La notizia della liberazione della donna, condannata alla lapidazione per adulterio e in attesa di sentenza in un processo per l'uccisione del marito, era stata data ieri sera dal Comitato internazionale contro la lapidazione, con sede in Germania.
Il rappresentante del Comitato in Italia aveva detto che Sakineh e suo figlio, Sajjad Ghaderzadeh, anch'egli arrestato nell'ottobre scorso, erano stati visti nel cortile della loro casa di Tabriz, nel nord-ovest dell'Iran. La televisione PressTv aveva effettivamente diffuso fotografie di Sakineh e del figlio nella casa. Ma 'contrariamente ad una vasta campagna di propaganda da parte dei mezzi di informazione occidentali secondo cui l'assassina Sakkineh Mohammadi-Ashtiani e' stata rilasciata - spiega oggi sul suo sito PressTv - una nostra equipe televisiva, ha concordato con l'autorita' giudiziaria di seguire la Ashtiani nella sua abitazione per produrre una ricostruzione video dell'omicidio sulla scena del delitto''.
Il Comitato internazionale contro la lapidazione aveva annunciato il 2 novembre scorso anche l'impiccagione per il giorno dopo di Sakineh.
Il suo caso è diventato uno dei simboli della battaglia per i diritti civili. Ieri la notizia della presunta liberazione (smentita oggi). La notizia era stata data da Commissione internazionale, una Ong con sede in Germania. Secondo la Ong la donna era stata liberata assieme al figlio, all'avvocato e a due giornalisti tedeschi arrestati in connessione con il caso.
L'11 ottobre infatti la vicenda si era complicata con l'arresto del figlio di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh e del suo avvocato Houtan Kian, nonchè di due giornalisti tedeschi: le forze di sicurezza iraniane hanno fatto irruzione nello studio del legale nel corso di un'intervista.
Questo ha portato anche la Germania a esercitare forti pressioni su Teheran per la liberazione dei suoi cittadini (un falso allarme c'è stato il 4 novembre quando Amnesty International ha annunciato la liberazione, poi smentita, del figlio e dell'avvocato).
Il 16 novembre scorso una donna, identificata come Sakineh dalla tv iraniana, era comparsa in video chiedendo "perdono" per i suoi peccati; immagini che avevano allarmato il mondo facendo pensare a una esecuzione imminente.
LA CONDANNA - Sakineh Mohammadi Ashtiani, madre di due figli, è stata condannata nel maggio 2006 per aver avuto una "relazione illecita" con due uomini ed è stata sottoposta a 99 frustate, come disposto dalla sentenza. Successivamente è stata condannata a morte per "adulterio durante il matrimonio" e per complicità nell'omicidio del marito. Nel 2007, però, una corte d'appello iraniana aveva commutato la pena all'impiccagione per complicità nell'omicidio del marito in dieci anni di reclusione, confermando invece la lapidazione per il reato di adulterio.
IL BRACCIO DELLA MORTE - La donna è rinchiusa dal 2006 nel braccio della morte della prigione di Tabriz, nella zona nord-occidentale dell'Iran.
MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE - Diversi Paesi, tra cui anche Stati Uniti e Brasile, avevano offerto asilo alla donna per tentare di salvarle la vita; offerta respinta dall'Iran, secondo cui gli altri Paesi "non hanno gli elementi per giudicare la vicenda". Grande il coinvolgimento nella vicenda anche di diversi paesi europei fra cui in prima fila l'Italia e la Germania.