mercoledì 26 gennaio 2011

A Milano arriva il cohousing, il nuovo modo di vivere in comunità. - di Eleonora Bianchini.


Il capoluogo lombardo è la prima città in cui sbarca la modalità abitativa volta a condividere spazi e servizi pur mantenendo la propria abitazione privata: dall'orto collettivo alla baby sitter in comune fino al car sharing

Pannelli fotovoltaici per risparmiare sulle bollette di luce e gas, banca del tempo per garantirsi la baby sitter gratis e palestra con bagno turco inclusi nel prezzo d’acquisto dell’immobile. Ma anche un orto per far crescere le verdure bio, la possibilità di organizzarsi con il car sharing e soprattutto la certezza di potersi fidare dei propri vicini di casa. Tutto questo e molto di più è il cohousing, la modalità abitativa volta a condividere spazi e servizi pur mantenendo la propria abitazione privata. In Italia, sebbene sia ancora agli albori, èCohousing.it la community che ha l’ha tradotta in realtà. Nata a Milano, attraverso la società di servizi Cohousing Ventures, ha curato i nuclei abitativi partecipati di Urban Village Bovisa 01e Cosycoh in città, e TerraCielo, complesso di 60 appartamenti a Rodano, pronto per l’estate 2011.

A differenza delle imprese immobiliari non chiede una percentuale sulla vendita, ma il pagamento di una quota associativa (2.500 euro per l’acquisto, 500 per l’affitto) per retribuire gli stipendi di impiegati e psicologi che seguono gli acquirenti dalla prima riunione di programmazione partecipata. E’ l’unica impresa italiana, per ora, che prima presenta il progetto di cohousing e poi raccoglie le adesioni. Il contrario di quanto fanno i gruppi spontanei, nuclei di famiglie che si conoscono ma che raramente arrivano all’obiettivo. “Dalla presentazione alle chiavi in mano passano circa due anni”, spiega Nadia Simionato di Cohousing.it. “Chi è interessato ci contatta via web e con la newsletter teniamo aggiornati sulle abitazioni in vendita o in affitto”. E le adesioni negli ultimi anni sono in aumento. “Nel 2006 abbiamo lanciato una ricerca su Internet, da cui è emerso che le esigenze di socialità e le buone pratiche della convivenza oggi sono prioritarie. In 3 settimane oltre 3500 persone hanno manifestato interesse per il cohousing”.

Un boom che riproduce modelli collaborativi del passato, attraverso la relazione con il vicino di casa con cui oggi, specie nelle grandi città, non si interagisce. “I più resistenti al cohousing sono gli over 50, che hanno già una vita stabile, figli adolescenti e non sono disposti a cambiare quartiere”, prosegue Simionato. “Le giovani coppie e i single invece cercano un grado maggiore di interazione da cui possono ricavare beneficio: tra i residenti qualcuno è disposto a fare da babysitter o a gestire un piccolo asilo nido interno e per ripagare il servizio, ad esempio, ci si organizza per fare la spesa”.

E i vantaggi della vita comune portano anche a risparmi importanti: “Nel nuovo complesso di Rodano saranno costruite anche sauna e palestra e i residenti risparmieranno sull’abbonamento. Potranno disporre di un’area verde da coltivare e per 20 anni, grazie ai pannelli fotovoltaici, dovranno pagare solo la bolletta elettrica”, aggiunge Michele Bonelli di Cohousing Ventures. “Visto che tutti si conoscono e si fidano reciprocamente non sarà necessario chiudere la porta di casa. Di solito per andare al lavoro si organizzano spontaneamente con il car-sharing e aderiscono ai gas (gruppi di acquisto solidale, ndr) per comprare biologico e accorciare la filiera distributiva”. Una vita basata su etica e sostenibilità che anche l’imprenditore che avanza il progetto deve condividere visto che non sposa la speculazione. “Le proposte che arrivano dai privati o dalle aziende sono numerose”, puntualizza Bonelli, “perché l’idea del cohousing risponde a un bisogno di fare comunità che sul mercato oggi ha più possibilità di incontrare acquirenti”.

