lunedì 13 giugno 2011

Marco Travaglio commenta "a caldo" i risultati del referendum.




Il PDL scopre i risultati dei referendum! [ORIGINALE by Casciari].



Ecco il video esclusivo dei più stretti collaboratori di Berlusconi al ritorno in Italia dopo uno spensierato weekend al mare. Infatti, come suggerito dal premier, avevano ignorato i referendum ma, dopo ore di volo lontani da ogni informazione, alle 16 di lunedì 13 giugno scoprono la realtà. E la accettano con serenità.


Rai, cda approva i palinsesti Salvi i programmi clou di Rai3.


gabanelli report mezzobusto 304
Meno male. La Rai ha evitato di faer harakiri. Il consiglio d'amministrazione ha votato a stragrande maggioranza, con otto sì su nove, i palinsesti autunnali. E ha dato il via libera a Che tempo che fa di Fabio Fazio, a Parla con me di Serena Dandini, a Report di Milena Gabanelli, a Ballarò di Floris. Tutti programmi tenuti in sospeso senza firma di contratto e per ragioni squisitamente e puramente politiche. Al premier non sono graditi.

Il cda ha votato solo con l'astensione di Antonio Verro, esponente del Pdl. E ha approvato in extremis, dopo che Fabio Fazio aveva denunciato la situazione insostenibile in Rai e che lui se ne andava (Fazio annuncia: me ne vado). Una decisione in extremis anche per un'altra ragione: la Sipra, la concessionaria della pubblicità, deve avere qui e ora i palinsesti autunnali per vendere gli spot. In caso contrario presentarsi senza programmi sarebbe stato un favore colossale alla concorrenza di cui la parte grossa la fa una certa rete Mediaset.

Il consiglio di amministrazione Rai ha approvato i palinsesti autunnali. Hanno votato a favore otto consiglieri. Unico astenuto il consigliere Antonio Verro, del Pdl. Non ci sarebbero variazioni nei palinsesti precedentemente discussi. In particolare sarebbero confermati tutti i programmi di Rai3.

Tutti confermati i programmi 'sensibilì, in particolare quelli di Rai3: 'Ballarò', 'Che tempo che fa, 'Parla con me, 'Report', programmi sui quali nei giorni scorsi era stato particolarmente forte il dibattito dentro e fuori la Rai.

Il sì definitivo alla programmazione autunnale di Rai1, Rai2 e Rai3 è arrivato dopo circa due ore dall'inizio dei lavori del Cda.




Referendum, la maratona elettorale. Quorum raggiunto: "Al voto il 57%" Berlusconi: diciamo addio al nucleare.


Maroni commenta a urne aperte.
Alta affluenza, boom di votanti.
Ira delle opposizioni: incredibile.
Ecco gli aggiornamenti in diretta.

ROMA
Quorum raggiunto per tutti e 4 i quesiti referendari. L'affluenza dovrebbe essere superiore al 57%. Per i 4 quesiti, erano oltre 47 milioni gli italiani chiamati a votare. Oltre 3 milioni gli elettori all'estero.

ECCO LA DIRETTA

17,01 - Calderoli: "Stufi di prendere sberle"
«Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un abitudine. Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c’è il due senza il tre...». Lo afferma il Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, sen. Roberto Calderoli.

16,55 - Tremonti: "No comment"
Nessun commento del ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, ai primi risultati del referendum. «Oggi solo Aspen» ha risposto ai giornalisti che lo attendevano all’ingresso della Triennale per un convegno organizzato dall’Aspen institute.

16,46 - Grillo: "Siamo ancora un popolo!"
«Siamo ancora un popolo! È stato raggiunto il quorum per tutti e 4 i referendum. Per il nucleare è il secondo referendum con cui i cittadini hanno mandato affanculo i partiti. Vedremo se avranno il coraggio di riproporlo. Saluto con affetto Formigoni, Chicco Testa, Veronesi e il Bersani di quarta generazione». Così il comico genovese commenta la vittoria al referendum. Da Genova, dove ha votato, Grillo scrive sul suo blog: «Per l’acqua arriva ora la parte più complicata, come restituire al pubblico la gestione e sottrarla alle varie Veolia, Suez e Smat. Non sarà facile. Oggi ha vinto il popolo italiano, i cittadini. I partiti inizino a fare le valigie. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure».

