martedì 14 giugno 2011

Il nucleare francese non è sicuro. - di Leonardo Martinelli


Dalla poca protezione degli impianti di fronte a possibili attentati, agli orari di lavoro del personale impiegato nelle centrali, fino al meccanismo dei subappalti nella manutenzione. La poca attenzione alla sicurezza delle autorità di Parigi sta incrinando anche il fronte pro-atomo d'Oltralpe.


L'impianto di riprocessamento delle scorie di La Hague

Mentre l’Italia per la seconda volta in meno di 25 anni dice No all’energia prodotta dall’atomo, sul fronte della sicurezza nucleare francese arrivano notizie inquietanti. Soprattutto alla luce del disastro di Fukushima.

La prima. A La Hague, ridente paesino sulla costa della Normandia, esiste il più grosso impianto francese di smaltimento dei residui atomici, gestito da Areva, uno dei colossi (pubblici) del nucleare made in France. Lì arrivano, anche le scorie italiane. Ebbene, quel sito è a rischio.

A rompere il tabù che avvolge la brumosa (di nome e di fatto) La Hague c’è voluto un intraprendente pensionato, Guislain Quetel, 35 anni trascorsi lì dentro come tecnico responsabile della prevenzione contro le irradiazioni. Quetel, nei giorni scorsi, una volta lasciata l’azienda, ha convocato giornalisti, sindacalisti, politici locali per compiere una sorta di “outing”. Criticando “l’insufficiente sicurezza” del sito. Secondo lui, Areva dovrebbe costruire intorno all’impianto “una cattedrale di cemento” a difesa di eventuali atti terroristici e non limitarsi alla protezione metallica attuale. “Se solo venisse lanciato un proiettile esplosivo contro certe sezioni interne del centro, che contengono gli scarti di almeno un centinaio di reattori – ha sottolineato l’ex tecnico -, si provocherebbe una tragedia peggiore di quella di Fukushima”. Da sottolineare: Quetel resta un pro nucleare, niente di più.

Le polemiche non finiscono qui. Passiamo a Edf, l’altro colosso pubblico energetico, che gestisce i58 reattori nucleari attivi del Paese (e che avrebbe voluto costruirne altri quattro con l’Enel in Italia). Sta pianificando di allungare i turni dei propri operai e tecnici per ridurre le fasi di blocco operativo delle sue centrali, a scapito della sicurezza. La novità sta scatenando un putiferio. E non solo da parte dei soliti “esagerati” militanti ecologisti, ma perfino di esperti del settore e dipendenti di Edf, assolutamente pro nucleare.

E’ stato il quotidiano Le Parisien a scovare una lettera in cui Philippe Druelle, vicedirettore della produzione atomica di Edf, chiede agli ispettori dell’Autorità di sicurezza nucleare delle “deroghe sulla durata massima del lavoro dei nostri dipendenti”. In sostanza l’obiettivo è di portare i turni fino a 12 ore al giorno e il numero di quelle complessivamente lavorate in una settimana a 78 (in Francia ci si ferma, secondo la legge, a 35). Edf vuole ricorrere a questa possibilità nelle fasi in cui i reattori restano fermi per poter svuotarli dal combustibile utilizzato e per compiere i necessari lavori di manutenzione. Insomma, si vogliono restringere i periodi di inattività, nei quali l’azienda non guadagna soldi.

Questo tipo di interventi viene ormai realizzato da imprese subfornitrici. E su questo punto già esistono timori e polemiche. “E’ dalla fine degli anni 80 che si è iniziato progressivamente a coinvolgere le società esterne a Edf, per ridurre i costi – sottolinea Anne Salmon, sociologa, autrice di “Le travail sous haute tension” e specialista del settore energetico – Tutto questo comporta grossi rischi perché ormai siamo alla subfornitura ‘a catena’. Edf stipula un contratto con un’impresa, che sua volta si accorda con un’altra per una parte dei lavori e così via. E per attività estremamente delicate. Ebbene, alla fine Edf non sa neanche chi entra nelle sue centrali”.

