sabato 30 aprile 2011

Marco Travaglio: "Voto sì per abolire il nucleare"



Marco Travaglio spiega le ragioni del suo voto al referendum contro il nucleare. Il giornalista di "Il Fatto Quotidiano" e "Annozero" vota SI', per impedire che in Italia vengano costruite centrali nucleari; anche alla luce della recente, tragica vicenda in Giappone. Il 19 marzo, dalle ore 14 si apre a Roma, in piazza Navona, la campagna referendaria promossa dall'Italia dei Valori, che raccoglie l'importante ed autorevole contributo d'una delle voci più forti del giornalismo d'inchiesta.


Wojtyla fu davvero un santo? - di Paolo Flores d'Arcais.


Abbandonò al suo destino il vescovo Romero, abbracciò il carnefice Pinochet e difese il potere opulento dei Legionari di Cristo. Ma soprattutto il suo papato fu una crociata ininterrotta contro la modernità e l'Illuminismo.

Karol Wojtyla è davvero un santo? Ha davvero praticato le quattro virtù cardinali e le tre teologali fino all'eroismo? Lo sa solo Iddio, per chi in Dio crede. Storicamente e politicamente, il Papa polacco è stato certamente un grande oscurantista.
Valga il vero. Il suo pontificato si svolge all'insegna di una ininterrotta crociata contro la modernità nata dall'illuminismo, di una coerentissima "guerra santa" contro la pretesa dell'uomo all'autonomia, alla quale fa risalire la colpa dei due totalitarismi dello scorso secolo. Hume e Voltaire responsabili dei lager e del gulag, insomma! Non è una battuta polemica, lo confermano tutte le sue encicliche e omelie, dove il disincanto dell'uomo moderno che vuole darsi da sé la legge (autos nomos, appunto), senza il quale non avremmo mai avuto le democrazie liberali, viene anatemizzato come "strutture di peccato". La democrazia dell'autos nomos, nella quale la sovranità dei cittadini deve ovviamente prescindere dalla "sovranità di Dio" (non sarebbe autonomia ma eteronomia, infatti; e non più democrazia ma teocrazia) è per Wojtyla colpevole di aver legalizzato l'aborto, che per il Papa polacco costituisce il vero e proprio "genocidio dei nostri giorni". Questa l'espressione, ripetuta ossessivamente e solennemente.
L'aborto come contemporaneo olocausto consumista rispetto all'olocausto razzista del progetto di Reich millenario. La donna e il medico che interrompono una gravidanza, equiparati moralmente alle SS che gettano un bambino ebreo nel forno crematorio, se le parole hanno un senso. E lo hanno, inequivocabile, visto che vengono pronunciate - una volta di più - a delegittimazione del primo parlamento polacco liberamente eletto (che sta per votare una legge sull'aborto, oltretutto più restrittiva di quella comunista), proprio dopo che Wojtyla ha visitato il campo di Auschwitz.

Giovanni Paolo II "Papa dei diritti umani" è perciò una favola. Karol Wojtyla lasciò solo, ostentatamente, il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero (avrebbero mai osato ucciderlo, se lo avesse elevato alla porpora, come chiedevano in tanti nella Chiesa?), si affacciò benedicente da uno stesso balcone con il generale Augusto José Ramón Pinochet Ugarte, legittimando quel regime di sangue e d'infamia, perseguitò instancabilmente sacerdoti e vescovi della "teologia della liberazione", schierati con gli ultimi come ordina la "buona novella" di Gesù (aprire a caso uno dei vangeli, per credere), e altrettanto instancabilmente difese il "padre padrone" dei "Legionari di Cristo", Marcial Maciel Degollado, malgrado un'opulenza di accuse sempre più circostanziate avessero convinto perfino un fedelissimo di Wojtyla, come il cardinale Ratzinger, degli "autentici crimini" commessi da Maciel. Quanto alla pedofilia, volle che il cardinale Castrillón Hoyos trasmettesse una solidarietà calorosissima al vescovo di Bayeux-Lisieux mons. Pierre Pican, condannato dalla giustizia francese per essersi rifiutato di testimoniare sulle attività di un prete della sua diocesi. E' verissimo però che ha contribuito al crollo dei comunismi: non per volontà di libertà, però, ma come affetto collaterale della sua oscurantista guerra alle "strutture del peccato".
Santo, Wojtyla? Non è cosa su cui possa esprimersi un ateo. Ma due grandi personalità cattoliche, Hans Küng e dom. Franzoni (che fu padre conciliare), hanno messo in fila (sul numero speciale di MicroMega appena uscito) un rosario di accuse degne dell'abrogato "avvocato del diavolo" (compresa l'impunità garantita a mons. Marcinkus per l'Ambrosiano, impedendo l'accertamento della verità, e con ciò venendo meno alle virtù della fortezza e della prudenza). Mentre per due preti dalle virtù certamente eroiche, come monsignor Romero e padre David Maria Turoldo, gli altari possono aspettare.



Germania, studio shock, 20'000 aborti a causa delle centrali nucleari.


Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, studiosi del Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco e tra i massimi esponenti della comunità scientifica tedesca hanno esaminato il rapporto tra nascite e prossimità alle centrali nucleari, in Germania e Svizzera.

Lo studio (PDF della presentazione) è partito dai dati sugli effetti della catastrofe di Cernobyl sulle nascite in Ucraina e nelle regioni toccate dalla nuvola radioattiva (in particolare cesio-137) che già avevano evidenziato una significativa incidenza sia sul numero delle nascite che sul rapporto di nascite da bambine e bambini.

L'obiettivo degli studiosi era cercare di stabilire se la vicinanza delle centrali nucleari, anche in mancanza di grandi incidenti, implicasse effetti sulle nascite.

Di regola nascono 105 femmine per ogni 100 maschi, ma nelle regioni che circondano le centrali nucleari le nascite femminili sono molto inferiori.

Era già appurato che guerre e irradiamento radioattivo hanno effetti diversi sulle nascite di femmine e maschi, incidendo in modo particolarmente pesante sugli embrioni femminili.

Lo studio ha dimostrato l'esistenza di gravi conseguenze anche in rapporto alla semplice vicinanza a centrali nucleari. Negli ultimi 40 anni, nelle aree a 35 chilometri di distanza da 31 centrali nucleari tedesche e svizzere, il numero delle nascite di bambine risulta inferiore di 20'000 rispetto ai dati attesi.

Si stimano in un milione le bambine e i bambini mai nati in tutta Europa a causa del disastro di Cernobyl.

Gli studiosi hanno anche evidenzato un netto aumento dei casi di tumore infantile nelle vicinanze di centrali nucleari.

Come spiegare questi 20'000 aborti spontanei "in eccesso", in mancanza di "grandi" incidenti alle centrali di queste regioni? Forse con gli incidenti nucleari cosiddetti di "basso livello", quelli che sono degradati a "guasti" con una esposizione alla radioattività della popolazione sistematicamente definita "entro i limiti di sicurezza" e che invece, anche in ragione della loro frequenza e del loro cumulo, potrebbero avere effetti sulla salute ben piu' gravi di quelli stimati dalle autorità nazionali. O forse la ragione va individuata in una qualche altra conseguenza delle attività delle centrali nucleari, come le perdite nel trasporto e nello smaltimento delle scorie e di alcuni dei pericolosissimi materiali necessari al funzionamento degli impianti.

Una cosa è certa, a causa dell'enorme peso dell'energia nucleare in molti Paesi, la politica dei governi e degli stessi enti di controllo mira spiccatamente a rassicurare le popolazioni sulla sicurezza degli impianti. Senza l'energia nucleare, molti sistemi-Paese si fermerebbero con effetti devastanti sulla loro economia.

Nel 2005, l'ONU e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) avevano speso molto tempo e denaro per cercare di dimostrare che l'incidente di Cernobyl non aveva avuto effetti sulle nascite né in Ucraina né in Europa. Per un breve periodo non erano emersi studi di senso contrario anche se i reportage da Cernobyl offrivano un'immagine in netta contraddizione rispetto ai rassicuranti studi dell'ONU e dell'AIEA. Poi molti enti di ricerca e università avevano demolito la validità scientifica di quei rapporti, evidenziando come ancora oggi gli effetti di quell'incidente producono una devastante quantità di aborti e malformazioni alla nascita.

Fino a che punto i governi e l'AIEA stanno omettendo di informare le popolazioni sui reali effetti della produzione atomica? Quanto sta incidendo davvero tale produzione sull'evidente calo della fertilità umana in molte regioni del mondo?

http://sostenibile.blogosfere.it/2010/11/germania-studio-shock-20000-aborti-a-causa-delle-centrali-nucleari.html



Referendum sulla democrazia - Beppe Grillo (intervento integrale)



Intervento integrale di Beppe Grillo a Anno Zero di giovedì 28 aprile 2011.Intervistatrice - Berlusconi ha confessato, la moratoria è stata solo un modo per bloccare il referendum. Beppe Grillo - Abbi pazienza, basta di queste cose, Berlusconi, basta... il referendum... qui non è un problema... sbagliate sempre l'approccio, non è più un problema del nucleare, il referendum, cosa è diventato un referendum? Oggi lo puoi spostare, lo puoi bloccare. Dobbiamo fare solo un referendum, come nel 1946 con Repubblica o Monarchia, oggi dobbiamo decidere Democrazia o Partitocrazia.


fukushima disastro annunciato santoro annozero.



