

PROTEGGETE LA MAGISTRATURA!

Max Stirner

NON VOTATEMI, MA SE CONDIVIDETE, PORTATELO A GALLA NON PIU' DI UNA VOLTA PER OGNI PAGINA



Il pm Fiorillo da Lucia Annunziata su Raitre Masi cerca di fermarle: “Parlate d’altro”


Il dg Rai cerca di bloccare anche il programma "In mezz'ora" per paura delle querele di Maroni. La pm dei minori afferma che la polizia ha fatto "come volevano loro"

Annamaria Fiorillo ospite nel programma "In mezz'ora"

E’ cominciato il venticello della calunnia:Annamaria Fiorillo? Una un po’ isterica. Ma chi ha visto oggi pomeriggio la trasmissione di Lucia AnnunziataIn mezz’ora” ha capito perché quel venticello ha cominciato soffiare (vedi i video su youtube: prima parteseconda parte). Quella che ha visto sullo schermo è un pubblico ministero della procura per i minori di Milano, seria, chiara e puntuale nella ricostruzione di quella notte del 27 maggio scorso, quando Silvio Berlusconi ha chiamato la questura per far rilasciare Ruby. La diciassettenne marocchina fermata per furto, ma spacciata dal premier come nipote del presidente egiziano Mubarak.

In molti volevano fermare il magistrato. Impedirle di raccontare in televisione i fatti che smentiscono la versione del procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati e del ministro dell’Interno,Roberto Maroni. Secondo quanto risulta al
fattoquotidiano.it il direttore generale della Rai,Mauro Masi ha provato a dissuadere Lucia Annunziata: non puoi invitarla, il ministro Maroni ha già annunciato querela nei suoi confronti. Se viene in trasmissione, querela anche noi. Il direttore è arrivato persino a dire alla giornalista (che difendeva la sua scelta) se proprio la devi invitare, parlate d’altro (sic!). Fiorillo, invece, alla vigilia della trasmissione, ha ricevuto una lettera del procuratore Monica Frediani che le annunciava un provvedimento disciplinare se fosse andata in televisione. Ma non si è fatta fermare. Né dallo spauracchio di una sanzione né dalle facili critiche, come accade spesso in questi casi, di essere scambiata per una toga in cerca di notorietà.

A Lucia Annunziata ha confermato quanto scritto al Csm: non ho mai autorizzato la polizia ad affidare la minorenne alla consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti. Con toni pacati, guardando sempre negli occhi la conduttrice, sottolinea un elemento importante: in casi come quello di Ruby, cioè di intervento “penale, il pm non prende accordi con la polizia, ma dispone”. Quindi, sostiene Fiorillo, io ho disposto in un modo (comunità o notte in questura) e la polizia ha fatto in un altro. E quando Annunziata ricorda quanto riferito da Maroni in Parlamento e cioè che la polizia ha affidato Ruby a Minetti “sentito il pm”, Fiorillo ribatte: “Ma poi hanno fatto quello che volevano loro”.

Ed è a questo punto che la trasmissione affronta quella che è stata definita dalla giornalista “la corda a cui vogliono impiccarla”. Quel “non ricordo di aver autorizzato l’affidamento”, che si legge nella relazione del magistrato. Fiorillo non tentenna, anzi vuole chiarire la sua affermazione, che è stata per la procura di Milano un appiglio per liquidare questo pezzo di inchiesta. E lo ha fatto senza mai averla ascoltata, al contrario dei funzionari di polizia e dell’allora questore, Vincenzo Indolfi. In quella relazione, dice Fiorillo, avrei dovuto scrivere: “ricordo di non aver autorizzato”, perché il senso è questo.

Alle domande di Annunziata: Maroni è un bugiardo? Perché il procuratore, una “toga rossa”, ha detto che il caso era chiuso?, il pm cerca di sottrarsi: “Non compete a me rispondere”. Ma sul ministro, alla giornalista che insiste, alla fine dichiara: “Parlava a nome del governo, avrà anche delle ragioni politiche per aver detto quello che ha detto. Potrebbe essere, chiamiamola in modo molto generico, ragione di Stato. Ma qualunque ragione di Stato non può essere così assorbente da superare la violazione della legalità”. Fiorillo risponde poi a un’altra domanda che in molti si sono fatti: perché dopo quella notte così tesa, per sua stessa ammissione, l’indomani non si è informata su che fine avesse fatto la ragazza? “Avevo finito il mio turno e come per ogni altro caso, il seguito documentale passa ad altri colleghi”. Delle telefonate di Berlusconi, invece, non era stata informata dalla polizia: “ L’ho appreso dai giornali”.