Tuttavia i committenti possono anche essere amministrazioni pubbliche. Ma gli ostacoli sono tanti: “Alcune si sono ispirate a noi per modelli di social housing, quello che un tempo erano le ‘case popolari’ – prosegue Bonelli – Ci chiedono assistenza per progetti che prima o poi partiranno. Al momento a bloccare l’avvio sono i cavilli burocratici. E anche i grandi speculatori, dal Gruppo Ligresti al comparto edile coinvolto nell’Expo 2015, godono di un mondo di relazioni a cui non abbiamo accesso”.

E il cohousing, nonostante le economie di scala, non è sostenibile per tutti: “Qui a Rodano costa 3000 euro al metro quadro – sottolinea Bonelli – anche se i pannelli solari permettono di risparmiare 1000 euro l’anno di riscaldamento per un appartamento di 100 mq”.

Ma la strada è ancora lunga: “Il nostro sogno”, conclude, “è fare accedere i giovani e creare abitazioni in affitto con l’opzione di riscatto. Proprio come se fosse un mutuo sociale”.


Berlusconi, Freud e la strategia del bue. - Andrea Pomella.




È la sera del 24 gennaio. Berlusconi interviene a L’Infedele e definisce la trasmissione di Gad Lerner “un postribolo ripugnante”. Musil diceva che un uomo lo si comprende assai meglio dagli occhi che non dalle parole. Ma nel nostro caso, trattandosi di una telefonata, ci tocca soffermarci sulle parole (gli occhi dell’uomo, del resto, li conosciamo da un pezzo).


L’uso di alcune specifiche parole piuttosto che altre, nella fattispecie, ha una rilevanza sostanziale. Cominciamo col definire il termine postribolo. La voce deriva dal latino prostibulum, da prostare, essere esposto al pubblico, in vendita. Da cui discende il termine che indica il luogo di prostituzione, il lupanare, cosiddetto dall’antica e sempre attuale usanza delle meretrici di bassa condizione di sedere sull’uscio dei fornici per eccitare i passanti, tanto che le meretrici stesse venivano appellate come pro-stibulae. L’aggettivo ripugnante invece, come ben sappiamo, si riferisce a qualcosa che suscita un moto di ripulsa, un senso di disgusto.

Dunque, immagino che nelle case degli italiani, ieri sera, in molti avranno riso (molti altri, al contrario, avranno avuto un travaso di bile) nel sentire il premier, indagato dalla Procura di Milano per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, usare i termini postribolo eripugnante, non per riferirsi ai presunti giochi di sesso e denaro che a detta degli investigatori si consumavano nella regia dimora di Arcore, bensì per definire una trasmissione televisiva a mio avviso tra le più serie nel desolante panorama televisivo nazionale.

In realtà non è la prima volta che il premier usa la strategia del bue (quello che se la prende con le presunte corna dell’asino) per attaccare giornalisti e avversari politici e distogliere da sé le accuse che gli sono mosse. Sono nella memoria di tutti frasi come “l’opposizione è antidemocratica” e “in Italia giornali e Tv sono in mano alla sinistra”. È qualcosa di più di un semplice negare l’evidenza, è una precisa tecnica di comunicazione – grossolana, ma a quanto pare efficace – che consiste nel rigettare le accuse in faccia agli stessi che le formulano, e farlo con una tale veemenza (diciamo pure spudoratezza) da persuadere una volta di più l’elettorato più fedele della propria assoluta buona fede. Lo stesso definire, poi, “cosiddette signore” le ospiti presenti nello studio di Lerner, rientra perfettamente nei termini di questa tecnica del rovesciamento di cui il cavaliere è maestro.

Tuttavia, che la strategia del bue non rientri in realtà in un preciso disegno o in un metodo di comunicazione, è pur sempre una possibilità (in questo senso solo gli spin doctor del premier sono a conoscenza della verità). In tal caso dovremmo chiamare in causa Freud e la “teoria dei lapsus”. La teoria freudiana dei lapsus è uno degli aspetti della teoria della rimozione, se non addirittura “la parte essenziale”. Secondo il padre della psicanalisi il lapsus non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri e ammissioni che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura.

