sabato 15 gennaio 2011

Ruby "pedinata" dal cellulare.



Ma la svolta definitiva sarebbe arrivata dalle testimonianze di altre ragazze

PAOLO COLONNELLO


«Attività tecnicamente complesse». Dietro questa frasetta, che campeggia in fondo allo scarno comunicato diramato ieri mattina dalla Procura «al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza», si cela il vero asso nella manica della Procura per chiudere la partita nelle indagini su Berlusconi. O almeno così ritengono gli investigatori. Si tratta della ricerca pignola e a ritroso, dei viaggi compiuti da Karima El Mahourug, in arte Ruby Rubacuori, nella villa di Arcore, tracciati dall’aggancio delle celle telefoniche.

Una ricostruzione minuziosa degli spostamenti della ragazza che dimostrerebbe la permanenza, giorno e notte, nella villa e nelle camere private del premier. In almeno 6 occasioni. Ma nelle carte inviate ai difensori del premier e da ieri sera anche alla presidenza della Camera per chiedere l’autorizzazione a procedere con la perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli - «il ragioniere di Arcore», ovvero l’uomo che secondo i racconti di Ruby e di altre ragazze s’incaricava di pagare le loro prestazioni ai festini del Cavaliere -, ci sarebbero testimonianze di «decine d’incontri».

In Procura smentiscono che a costituire «l’evidenza della prova», sia l’esistenza d’immagini imbarazzanti, filmate e fotografate con i cellulari (ma non quello di Ruby, che non è mai stato nemmeno sequestrato) durante le feste di Arcore. Quelle esistono (e ieri sembra ne siano state trovate altre sul pc di Ruby relative a feste in Sardegna a villa Certosa), ma non costituiscono l’aspetto principale dell’accusa.

A corroborare i fatti contestati, ci sono infatti soprattutto le testimonianze delle altre "giovani donne" che venivano invitate ai party del Cavaliere, oltre i tracciati telefonici che ampliano i racconti «omissivi» della stessa Ruby e dimostrano che oltre il primo incontro del 14 febbraio scorso con Emilio Fede come accompagnatore, ce ne furono ben altri e ben più intensi. Il più lungo è quello avvenuto durante il ponte della Liberazione: tre giorni, dal 24 al 26 aprile, durante i quali Berlusconi svolse in parte la sua attività istituzionale, con una cena "informale" ad Arcore alla quale invitò Putin, proprio mentre Ruby si trovava in villa.

Nei 4 verbali di Ruby, interrogata in Procura dopo la segnalazione del tribunale dei minori circa le strane modalità del suo rilascio dalla Questura il 2, il 6 e il 22 luglio, nonchè il 3 agosto scorsi, la ragazza spiegò abbastanza bene il contesto delle allegre serate di Arcore, raccontando di bagni di gruppo in piscina e di ragazze nude, riservando per sè il ruolo di ancella piccante ma non "partecipativa". Ma in realtà, la ricostruzione dei pagamenti effettuati alla stessa Ruby, raccontano ben altro e non certo l’elargizione di aiuti economici «a una ragazza in difficoltà».

I cui segreti sarebbero rimasti forse celati in un certo giro di prostituzione milanese, gestita secondo le accuse da Lele Mora con le selezioni di Emilio Fede, se proprio Berlusconi, facendo valere il suo peso di Presidente del Consiglio, non avesse telefonato da Parigi in Questura quella sera di maggio per ottenere il rilascio di Ruby-Karima, fermata per furto, senza che la ragazza venisse identificata compiutamente e soprattutto fosse affidata a una comunità di minori.

Avvisato da una prostituta brasiliana, Berlusconi fece in modo che Ruby venisse presa in consegna da Nicole Minetti, che nelle carte è indicata come la donna che avrebbe gestito diverse escort per il Presidente, la quale a sua volta la riconsegnò alla brasiliana. Il punto però è capire se Berlusconi sapesse o no se Ruby, il cui aspetto poteva trarre sicuramente in inganno, fosse minorenne.
E qui interviene una prova logica: perchè telefonando in Questura, spacciando Ruby per «la nipote di Mubarak» e invitando i funzionari ad "affidarla" «a una consigliera della Presidenza», il premier dimostrò di sapere che la ragazza non era ancora maggiorenne.


http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/384434/



Ruby, B. indagato per prostituzione minorile Nel pc della ragazza trovati video e foto.