Ora, però, a questo problema se ne aggiunge un altro. I dipendenti del gruppo pubblico devono comunque controllare il lavoro dei subfornitori. Ma, spesso, con i turni normali i tempi si allungano (i blocchi durano fra uno e tre mesi). Con la nuova deroga richiesta, invece, estendendo i turni, Edf potrebbe restringere la durata dell’inattività. Va detto che sabato, i vertici di Edf hanno smentito le rivelazioni del Parisien, sottolineando che “in merito è in corso una trattativa con i sindacati”. Che, però, si sono fatti subito sentire (polemicamente) sull’argomento. “Edf si sta organizzando per legalizzare delle derive orarie inaccettabili e pericolose per i dipendenti. E dunque per la sicurezza nucleare”, si legge in un documento della Cgt, la forza più rappresentata all’interno di Edf, equivalente in Francia della Cgil.

Fabrice Guyon, tecnico nucleare del gruppo da 17 anni, spiega che “dal 2004 l’azienda ha cercato di cambiare i ritmi del lavoro. E la nozione del profitto a ogni costo ha iniziato a inserirsi nello spirito dell’impresa. Bisogna ormai garantire la redditività a ogni prezzo”. “Farci lavorare dodici ore di fila – continua – è aberrante. Perché oltre un certo limite di tempo non si ha più il livello d’attenzione necessario”. Guyon crede ancora nel nucleare civile, “ma la migliore garanzia della sicurezza è un personale motivato e che lavori nelle migliori condizioni. Il discorso vale pure per i subfornitori”.

Ultimo aggiornamento dal fronte nucleare francese. A pochi chilometri di La Hague, Edf possiede la più grossa centrale di Francia. E lì sta costruendo, assieme all’italiana Enel, un Epr, reattore potentissimo di terza generazione, del tipo di quelli previsti, e poi bocciati dagli italiani, da Berlusconi in Italia. Sabato scorso, in quel cantiere, è morto un lavoratore di 32 anni, precipitato giù da alcune decine di metri di altezza. Era, ovviamente, il dipendente di un’impresa sufornitrice, la Endel. Un altro, di 37 anni, era deceduto il 24 gennaio scorso, in condizioni simili. Un operaio della Normétal. Altro sufornitore di Edf.



Addio all’Asinara, si arrende l’Isola dei cassintegrati. - di Luca Telese




Gli operai della Vinyls hanno lasciato le celle occupate quindici mesi fa. Dopo più di un anno di protesta, dimenticati da tutti tranne che da Napolitano, ora aspettano un incontro col governo, ma senza troppe illusioni

Alla fine se n’è andato anche Pietro Marongiu detto “il tiranno”. Barba ruvida come l’accendizolfo cartavetrato di una scatola di fiammiferi, toni calorosi e carattere granitico. Alla fine se n’è andato pure lui, l’ultimo cocciuto protagonista dell’ “Isola dei cassintegrati”. Alla fine – dunque – gli operai della Vinyls hanno lasciato le celle dell’Asinara occupate quindici mesi fa. Che bello sapere che il governo ha preso degli impegni chiari e li ha mantenuti. Che il Pd ha sostenuto la protesta. E che la sinistra radicale ha portato ovunque la bandiera di questa bella lotta. Sarebbe bello, davvero, ma non è andata così.

Il governo ha fatto l’ennesima figura barbina, il Pd ha fatto una visita pro-forma dopo il successo dei cassintegrati ad Annozero (e poi è scomparso), la sinistra radicale (in tutte le sue forme) si è scordata di questi operai, il presidente della Regione ha detto tutto e il contrario di tutto (e non ha combinato un tubo).

L’unica istituzione a farsi carico di questo dramma è il comune di Porto Torres. Anzi, il sindacoBeniamino Scarpa, che nella sala del Consiglio comunale scuote la testa e dice: “Ho paura per la crisi che si sta per abbattere sul nostro territorio. Questa città è una bomba innescata”. Ha ragione. Dopo il cosiddetto accordo sulla “Chimica verde” (ottime prospettive nel futuro, molti dubbi sul presente) l’Eni ha ottenuto di chiudere (a giugno) il Petrolchimico della città. È come un grande serbatoio di rabbia che potrebbe esplodere da un momento all’altro. A Porto Marghera c’è la stessa rabbia e nessuna speranza: lì la Vinyls chiuderà – come ha scritto il web-portavoce dei cassintegrati Michele Azzu – “Senza nemmeno lo straccio di una promessa chiara”.

