venerdì 13 maggio 2011

«Questo mafioso finanziò Berlusconi». - di Lirio Abbate


Si chiama Giovannello Greco, era un killer fedelissimo di Bontate. E secondo le accuse di Giovanni Brusca avrebbe prestato centinaia di milioni al Cavaliere. Uscito dal carcere, è ancora vivo, non si sa dove.

Decine di miliardi di vecchie lire: quello che negli anni Settanta era un vero tesoro, pari a centinaia di milioni di euro odierni. E' l'investimento che una cordata di mafiosi palermitani avrebbe affidato allora a Silvio Berlusconi: denaro raccolto con i proventi del narcotraffico. In prima fila in questa operazione ci sarebbe stato Stefano Bontate. Assieme a lui, un pool di altri boss avrebbe consegnato pacchi di milioni di lire al fondatore dell'Edilnord. Boss sterminati nella spietata guerra lanciata dai killer corleonesi di Totò Riina all'inizio degli anni Ottanta. Tutti morti, tranne uno. Almeno a dare fiducia alle ultimissime dichiarazioni di Giovanni Brusca: uno dei presunti finanziatori di Berlusconi sarebbe ancora vivo. E libero, perché è anche l'unico mafioso che ha ottenuto la revisione del celebre maxiprocesso.

Il nome messo a verbale da Brusca lo scorso 25 novembre è quello di Giovannello Greco, un sopravvissuto: scampato alla strage corleonese, fuggito in Spagna, arrestato 16 anni dopo e poi tornato in libertà grazie alla revisione della condanna definitiva. A 14 anni dal suo arresto si è scoperto che Brusca aveva custodito nel silenzio molte conoscenze. A partire dalla storia del presunto tesoro mafioso affidato a Berlusconi.

Il racconto – scrive l'Espresso nel numero in edicola domani - messo nero su bianco negli ultimi mesi secondo gli inquirenti è importante perché descrive nel dettaglio tutti i tentativi da parte dei boss di recuperare il capitale consegnato all'imprenditore milanese.

Brusca sostiene che ogni anno il Cavaliere avrebbe pagato 600 milioni di lire ai finanziatori siciliani. Poi la guerra corleonese tra il 1981 e il 1982 ha falcidiato Bontate e il suo gruppo, facendo interrompere i rapporti.

Oggi Brusca ha fornito nuovi racconti sui boss che negli anni Settanta avrebbero puntato sul Cavaliere. Tra loro ci sarebbe stato Pietro Marchese, ucciso in carcere nel 1982. E soprattutto Giovannello Greco, un fedelissimo di Bontate, accusato di aver commesso numerosi omicidi: uno dei pochi uomini del padrino palermitano sopravvissuto alla mattanza corleonese. Brusca racconta come Greco riuscì a spiazzare i sicari di Riina con un'azione improvvisa: sarebbe piombato nell'abitazione del mafioso Gaetano Cinà, amico di Dell'Utri e in quel momento alleato dei corleonesi. «Giovannello Greco torna da dove si trovava e fa una specie di sorpresa a questo Cinà, per recuperare i soldi». Cinà, secondo Brusca, è l'uomo che all'epoca poteva arrivare direttamente al braccio destro del Cavaliere. E tramite questo canale sarebbe riuscito a farsi riconsegnare la sua quota dell'investimento. Fuggito dalla Sicilia dopo la morte del suo capomafia, Giovannello Greco è stato arrestato dopo 16 anni di latitanza a Ibiza e – dopo una lunga resistenza all'estradizione – ha poi accettato di tornare in carcere in Italia. Nel 2001 Gaetano Grado, un altro degli alleati di Bontate che secondo i pentiti frequentava Arcore, ha deciso di collaborare e si è autoaccusato dell'unico tentato omicidio per cui Greco era stato condannato nel maxiprocesso.

Su questa base Greco ha ottenuto la revisione della sentenza, con l'assoluzione riconosciuta dalla Corte d'appello di Catania. Dopo avere scontato un'altra pena per associazione mafiosa, oggi Giovannello è libero e vive lontano dalla Sicilia insieme alla moglie e alle figlie.



Strepitosa figura di merda della Santanchè sulla bandiera di Hamas (Annozero 12/05/2011)




Mezzo governo per la Moratti. Ma la piazza è vuota.



Mezzo governo per la Moratti. Ma la piazza è vuota

“Piazze piene e urne vuote” diceva Pietro Nenni. E ora il Pdl spera che sia vero anche il contrario, visto che solo 40 persone hanno partecipato al comizio di Letizia Moratti accanto al Duomo di Milano. Mezzo governo è venuto a sostenere il candidato sindaco: Brambilla, La Russa, Ravetto, Fazio. E poi il coordinatore lombardo Mantovani. Ma la piazza è quasi vuota. Video di Giovannij Lucci, montaggio di Fabio Amato


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/12/mezzo-governo-per-la-moratti-ma-la-piazza-e-vuota/110783/



mercoledì 11 maggio 2011

Brindisi, negato il rinnovo della patente Motivo? L'omosessualità è una malattia.