A Silvio Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby, è stato notificato oggi un invito a comparire dalla procura di Milano. In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre escort

Dopo quattro mesi d’indagini, decine di interrogatori e un intenso lavoro sui tabulati telefonici, la procura di Milano è convinta di poter dimostrare che Ruby ha avuto più volte rapporti sessuali con il presidente del Consiglio. Incontri a pagamento avvenuti quando la ragazza era ancora minorenne. Berlusconi ha sempre negato di aver conosciuto l’esatta età di Ruby, ma almeno un particolare lo smentisce. Il 27 maggio, quando telefonò in Questura per chiedere la liberazione della giovane marocchina ordinò che fosse affidata a Nicole Minetti, ex valletta di Mediaset “promossa” consigliera regionale in Lombardia. Secondo gli investigatori era proprio lei a coordinare il vorticoso giro di ragazze a pagamento e prostitute che frequentavano Arcore. Per questo adesso la Minetti è sotto inchiesta per sfruttamento e induzione della prostituzione di minorenni e maggiorenni. Assieme a lei è stato notificato un avviso di garanzia per gli stessi reati anche a Lele Mora ed Emilio Fede.

Tra il materiale acquisito dagli inquirenti figurano anche foto digitali e video di alcune feste in Sardegna trovate nel computer di Ruby sequestrato il 28 ottobre scorso nella comunità-alloggio di sant’Ilario (Genova) dove viveva l’allora minorenne Kharima el Marhoug, alias Ruby Rubacuori.
A Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione, è stato notificato un invito a comparire, mentre, per tutta la mattina, sono state eseguite a Milano perquisizioni in uffici, in Regione e in abitazioni di escort. Gli agenti si sono anche presentati nella comunità in provincia di Genova dove risiede Ruby per effettuare un’altra perquisizione. Secondo i pm Ilda Bocassini, Antonio Sangermano e Piero Forno il primo incontro fra B e la ragazza marocchina risalirebbe al 14 febbraio, quando il premier avrebbe regalato a Ruby un vestito. La convinzione emerge dalle indagini che si sono basate principalmente sullo studio dei tabulati telefonici.

In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre ragazze coinvolte nel giro di prostituzione. La polizia si è anche presentata negli uffici di Giuseppe Spinelli, amministratore dell’immobiliare Idra e della holding Dolcedrago, indagato con il premier nei processi relativi a Medusa film e villa Macherio. Ma agli agenti di polizia è stato opposto il divieto di entrare perché l’ufficio sarebbe di pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Berlusconi.

Spinelli è tradizionalmente l’uomo che maneggia i milioni di euro in contante utilizzati da Berlusconi per la gestione delle sue ville. Le residenze di Emilio Fede e Lele Mora non sono state perquisite. Mentre si è da poco conclusa la perquisizione nell’abitazione privata della Minetti.

Una nota del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati precisa che i reati sarebbero stati commessi ad Arcore dal febbraio al maggio 2010. La parte offesa è Karima el Mahroug, meglio nota come Ruby Rubacuori. Secondo le indagini sarebbe stata proprio la Minetti a indurre la giovane marocchina alla prostituzione nel periodo compreso fra febbraio e maggio 2010. Lo stesso per cui il premier è indagato per avere avuto rapporti con la minorenne.

Quel giorno Ruby venne condotta negli uffici della questura in seguito alla segnalazione di un furto, di cui una sua amica l’aveva accusata. Il pm minorile Fiorillo aveva disposto che la giovane venisse collocata in una comunità.

Secondo i pm la telefonata che il premier fece la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 alla questura di Milano per far rilasciare la 17enne in affidamento al consigliere regionale Nicole Minetti, è stata fatta per scongiurare che emergessero i retroscena delle feste nella sua residenza ad Arcore. Secondo l’accusa il presidente del Consiglio avrebbe abusato del proprio ruolo di primo ministro per occultare la presenza di una prostituta minorenne, di cui è stato cliente, durante diversi week-end a villa San Martino. Il consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, è indagata per favoreggiamento della prostituzione adulta e minorile.

Contattato telefonicamente dall’Ansa, Emilio Fede sostiene di essere all’oscuro dell’indagine. “Lo apprendo dai giornali, non so nulla. Non ho ricevuto nessun atto formale da parte dei magistrati, nè ho subito alcuna perquisizione”.