Un’autocritica però Fiorillo la fa anche in tv, come nei giorni scorsi sulla carta stampata: “Non ho capito che la funzionaria di polizia (Giorgia Iafrate, ndr) potesse essere in difficoltà. Avrei dovuto dirle di non preoccuparsi, di eseguire esattamente quanto da me disposto ed eventualmente di farmi parlare con i suoi superiori”. Invece, ricorda, sembrava “come se fosse tenuta allo svolgimento di quell’atto. Era rigida e io mi sono indispettita e ho avuto con lei una sorta di diverbio. Ho spiegato di nuovo quali erano le mie disposizioni: la fotosegnalazione, l’inserimento della giovane in una comunità protetta e, qualora non ci fosse stato posto, “trattenerla finché non fosse stata reperita una struttura che la potesse ospitare. Poi non mi dicono più niente”. Eppure nelle varie telefonate, al pm avevano anche detto della “parentela” di Ruby con Mubarak. “Dissi ‘allora io sono Nefertiti, la regina del Nilo’. Mi sembrava una situazione paradossale. Come fa una ragazza con parenti così importanti a stare in mezzo a una strada?”.

L’intervista al pm si è chiusa con Lucia Annunziata che le ha chiesto: non teme che possa accaderle quello che è già successo “a torto o a ragione a un’altra donna magistrato, Clementina Forleo, di passare per una instabile? Perché delle donne si dice spesso così”. Il viso di Annamaria Fiorillo si contrae: “L’ho messo nel conto”, risponde. Poi si lascia andare a un sorriso e conclude: “Io sono una persona comune con un ruolo importante, devo ai cittadini la verità dei fatti”.

Sandra Amurri
Antonella Mascali



Roberto SAVIANO: la 'Ndrangheta al Nord - "Vieni via con me" di Roberto Saviano e Fabio FAZIO



Antonio ALBANESE è Cetto Laqualunque a "Vieni via con me".



