Lupi (Pdl): "Se si è incorsi in un errore, si chiede scusa senza crearne un caso”
Finisce con una querela per diffamazione aggravata l’unico confronto diretto tra i due candidati sindaco a Milano,
Letizia Moratti e
Giuliano Pisapia. Il fair play di circostanza degenera sul finale, quando Moratti sa che tocca a lei chiudere e Pisapia non può ribattere. Così lo attacca: “E’ responsabile del furto di un furgone che sarebbe stato usato per il sequestro e il pestaggio di un giovane. Pisapia è stato amnistiato”. Un’accusa falsa. Come dice subito Pisapia, andandosene rifiutando di stringerle la mano, e conferma poi rendendo pubblica la sentenza di assoluzione del 1985. Ma ormai le telecamere sono spente.
Moratti omette di aggiungere che Pisapia è stato assolto da quelle accuse nel 1987. Il sindaco, infatti, ha fatto riferimento al primo grado,
come ricostruisce e spiega Il Giornale che però omette, proprio come Moratti, i successivi gradi di giudizio che hanno portato Pisapia all’assoluzione per non aver commesso il fatto.
La campagna elettorale è stata impostata così dal premier, che a Milano si gioca il tutto per tutto. E Moratti si è allineata. Il caso di Roberto Lassini, padre dei manifesti “fuori le Br dalle procure” e candidato nella lista del Pdl a sostegno di Moratti, l’aveva trovata non allineata. Il sindaco, infatti, aveva inizialmente condannato Lassini spingendosi fino a minacciare: “Siamo incompatibili, in lista o io o lui”. E’ stata in breve riportata ad allinearsi. Si è adeguata ai toni del premier. Ieri Berlusconi ha detto che “quelli di sinistra si lavano poco”? Oggi Moratti dà del “ladro d’auto” all’avversario. Che, a sentire il Pdl dunque, dovrebbe essere, in estrema sintesi, uno sporco ladro d’auto. La sentenza però dice un’altra cosa: Pisapia è “assolto per non aver commesso il fatto”. Moratti lo sapeva? Se non lei direttamente, ne erano a conoscenza gli uomini del suo staff. Perché era stato proprio Pisapia, scottato dal caso Aler che aveva coinvolto la compagna Cinzia Sasso, a raccontare in un’intervista tutta la vicenda. Ma non è bastato.
”Il sindaco Moratti alla disperata ha estratto la pistola e si è sparata sui piedi ma questa arroganza la pagherà, sono tentativi di colpi bassi come un pugile che non sa più dove colpire”, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Mentre per Emanuele Fiano “ormai tra la Moratti e Berlusconi non c’è più nessuna differenza. Nessun sorriso gentile può coprire il fatto che la Moratti ha usato nel faccia a faccia su Sky la calunnia nei confronti di Pisapia come strumento politico”, afferma. “Evidentemente la Moratti ha imparato dal suo capo-padrone che quando non si hanno idee e quando si presenta un bilancio totalmente insufficiente, allora bisogna calunniare l’avversario”. Lei, ha aggiunto, “che ha rubato a Milano cinque anni di sviluppo, di qualità della vita e di buon governo”. Mentre Pisapia, nel pomeriggio, ribadisce la falsità dell’accusa: “La Moratti ha messo in atto un killeraggio mediatico progettato a tavolino. La mia vita è trasparente e non ho mai commesso reati”.
Dal Pdl, dopo ore di silenzio, è arrivato un messaggio distensivo da parte di Maurizio Lupi. Il vicepresidente della Camera ha invitato a “evitare di alzare i toni, se si è incorsi in un errore, si chiede scusa senza crearne un caso”. In linea con la Lega. Davide Boni, presidente del Consiglio regionale lombardo, ha infatti suggerito come sia “importante abbassare i toni, evitando che ai cittadini arrivi un messaggio distorto e confuso”. Ma il sindaco uscente, in una conferenza stampa convocata a Palazzo Marino, ha insistito: “Io ho voluto solo indicare la differenza tra la mia storia personale che è quella di una persona moderata e quella di Pisapia che non ha un percorso politico moderato”.
Persino il direttore di Libero, Vittorio Feltri, intervistato da Sky, ha criticato Moratti. “Ha sbagliato, sta facendo di tutto per perdere. Forse non ci riuscirà ma certo ce la sta mettendo tutta”, ha detto Feltri. Moratti “ha commesso uno sbaglio piuttosto grave, è caduta un’altra volta in errore”. Così, ha aggiunto, “come qualche pasticcio ha fatto nel corso della sua amministrazione. Ecopass, ad esempio, una tassa sui poveri. E, proprio in questi giorni, i lavori per le piste ciclabili su corso Buenos Aires, una delle strade più centrali e trafficate di Milano, riducendo le corsie, creando forti disagi. Non solo, ma il tutto per realizzare solo dei tratti ciclabili che non consentono di percorrere tutto il viale”, ha concluso.
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