Il Marchionne del Grillo


venerdì 14 gennaio 2011

E il sondaggio anti premier scompare…


Qualcuno spieghi alla redazione di Libero che esiste una cosa chiamata screenshot, per cui a far sparire i sondaggi perché i risultati sono decisamente sfavorevoli al Presidente del Consiglio si fa solo una pessima figura. Più di quanto non siano normalmente abituati da quelle parti, intendo.
Che poi i sondaggi si dovrebbero fare con un campione accuratamente selezionato, per cui questi che si fanno in rete sono prove tecniche di plebiscito 2.0; ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

(si ringrazia il solerte Paolo Agnelli per l’immagine)

http://matteoplatone.wordpress.com/2011/01/14/e-il-sondaggio-anti-premier-scompare/


Bellissima lettera aperta di un operaio-poeta contro Piero Fassino sull’accordo Mirafiori.


Mussolini era un ex socialista. I suoi seguaci si chiamavano fascisti. Fassino era un ex comunista. I suoi seguaci si chiamano fasscinisti.

Mussolini faceva sparare ai dirigenti della CGIL. Bruciava le Camere del Lavoro della CGIL. Mussolini non lavorava.

Fassino dice di volere votare SI a Mirafiori. Fassino vuole sparare alla FIOM. Fassino non lavora in fabbrica. Fassino non lavora. Fassino non ha mai lavorato.

Fassino però è ricco. Anche Marchionne non ha mai lavorato. Marchionne però è ricco. D’ Alema dice le cose che dice Fassino. D’ Alema non ha mai lavorato. D’ Alema però è ricco.

Io non dico le cose che dice Fassino. D’ Alema . Marchionne. Chiamparino. Fioroni. Ichino. Letta. Marini. Veltroni. Bersani. Io lavoro da un terzo di secolo. Io però non sono ricco.

Io non sono un ex comunista. Io forse sono sempre stato comunista. Io devo avere sbagliato qualcosa. Nella mia vita. Io non sono una persona intelligente. Io non sono una persona ingegnosa. Io non sono una persona arguta.

Io sono nato che mi hanno fatto così. Io sono una persona che non capisce delle cose. Se lavoro a Mirafiori non posso scioperare. Non posso ammalarmi. Non posso fare pause alla catena. Non posso iscrivermi al sindacato.

Io allora non sono un fasscinista. Io non sono un fascista. Ecco perché non sono ricco. Ecco perché voterò NO.

Ma non capisco perché Mussolini e Fassino e D’ Alema e Marchionne, e Chiamparino e Fioroni e Ichino e Letta e Marini e Veltroni e Bersani ce l’ hanno con quelle persone come me.

Io dico che un giorno Fassino e Mussolini e Marchionne e D’ Alema, e gli altri si ritroveranno all’ inferno di Dante. Non Dante il mio amico. All’ inferno ci vanno le persone cattive.

...Mirafiori. La loro Gomorra del Nord. La loro Fontamara. Sono cani. Come i cani delle guardie del principe. Poi nulla. Poi i cafoni. Poi nulla ancora.

Io morirò forse alla catena. Per fare ricco Fassino, Mussolini, Marchionne, D’ Alema. E gli altri. Io morirò forse mentre sciopero.

Per i miei diritti. Io morirò forse per un incidente sul lavoro di notte. Mentre la Camusso sta a casa a dormire. Ma io sono un tornitore. So costruire. So tornire. Una canna di fucile.

Io forse costruirò tanti fucili. E saranno tanti fucili. Io tornirò canne di pistole. Perchè io faccio il tornitore. Io sono poco intelligente.

Ma io non morirò invano.

1 gennaio 2011
Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta.


Ruby, Berlusconi indagato: prostituzione minorile.

La procura di Milano ha iscritto il nome del premier Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per i reati di concussione e prostituzione minorile, per l'inchiesta nata dal fermo dell'allora minorenne Karima Ruby el Mahroug, fuggita da una comunità di minori, fermata per furto e rilasciata dopo una telefonata del premier alla questura e affidata alla consigliera regionale lombarda del Pdl, Nicole Minetti.

I REATI: PROSTITUZIONE MINORILE

Il premier è indagato per l'articolo 600-bis del Codice Penale, comma 2 (Prostituzione minorile), che testualmente recita: «Salvo il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a € 5.164».

CONCUSSIONE

L'altra ipotesi di reato che riguarda il premier attiene all'articolo 317 del Codice Penale (Concussione: «Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualita’ o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilita’, e’ punito con la reclusione da quattro a dodici anni»), commesso in Milano il 27 e 28 maggio 2010, e riguarderebbe la telefonata della Presidenza del Consiglio che indicò a Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura di Milano, la giovane come una nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak e poi chiese di affidarla alla consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti.