Il diniego opposto alla richiesta dell'uomo: «Patologie potrebbero essere pregiudizio per la sicurezza di guida»

BRINDISI - Omosessuale? Niente rinnovo della patente. È successo, di nuovo, a Brindisi. Dopo il caso di discriminazione registrato a Catania, anche C. F., da undici anni regolarmente patentato, si è visto negare il rinnovo a causa di una fantomatica malattia emersa dall'esame della richiesta presentata dall'uomo. «Risulterebbero patologie che potrebbero essere di pregiudizio per la sicurezza della guida» questa la motivazione del diniego, stilata sulla base di una comunicazione trasmessa dall'Ospedale militare di Bari dove il giovane pugliese era stato mandato quando si era dichiarato omosessuale durante il periodo della leva. I deputati radicali, prima firmataria Rita Bernardini, hanno quindi depositato una interrogazione urgente ai ministri dei Trasporti e della Difesa dove viene documentata e ricostruita l'episodio di discriminazione.

IL PRECEDENTE E IL RISARCIMENTO - Insorge anche l'Associazione radicale Certi Diritti: «Non è che un esempio di discriminazione che avviene oggi in Italia contro una persona omosessuale - ha detto il segretario Sergio Rovasio, che resta comunque ottimista - Grazie all'aiuto legale del Presidente di Rete Lenford e al coinvolgimento dell'Unar, l'Ufficio anti-discriminazione del ministero delle Pari opportunità, siamo certi che la vicenda si risolverà, come già avvenuto a Catania due anni fa, con il risarcimento da parte del ministero dei Trasporti per il diniego alla guida a un cittadino in ragione del suo orientamento sessuale».

GAY CENTER - Sul caso interviene anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center. «Invitiamo il ministero dei Trasporti - afferma - a fare chiarezza, se non dovesse bastare siamo pronti ad aprire una scuola guida per tutti, compresi i ministri. È una vicenda gravissima che copre di ridicolo le autorità competenti in materia. Non è possibile assistere a storie come questa ed è incredibile dover subire discriminazioni del genere per cose così semplici e quotidiane».

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/11-maggio-2011/brindisi-negato-rinnovo-patentemotivo-omosessualita-malattia-190618021508.shtml


Manifesti anti pm, Procura Milano chiede autorizzazione a procedere contro Lassini.


Milano - (Adnkronos) - Trasmessa al ministro della Giustizia la richiesta nei confronti di Giacomo di Capua e di Roberto Lassini. Berlusconi chiede lo stop alle polemiche: ''Non facciamoci del male''. Pdl nel caos, Santanché contro la Moratti: ''Decidono i cittadini''. Formigoni: ''Lassini mai consigliere Pdl''. Il candidato al Consiglio comunale scrive a Napolitano: ''Le chiedo pubblicamente scusa'' (LA LETTERA)

Milano, 11 mag. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha trasmesso al ministro della Giustizia la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Giacomo di Capua e di Roberto Lassini, rispettivamente a capo della segreteria dell'onorevole Mario Manotovani e presidente onorario dell''Associazione dalla parte della democrazia', in quanto ordinavano la stampa dei manifesti con l'espressione 'Via le Br dalle Procure'.

I due, secondo la Procura, "ideavano, ordinandone la stampa (nel numero di 5000 copie) e successivamente l'affissione in spazi destinati alla propaganda elettorale, manifesti contenenti l'espressione offensiva dell'onore e del prestigio dell'ordine giudiziario".

In particolare, Di Capua ha commissionato a una società "la predisposizione di bozzetti dei predetti manifesti ai fini della successiva stampa" e a un'altra società "l'incarico di affissione dei suddetti manifesti in Milano". Per l'accusa di vilipendio all'ordine giudiziario è necessaria l'autorizzazione da parte del ministro della Giustizia.




Moratti calunnia Pisapia: “Ladro d’auto” Ma omette di dire che è stato assolto.


Lupi (Pdl): "Se si è incorsi in un errore, si chiede scusa senza crearne un caso”

Finisce con una querela per diffamazione aggravata l’unico confronto diretto tra i due candidati sindaco a Milano, Letizia Moratti eGiuliano Pisapia. Il fair play di circostanza degenera sul finale, quando Moratti sa che tocca a lei chiudere e Pisapia non può ribattere. Così lo attacca: “E’ responsabile del furto di un furgone che sarebbe stato usato per il sequestro e il pestaggio di un giovane. Pisapia è stato amnistiato”. Un’accusa falsa. Come dice subito Pisapia, andandosene rifiutando di stringerle la mano, e conferma poi rendendo pubblica la sentenza di assoluzione del 1985. Ma ormai le telecamere sono spente.

Moratti omette di aggiungere che Pisapia è stato assolto da quelle accuse nel 1987. Il sindaco, infatti, ha fatto riferimento al primo grado, come ricostruisce e spiega Il Giornale che però omette, proprio come Moratti, i successivi gradi di giudizio che hanno portato Pisapia all’assoluzione per non aver commesso il fatto.