“Lo scioglimento ad personam”, di Stefano Rodotà




L´uomo che aveva sempre accusato gli avversari di indietreggiare di fronte alla prova democratica delle elezioni, l´uomo che aveva sempre dileggiato il Parlamento per la tortuosità dei suoi percorsi, improvvisamente cerca di costruirsi una strada.
Una via che lo ponga al riparo dalle incognite di un voto, mettendo così a nudo il suo vero modo d´intendere democrazia e sovranità popolare. Ma ogni sorpresa è fuori luogo. Berlusconi dovrebbe averci abituati ad ogni genere di forzatura. Messo ormai alle corde dalla scomparsa della sua maggioranza politica, dall´incapacità di governare, dal discredito personale, intravvede uno spiraglio nella possibilità di andare alle elezioni rinnovando solo la Camera dei deputati. Una strategia per la sopravvivenza personale, che rischia di aggravare ancora di più la crisi che stiamo attraversando. Una conferma dell´irresistibile sua propensione ad un uso congiunturale delle istituzioni, piegate al soddisfacimento dei suoi immediati interessi.
Analizziamo fatti e regole. Nell´articolo 88 della Costituzione è scritto che «il presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camera o anche una sola di esse». Non vi sono precedenti significativi in materia. Anzi, gli scioglimenti anticipati del solo Senato ebbero la semplice funzione «tecnica» di far coincidere la durata delle due Camere, tanto che alcuni conclusero che, parificata la durata nel 1963, veniva meno la ragione che aveva indotto i costituenti a prevedere lo scioglimento di uno soltanto dei rami del Parlamento. Ma, essendo comunque evidente che nel nostro sistema la decisione sullo scioglimento non può in nessun caso essere ricondotta alla volontà del presidente del Consiglio, bisogna chiedersi quali finalità ed effetti avrebbe oggi lo scioglimento della sola Camera.
Berlusconi vuole far sopravvivere il governo anche dopo la fine della sua maggioranza politica e non vuol correre il rischio di trovarsi, all´indomani di eventuali elezioni anticipate, vincitore alla Camera e minoritario in Senato. Questa è una possibilità concreta, come hanno ripetutamente messo in evidenza gli studiosi della materia elettorale, ed è una conseguenza diretta della legge elettorale da lui voluta nel 2006 proprio per azzoppare al Senato Prodi, del quale si dava per certa la vittoria. Si confezionò così il «porcellum» calderoniano, una vera trappola, nella quale ora può cadere lo stesso Berlusconi. Se, infatti, dopo le elezioni anticipate, la sua coalizione non avesse la maggioranza al Senato, il presidente della Repubblica, non potendo certo procedere ad un altro immediato scioglimento, dovrebbe affidare l´incarico di trovare una maggioranza e di formare il governo ad una personalità diversa da Berlusconi. Esattamente ciò che il presidente del Consiglio non vuole. Pretende, allora, di blindare il Senato, congelarlo nella composizione attuale e votare solo per la Camera, sperando di avere anche qui una maggioranza sicura. E se avvenisse il contrario? Questa inedita modalità di voto renderebbe più acuta la crisi. L´inammissibilità della scioglimento della sola Camera discende proprio dal fatto che esso non garantisce il superamento delle difficoltà attuali, anzi può accrescerle, e comunque si configura come uno strumento per sfuggire alle conseguenze della legge elettorale in vigore e per sanzionare i comportamenti politici dei finiani. Finalità costituzionalmente inammissibile.
Inoltre, per arrivare al risultato desiderato, Berlusconi ha bisogno di un´altra forzatura: la discussione sulla fiducia prima al Senato e solo dopo alla Camera. Se, infatti, si votasse prima alla Camera, con un prevedibile voto di sfiducia, Berlusconi dovrebbe subito dimettersi senza avere la possibilità di giocare la carta, sia pure impropria, di una maggioranza al Senato a lui favorevole, derubricando il successivo voto della Camera come semplice «incidente di percorso»: conclusione politicamente e istituzionalmente inammissibile.
Lo scioglimento della sola Camera, dunque, accrescerebbe pericolosamente la deriva personalistica del sistema istituzionale, ne aumenterebbe l´instabilità, e soprattutto confermerebbe nell´opinione pubblica la distruttiva versione di istituzioni che hanno la sola funzione di cucire un vestito sulla misura dei potenti. In tutto questo vi è un elemento di violenza che va denunciato e impedito. Con le sue ripetute dichiarazioni, Berlusconi usurpa le funzioni del presidente della Repubblica. Lo minaccia, anzi, qualora si discosti dalla linea da lui enunciata, parlando di “guerra civile” (dichiarazione ai limiti del codice penale) e pretendendo di dettare tempi e modi di gestione della crisi.
È una grande fortuna per questo sfortunato paese che la difesa della Costituzione sia oggi affidata ad una persona come Giorgio Napolitano. Ma questa fiduciosa consapevolezza deve essere accompagnata da altrettanta consapevolezza di tutte le forze politiche di opposizione della forza distruttiva dell´attuale legge elettorale, ben al di là dell´espropriazione dei cittadini della possibilità di scegliere i loro rappresentanti. Qui deve soccorrere la politica. O eliminando prima del voto il «porcellum». O realizzando un sistema di alleanze che risponda all´emergenza democratica che stiamo vivendo, con una intesa comune che ci liberi non da un uomo, ma da un modo d´intendere e esercitare il potere che sembra non esitare di fronte al rischio di trascinare tutti nella sua caduta.

La repubblica 15.11.10

Muovi Palermo è cittadino d’esempio 2010




Ieri in Via Monfanera 140 è stata ufficialmente presentata la nuova associazioneIdea e Legalità.

L’associazione culturale e politica “Idea Legalità”, vuole contribuire a liberare il paese dal fatalismo, dall’assistenzialismo, dalla corruzione e dal populismo. Durante la presentazione, Marcello Capetta e Muovi Palemo sono stati premiati con la targa:”Cittadino esempio 2010“.

Capetta rappresentate di Muovi Palermo attraverso l’associazione vuole tenere alta l’attenzione sulle problematiche della città.

Tantissime le adesione dei cittadini/ne a Muovi Palermo per denunciare e manifestare dissenzo contro la mala amministrazione, la mala politica comunale e ai tantissimi disagi palermitani.

Alla presenza di Pino Maniaci, delle autorità e delle forze dell’ordine, riconoscendo il bel lavoro che tutta la squadra ha fatto nel territorio è stata consegnato il premio come simbolo dell’ottimo risultato ottenuto dall’associazione ad un anno dalla sua nascita.


(nella foto Marcello Capetta)

http://palermo.blogsicilia.it/muovi-palermo-e-cittadino-desempio-2010/16202/