SESSO CON MINORE AD ARCORE

Berlusconi avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010, ad Arcore, quando la ragazza era ancora diciassettenne.

AVVOCATO RUBY: MAI SENTITA DA PM DOPO OTTOBRE

«Da ottobre, cioè da quando io l'assisto, Ruby non è mai stata sentita dalla Procura». Lo ha detto l'avvocato Massimo Dinoia, legale della ragazza, maggiorenne dallo scorso primo novembre, al centro dell' inchiesta nella quale è indagato anche il premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Il legale oggi ha anche parlato al telefono con la giovane, la quale, prima di ottobre dovrebbe essere stata interrogata come parte offesa dai magistrati milanesi almeno un paio di volte se non di più.

AVVOCATI PREMIER: INDAGINE ASSURDA

Una «gravissima intromissione nella vita privata del presidente del Consiglio senza precedenti nella storia giudiziaria del Paese»: così gli avvocati del premier, Piero Longo e Niccolò Ghedini, commentano l'indagine aperta contro Berlusconi dalla Procura di Milano, che definiscono «assurda e infondata» e basata su vicenda «già ampiamente smentite da tutti i testimoni e dai diretti protagonisti»

LE PERQUISIZIONI

Perquisizioni sono in corso questa mattina, nell'ambito dell'indagine sul caso Ruby, nell'abitazione e negli uffici del consigliere regionale Nicole Minetti, indagata, insieme con il premier Berlusconi, a Lele Mora ed Emilio Fede, nell'inchiesta della procura di Milano.

LA SCHEDA

L'inchiesta sul 'caso Ruby', la giovane marocchina che all'epoca dei fatti aveva 17 anni e che ha parlato di incontri nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nasce dai sospetti di alcuni investigatori su quella ormai famosa notte, tra il 27 e il 28 maggio scorsi, trascorsa dalla ragazza in questura a Milano e conclusasi poi con l'affidamento alla consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, dopo due telefonate di Palazzo Chigi.

Il premier è indagato per prostituzione minorile e concussione. Prostituzione minorile perché, secondo le indagini, sarebbe stato cliente di una prostituta minorenne. Ruby, però, ha sempre detto di non avere mai avuto rapporti sessuali con lui. L'accusa di concussione, invece, è legata al fatto che Berlusconi, secondo gli inquirenti, per nascondere il suo rapporto con la prostituta, andato avanti per numerosi weekend, e per evitare che la vicenda venisse alla luce avrebbe abusato delle sue funzioni di primo ministro telefonando in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio per fare affidare Ruby alla Minetti.

La consigliere regionale è indagata per favoreggiamento della prostituzione, come il direttore del Tg4 Emilio Fede e l'agente di spettacolo Lele Mora, che avrebbero fatto da 'tramite' nei rapporti tra il premier e la prostituta.

La Procura di Milano, nei mesi scorsi, aveva comunicato che le procedure di affidamento della giovane marocchina, scappata diverse volte dalle comunità per minori, e finita in Questura perché accusata di furto, si era svolto correttamente.

Lo stesso aveva precisato il Ministero dell'Interno, mentre la pm dei minori Anna Maria Fiorillo aveva contestato questa versione. L'inchiesta sul 'caso Ruby', affidata ai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e al pm Antonio Sangermano, anche dopo le precisazioni sulla correttezza dell'affidamento, si è concentrata però negli ultimi mesi proprio sulle telefonate partite da Palazzo Chigi per ottenere il 'rilascio' della ragazza.

LA DIRETTA


Bocchino, Fli: nulla da commentare
«Non abbiamo nulla da commentare, ci stiamo occupando di politica, queste non sono vicende politiche. Ci sono perquisizioni in corso, notizie frammentarie, non abbiamo nulla di concreto. Le conseguenze politiche andranno valutate quando sarà chiaro il quadro».

Berlusconi, vertice con Alfano e Longo
Il giorno dopo la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, Silvio Berlusconi è alle prese con il caso Ruby. Stamattina il premier ha visto a palazzo Grazioli il Guardasigilli Angelino Alfano e i suoi legali Niccolò Ghedini e Piero Longo.

