La storia si ripete. Il premier non può andare ai funerali dei caduti in Afghanistan perché prigioniero del ciclone bunga bunga. È successo ieri per Luca Sanna, 33 anni, l’alpino caduto a Bala Murghab: davanti alla sua bara avvolta nel tricolore non c’era Silvio Berlusconi, impegnato in un summit di governo per scongiurare eventuali effetti nefasti del Ruby-gate.
Un’assenza che s’è fatta notare. Ma il guaio vero è che anche il 19 settembre scorso, quando a Ciampino atterrò la salma di Alessandro Romani, 36 anni, paracadutista della Folgore morto in uno scontro a fuoco coi talebani, non c’era il presidente del Consiglio ad attenderlo. In quelle ore si stava organizzando una bella serata, Nicole Minetti “briffava” l’amica plurilaureata sulla cena ormai imminente e prometteva a Silvio Berlusconi che avrebbe avuto filo da torcere proprio dalla new entry.
Le date coincidono perfettamente secondo Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi deL’espresso. Incrociando il calendario delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura milanese con l’agenda del premier, hanno notato questa stranezza. Il 19 settembre 2010, nelle prime ore del pomeriggio, diverse autorità si ritrovano nell’aeroporto cittadino per accogliere il feretro di Romani: ci sono La Russa, Alemanno e Polverini, ma il premier no. Per quella sera, secondo la ricostruzione dei magistrati, è prevista una grande festa ad Arcore, 24 ragazze, baldoria fino alle due di notte.
Il giorno dopo ci sono a Roma i funerali solenni del tenente Romani. In prima fila Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Schifani e quello della Camera Fini, diversi ministri, il fidoGianni Letta, ma ancora nessuna traccia del premier. Che, sempre secondo tabulati e ricostruzioni, non si muove dalla villa perché ha un nuovo stressante impegno in serata, una cena con gli imprenditori della moda, come Santo Versace, e qualche simpatica ragazza, comeRoberta Bonasia, la famosa Miss Torino. Anche stavolta si fa molto tardi, le 4 passate, ma in tutta la giornata non c’è neanche il tempo per una dichiarazione stampa in memoria del militare (l’unica scovata in archivio risale al 17 settembre).
Insomma 20 settembre 2010, 21 gennaio 2011: il premier manca ai funerali dei nostri caduti e di mezzo c’è sempre una cena, una festa, ragazze che si divertono. “È un’offesa ignobile a tutti i caduti, alle loro famiglie e a coloro che rischiano la vita per il nostro Paese” ha detto il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando. “Finalmente ve ne siete accorti – aggiunge Gianfranco Paglia, maggiore dei parà e medaglia d’oro al valor militare, ora deputato Fli -. Certo occorre verificare se le informazioni siano corrette, ma è forte il sentimento di amarezza di fronte a questa vicenda. Qualcuno penserà a parole dettate dalla politica, ma posso garantire che il mio dispiacere è condiviso da tanti amici in divisa”.
Insomma la doppia assenza di Berlusconi ai funerali dei militari non è passata inosservata? “Ho ricevuto molte telefonate, e tutti dicono le stesse parole: occorre rispetto per chi ha dato la vita all’Italia. Il premier avrà avuto altri impegni, sarà stato distratto, ma dovrebbe tener presente l’importanza di momenti come questi perché i soldati rappresentano l’Italia, non il governo”.
da Il Fatto quotidiano del 22 gennaio 2011
Un’assenza che s’è fatta notare. Ma il guaio vero è che anche il 19 settembre scorso, quando a Ciampino atterrò la salma di Alessandro Romani, 36 anni, paracadutista della Folgore morto in uno scontro a fuoco coi talebani, non c’era il presidente del Consiglio ad attenderlo. In quelle ore si stava organizzando una bella serata, Nicole Minetti “briffava” l’amica plurilaureata sulla cena ormai imminente e prometteva a Silvio Berlusconi che avrebbe avuto filo da torcere proprio dalla new entry.
Le date coincidono perfettamente secondo Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi deL’espresso. Incrociando il calendario delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura milanese con l’agenda del premier, hanno notato questa stranezza. Il 19 settembre 2010, nelle prime ore del pomeriggio, diverse autorità si ritrovano nell’aeroporto cittadino per accogliere il feretro di Romani: ci sono La Russa, Alemanno e Polverini, ma il premier no. Per quella sera, secondo la ricostruzione dei magistrati, è prevista una grande festa ad Arcore, 24 ragazze, baldoria fino alle due di notte.
Il giorno dopo ci sono a Roma i funerali solenni del tenente Romani. In prima fila Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Schifani e quello della Camera Fini, diversi ministri, il fidoGianni Letta, ma ancora nessuna traccia del premier. Che, sempre secondo tabulati e ricostruzioni, non si muove dalla villa perché ha un nuovo stressante impegno in serata, una cena con gli imprenditori della moda, come Santo Versace, e qualche simpatica ragazza, comeRoberta Bonasia, la famosa Miss Torino. Anche stavolta si fa molto tardi, le 4 passate, ma in tutta la giornata non c’è neanche il tempo per una dichiarazione stampa in memoria del militare (l’unica scovata in archivio risale al 17 settembre).
Insomma 20 settembre 2010, 21 gennaio 2011: il premier manca ai funerali dei nostri caduti e di mezzo c’è sempre una cena, una festa, ragazze che si divertono. “È un’offesa ignobile a tutti i caduti, alle loro famiglie e a coloro che rischiano la vita per il nostro Paese” ha detto il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando. “Finalmente ve ne siete accorti – aggiunge Gianfranco Paglia, maggiore dei parà e medaglia d’oro al valor militare, ora deputato Fli -. Certo occorre verificare se le informazioni siano corrette, ma è forte il sentimento di amarezza di fronte a questa vicenda. Qualcuno penserà a parole dettate dalla politica, ma posso garantire che il mio dispiacere è condiviso da tanti amici in divisa”.
Insomma la doppia assenza di Berlusconi ai funerali dei militari non è passata inosservata? “Ho ricevuto molte telefonate, e tutti dicono le stesse parole: occorre rispetto per chi ha dato la vita all’Italia. Il premier avrà avuto altri impegni, sarà stato distratto, ma dovrebbe tener presente l’importanza di momenti come questi perché i soldati rappresentano l’Italia, non il governo”.
da Il Fatto quotidiano del 22 gennaio 2011