venerdì 27 maggio 2011

L'occasione persa del Cavaliere. - di Cesare Martinetti



Se il capo del governo italiano, che a differenza dei suoi colleghi di Russia, Canada, Giappone e Francia, non è stato invitato a nessun incontro bilaterale (uno di quei faccia a faccia in cui si possono anche dire cose riservate), avesse avuto la possibilità di scambiare due parole con il Presidente degli Stati Uniti che cosa gli avrebbe potuto chiedere?

L’agenda nazionale e internazionale è piuttosto ricca. Cominciamo dall’ultima questione, quella che in Italia è stata giustamente chiamata emergenza e che ha spinto il governo a un duro confronto con l’Unione europea e la Francia: la crisi libica e i profughi di Lampedusa. Il capo del governo italiano, che a lungo ha esitato a impegnarsi contro il regime amico di Tripoli, avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti lo stato delle cose, per quanto tempo si pensa ancora di condurre le operazioni militari, il modo in cui si pensa di uscire dal confronto e innescare la fase due, quella della ri-costruzione.

E in questo quadro capire come affrontare insieme (con Usa e Onu, tanto per estendere l’orizzonte europeo che, Roma lamenta, pare a noi tanto ostile) l’ondata di profughi e restituire sicurezza agli italiani che si vedono minacciati dall’invasione straniera.

Il capo del governo italiano avrebbe poi potuto chiedere qualche risposta chiara sull’orizzonte delle cosiddette rivolte arabe. Il Presidente degli Stati Uniti ha tenuto nei giorni scorsi due importanti discorsi: uno sul futuro del Medio Oriente, l’altro - da Londra, dove con il premier David Cameron ha ricostruito su altre basi quel tandem che il suo predecessore Bush ebbe con Tony Blair - sul ruolo e i valori del nostro mondo occidentale. L’Italia deve ben sapere come orientarsi su entrambi i piani: siamo il molo dell’Europa proteso verso Medio Oriente e Maghreb. Abbiamo una parte da giocare: responsabilità ma anche un ruolo attivo, nella politica e nel business. Abbiamo oltre duemila soldati in Libano, il contingente più numeroso dell’Unifil, interessi diffusi, antichi e nuovi legami. Che cosa si pensa a Washington?

E l’Afghanistan? Eliminato Osama Bin Laden, qual è il vero orizzonte di quella guerra che l’Occidente sta combattendo da dieci anni? Il capo del governo italiano avrebbe potuto chiederlo al Presidente degli Stati Uniti. Anche laggiù i nostri soldati impegnati nel contingente Isaf sono numerosi, quasi tremila e 37 di loro sono anche caduti. Fino a quando si inseguirà il fantasma del mullah Omar? Al Qaeda è ancora una minaccia per l’Occidente? Cha facciamo?

E poi ci sono i temi più propri della crisi delle economie occidentali, casa nostra, i nostri conti, addirittura i nostri risparmi. Il lavoro, le famiglie, il nostro modello di welfare nel quale le nostre società sono cresciute e si sono sviluppate e che per la prima volta in modo così radicale è stato messo in crisi. Ogni settimana escono bollettini statistici che raccontano dell’Italia Paese scoraggiato, dove la crescita (diciamo così) è la più lenta d’Europa, dove la metà dei pensionati deve cavarsela con 500 euro al mese. Ecco, il capo del governo italiano avrebbe potuto chiedere al Presidente degli Stati Uniti come stanno le cose o dire la sua sulle ricette che il G8 si apprestava a raccomandare ai membri del suo club di Stati un tempo ricchi.

E la crisi della Grecia può finire in un default? Le misure di salvataggio sono sufficienti? Cosa pensa Washington del modo in cui l’Unione europea ha reagito? E cosa si pensa della «simpatica» Italia, cui di qua e di là dell’Atlantico si associa sempre un sorrisino. Ce la facciamo? Ce la faremo, nonostante quei menagramo di Standard&Poor’s o anche noi rischiamo la via greca?

Il fatto è che il capo del governo italiano, ieri, ha avuto la possibilità di scambiare qualche parola con il Presidente degli Stati Uniti d’America. In modo irrituale, non previsto, fuori dal protocollo e persino dal galateo delle riunioni internazionali. Poco prima che iniziasse la seduta, il capo del governo italiano si è avvicinato al Presidente degli Stati Uniti, gli ha messo una mano sulla spalla ed ha cominciato a parlare. Il Presidente ascoltava con l’aria abbastanza stupefatta, era chiaro che non capiva una parola, un’interprete è venuta in soccorso, i microfoni già accesi ci hanno regalato i contenuti di quel furtivo faccia a faccia. Ha detto il capo del governo italiano al Presidente degli Stati Uniti: «Abbiamo presentato la riforma della giustizia che per noi è fondamentale». Pausa e poi: «Perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra...».