I motivi profondi, dunque, per cui Berlusconi la sera del 24 gennaio ha definito la trasmissione di Lerner “un postribolo ripugnante”, nonostante le supposizioni sulla loro natura strategica o psicanalitica, ci rimangono sconosciuti. Quello che è certo, invece, è la tragedia di un paese che scivola ogni giorno più in basso, dal filone della commedia casareccia, alla pornografia conclamata, al trash, un abisso di cui non si intravede, nostro malgrado, ancora la fine.


martedì 25 gennaio 2011

L’avvocato Maris compie 90 anni: “Oggi in Parlamento ci sono legali servitori di B.”


Partigiano deportato a Mauthausen, ex senatore del Pci ed ex membro del Csm, Gianfranco Maris è un simbolo della sinistra milanese. “Il Pd mi fa soffrire. Il confronto nel partito è sui ruoli, non più sulle idee”

“Senza cultura e conoscenza dei fatti la nostra scelta non è libera. Siamo gregari costretti a fare quello che impongono gli altri”. Una convinzione che da sempre guida Gianfranco Maris. Simbolo della sinistra milanese, avvocato ed ex parlamentare, Maris ha compiuto ieri 90 anni. L’Aned (associazione nazionale ex deportati politici) e la Fondazione memoria della deportazione, delle quali Maris è presidente, gli hanno organizzato una festa speciale, che è stata occasione per presentare il volume Una sola voce: scritti e discorsi contro l’oblio (ed. Mimesis), un’antologia curata da Giovanna Massariello che raccoglie i testi e i discorsi di Maris sulla sua esperienza di partigiano deportato a Mauthausen. Una testimonianza che Maris porta anche nelle scuole, dove incontra ancora oggi gli studenti, per costruire una memoria che sia consapevolezza del passato. Utile in un presente in cui “ancora c’è diffidenza verso lo straniero, nazionalismo esasperato, razzismo, xenofobia”.

“Dal campo di concentramento non esci più. Ti resta dentro”, racconta Maris. Con calma prende una penna e deciso scrive ‘60’. “E’ la percentuale dei deportati italiani che a Mauthausen sono morti in 9 mesi”. L’ultima follia è del 22 aprile 1945. “La guerra ormai era finita. Tre giorni dopo Milano sarebbe stata liberata. I tedeschi ci riunirono nella piazza dell’appello e scelsero 800 persone da gasare”.

A Mauthausen Maris viene deportato nel luglio del ‘44. Si era unito ai partigiani come comandante della brigata Garibaldi, dopo essere stato ufficiale dell’esercito nella campagna in Grecia. La guerra aveva rafforzato il suo antifascismo. “Ricordo i giorni tra il 25 luglio del ’43 e l’armistizio dell’8 settembre”. Dopo l’arresto di Mussolini, il comando di reggimento gira a Maris l’ordine diBadoglio: “La guerra continua, bisogna spiegare ai soldati perché”. Racconta Maris: “Tra i miei uomini c’erano molti pastori, persone analfabete. La domanda non era perché continua, la guerra. Ma perché l’abbiamo fatta. La guerra era un’università che ti portava all’odio del disegno criminale del Fascismo”.

Dopo il ‘45 Maris si laurea in giurisprudenza e inizia la sua attività da avvocato. Tra le persone che ha difeso, Leonardo Marino. “Fui nominato d’ufficio. Lui confessò di aver partecipato all’omicidioCalabresi. Era un combattente politico che avevano fatto diventare un assassino. Mi sembrò sincero: sentiva il bisogno di liberarsi la coscienza per un delitto che non gli apparteneva. Lo difesi come uomo credibile, che diceva la verità”. I processi per cui Maris prova ancora orgoglio sono quelli in cui ha difeso operai, mondine e partigiani: “In questo caso non c’era solo la battaglia giudiziaria, ma anche l’occasione per continuare a sventolare la bandiera della libertà, dell’uguaglianza, della giustizia sociale”.

