martedì 25 gennaio 2011

Berlusconi, blitz su La7 tra minacce e insulti.



Scatenato, senza freni. Non pago dei videomessaggi, Berlusconi irrompe all'Infedele, il programma di Gad Lerner su La7. E il soliloquio diventa pura aggressione, nonostante i tentativi di diga di Lerner, visibilmente sconcertato. "Mi hanno invitato a guardare la trasmissione. Sto assistendo ad uno spettacolo disgustoso, con una conduzione spregevole e ripugnante...".

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Inizia cosi' la telefonata che Silvio Berlusconi, a sorpresa, ha fatto alla trasmissione di Gad Lerner su La7. "State dicendo cose lontane dal vero, state rappresentando una realta' contraria al vero", e' l'attacco del premier al giornalista che, incredulo, ha invitato Berlusconi ad abbassare i toni. Ma il Cavaliere, riferendosi al 'caso Ruby', ha rincarato la dose: "Avete offeso al di la' del possibile la signora Minetti che e' persona intelligente, preparata e che ha fatto un importante apprendistato sul lavoro". Il conduttore della trasmissione ha tentato di intervenire piu' volte ma quando il Cavaliere ha accennato alle "cosiddette" signore presenti in studio Lerner ha replicato: "Lei e' anche il mio presidente del Consiglio ma ha offeso abbastanza, lei e' un cafone". Infine l'affondo del Capo del governo: "Invito la signora Zanicchi ad alzarsi e lasciare quel postribolo televisivo". Zanicchi, invece, è rimasta al suo posto. E' l'ultimo atto di una giornata folle. Iniziata con la leggina anti pm e conclusa, a tarda sera, con il blitz a La7. Un monologo violento, da despota sul viale del tramonto, che usa ogni mezzo pur di accreditarsi. Un'altra pagina nera per la democrazia.

Silvio Berlusconi lo aveva detto mercoledì scorso nel video-messaggio ai promotori delle Libertà a seguito dell'inchiesta sul caso Ruby: certi pm "vanno puniti" (GUARDA IL VIDEO). E il riferimento, non detto, era anche al trattamento riservato dai magistrati di Milano (Boccassini, Forno e Sangermano) alle ragazze invitate alle sue feste di Arcore e finite nel 'tritacarne' mediatico per la pubblicazione delle intercettazioni.

La carta da giocare, per via legislativa, il Pdl l'ha gia' trovata ed e' nei cassetti di Montecitorio. E' stata depositata alla Camera il 28 ottobre scorso, esattamente due giorni dopo l'esplodere del caso quando si seppe che il premier aveva telefonato alla Questura di Milano per far affidare l'allora minorenne marocchina al consigliere regionale della Lombardia, Nicole Minetti. Si tratta di un progetto di legge a prima firma del deputato Pdl, Luigi Vitali, e sottoscritta da altri 29 parlamentari suoi colleghi, tra cui Cirielli, Cassinelli, Lehner, che reca il titolo "Introduzione dell'articolo 315-bis del codice di procedura penale, concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni".

La proposta e' stata consegnata direttamente nelle mani di Berlusconi -che ora la sta valutando- il giorno della riunione con i deputati-avvocati del Pdl. "L'ho consegnata io al presidente- spiega Vitali- e mi ha detto che la esaminera' con attenzione. La prossima settimana la presentero' in conferenza stampa e chiedero' di esaminarla subito in commissione Giustizia".

A leggere i 5 articoli, il progetto di legge sembra proprio pensato, anche se Vitali glissa, per il caso Ruby. E, se venisse approvato dal parlamento, metterebbe un serio freno all'uso delle intercettazioni da parte dei magistrati, che potrebbero incorrere in pesanti sanzioni. I punti principali della proposta sono i seguenti: i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno piu' autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento di 100 mila euro, che sara' sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilita' contabile" della Corte dei conti. Ma la vera 'chicca' e' la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.

La proposta di legge e' stata assegnata alla commissione Giustizia della Camera il 13 dicembre scorso e attende di essere calendarizzata. Il Pdl, a quanto si apprende, dovrebbe chiedere, in un prossimo ufficio di presidenza che venga messo all'ordine del giorno.

C'e' anche un comma che sembra ritagliato apposta per le ragazze di Milano 2 in via Olgettina, quelle finite nelle intercettazioni dei pm della procura di Milano che raccontano delle feste nelle case di Berlusconi. Il risarcimento, infatti, spettera' anche a coloro che, estranei alle indagini o la cui posizione verra' archiviata, avranno visto le loro conversazioni pubblicate sui giornali. Nel testo si parla di "coloro nei cui confronti sia stato pronunziato decreto o ordinanza di archiviazione, ovvero sentenza di non luogo a procedere, nonche' in favore dei terzi, estranei alle indagini, che siano stati intercettati occasionalmente". In quest'ultimo caso, il diritto alla riparazione compete soltanto "qualora le intercettazioni siano state divulgate, in quanto il pubblico ministero non abbia disposto il loro immediato oscuramento all'atto della ricezione delle relative trascrizioni". In ogni caso, prosegue il comma, "anche a prescindere dall'oscuramento, l'avvenuta pubblicazione sulla stampa delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni deve essere valutata ai fini della quantificazione" per il risarcimento. La domanda di riparazione del danno deve essere avanzanzata entro due anni e l'entita' non potra' "comunque eccedere la somma di euro 100 mila". Inoltre, "l'ingiusta intercettazione di conversazioni tra il difensore e il proprio assistito deve essere ulteriormente valutata ai fini dell'entita'" della cifra. Ed ecco, all'articolo 2, la norma transitoria che permetterebbe di applicare la legge anche al caso Ruby: "Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore" potranno presentare istanza di riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e di conversazioni coloro che, assolti, archiviati o estranei alle indagini ma finiti nelle cronache, sono stati oggetto "di ingiusta intercettazioni". Per loro il termine entro cui presentare la domanda diventa di 5 anni.

Ed ecco il cuore delle norme anti-intercettazioni 'punitive' nei confronti dei magistrati, contenute nella proposta di legge, a prima firma Luigi Vitali (Pdl), che attende di essere calendarizzata dalla commissione Giustizia della Camera. L'articolo 3 introduce una nuova fattispecie di illecito disciplinare modificando il Decreto Legislativo 23 febbraio 2006, quello sulla disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati. Si stabilisce che incapperanno nelle sanzioni per aver "richiesto, autorizzato ed eventualmente prorogato" intercettazioni "il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari che non hanno competenza territoriale o funzionale nell'ambito di un procedimento penale". I provvedimenti disciplinari, continua la proposta di legge all'articolo 4, saranno valutati dal ministro della Giustizia e dal Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, anche su sollecitazione di coloro che sono stati 'spiati' ingiustamente. Se i magistrati risulteranno 'punibili', allora la Corte dei Conti promuovera' il giudizio di responsabilita' contabile nei confronti del pubblico ministero e del giudice per le indagini preliminari che hanno rispettivamente richiesto, autorizzato ed eventualmente prorogato l'ingiusta intercettazione".

In pratica, se lo Stato dovra' risarcire, saranno i magistrati a sborsare di tasca propria. Nella relazione di accompagnamento al testo, Vitali spiega: È innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso" dello strumento delle intercettazioni "che, da un lato, e' enormemente costato alle casse dello Stato e, dall'altro, e' stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel 'tritacarne' mediatico e giudiziario. Il Parlamento e' stato fino a oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia".



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