Resterà leggendario l’ottimismo del neo-ministro Romani. Il suo predecessore, Claudio Scajola, era riuscito nel formidabile record di dare le dimissioni (per la casa “a sua insaputa”) il giorno stesso in cui doveva chiudersi la trattativa per cedere la Vinyls alla Ramco. Così la ditta araba è scomparsa, e si è aperta una nuova trattativa con un nuovo gruppo, il fondo Gita. Il ministro sbarca in Sardegna, sfodera un sorriso smagliante e assicura: “Il gruppo è credibile, i soldi ci sono, lo abbiamo verificato. Altrimenti sarei un pirla a darvi questa rassicurazione, no?”. Infatti, subito dopo l’annuncio ufficiale dell’acquisto e della trattativa giunta a buon fine, sono scomparsi sia il ministro che i compratori.

A Porto Marghera (dove ci sono gli stabilimenti gemelli della società) c’è un operaio in sciopero della fame. Mentre se in Sardegna non è ancora esplosa la rabbia degli operai Vinyls è perché il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 7 giugno, ha incontrato i lavoratori della ditta chimica e li ha incoraggiati, assicurando loro che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere. Ma cosa può fare anche un presidente della Repubblica quando tutta la classe dirigente di un paese latita?

L’accordo “Chimica verde”, dunque (visto che la chiusura del petrolchimico sottrae le materie prime necessarie alla Vinyls per chiudere il ciclo del Pvc e la condanna virtualmente a morte) resta l’unica speranza. Il piano annunciato dall’ Eni, sottoscritto da sindacati nazionali, governo, regione e comune, dovrebbe portare (secondo il protocollo di intesa) 740 milioni di investimenti e favorire la nascita del primo eco-impianto d’Europa. Perché proprio in Sardegna? Perché Porto Torres (lo avevano capito i romani) ha una posizione invidiabile che lo collega via mare a tutto il mediterraneo. Perché nell’area del Petrochimico dismesso ci sono infrastrutture titaniche abbandonate che nessun’altra area industriale possiede, perché la Nurra, la splendida campagna di vegetazione selvaggia che circonda Porto Torres ha le condizioni ideali per coltivare i vegetali (ad esempio i cardi) che dovrebbe servire come materia prima di un ciclo integrato per produrre la bioplastica del futuro, quella di cui le nuove buste derivate dalla soia sono un assaggio. Ma dietro le promesse si affollano gli interrogativi.

Già per tre volte in passato l’Eni ha firmato protocollo solenni che poi ha disatteso. E non è ancora chiaro quanti anni ci vorranno (cinque?) perché lo stabilimento si attivi. E infine, come spiega il sindaco Scarpa, c’è il nodo delle bonifiche (530 milioni di euro già promessi da Eni), che dovrebbero rigenerare un territorio avvelenato da quarant’anni di cracking: “L’Eni – spiega il sindaco Scarpa – dice di aver già stanziato i soldi per realizzarle, ma i depuratori non sono ancora a regime. C’è un progetto delicatissimo sulla cosiddetta collina dei veleni di Minciaredda [una discarica chimica abusiva, ndr.] e noi abbiamo chiesto che per tutte queste opere siano impiegati gli operai rimasti senza lavoro”.

Il timore del sindaco è un altro. Non solo quello per gli operai del petrolchimico (coperti dalla cassa integrazione) ma quello per i 500 lavoratori dell’indotto che restano (per ora) senza tutele: “Bisognerebbe affidare subito anche a loro, e a quelli della Vinyls le bonifiche e realizzazione dei nuovi impianti”. Porto Torres è l’unico porto di 400 ettari con 15 metri di fondale: “Se l’Eni liberasse queste aree come ha promesso nell’accordo – spiega il sindaco – si può costruire un futuro”. Il 22 giugno un nuovo incontro con governo ed Eni a Cagliari. Un nuovo segno sul calendario a cui appendere una speranza, in un terra che è stata abituata alle false promesse. Ma non si è mai rassegnata alle menzogne.





Totti commenta il risultato dei referendum.







lunedì 13 giugno 2011

Basta Bunga Bunga. - DI ARIEL LEVY -


Berlusconi è lo Hugh Hefner in declino della nazione, criticato e ammirato per il suo edonismo – eccetto per il fatto che il suo ruolo dovrebbe essere quello di governare il paese.