Rifarebbe l’avvocato Maris, perché ha avuto la fortuna di farlo in modo pulito. “Se il cliente pretendeva difese assurde, mi rifiutavo. Quello che gli dicevo era: ‘Io posso fare una difesa tecnica, ma lei non può negare il fatto’”. La stessa fortuna non ce l’hanno i deputati del Pdl, che si riuniscono per decidere come affrontare il caso Ruby. “Oggi in Parlamento ci sono legali a disposizione del capo. Sono utilizzati per difenderlo nelle vicende personali in cui è coinvolto. Come avvocato, invece, dovresti usare la tua professionalità in aula per fare leggi nell’interesse della collettività”. E’ questo il ruolo che Maris sente di ricoprire quando dal 1963 al 1972 è senatore per il Pci. “La corruzione c’era anche allora, tanto che poi ci fu Mani Pulite. Ma oggi la situazione è più grave. Non esiste assessore che non abbia raccomandazioni per qualsiasi appalto o consulenza”. Dal ’72 al ‘77 Maris è componente laico del Consiglio superiore della magistratura. Dal 1980 al ’90 è vice presidente del teatro alla Scala. “Su di me il partito non ha mai fatto pressioni perché Tizio venisse nominato presidente della Corte d’Appello. Né mi ha mai chiesto biglietti gratis per uno spettacolo”.

Nel Pci Maris entra prima della guerra, a 17 anni, quando frequenta la seconda liceo classico. “Fu quasi per caso. Un compagno di scuola mi presentò suo cucino e suo fratello, che appartenevano al partito comunista clandestino”. La passione politica, da allora, è sempre la stessa. Con qualche delusione negli ultimi anni. “Il Pd mi fa soffrire. Nel partito la lotta non è più finalizzata ai processi formativi della linea politica, ma all’affermazione del potere personale. Il confronto è sui ruoli, anziché sulle idee”. Niente che intacchi il suo entusiasmo. “Io i novant’anni li sento nella schiena. E basta”.




Berlusconi, blitz su La7 tra minacce e insulti.



Scatenato, senza freni. Non pago dei videomessaggi, Berlusconi irrompe all'Infedele, il programma di Gad Lerner su La7. E il soliloquio diventa pura aggressione, nonostante i tentativi di diga di Lerner, visibilmente sconcertato. "Mi hanno invitato a guardare la trasmissione. Sto assistendo ad uno spettacolo disgustoso, con una conduzione spregevole e ripugnante...".

GUARDA IL VIDEO

Inizia cosi' la telefonata che Silvio Berlusconi, a sorpresa, ha fatto alla trasmissione di Gad Lerner su La7. "State dicendo cose lontane dal vero, state rappresentando una realta' contraria al vero", e' l'attacco del premier al giornalista che, incredulo, ha invitato Berlusconi ad abbassare i toni. Ma il Cavaliere, riferendosi al 'caso Ruby', ha rincarato la dose: "Avete offeso al di la' del possibile la signora Minetti che e' persona intelligente, preparata e che ha fatto un importante apprendistato sul lavoro". Il conduttore della trasmissione ha tentato di intervenire piu' volte ma quando il Cavaliere ha accennato alle "cosiddette" signore presenti in studio Lerner ha replicato: "Lei e' anche il mio presidente del Consiglio ma ha offeso abbastanza, lei e' un cafone". Infine l'affondo del Capo del governo: "Invito la signora Zanicchi ad alzarsi e lasciare quel postribolo televisivo". Zanicchi, invece, è rimasta al suo posto. E' l'ultimo atto di una giornata folle. Iniziata con la leggina anti pm e conclusa, a tarda sera, con il blitz a La7. Un monologo violento, da despota sul viale del tramonto, che usa ogni mezzo pur di accreditarsi. Un'altra pagina nera per la democrazia.

Silvio Berlusconi lo aveva detto mercoledì scorso nel video-messaggio ai promotori delle Libertà a seguito dell'inchiesta sul caso Ruby: certi pm "vanno puniti" (GUARDA IL VIDEO). E il riferimento, non detto, era anche al trattamento riservato dai magistrati di Milano (Boccassini, Forno e Sangermano) alle ragazze invitate alle sue feste di Arcore e finite nel 'tritacarne' mediatico per la pubblicazione delle intercettazioni.

