Due settimane dopo il rapimento del giornalista de L'Ora, una fonte confidenziale segnalava alla Questura di Palermo la presenza di "una bomba sotto il carrello dell'aereo" sul quale viaggiava il presidente dell'Eni il 27 ottobre 1962. La confidenza all'interno di un dossier di vecchie carte consegnato dalla Digos alla Corte d'Assise di Palermo.
"Mattei è stato fatto fuori. Non è stato un incidente ma c'era una bomba sotto il carrello della aereo." Più o meno con queste parole una fonte anonima avvertì la Questura di Palermo che la tragedia diBascapè - dove il presidente dell'Eni aveva perso la vita - non era da addebitarsi al caso ma era stata provocata da un ordigno esplosivo. Partito dall'aeroporto catanese di Fontanarossa il 27 ottobre del 1962 l'aereo sul quale viaggiava Enrico Mattei si schiantò al suolo proprio dopo l'esplosione di una bomba piazzata sotto il carrello. Sono conclusioni alle quali la magistratura di Pavia, incaricata delle indagini sulla morte di Enrico Mattei, è giunta soltanto nel 2005. Ma le indicazioni anonime arrivarono alla questura palermitana già la sera del 2 ottobre 1970, ovvero più di quarant'anni fa.
La segnalazione dimenticata è riemersa soltanto questo pomeriggio.La Digos ha infatti consegnato un dossier di vecchie carte recuperate tra gli scarti d'archivio, e appena salvati dalla distruzione, alla Corte d'Assise di Palermo, che si sta occupando del processo per la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Il cronista de L'Ora fu visto l'ultima volta 16 settembre del 1970 davanti il portone di casa sua. La segnalazione sull'omicidio Mattei è quindi successiva di appena 2 settimane.E approfondita per tempo avrebbe potuto portare ad una più veloce ricostruzione della verità sulla strage di Bascapè.
A questo punto riemerge con forza una delle piste principali seguite per risolvere il caso De Mauro. Il giornalista de L'Ora scomparve infatti nello stesso periodo in cui stava curando la scrittura di una sceneggiatura sul caso Mattei per il regista Franco Rosi. In particolare De Mauro stava approfondendo le ultime ore di Enrico Mattei in Sicilia. Cioè gli stessi momenti in cui veniiva piazzata la bomba sotto l'aereo dell'Eni. Il fatto che qualcuno abbia voluto segnalare alla polizia questa circostanza proprio poco dopo la scomparsa del giornalista de L'Ora rafforza l'ipotesi che il "caso De Mauro" ed il "caso Mattei" siano legati a doppio filo. Una ricostruzione investigativa proposta anche dal libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza "Profondo Nero", in cui già due anni fa, gli autori mettevano in collegamento non solo l'omicidio De Mauro con quello Mattei, ma anche l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, ucciso sul lungomare di Ostia il 2 novembre 1975.
Tra i faldoni di vecchie carte salvate dal macero che la Digos ha consegnato alla Corte d'Assise, anche una serie di note riservate che la polizia aveva ricevuto da altre fonti anonime. Compare spesso il nome di Graziano Verzotto, allora presidente dell'ente minerario siciliano, ma anche quello di Vito Guarrasi, quintessenza del potere siciliano che all'epoca il giornale L'Ora definiva come mister X. Sempre dai vecchi borgliacci emerge come all'inizio le forze dell'ordine avessero seguito la pista della "messa in scena", ovvero del finto sequestro organizzato da De Mauro stesso, che alcune sedicenti "gole profonde" dell'epoca dipingono come "giornalista in una fase professionale declinante". Alcune delle informazioni provenienti da "fonte confidenziale" contenute nelle carte sono infatti da accreditare molto probabilmente a uomini dei servizi segreti impegnati all'epoca in una strategia del depistaggio che per quarant'anni ha celato l'intera verità sulla vicenda.