La campagna elettorale è stata impostata così dal premier, che a Milano si gioca il tutto per tutto. E Moratti si è allineata. Il caso di Roberto Lassini, padre dei manifesti “fuori le Br dalle procure” e candidato nella lista del Pdl a sostegno di Moratti, l’aveva trovata non allineata. Il sindaco, infatti, aveva inizialmente condannato Lassini spingendosi fino a minacciare: “Siamo incompatibili, in lista o io o lui”. E’ stata in breve riportata ad allinearsi. Si è adeguata ai toni del premier. Ieri Berlusconi ha detto che “quelli di sinistra si lavano poco”? Oggi Moratti dà del “ladro d’auto” all’avversario. Che, a sentire il Pdl dunque, dovrebbe essere, in estrema sintesi, uno sporco ladro d’auto. La sentenza però dice un’altra cosa: Pisapia è “assolto per non aver commesso il fatto”. Moratti lo sapeva? Se non lei direttamente, ne erano a conoscenza gli uomini del suo staff. Perché era stato proprio Pisapia, scottato dal caso Aler che aveva coinvolto la compagna Cinzia Sasso, a raccontare in un’intervista tutta la vicenda. Ma non è bastato.

”Il sindaco Moratti alla disperata ha estratto la pistola e si è sparata sui piedi ma questa arroganza la pagherà, sono tentativi di colpi bassi come un pugile che non sa più dove colpire”, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Mentre per Emanuele Fiano “ormai tra la Moratti e Berlusconi non c’è più nessuna differenza. Nessun sorriso gentile può coprire il fatto che la Moratti ha usato nel faccia a faccia su Sky la calunnia nei confronti di Pisapia come strumento politico”, afferma. “Evidentemente la Moratti ha imparato dal suo capo-padrone che quando non si hanno idee e quando si presenta un bilancio totalmente insufficiente, allora bisogna calunniare l’avversario”. Lei, ha aggiunto, “che ha rubato a Milano cinque anni di sviluppo, di qualità della vita e di buon governo”. Mentre Pisapia, nel pomeriggio, ribadisce la falsità dell’accusa: “La Moratti ha messo in atto un killeraggio mediatico progettato a tavolino. La mia vita è trasparente e non ho mai commesso reati”.

Dal Pdl, dopo ore di silenzio, è arrivato un messaggio distensivo da parte di Maurizio Lupi. Il vicepresidente della Camera ha invitato a “evitare di alzare i toni, se si è incorsi in un errore, si chiede scusa senza crearne un caso”. In linea con la Lega. Davide Boni, presidente del Consiglio regionale lombardo, ha infatti suggerito come sia “importante abbassare i toni, evitando che ai cittadini arrivi un messaggio distorto e confuso”. Ma il sindaco uscente, in una conferenza stampa convocata a Palazzo Marino, ha insistito: “Io ho voluto solo indicare la differenza tra la mia storia personale che è quella di una persona moderata e quella di Pisapia che non ha un percorso politico moderato”.

Persino il direttore di Libero, Vittorio Feltri, intervistato da Sky, ha criticato Moratti. “Ha sbagliato, sta facendo di tutto per perdere. Forse non ci riuscirà ma certo ce la sta mettendo tutta”, ha detto Feltri. Moratti “ha commesso uno sbaglio piuttosto grave, è caduta un’altra volta in errore”. Così, ha aggiunto, “come qualche pasticcio ha fatto nel corso della sua amministrazione. Ecopass, ad esempio, una tassa sui poveri. E, proprio in questi giorni, i lavori per le piste ciclabili su corso Buenos Aires, una delle strade più centrali e trafficate di Milano, riducendo le corsie, creando forti disagi. Non solo, ma il tutto per realizzare solo dei tratti ciclabili che non consentono di percorrere tutto il viale”, ha concluso.

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Ocse, al fisco 46,9 % dei salari Italia sale al quinto posto.


L’Italia scala la classifica del peso delle tasse sui salari. Il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, in Italia è al 46,9 per cento. Lo rileva l’Ocse nel rapporto ‘Taxing Wages’ per il 2010.
L’onere del fisco nel nostro Paese è aumentato di 0,4 punti percentuali rispetto al 2009, quando si attestava al 46,5 per cento. Nella classifica dei Paesi membri dell’Ocse, aggiornata alla fine dello scorso anno, l’Italia sale dal sesto al quinto posto per peso fiscale sugli stipendi, sorpassando l’Ungheria (46,4 per cento), ma restando dietro a Belgio (55,4 per cento), Francia (49,3 per cento), Germania (49,1 per cento) e Austria(47,9 per cento).

Inoltre l’Italia resta in fondo alla classifica Ocse sui salari, ma sale dal 23° al 22° posto superando la Grecia. Il salario netto medio di un single senza figli a carico in Italia è stato di 25.155 dollari nel 2010. La cifra è inferiore sia alla media Ocse (26.436 dollari), che a quella dell’Ue a 15 (30.089). Il salario lordo è stato invece di 35.847 dollari, lievemente superiore alla media Ocse (35.576) ma inferiore a quella europea (42.755). In questa classifica l’Italia è al 19° posto.