Bersani: è in fuga da se stesso
«Per favore: ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell'italia sui problemi di Berlusconi. Lui è un premier in fuga dal paese e da se stesso». Così Bersani commenta la notizia delle indagini sul caso Ruby

Pm: a Berlusconi concussione per notte in Questura

La procura di Milano ha indagato per concussione il premier Silvio Berlusconi, reato che avrebbe commesso tra il 27 e il 28 maggio scorsi e cioè la notte in cui la giovane Ruby venne portata in questura e durante la quale il presidente del Consiglio telefonò per interessarsi del caso ed ottenere l'affido della ragazza al consigliere regionale Nicole Minetti. Lo si evince da una nota della procura della Repubblica di Milano. Quel giorno Ruby venne condotta negli uffici della questura in seguito alla segnalazione di un furto, di cui una sua amica l'aveva accusata. Il pm minorile Fiorillo aveva disposto che la giovane venisse collocata in una comunità.

Gelmini: premier perseguitato
«Il premier Silvio Berlusconi è chiaramente oggetto di persecuzione da parte di alcune procure. La giustizia a orologeria è ormai una triste consuetudine a cui gli italiani sono abituati.

Lele Mora: non ho nulla da dire
«Sono in una riunione, non ho niente da dire nè ora nè dopo». E questa l'unica risposta del manager Lele Mora, che sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla vicenda di Ruby, raggiunto al telefono dall' ANSA. Lele Mora ha sempre dichiarato di non aver portato lui Ruby nella residenza del premier ad Arcore.

La procura: rapporti sessuali con Ruby tra febbraio e maggio 2010
Il premier Silvio Berlusconi, indagato a Milano per concussione e prostituzione minorile, avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010, ad Arcore. Lo si evince da una nota della procura della Repubblica di Milano.

Ruby: conclusa perquisizione in ufficio Minetti
È durata circa un'ora la perquisizione nell'ufficio della consigliera regionale Nicole Minetti, coinvolta nell'inchiesta milanese sulla vicenda di Ruby Rubacuori, la 18enne marocchina che fu fermata l'estate scorsa e portata in Questura per essere poi rilasciata e affidata alla stessa Minetti. Nel suo ufficio sono stati sequestrati due computer, dopodichè la consigliera, a cui Ruby fu affidata la notte tra il 27 e 29 maggio scorso, ha lasciato il Consiglio regionale.

La Procura: Berlusconi indagato dal 21 dicembre

A Silvio Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 nell'ambito dell'inchiesta sul caso Ruby, è stato notificato oggi un invito a comparire dalla procura di Milano. È quanto emerge da una nota diffusa in tarda mattinata dal procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati che ha tenuto a precisare alcuni elementi dell'inchiesta «in relazione a parziali e frammentarie notizie che sono state diffuse, al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza».

Il questore: no comment
Il questore di Milano Alessandro Marangoni non conferma e non smentisce il coinvolgimento di personale della questura nell'inchiesta sul caso Ruby in cui Š indagato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. «Non commento in alcun modo - ha detto il questore Alessandro Marangoni, che non ha nè smentito nè confermato indagato le indiscrezioni di possibili indagati tra le forze dell'ordine - e lascio agli inquirenti, se lo riterranno opportuno, precisare lo stato delle indagini»

Di Pietro: è Berlusconi che perseguita se stesso

«Invece di telefonare, come presidente del Consiglio, al questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak, Berlusconi potrebbe andare in tribunale e spiegare come stanno le cose». Antonio Di Pietro commenta con una battuta le novità che arrivano da Milano sul caso Ruby: «Berlusconi dice che le procure lo perseguitano? Non sarà che invece è Berlusconi che perseguita se stesso?».

Tra mezz'ora comunicato della Procura
«Tra mezz'ora emetteremo un comunicato sulla vicenda». Così il Procuratore Capo di Milano Edmondo Bruti Liberati.

Emilio Fede
«Lo apprendo dai giornali, non so nulla. Non ho ricevuto nessun atto formale da parte dei magistrati, nè ho subito alcuna perquisizione». Lo ha detto il direttore del Tg4, Emilio Fede.

Daniele Capezzone parla invece di «consueto e logoro copione, fatto di fughe di notizie e di accuse inverosimili», davanti al quale «i cittadini possono ancora una volta scegliere se indignarsi o sbadigliare». «Sono certo - dice il portavoce Pdl - che una sempre più vasta maggioranza di italiani abbia ben compreso cosa sia in gioco e si stringerà a sostegno del Presidente del Consiglio».
14 gennaio 2011

Berlusconi adesso ha paura. - Peter Gomez.