16,42 - Bersani: "Il governo si dimetta"
Il Governo si dimetta e passi la mano al Quirinale. Lo ha chiesto Pierluigi Bersani alla luce dei risultati dei referendum. "Credo sia da irresponsabili non riflettere" sul risultato dei referendum, ha detto il segretario del Pd, invitando la maggioranza ad una "assunzione di responsabilità" perché "le tecniche di sopravvivenza possono solo allargare il baratro con l'opinione pubblica. Non si può andare avanti così. Si dimettano e aprano una situazione nuova, passino la mano al Quirinale".

16,40 - Camusso: "Secca sconfitta del governo"
Il raggiungimento del quorum ai referendum è una "grande vittoria democratica e del diritto dei cittadini a votare e una secca sconfitta del governo". Ad affermarlo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando a margine della manifestazione organizzata dal Comitato vota per fermare il nucleare e del Forum dei movimenti per l'acqua. Secondo la Camusso il risultato del referendum esprime una "crisi fortissima del governo" ed è anche la rappresentazione delle "liti all'interno della stessa maggioranza".

16,10 - Veltroni: "Crisi tra il Paese e Berlusconi"
«Esiste una evidente crisi nel rapporto tra il centrodestra e il Paese, una crisi che è innanzitutto di Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha detto che non sarebbe andato a votare e la grande maggioranza lo ha invece fatto. Berlusconi ne tenga conto, si dimetta e lasci strada al cambiamento di cui l’Italia ha bisogno». Lo afferma in una nota Walter Veltroni.

16.00 - Di Pietro: "Risultato straordinario"
Un «risultato straordinario». Così il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, definisce i primi risultati sui referendum. Risultati che dimostrano «un Paese vivo, che crede nella Costituzione e che nei passaggi importanti sa far sentire la sua voce».

15.55 - Bocchino: "Ora le dimissioni"
«Il risultato dei referendum parla chiaro e rappresenta una ulteriore e sonora bocciatura di Berlusconi. Ha vinto la partecipazione libera dei cittadini contro l’arroganza di un governo che vuol tirare a campare grazie agli Scilipoti di turno. Gli italiani non hanno gradito l’autoribaltone messo in campo da Berlusconi e stanno dimostrando che ormai l’asse Pdl-Lega è minoritario nel Paese. La strada maestra sarebbe l’abbandono dell’accanimento terapeutico da parte del governo con dimissioni utili a chiarire il quadro politico». Lo dichiara in una nota il vicepresidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino.

15.51 - Vendola: "La fine del berlusconismo"
«Ovviamente non era un referendum immediatamente legato alle vicende dei partiti. Non è un referendum su Berlusconi, ma è certamente un referendum sul berlusconismo». Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola, lo ha detto commentando i primi risultati sull’affluenza al voto sui referendum, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse corretto legare questi risultati all’esito delle ultime amministrative. «Non sembri un gioco di parole ma il berlusconismo - ha detto Vendola - inteso come stagione complessiva di sradicamento della cultura dei beni comuni oggi giunge al suo punto di compimento, al suo capolinea. Da oggi siamo fuori da quella stagione e questa è una lezione per tutti, a destra, al centro, a sinistra».

15.48 - Il Terzo Polo: "Maggioranza sorda"
«La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: è ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire ciò che vogliono gli italiani». Lo scrivono in una dichiarazione comune Fini, Casini e Rutelli, al termine di un vertice del Terzo Polo.