Barack Obama non ha risposto, nemmeno una parola. Si era preparato sulla crisi libica, le rivolte del mondo arabo, il nuovo assetto del Medio Oriente, la lotta al terrorismo, la strategia militare in Afghanistan, il nuovo ordine globale, come affrontare Cina e globalizzazione, come rispondere alle richieste dei Paesi «Brics» che chiedono la poltrona lasciata vergognosamente vuota da Dominique Strauss-Kahn. Si era preparato su tutto, il Presidente degli Stati Uniti. Ma sulle faccende personali di Silvio Berlusconi non aveva davvero niente da dire.



Cattivi esempi.



Il presidente del colosso dell’energia crollato in Borsa dopo il disastro di Fukushima ha convocato una conferenza stampa per chiedere scusa ai giapponesi. Si è prodotto nel classico inchino e ha lasciato la poltrona per sempre, senza pretendere neppure una busta-paga d’addio. Anche il primo ministro ha rinunciato al suo stipendio fino a quando l’emergenza nucleare non sarà superata. Si tratta di reazioni emotive, tipiche dei Paesi meno evoluti. Da noi, per dire, non potrebbero verificarsi. Il capo di un’azienda sull’orlo del fallimento convocherebbe una conferenza stampa per insultare chiunque osasse muovergli una critica. Si atteggerebbe a vittima di un complotto, a capro espiatorio, a benefattore incompreso dell’umanità. Infine si degnerebbe di rassegnare le dimissioni, ma solo dopo aver trattato con il suo successore una liquidazione miliardaria.

Proprio l’aspetto economico, se vogliamo il più prosaico, è quello che alimenta le mie perplessità di cittadino poco evoluto. Non metto in dubbio che l’aggressività, il vittimismo e la maleducazione siano i requisiti del vero leader. Stento invece a cogliere il nesso fra i risultati fallimentari e i riconoscimenti in denaro, specie quando i soldi appartengono ai contribuenti. Non dico di abbassarci al livello del Giappone. Ma (l’esempio, sia chiaro, è puramente ipotetico) se un programma della tv di Stato venisse chiuso per mancanza di pubblico dopo appena una puntata, non sarebbe un comportamento fin troppo evoluto versare egualmente al protagonista del programma la cifra pattuita di un milione di euro?



Berlusconi a Obama: "In Italia giudici dittatori di sinistra" (26/05/2011)



Il video completo.


giovedì 26 maggio 2011

Berlusconi si sfoga con Obama: "Abbiamo una dittatura di giudici di sinistra".



Berlusconi al vertice del G8 di DEAUVILLE -
Si apre il g8 a Deauville, nella Francia settentrionale, dove i grandi della Terra discuteranno di temi che vanno dalla Libia, a Bin Laden, all'economia.
BERLUSCONI VA A PARLARE CON OBAMA, DUE MINUTI COLLOQUIO - Due minuti di colloquio tra Silvio Berlusconi e Barack Obama, con stretta di mano e grande sorriso finali. Prima di sedersi al tavolo della prima sessione dei lavori pomeridiani del G8 il premier italiano si e' avvicinato al presidente Usa, intrattenendosi con lui assistito da un interprete. Sotto lo sguardo stupito di Nicolas Sarkozy e quello, un po' indispettito, di Angela Merkel che attendevano per dare il via alla riunione.




Scilipoti, prove di resistenza all'insulto.



(Agenzia Stefani) – Mitico Scilipoti! Per mezz’ora il leader incontrastato deiResponsabili offre il petto non alla mitraglia, ma alle contestazioni. E impassibile sfila davanti all’ingresso di Montecitorio mentre su di lui piovono insulti e fischi degli attivisti del comitato ‘vota sì’ per fermare il nucleare. Il granitico Scilipoti, del resto, ha appena votato, come un sol uomo, a favore del decreto Omnibus che affossa il quesito referendario. Ma per lui queste sono quisquilie. Il deputato a cui il neonato Movimento sociale ha offerto la presidenza del partito, si è appena offerto volontario per un’ardimentosa missione inSomalia. Si è detto pronto a partire (a sue spese) per tentare di liberare i cinque connazionali sequestrati dai pirati l’8 febbraio scorso. Scilipoti, insomma, dopo i contestatori, sfida i bucanieri.
Riprese David Perluigi, montaggio Paolo Dimalio



Siete senza cervello (Berlusconi soverchia). - di Andrea Scanzi



Ieri sono successe tre cose importanti. 1) Andreas Seppi è stato ridicolizzato al Roland Garros, donando a tutti gioia. 2) Gigi D’Alessio suonerà per Lettieri e Moratti, cercando di minarne le ultime speranze di vittoria (Vecchioni versus D’Alessio. Una tenzone appassionante, tipoBerasategui-Cherkasov al challenger di Roncobilaccio sulla terra rossa). 3) Soprattutto, Silvio Berlusconi ha signoreggiato e soverchiato, regnando, a Porta a Porta.