Fukushima le centrali nascono sempre con difetti occulti progettuali/costruttivi, e' solo una questione di tempo moltiplicato per il numero di centrali/reattori attivi nel mondo, l'incidente e' assolutamente inevitabile ed il danno ingestibile con ripercussioni mondiali comprese le mutazioni genetiche irreversibili sul dna, ne vale la pena? nucleare santoro tsunami terremoto.


venerdì 29 aprile 2011

QWIKI : ANCHE L'IPAD "SPUTTANA" BERLUSCONI




per chi volesse provare allego il link del sito :
http://www.qwiki.com/q/#!/Silvio_Berlusconi

Qwiki è un app enciclopedica per iPad che usa immagini, foto e video e articoli di Wikipedia per illustrare la voce cercata. Ecco cosa scopre in due minuti un utente qualsiasi da tutto il mondo cercando informazioni sul premier italiano Silvio Berlusconi

fonte : L'Unità

Libia, la Lega bombarda il Governo. -



Il Carroccio fa la voce sempre più grossa sull'impegno militare italiano contro Gheddafi. Bossi: "Stop ai raid o può capitare di tutto". E con Salvini lancia la sfida anche al Pd: "In Parlamento non faccia la stampella dell'esecutivo"

Mentre i caccia italiani compiono i primi raid aerei su obiettivi militari in Libia, in Italia a finire sotto il fuoco leghista è Silvio Berlusconi. Il sollievo per l’appoggio trovato in Napolitano sul potenziamento della missione è durato giusto il tempo di un minuto, fino a quando Umberto Bossi, da un comizio a Domodossola ha detto: “Stop ai raid o può capitare di tutto”.

La Lega nord è insorta ieri quando si è appresa la notizia che i primi Tornado dell’areonautica militare stavano sganciando bombe su Misurata. “Di male in peggio”, aveva detto Roberto Calderoli. Una giornata tesissima quella del premier che si è trovato a dover fronteggiare contemporaneamente l’attacco del Carroccio sulla campagna libica e quello de Il Giornale contro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. A un certo punto Palazzo Chigi è stato costretto a intervenire con una nota ufficiale: “Tremonti è impegnato con me a ritrovare con la Lega i termini di un comune impegno politico anche sulla politica estera”.

A sparigliare ulteriormente il mazzo ci hanno pensato le opposizioni che hanno chiesto e ottenuto il passaggio della maggioranza in aula per votare sul cambio di strategia nella missione internazionale contro Gheddafi. Il Parlamento sarà dunque chiamato ad esprimersi il prossimo 3 maggio. Il primo firmatario della mozione del Pd è il capogruppo Dario Franceschini che incalza il Carroccio: “Non so cosa farà la Lega che fa la voce grossa in Padania e cala le braghe a Roma”, ha detto il capogruppo del Pd, “sono più propenso a pensare che calerà le braghe, ma se ci fosse un voto differenziato sarebbe crisi (di governo, ndr) nei fatti”.

Cosa farà la Lega in occasione del delicato passaggio parlamentare? Se lo chiedono in tanti. Ieri sera, durante un comizio elettorale a Domodossola, il Senatùr aveva mandato segnali distensivi al premier: “Non voglio fare saltare l’esecutivo”. Ma subito dopo ha rincarato la dose contro l’alleato di governo: “Povero Silvio, scombussolato da Sarkozy. Meno male che c’è Tremonti”. Considerazioni accompagnate da una minaccia neanche tanto velata: o si fermano i raid o il 3 maggio può succedere veramente di tutto. Un’opinione condivisa e rilanciata anche da Matteo Salvini, europarlamentare e consigliere comunale a Milano: “Se prevarranno i no, non c’è più maggioranza”. L’esponente del Carroccio si rivolge anche al Pd e prova a ributtare la palla nella loro metà campo: “Sarebbe paradossale che il partito democratico con un voto favorevole accorra in soccorso del governo, facendo di fatto il ruolo della stampella”.

Ed è esattamente quello che si aspetta Napolitano, che non vuole che il governo salti sulla missione internazionale. Ma se il Colle riuscirà a far giungere a più miti consigli le opposizioni, eccezion fatta per l’Idv che nella sua mozione chiede la fine delle operazioni militari, non è assolutamente detto che riuscirà anche a piegare la Lega. “La guerra è troppo costosa e a pagare sono sempre i padani”, ha detto Bossi che è entrato anche nel merito degli aspetti strategici della missione: “Con gli aerei non si vince contro Gheddafi. Se butti bombe e missili gli immigrati aumentano. Non vorrei che quando è finita, ci dovesse toccare anche di pagare i danni”.

Il Carroccio si schiera anche al fianco del ministro dell’Economia Giulio Tremonti che dopo gli attacchi di ieri del Giornale di famiglia, ora si trova a dover fare i conti anche con Panorama. Il settimanale di casa Mondadori oggi titola così: “Non si stava meglio quando non c’era lui (Tremonti, ndr)?”. Il titolare dell’Economia aveva fatto un assist al partito di Bossi quando aveva detto che per il potenziamento della missione militare non c’era copertura finanziaria a meno di aumentare le accise sul carburante. Parole che avevano fatto scrivere al direttore Alessandro Sallusti che “Tremonti aizza la Lega”.

Mentre Berlusconi è lontanissimo dal trovare una quadra sul nodo bombe, il Carroccio apre anche il fronte elezioni amministrative. “A Milano corre Berlusconi, se perde, perde Berlusconi”, ha detto Bossi.