15.46 - Scajola: "Ricostruire il popolo del centrodestra"
«Credo che adesso si debba lavorare in maniera molto intensa e in tempi molto celeri per rimettere insieme il popolo del centrodestra e dei moderati. Uscire da alcuni accenti estremi e riportare alla concretezza delle cose. È un compito difficile che ci attende». Lo dice Claudio Scajola, a chi lo interpella sul futuro del Pdl, anche alla luce dell’esito del referendum.

15.40 - La Russa: "Non cambia nulla"
«Se non si fosse raggiunto il quorum sarebbe stato un grande boomerang per la sinistra che ha politicizzato l’appuntamento elettorale. Ma il fatto che il quorum sia stato raggiunto non cambia nulla per il governo». Lo ha detto il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, commentando i dati sul referendum al Tg3.

15.36 - Franceschini festeggia su Twitter
Dario Franceschini esulta per l’esito dei referendum. "Alè", ha scritto il capogruppo del Pd alla Camera su Twitter, poco dopo la chiusura dei seggi.

15.34 - I Verdi: "Grazie Italia"
«Benvenuto quorum, grazie democrazia. Grazie Italià. Così il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che allo scoccare delle 15, insieme a un nutrito gruppo di militanti del Sole che Ride, dopo un count down di trenta secondi, ha brindato al quorum in una festa improvvisata per i referendum a Piazza del Pantheon, a Roma. «Siamo felicissimi -ha rimarcato Bonelli- è una giornata straordinaria per la democrazia e per l’Italia».

15.30 - I primi dati
È quasi al 56% l’affluenza alle urne per i quattro referendum, quando sono arrivati al Viminale i dati del 20% dei comuni italiani. Lo si rileva dal sito del Ministero dell’Interno. Se il dato sarà confermato per gli altri comuni, il quorum per la validità dei referendum sarà raggiunto.

15.00 - Proiezioni
Secondo l'instant poll realizzato da EMG per La7 i votanti sarebbero tra il54,5 e il 59,5%.

14.50 - I promotori festeggiano
Il quorum «pare sia stato raggiunto», fanno sapere i sostenitori del sì ai quesiti sull'acqua, che già festeggiano. «Siamo verso il 60%», fa eco, con una nota, Gianfranco Mascia, del comitato promotore del quesito sul legittimo impedimento.

Polemica sulle frasi di Maroni
E il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha confermato queste speranze già in mattinata con una frase che ha sollevato un vespaio di polemiche. A urne ancora aperte Maroni ha rivelato che la proiezione degli esperti del Viminale rispetto al dato di ieri sera (alle 22 aveva votato il 41% degli italiani) «fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum, anche senza considerare il voto degli italiani all'estero». Previsione che è sembrata confermata anche dal premier Silvio Berlusconi: «A seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovremo dire addio al nucleare». Parole giudicate quantomeno intempestive dall'opposizione. «È incredibile e inopportuno - ha detto il coordinatore della segreteria del Pd, Maurizio Migliavacca - che il ministro dell'Interno abbia parlato di proiezioni sul risultato del referendum ad urne ancora aperte».

Anche Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera, ha ribadito che «in queste ultime ore di voto, in cui si gioca il raggiungimento del quorum, è gravissimo, intollerabile ed inaccettabile che Berlusconi interrompa il silenzio elettorale». Il "verdetto" sul quorum, comunque, arriverà dal Viminale nel primo pomeriggio. Giovedì prossimo, poi, è convocato l'ufficio centrale per i referendum della Cassazione a cui spetta la proclamazione ufficiale del risultato: consultazione valida o non valida, vittoria dei sì o dei no. Perché ciascun referendum sia valido, dovrà essere stata ritirata la relativa scheda da almeno la metà più uno degli aventi diritto.


http://www3.lastampa.it/focus/referendum2011/articolo/lstp/406933/

La spinta dei social network per il voto «Se c'è la soglia è merito di Facebook». - di Benedetta Argentieri e Andrea Galli


Il tam tam crea una «massa critica». E ogni elettore diventa attivista Astensione Online anche i gruppi sostenitori dell'astensione: uso strumentale, bisogna disertare i seggi Strategie Inviti alla mobilitazione, offerte, regali, scambi di confidenze: il ruolo della Rete nella campagna per spingere il Paese a «riscoprire» l'istituto del referendum.