E’ stata una puntata straordinaria. Se ne faccia una breve, ma seria esegesi.
- “Queste sono elezioni particolarissime in cui influisce la personalità del candidato”.
Subito una frase importante. In queste elezioni influiva la personalità del candidato. Nelle altre, invece, l’aspetto determinante era se il lapis fosse temperato.

- “Manes Bernardini a Bologna non aveva nessuna possibilità, ma è stato scelto dalla Lega. E’ stata una concessione fatta a un alleato, perché per essere alleati ogni tanto qualche concessione bisogna farla”.
- Fine mossa strategica. La Lega, e Radio Padania Libera, non ne possono più di fare da zerbino al Sire, e lui gli attribuisce le colpe della sconfitta. Neanche Von Clausewitz era così arguto.

- “I magistrati mi hanno gettato addosso discredito, fango, angoscia, problemi con i familiari”.
Oddio, sui problemi con i familiari mi pare che Berlusconi se la cavi già bene da solo.

- “C’è un blocco mediatico della sinistra, un blocco mediatico terrificante: Corriere della Sera, Sky, La7 e le trasmissioni Rai pagate con i soldi di tutti che stanno con la sinistra”.
Qui ha ragione. E’ ora di finirla con queste inchieste puntute di RaiUno, RaiDue, Rete4, Canale5, Italia1, Libero, Il Giornale, Il Foglio, Il Tempo, Tempi (eh?), Chi. E soprattutto basta con gli editoriali bolscevichi di Antonio Polito e Massimo Franco.

- “La sconfitta della Moratti è colpa della disinformazione dei media”.
Vero. E aggiungerei anche, tra i responsabili della sconfitta, Barbara D’Urso. La sua idea di farle ballare il Waka Waka, unita alla danza lasciva di Viva la mamma, sono chiari sabotaggi sovversivi (ideati da Brachino, quel comunista).

- “Una multa folle (quella dell’Agcom), non credo che la Rai pagherà”.
La Rai no. Noi, sì.

- “C’è un sistema folle che si chiama par condicio, una norma liberticida dove il partito dell’1% deve avere lo stesso spazio di un partito che ha il 30%. Non succede in nessuna parte al mondo”.
Questa è così bella che non la commento. Rischierei di sporcarla.

- “Ho preso meno preferenze perché chi faceva la croce sopra al simbolo del Pdl con il nome della Moratti, poiché era riportato anche il mio nome, credeva di avermi dato la preferenza”.
Tradotto: chi mi vota è deficiente e non sa fare neanche una “x”. Un’ammissione che fa onore al Premier.

- “Come fa a governare Pisapia che non ha mai amministrato neppure un’edicola di giornali?”
E neanche è mai stato iscritto alla P2 o ha avuto Mangano come stalliere. Che minchione, ‘sto Pisapia.

- “In Parlamento Pisapia ha fatto solo leggi a tutela terroristi, o per l’eutanasia?”.
Non solo. Faceva anche le puzzette in ascensore quando saliva Mussi e, di nascosto, attaccava le caccole nello chignon di Anna Maria Bernini.

- “Non credo che ci sia una persona con la testa sulle spalle che possa votare per il signor De Magistris; uno che vota per il signor del De Magistris vada a casa, si guardi nello specchio e dica sono un uomo o una donna senza cervello”.
E’ vero: sono senza cervello. Tu però sei basso, pelaticcio e ce l’hai piccolo. Tiè.

- “De Magistris è un demagogo che piace alle donne“.
Cioè De Magistris è, secondo Berlusconi, la sua bella copia. Qui viene fuori tutta l’insicurezza dell’Homo Brutto-Tascabilis che, nella vita, non avrebbe mai visto una donna se non avesse fatto i soldi. Se il premier fosse andato da Freud, lo psicologo lo avrebbe accolto così: “Se ne vada, la prego. Non mi piace vincere facile”.

- “Ho dovuto subire 30 differenti processi e in 24, già finiti, le accuse sono state poi ritenute infondate. Mi hanno gettato discredito, fango, angoscia, problemi con i familiari e mi hanno impedito di lavorare”.
Che palle.

- “Leonardo da Vinci avrebbe finito la Gioconda se fosse stato preso a schiaffi tutto il giorno?”.
Non credo, ma se vuoi facciamo una prova. Nel senso degli schiaffi.

- “Solo grazie ai miei genitori che mi hanno dato una scorza dura e una resistenza disumana ce l’ho fatta”.
Quante colpe, Luigi Berlusconi. Come se non bastasse quella di dare il nome al Trofeo calcistico più portasfiga del mondo.