La carta da giocare, per via legislativa, il Pdl l'ha gia' trovata ed e' nei cassetti di Montecitorio. E' stata depositata alla Camera il 28 ottobre scorso, esattamente due giorni dopo l'esplodere del caso quando si seppe che il premier aveva telefonato alla Questura di Milano per far affidare l'allora minorenne marocchina al consigliere regionale della Lombardia, Nicole Minetti. Si tratta di un progetto di legge a prima firma del deputato Pdl, Luigi Vitali, e sottoscritta da altri 29 parlamentari suoi colleghi, tra cui Cirielli, Cassinelli, Lehner, che reca il titolo "Introduzione dell'articolo 315-bis del codice di procedura penale, concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni".

La proposta e' stata consegnata direttamente nelle mani di Berlusconi -che ora la sta valutando- il giorno della riunione con i deputati-avvocati del Pdl. "L'ho consegnata io al presidente- spiega Vitali- e mi ha detto che la esaminera' con attenzione. La prossima settimana la presentero' in conferenza stampa e chiedero' di esaminarla subito in commissione Giustizia".

A leggere i 5 articoli, il progetto di legge sembra proprio pensato, anche se Vitali glissa, per il caso Ruby. E, se venisse approvato dal parlamento, metterebbe un serio freno all'uso delle intercettazioni da parte dei magistrati, che potrebbero incorrere in pesanti sanzioni. I punti principali della proposta sono i seguenti: i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno piu' autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento di 100 mila euro, che sara' sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilita' contabile" della Corte dei conti. Ma la vera 'chicca' e' la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.

La proposta di legge e' stata assegnata alla commissione Giustizia della Camera il 13 dicembre scorso e attende di essere calendarizzata. Il Pdl, a quanto si apprende, dovrebbe chiedere, in un prossimo ufficio di presidenza che venga messo all'ordine del giorno.

C'e' anche un comma che sembra ritagliato apposta per le ragazze di Milano 2 in via Olgettina, quelle finite nelle intercettazioni dei pm della procura di Milano che raccontano delle feste nelle case di Berlusconi. Il risarcimento, infatti, spettera' anche a coloro che, estranei alle indagini o la cui posizione verra' archiviata, avranno visto le loro conversazioni pubblicate sui giornali. Nel testo si parla di "coloro nei cui confronti sia stato pronunziato decreto o ordinanza di archiviazione, ovvero sentenza di non luogo a procedere, nonche' in favore dei terzi, estranei alle indagini, che siano stati intercettati occasionalmente". In quest'ultimo caso, il diritto alla riparazione compete soltanto "qualora le intercettazioni siano state divulgate, in quanto il pubblico ministero non abbia disposto il loro immediato oscuramento all'atto della ricezione delle relative trascrizioni". In ogni caso, prosegue il comma, "anche a prescindere dall'oscuramento, l'avvenuta pubblicazione sulla stampa delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni deve essere valutata ai fini della quantificazione" per il risarcimento. La domanda di riparazione del danno deve essere avanzanzata entro due anni e l'entita' non potra' "comunque eccedere la somma di euro 100 mila". Inoltre, "l'ingiusta intercettazione di conversazioni tra il difensore e il proprio assistito deve essere ulteriormente valutata ai fini dell'entita'" della cifra. Ed ecco, all'articolo 2, la norma transitoria che permetterebbe di applicare la legge anche al caso Ruby: "Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore" potranno presentare istanza di riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e di conversazioni coloro che, assolti, archiviati o estranei alle indagini ma finiti nelle cronache, sono stati oggetto "di ingiusta intercettazioni". Per loro il termine entro cui presentare la domanda diventa di 5 anni.