MILANO - Per il sì oppure per il no o ancora per l'astensione, fate come volete ma fatelo sapere. Twitter. Le email. Facebook. I blog. Dicono gli esperti che i manifesti elettorali nelle strade sono superati e gli spot televisivi nemmeno più considerati. Da Obama alle rivoluzioni nordafricane fino alla vittoria del sindaco Pisapia a Milano, è Internet che racconta. E spinge, insiste, (s)muove.
Del resto non deriva forse, referendum, dal verbo latino che significa riferire, riportare? Ieri s'è cominciato presto. Maurizio Simonetto informava su Facebook: «Ore 8.35 fatto». E da lì in avanti apriti Rete. Una via l'altro. Sempre e comunque. Alessandra Pizzuto: «Ore 12.30 dopo messa il voto». Leonardo Mastroleo: «Dopo il mare 16.40 missione compiuta». E nel mentre consigli ripetuti («Non sovrapponete le schede, la carta è copiativa»), offerte promozionali (sconti nei negozi, biglietti aerei a prezzi ridotti, e da ultima in Versilia «se ti presenti con il certificato elettorale timbrato ti danno ombrellone sdraio + merenda») e un'infinità, davvero un'infinità di incoraggiamenti. Da corridore all'ultimo tornante. In un senso e nell'altro. «Andate a votare!», «Dai dai dai», «Mandate mail ai vostri conoscenti!», «Citofonate al vicino», e anche naturalmente «se avete dignità votate no», «boicottateli», «state a casa». Come andrà a finire? Antonio Sestomino, classe '91, da Gioia del Colle postava: «Se il quorum viene raggiunto è merito di Facebook». Chiedetegli l'amicizia e magari aggiungerà altro.
Fu molto online la campagna elettorale di Obama. Un'arma vincente. Spiegò Sam Graham-Felsen, «chief blogger» del presidente americano, che il segreto è stato trattare gli utenti d'Internet come parte dello staff. Non censurarli. Piuttosto ascoltare le loro storie. Dar voce, fiato e spazio. Un'operazione rischiosa, per carità. Ha ammesso Roberto Basso, a capo della campagna pro Pisapia, impostata proprio su Internet, che la «Rete non perdona». Nel senso che «ti scruta, esamina. E se necessario ti sbugiarda. Senza pietà». Ha raccontato Carlo Massarini, giornalista e fra i primi a credere in Internet, che è davvero cambiata l'aria. «La maggior parte delle persone sotto i 40 anni non si informa più attraverso la tv. Facebook ha assunto un ruolo chiave. E chi non lo capisce è in posizione di difficoltà».
Su Internet non basta esserci. Bisogna viverci. Per l'occasione sono stati modificati perfino nomi e cognomi. Nei profili sempre su Facebook una si è trasformata in Emanuela referendumquattrosì Giovannini e un altro in Marco antinucleare Galullo. Identificarsi. Per esempio in chi la pensa diversamente. Ecco nascere in Rete un giochino: compilare una lista di persone che probabilmente non voterebbero dopodiché contattarli in tutti i modi e accertarsi che prendano la via del seggio. Non sappiamo se saranno riusciti con Patti Fiorini, che voce forte d'un gruppo pro astensione insisteva: «Non vado a votare per l'uso strumentale e politico dei referendum. Su questioni serie si deve discutere nel modo più condiviso».
Domanda: ma quanti saranno? Nelle ultime settimane centinaia di migliaia di persone hanno usato la Rete per creare una «massa critica». Democrazia 2.0 è una forma di partecipazione diretta del cittadino alla politica. Si realizza grazie a Internet 2.0, piattaforme create per condividere rendendo il navigatore-elettore un protagonista. Sì, dite bene: come con Obama. «Da noi è un trend cominciato con le scorse elezioni amministrative» sostiene Marco Cacciotto, docente di Marketing politico alla Statale di Milano. Video creati dai cittadini, fotomontaggi, elaborazioni grafiche d'ogni sorta. «La creatività diventa un grandissimo strumento di mobilitazione. E sono gli stessi utenti che mandano agli amici link e generano opinione». Ma il vero ingrediente è l'ironia. «Far sorridere è tutto». Perché per la prima volta è cambiata la maniera di far campagna. E il suo pubblico. «Per molti anni», prosegue il professor Cacciotto, «si è pensato che si vince sfruttando gli anziani. Adesso è fondamentale investire su una generazione per anni messa da parte. I giovani». I giovani. I quali, vero, non scendono più in piazza. Quanta poca gente, almeno rispetto alle attese, l'altro giorno a Roma in piazza del Popolo per la chiusura della campagna a favore dei referendum. Drappelli anziché un esercito per un motivo preciso. È stata scelta la piazza virtuale. Dopo Facebook (17,8 milioni di utenti in Italia), Twitter comincia a piacere. E proprio ieri, le parole iohovotato e referendum2011 erano le più inviate. A spedirle politici, attori, cantanti. Un mare di appelli «a prescindere dalla preferenza».
Resta fin troppo ovvio che la Rete non fa miracoli, la realtà è un'altra cosa, e quelli siamo. Avviso ai naviganti di Paola Verdat: «Votato alle 11 io e mia madre... 80 anni... si è dovuta fare le scale a piedi, xkè il seggio era al primo piano... ma ascensore guasto...».