- “Nei miei comizi parlavo di giustizia 3-4 minuti, ma poi i tg parlavano solo di questo”.
E’ vero: negli altri 56-57, parlava di fregna.

- “Noi pensiamo che la sovranità appartenga al popolo? No è di Magistratura democratica e dei suoi pm. Io ho un solo potere, quella di suggerire una legge al Parlamento. Se la legge poi non piace alle Procure, la portano di fronte alla loro Corte costituzionale che la abroga”.
Quanto sei noioso, però. E cambia disco, dai.

- “Moratti e Lettieri erano candidati deboli” (poi ha smentito, poi no, poi ni).
Ormai la Moratti è la “pora schifosa” del Pdl. La scaricano tutti, nei faccia a faccia parla da sola, nelle interviste trasuda la stessa sicurezza di Eduardo tra i pali. Metterebbe quasi tenerezza (ho scritto “quasi“). L’analisi politica berlusconiana è chiara: a Milano abbiamo già perso e a Napoli si rischia. Però – sia chiaro – hanno perso loro, mica io. Come nelle partite di calcetto. E’ colpa del portiere, del “10″ che non me l’ha passata, dell’arbitro che non ci ha dato un rigore, ma io sono stato il migliore in campo (anche se ho sbagliato sette gol a porta vuota). E ora porto via il pallone, che è mio. Cazzo.

- “Figli e nipoti di Gheddafi sono vivi e stanno bene”.
Che sagoma.

- “Chiamerò anche per far liberare Mubarak dicendo che è lo zio di Ruby”.
Che mattacchione.

- “Sono la persona più gentile del mondo. Sono una persona che soccorre le persone in pericolo…. Lo farei anche per Rosy Bindi”.
Che simpatico umorista.

Glossa finale. Più che somigliare all’autunno del patriarca di Gabo Marquez, Silvio Berlusconi ricorda ormai il nonno scorreggione e ridanciano che tocca le zinne alla badante e racconta barzellette davanti al camino, mentre i nipoti sbadigliano e i figli si vergognano. Con la differenza, sostanziale, che in Italia tanti figli ancora non si vergognano.

P.S. Consigli musicali. Desolation Row, Bob Dylan, versione MTV Unplugged. Ci racconta bene.



Berlusconi a Obama: 'In Italia dittatura pm'.



DEAUVILLE - Si apre il g8 a Deauville, nella Francia settentrionale, dove i grandi della Terra discuteranno di temi cche vanna dalla Libia, a Bin Laden, all'economia.

BERLUSCONI VA A PARLARE CON OBAMA, DUE MINUTI COLLOQUIO - Due minuti di colloquio tra Silvio Berlusconi e Barack Obama, con stretta di mano e grande sorriso finali. Prima di sedersi al tavolo della prima sessione dei lavori pomeridiani del G8 il premier italiano si e' avvicinato al presidente Usa, intrattenendosi con lui assistito da un interprete. Sotto lo sguardo stupito di Nicolas Sarkozy e quello, un po' indispettito, di Angela Merkel che attendevano per dare il via alla riunione.

BERLUSCONI A OBAMA,ABBIAMO DITTATURA GIUDICI SINISTRA - ''Noi abbiamo presentato la riforma della giustizia e per noi e' fondamentale, perche' in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra''. E' quanto si coglie dal labiale di un colloquio tra il premier Berlusconi e il presidente Usa Obama, trasmesso dal circuito chiuso prima dell'inizio dei lavori di una sessione del G8.

OBAMA A SARKOZY, 'CONGRATULAZIONI PER IL PICCOLO...' - "Congratulazioni al piccolo Sarkozy...". Barack Obama - riferiscono alcune fonti presenti - avrebbe esordito così, all'inizio del pranzo che ha aperto i lavori del G8, salutando il padrone di casa. Un evidente riferimento alla cicogna attesa da Carlà.

G8, GHEDDAFI CESSI VIOLENZE - Il G8 chiede al colonnello libico Muammar Gheddafi di "cessare ogni violenza" e sostiene la necessità di trovare "una soluzione politica". E' quanto contenuto nella bozza di dichiarazione finale del summit, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche europee.

PASSEGGIATA OBAMA-SARKOZY-MEDVEDEV, OVAZIONE PER BARACK - Passeggiata e bagno di folla per i presidenti di Francia, Nicolas Sarkozy, Usa, Barack Obama, e Russia, Dmitri Medvedev, oggi sul lungomare di Deauville subito dopo la fine della colazione di lavoro e prima dell'inizio della prima sessione. I tre presidenti sono usciti dal pranzo alla Villa Le Cercle e hanno passeggiato a piedi lungo la strada verso il CID, il Centro internazionale di Deauville, che ospita il vertice. Passeggiata breve ma grande entusiasmo dei presenti, che hanno chiamato ripetutamente Obama, che si è concesso alla folla stringendo mani e salutando con grandi sorrisi.

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