Silvia Garnero, classe '84, da maggio a novembre non è mai comparsa in Consiglio. L'opposizione ne ha chiesto le dimissioni con una mozione di sfiducia poi bocciata. L'assessorato rischia di costare 14 volte in più di quanto potrà spendere nel 2011
Assessore provinciale con record di assenze e uno scarnissimo contributo alla vita politica scandito da appena tre delibere in un anno e mezzo di legislatura. Il tutto a fronte di una spesa annua di 350mila euro. Tanto vale l’assessorato di
Silvia Garnero, piemontese classe ’84, che nel dicembre scorso, grazie all’aiuto della maggioranza, ha rintuzzato una mozione di sfiducia firmata dall’intera opposizione. Alla fine di quel voto dirà: “Accetto questo atto in maniera rispettosa, ma anche con imbarazzo e stupore, perché speravo che un certo modo di fare politica non trovasse posto in quest’aula. Voi mi date della fannullona e dell’incapace e io questo non lo accetto perché è ingiusto e falso”.
Nella primavera del 2009 la sua nomina contribuisce a rafforzare le quote rose nella neo giunta provinciale di Milano governata da
Guido Podestà. Il più giovane assessore d’Italia, appena 25 anni allora, bella presenza, un curriculum politico inevitabilmente scarno, ma una grande dote da spendere: la parentela con il sottosegretario del Pdl
Daniela Santanché. Tanto basta per spingere la giovane Silvia a palazzo Isimbardi. A lei, Podestà, riserva l’assessorato alla Moda con delega di prestigio: quella all’Expo 2015.
Un bel successo per una ragazza che sul tavolo (politico) mette due lauree: in Graphic and Virtual Design alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e in Fashion Design a Milano. Il sito della Provincia di Milano, poi, aggiunge particolari: “Silvia Garnero ha lavorato nel settore della comunicazione a livello internazionale per approdare al mondo della pubblicità nel settore dell’editoria tradizionale e dei new-media”. Da qui parte la sua carriera politica. “Aderisce al progetto politico di Daniela Santanchè e si occupa in veste di capostaff della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008. E’ nominata tra i coordinatori del Movimento per l’Italia e partecipa alla stesura del programma del nuovo soggetto politico. Attualmente è dirigente nazionale e ricopre la carica di tesoriere”. E sarà proprio l’Mpi a tirare la volata per la vittoria di Podestà che sul posto lascia il presidente uscente
Filippo Penati. Il movimento della Santanché non ha candidati in lista, eppure puntella la campagna elettorale dell’ex agente immobiliare di
Berlusconi. Spiegherà:”Io non faccio politica per le poltrone, né per lo stipendio, mi batto per un progetto politico. Pensiamo a vincere, e poi avremo il nostro riconoscimento politico”. Una poltrona, se non personalmente, la ottiene comunque. E’ propria quella alla Moda su cui siede la giovane Silvia.
Nel frattempo, qualche settimana dopo le nomine,
il quotidiano Libero le riserva una pagina d’intervista. Solo una coincidenza che all’epoca la concessionaria per la pubblicità sia la Visibilia di proprietà della Santanché. La nipotina ha, però, le idee chiare: “Ho già in mente due cose da fare: un road show nei conuni della Provincia per far avvicinare le persone all’Esposizione universale e poi sfruttare la mia giovane età per coinvolgere il maggior numero di coetanei in questo progetto”. E zia Daniela? “Vivo con lei e già il fatto di starle accanto per me è stata una grande palestra di vita”. Perché “zia Daniela è molto severa e pretende tanto da sè stessa e da chi le sta accanto”. Da allora il ruolino di marcia in Provincia segna tre delibere per contribuiti ad associazioni e un’informativa per il Digital Music Forum, manifestazione sull’evoluzione della musica nel web. Ma il dato più eclatante, ricostruito nella stessa mozione, sono le spese: inizialmente, infatti, il budget dell’assessorato vale 220mila euro. Tesoretto diminuito di 50mila durante la revisione del bilancio. Mentre per il 2011 si prevede un massimo di 25mila. “Insomma – calcola il consigliere del Pd
Ezio Casati – , a fronte di una spesa annua di 350mila euro (tanto vale il conto dell’assessorato), ci cui 100 (lordi) per lo stipendio della Garnero, la provincia di Milano rischia di pagare 14 volte di più di quanto (in teroria) l’assessore alla Moda potrà spendere dall’anno prossimo”.
Ancora più desolante il calendario delle presenze in Consiglio provinciale che il Partito democratico allega nella sua mozione di sfiducia, presentata il 28 ottobre e votata il 16 dicembre. Dal 10 luglio 2009 al 6 maggio 2010, lo score segna quota venti. Dopodiché fino al 4 novembre successivo di lei non si sa più nulla. Nel documento si fa notare come ”in sedici mesi di attività” Silvia Garnero “è stata relatrice di un’unica delibera di Giunta” e ha partecipato “a sole tre audizioni di Commissione”. Due delle quali con la presenza dell’allora amministratore delegato di Expo
Lucio Stanca, ma “limitandosi alla sola presentazione”. Di più: il 14 ottobre, vigilia dell’appuntamento del Bie, la nipotina della Santanchè risulta assente in consiglio provinciale. Eppure è lei l’assessore con delega all’Expo. Sul tema la giovane Silvia inciampa di nuovo nel maggio scorso, quando è in pieno svolgimento la discussione sulle aeree di Expo. Il nodo è semplice: come acquisirle. Comune e Provincia sono irremovibili: comodato d’uso con la possibilità per i proprietari di costruire dopo la fine dell’ evento; il Pirellone, invece, insiste per l’ acquisto in modo da non avvantaggiare troppo i privati. Bene, la Garnero nel suo intervento parla addirittura di esproprio. Il grave incidente diplomatico viene salvato in zona Cesarini dall’intervento diretto di Guido Podestà che la smentirà pubblicamente. Insomma, la giovane designer non sembra essere apprezzata nemmeno dalla sua stessa maggioranza. La riprova arriva proprio il 16 dicembre quando
Roberta Capotosti, ex Movimento sociale, ora Pdl vota a favore della mozione di sfiducia perché, dice, “la politica, per come mi hanno insegnato ad intenderla e per come ho imparato a farla, è innanzitutto un atto d’amore nei confronti di un Ideale che, a seconda delle epoche, si declina via via in maniera differente, senza perdere, però, la sua natura originaria”.