Ed ecco il cuore delle norme anti-intercettazioni 'punitive' nei confronti dei magistrati, contenute nella proposta di legge, a prima firma Luigi Vitali (Pdl), che attende di essere calendarizzata dalla commissione Giustizia della Camera. L'articolo 3 introduce una nuova fattispecie di illecito disciplinare modificando il Decreto Legislativo 23 febbraio 2006, quello sulla disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati. Si stabilisce che incapperanno nelle sanzioni per aver "richiesto, autorizzato ed eventualmente prorogato" intercettazioni "il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari che non hanno competenza territoriale o funzionale nell'ambito di un procedimento penale". I provvedimenti disciplinari, continua la proposta di legge all'articolo 4, saranno valutati dal ministro della Giustizia e dal Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, anche su sollecitazione di coloro che sono stati 'spiati' ingiustamente. Se i magistrati risulteranno 'punibili', allora la Corte dei Conti promuovera' il giudizio di responsabilita' contabile nei confronti del pubblico ministero e del giudice per le indagini preliminari che hanno rispettivamente richiesto, autorizzato ed eventualmente prorogato l'ingiusta intercettazione".

In pratica, se lo Stato dovra' risarcire, saranno i magistrati a sborsare di tasca propria. Nella relazione di accompagnamento al testo, Vitali spiega: È innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso" dello strumento delle intercettazioni "che, da un lato, e' enormemente costato alle casse dello Stato e, dall'altro, e' stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel 'tritacarne' mediatico e giudiziario. Il Parlamento e' stato fino a oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia".



Berlusconi chiama Lerner: ''Postribolo televisivo''. Poi attacca



Durante L'infedele su La7, come già accaduto a Ballarò, il premier telefona in diretta e, dopo un breve sfogo nel quale insulta alcune delle signore presenti, difende Nicole Minetti e invita Iva Zanicchi a lasciare lo studio, attacca. Si stava affrontando il "Caso Ruby"



lunedì 24 gennaio 2011

Basta!


Dico basta!
Non ne posso più!
Ho lavorato una vita, con coscienza, ho raggiunto la pensione, quella che nessuno dei miei figli avrà mai, ora voglio dare loro un avvenire, lontano da questo mondo di matti, in cui chi è furbo fa soldi, non importa come; dove chi possiede un HiPhone è fico, dove se non hai soldi sei emarginato.
Io voglio un mondo in cui chi vale e vuole lavorare per meritare, abbia il suo giusto compenso.
Non voglio essere schiava di nessuno, e non voglio che i miei figli siano schiavi di nessuno.
Voglio poter essere informata di ciò che realmente succede senza che qualcuno me lo nasconda o me lo trasmetta commentato e revisionato.
Voglio crescere e non involvere, voglio la mia libertà, quella per cui ho combattuto e penso di avere conquistato, voglio la democrazia, quella vera, non quella interpretata da esseri immondi.
Chiedo di vivere.
Quello che ci stanno dando non è vivere.

domenica 23 gennaio 2011

Apocaliss mo’, i quattro cavalieri dell’Apocalisse di questa settimana.




LA FIDANZATA DI SILVIO

Il Presidente del Consiglio ha confessato ai media, tramite un videomessaggio e per stroncare le malelingue, di avere una donna stabile (oppure uno stabile pieno di donne, non si è ancora capito bene). Ma chi sarà mai la fidanzata segreta di Berlusconi? Si tratterebbe, secondo indiscrezioni, di una creatura sensibile, che gli è stata molto vicina in un momento difficile: sembrerebbe il ritratto dell’on. Scilipoti, il quale però, dopo essere vistosamente arrossito, ha smentito categoricamente. Considerata l’età delle candidate proposte dai giornali, Silvio sta per realizzare un’impresa mai tentata in Italia: essere il primo genero più vecchio di una ventina d’anni dei suoceri. Straordinario. Alla luce di questi fatti, lo staff di legali del Premier ha preparato un documento: è senza dubbio da considerarsi legittimo impedimento il giorno di S. Valentino, il mesiversario e il compleanno della suocera. Qualora i magistrati di Milano non fossero d’accordo, si tratterebbe dell’ennesima persecuzione giudiziaria. Per quanto riguarda invece la vergognosa accusa di prostituzione minorile mossa a Berlusconi, c’è da considerare che in Italia abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Europa. Era solo un modo per dare a tante ragazze nuove prospettive occupazionali.