http://www.corriere.it/politica/11_giugno_13/Argentieri-Galli-spinta-social-network_03f4c15e-958e-11e0-822f-1a3a3d1370d0.shtml


E Berlusconi scherza con Netanyahu: ''Il bunga bunga del 1811'



Mentre si contano i partecipanti al referendum, il premier - riferendosi al quadro alle sue spalle che raffigura ilParnaso - chiude così il vertice intergovernativo Italia-Israele di oggi a Villa Madama con il primo ministro israeliano.
(13 giugno 2011)



Feltri torna al Giornale e Sallusti trasloca in sala riunioni. - di Francesco Cafiero


Il Diretùr bergamasco lascia Libero (per la seconda volta) e torna in via Negri (per la terza volta). Dove si comporta come se non se ne fosse mai andato riprendendosi anche la sala più importante, quella che fu di Montanelli. Sullo sfondo la polemica tra il deputato Pdl Antonio Angelucci patron di Libero e Silvio Berlusconi che rivela: "I miei figli vogliono che mi ritiri dalla politica per salvare le aziende".


Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè a Forte dei Marmi

Gerenze e divorzi. “Libero” e “Giornale” di sabato 11 giugno. Il nome di Vittorio Feltri, in qualità di fondatore, compare sotto la testata di “Libero”. La firma però è in prima pagina sul “Giornale” diAlessandro Sallusti (direttore) e Daniela Santanché (concessionaria di pubblicità), soprannominati Olindo e Rosa da Feltri medesimo. Una trama complicata. Per fortuna, si tratta di un film già visto. Feltri che lascia “Libero” (per la seconda volta) e va al “Giornale” (per la terza volta).
La nuova puntata del tormentone inizia due settimane fa, il 30 maggio. È il lunedì nero del Cavaliere che perde a Milano e Napoli. Nemmeno Sallusti sta tanto bene: tre by-pass al cuore. Al terzo piano della redazione del “Giornale” a Milano, in via Negri, arrivano gli operai. Bisogna ricavare un ufficio in più. Al momento il piano è diviso così: il direttore Sallusti nella stanza-monumento che fu di Montanelli, con annessa segreteria; poi i vice De Bellis e Porro; infine la sala riunione. Cominciano i lavori. Si piccona, si abbatte, si restringe, si ridipinge. Al terzo piano c’è un altro inquilino da sistemare. La comparsa degli operai è la conferma più evidente alla voce che circola da giorni sul ritorno di Feltri. Altra scena, altra città. Roma, mercoledì primo giugno. Un lancio di agenzia annuncia: “Pdl: Angelucci lascia gruppo”.