Adesso per Silvio Berlusconi la strada si fa davvero in salita. Le prospettive giudiziarie sono nere e anche quelle politiche diventano assai complicate. Per questo il premier, subito dopo il verdetto della Consulta ha ordinato ai suoi di volare basso in attesa di capire esattamente, una volta sondata la Lega, quali margini di manovra gli rimangano.

Al di là delle dichiarazioni di Niccolò Ghedini e del capo-gruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, per il Presidente del Consiglio la sentenza della Corte Costituzionale è stata pessima. Di fatto si torna al regime precedente all’ultima legge ad personam. La Consulta ha ribadito che spetta solo ai giudici stabilire quali tra gli impedimenti invocati dagli imputati per far saltare le udienze dei processi siano legittimi e quali no. Una volta riaperto il processo per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills, il collegio (non importa quale) fisserà, in accordo con le parti, un calendario da cui non sarà semplice sgarrare. In totale è prevedibile che le udienze siano una ventina. Il caso infatti è tutt’altro che intricato. Una sentenza definitiva ha già stabilito che Mills è stato corrotto per dire il falso nell’interesse del premier. E ai giudici resta solo da stabilire se le prove siano sufficienti per dimostrare che la mazzetta da 600.000 dollari intascata dal professionista sia stata versata per ordine del Cavaliere. Un fatto già confessato da Mills in una ormai celebre lettera scritta a uno dei suoi commercialisti.

Insomma dodici mesi (tanto manca prima della prescrizione) potrebbero benissimo bastare per arrivare in Cassazione, visto che l’appello ben difficilmente durerà più di due o tre udienze. Certo, Berlusconi farà di tutto per far saltare il calendario. Nel 2003, quando si era trattato di prendere tempo per arrivare all’approvazione dell’incostituzionale Lodo Schifani che poi bloccherà a lungo il processo Sme-Ariosto, il premier si inventò scuse di ogni tipo pur di far slittare le udienze.

In quel periodo, sempre all’ultimo momento, i suoi avvocati erano soliti comunicare al tribunale che il Cavaliere era impegnato in appuntamenti fondamentali e imprevisti del tipo: una consultazione con le categorie del commercio,una conferenza programmatica di Forza Italia, un lungo incontro dalla fine della mattinata al primo pomeriggio con Pierferdinando Casini, un summit con i candidati forzisti per le elezioni regionali nel Friuli, un decisivo vertice a Venezia sulla «criminalità e l’immigrazione clandestina nel mare Adriatico», alla presenza del ministro dell’Interno e di sette prefetti del Veneto (fra i quali quelli di Belluno e di Verona, località non proprio marinare), un faccia a faccia con il «principe Vittorio Emanuele di Savoia», un pranzo «con il primo ministro della Romania», un’irrinunciabile commemorazione di Ugo La Malfa a cent’anni dalla nascita. E, persino, un viaggio, organizzato in quattro e quattr’otto, in Lussemburgo, dove dopo una colazione di lavoro con il premier del Granducato Jean Claude Juncker, Berlusconi non avrà nulla da fare se non una lunga passeggiata pomeridiana.

Oggi però la situazione è diversa. Il presidente del Consiglio è molto meno forte di allora. Certo, può tentare di prendere tempo, nella speranza di ottenere (cosa possibile, ma non certa) almeno in secondo grado la prescrizione per il processo Mills. Una sentenza di primo grado è però sicura. E se fosse di condanna, come è probabile, segnerebbe la sua fine politica. Con soli tre voti di maggioranza alla Camera e la popolarità ai minimi, oltretutto, ripetere l’indimenticabile e scandalosa esperienza della melina del 2003 è per lui impossibile. Anche perché la Corte ha detto chiaramente che spetta solo ai giudici stabilire quali impegni siano realmente legittimi.

Ma c’è di più e di peggio. Per evitare la replica di quella grottesca e indecorosa strategia processuale, Berlusconi ha una sola strada: andare ad elezioni, vincerle per poi approvare uno scudo processuale definitivo, inserito nella Costituzione. Cosa tutt’altro che scontata in questo momento. I sondaggi danno i due poli in sostanziale parità e affrontare l’ennesima campagna elettorale con un dibattimento in corso che si tenta sempre di bloccare non è certo una grande idea. Per questo Berlusconi per il momento tace. E, in fondo in fondo, ha paura.