EMILIO FEDE
E’ rimasto da solo a difendere il suo editore, che lui sa essere un uomo di grande cuore, uno che ha sempre fatto del bonifico a tutti. “Sono amareggiato – ha dichiarato Fede – ma soprattutto confuso, a causa di questa vicenda. Pensate: un mio amico, noto manager e talent scout, ha letto sui giornali che il prezzo alla pompa era aumentato e ha cominciato ad avvertire tutte le sue giovani clienti. Ho dovuto spiegargli che gli articoli si riferivano alla benzina, solo alla benzina. Siamo entrambi confusi e completamente estranei a quest’assurda vicenda. E poi, voi vi scandalizzate tanto perché ci sarebbero delle giovani donne che, per lavorare, sono costrette a fare certe cose. Ma scusate: anche agli operai di Mirafiori, per farli continuare a lavorare, la Fiat ha chiesto il culo e i quotidiani, altro che prostituzione minorile: l’hanno chiamato referendum! E allora! Guardiamo il lato positivo di questa storia, che in un momento del genere dimostra una cosa importante: i suini tedeschi saranno pure a rischio diossina, ma i nostri sono ancora genuini, dei gran maiali italiani allevati come una volta…”. Qui la dichiarazione s’è interrotta, Emilio ha sentito un groppo alla gola, dimostrando dignità e coraggio. Doti rare e preziose. Bravo, dovrebbe fare il giornalista.

BARBARA D’URSO
La calata di Barbara è peggio di quella dei barbari: terrorizza l’intero mondo civile, davanti al teleschermo. La D’Urso, nel corso di Stasera che sera, ha intervistato il povero Francesco Nuti, ammesso che si possa chiamare intervista rivolgersi a qualcuno che non è in grado di rispondere. Il prossimo passo di Canale 5, in questa direzione, potrebbe essere l’organizzazione dei Mondiali di tiro al piattello per non vedenti. L’ex attore e regista, purtroppo, non poteva sottrarsi a quella gogna mediatica: We are the scempio, my friends… veniva voglia di cantare, guardando le immagini sul piccolo schermo. Peccato che l’interessante e innovativo programma sia stato soppresso dopo solo due puntate per mancanza d’ascolti, oltre che di vergogna: avrebbe potuto regalarci altri momenti indimenticabili, come la simpatica fustigazione di una coppia d’orfanelli, bei gavettoni agli anziani di un circolo bocciofilo e la ricetta per la perfetta panatura dei cuccioli di foca. Peccato. “Quando un esperimento non riesce, è onesto interromperlo senza cercare scuse”, ha commentato il direttore generale informazione Mediaset, Mauro Crippa. Magari l’avesse pensata così anche il dottor Victor von Frankenstein .

NICOLE MINETTI
Questa donna ha davvero del talento: è riuscita, infatti, a mettere in imbarazzo il suo capolista Roberto Formigoni, impresa non facile da realizzare con un ex democristiano ( è gente che, in genere, per arrossire ha bisogno dell’aiuto di un lanciafiamme). Ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, cui l’aspetto orale è sempre stato molto a cuore, viene accusata dai magistrati milanesi di essere stata una procacciatrice di escort per il nostro arzillo Primo Ministro, selezionatrice e abile consulente nella scelta di quelle più appetibili. Del resto, la bella Nicole cercava solo di fare seriamente il suo lavoro: è Consigliere Regionale, consigliava. Pochi giorni fa, mentre dava il meglio di sé sul Pirellone (siete maliziosi, vergognatevi: si tratta semplicemente del grattacielo Pirelli, sede della Regione Lombardia), pressata dai giornalisti che la incalzavano con le loro domande tendenziose e piene di prevenzione, la Minetti è sbottata e ha gridato, esacerbata: “Basta… un po’ di decenza!”. Se ne sente l’esigenza addirittura lei, vuol dire che il Paese ne ha veramente bisogno.

di Marco Presta

da Il Fatto Quotidiano del 23 gennaio 2011