Il deputato berlusconiano Antonio Angelucci detto Tonino è il patriarca della famiglia che controlla “Libero”. Melania Rizzoli, sua amica e collega a Montecitorio, va ripetendo: “Tonino è furibondo”. Furibondo per l’improvviso addio di Feltri ma anche per la sentenza dell’Agcom (il cui consiglio è a maggioranza di destra) che impone a “Libero” di restituire 12 milioni di euro di soldi pubblici e gliene fa perdere altri 6 non incassati ma già messi a bilancio. Agli Angelucci, re delle cliniche, viene contestato di aver preso finanziamenti per due testate: “Libero”, appunto, e “Il Riformista” (poi ceduto).

Venerdì 3 giugno. È l’ultimo giorno di Feltri a “Libero”. Chiuso nella sua stanza batte a macchina la lettera di dimissioni. L’affida alla segretaria che la spedisce via fax ad Arnaldo Rossi, presidente del cda del quotidiano. Il Diretùr bergamasco va via senza salutare nessuno. Né Belpietro, né la redazione, né il direttore generale Cecchetti. Lunedì 6 giugno. Feltri si presenta al “Giornale” e conduce la riunione del mattino. Chi c’era commenta: “Si è comportato come se fosse andato via il giorno prima”. Feltri torna da editorialista ma si muove da direttore. Sallusti gli cede la stanza ed è costretto a traslocare nell’ufficio ricavato dalla sala riunioni. Ma alla redazione Olindo si dice “contentissimo e rincuorato”. Al punto che l’amico ritrovato Vittorio “mi aiuterà a guarire il cuore”.Rosa, raccontano, approva. A “Libero” si vendicano così: “Azouz-Feltri è tornato da Rosa e Olindo”. Il Diretùr accoglie e boccia proposte di articoli, con lui tornano le prime pagine “squadrate come se fossero disegnate da un grafico bulgaro”.

Giovedì 9 giugno. Antonio Angelucci, accompagnato dal figlio prediletto Giampaolo, va a Palazzo Grazioli, la residenza romana di Berlusconi. All’uscita, sibila: “Andare via dal Pdl? Mai dire mai”. Il deputato gioca ancora con le minacce di rottura. In realtà, il colloquio con il premier sarebbe andato molto bene. Il chiarimento tocca varie questioni, compresa la sentenza Agcom. Il sospetto è che Feltri, azionista di “Libero” con il 10 per cento (pacchetto dal valore di 11mila euro), abbia fiutato il crac e sia scappato via. B. è accomodante, come al solito: “Tonino ti giuro che non sapevo nulla del ritorno di Feltri al Giornale”. Il Cavaliere si confida anche: “I miei figli vogliono che mi ritiri dalla politica per salvare le aziende”.

Sulla sentenza Agcom, poi, viene coinvolto con una telefonata anche Cesare Previti, tuttora ascoltato nell’inner circle di Palazzo Grazioli. Tra cavilli e tecnicismi il ricorso al Tar potrebbe far ben sperare. Gli Angelucci si sono sbarazzati del “Riformista” e potrebbero fare l’en plein: non restituire i 12 milioni e riprendersi i 6 previsti. Chissà. Senza dimenticare gli ottimi rapporti con il triumviro-banchiere del Pdl Denis Verdini, cui il deputato-patriarca Angelucci ha prestato 15 milioni di euro per i guai del Credito Cooperativo Fiorentino.

Venerdì 10 giugno. Feltri verga il suo primo articolo da editorialista-direttore del “Giornale”. Altra battuta maligna a “Libero”: “Per il momento non abbiamo perso copie. Feltri è uscito talmente in sordina che nessuno se n’è accorto”. Alla prossima puntata di “Casa Olindo”.