Nel 2008 durante la sua quarta campagna elettorale per diventare Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi ha rilasciato un video in cui una bellissima donna bionda, in piedi in un alimentari dietro un pila di banane, canta “C’è un grande sogno che vive in noi”. Una schiera di donne canta a squarciagola in coro insieme sotto un cielo senza nuvole: “Menomale che Silvio c’è”. Altre donne in varie situazioni si uniscono al canto: una giovane madre in uno studio pediatrico, circondata da infermiere, una brunetta in un salone di bellezza, vestita da lavoro in una camiciola che le copre appena il seno.

Agli occhi degli americani, lo spot sembra una parodia, o forse un nuovo tipo di pornografia musicale che sta per sfociare in carnalità. Il finale mostra un ardente e giovane istruttore di nuoto che canta a una piscina piena di donne in costume: “Canto così con quella forza che ha solamente chi è puro di mente: Presidente, siamo con te!”

Questi giorni, sarebbe servita una mente inusualmente pura per guardare quella piscina piena di giovani donne senza immaginare la piscina della proprietà di Berlusconi, ad Arcore, appena fuori Milano. Insieme alla discoteca nel semi-interrato e alle stanze da letto al piano di sopra, la piscina compare quasi ogni giorno nei quotidiani italiani come uno dei luoghi dove il presidente avrebbe ospitato dozzine di orge o, come sono note al resto del mondo, Bunga Bunga. (C’è un dibattito acceso sull’origine del termine. Alcuni dicono che Berlusconi l’abbia preso da Mu’ammar Gheddafi – suo amico, fino a qualche tempo fa. Altri citano una barzelletta scurrile ambientata in Africa). I bunga bunga sono una fonte di umiliazione per molti italiani, e di humor per altri, incluso il “Presidente”, come Berlusconi viene chiamato. Non molto tempo fa, Berlusconi, durante una riunione del Movimento per la Responsabilità Nazionale, ha detto, nel sentire il tema della sua canzone: “I miei complimenti per il vostro inno. Lo userò come una delle mie canzoni per i bunga bunga!”.

Berlusconi ha sempre dato l’impressione di essere soddisfatto di sé. Nel 2006, ha dato consigli agli italiani che vivono sotto la soglia della povertà: “Fate come faccio io e guadagnate più soldi!” (Il suo patrimonio è stimato intorno ai nove miliardi di dollari). Si è descritto come “il migliore al mondo – tutti gli altri leader mondiali vorrebbero essere tanto bravi quanto me”. Recentemente, tuttavia, la sua spavalderia suona sempre più fuori luogo. L’economia italiana è in stallo e la disoccupazione è al 8,4%. Nel 2009 è stato criticato aspramente per la sua inadeguata risposta al terremoto in Arbuzzo, che ha ucciso più di 300 persone e lasciato 70mila senzatetto. Lo scorso luglio, Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati e indispesabile alleato per 16 anni, lo ha abbandonato per formare il proprio partito. E poi è arrivata Ruby.

Lo scorso autunno si è saputo che il Presidente del Consiglio era sotto inchiesta per aver pagato per fare sesso con una minorenne ballerina del ventre chiamata Kaarima el Mahroug – meglio conosciuta con il suo nome d’arte Ruby Rubacuori – e per essere intervenuto in suo favore quando fu arrestata per aver rubato del denaro alla sua compagna di stanza. Berlusconi sostiene di non avere mai fatto sesso con lei, e che in ogni modo lei le avrebbe detto di avere 24 anni. Ha ammesso di averle dato migliaia di euro alla fine della prima serata ad Arcore – e decine di migliaia dopo, ma insiste nel dire che questi sono stati innocenti atti di generosità. Ha indotto la polizia di rilasciarla, dice, perché pensava che fosse la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak: voleva evitare attriti nelle relazioni diplomatiche (Mahroug, nata in Marocco e cresciuta in Sicilia, non è in alcun modo parente di Mubarak).

Dopo che la storia è emersa, altre donne sono intervenute a raccontare le notti di Arcore. Una prostituta 27enne dal nome Nadia Macrì descrive Berlusconi disteso nel suo letto, servito da donne in rapida successione. “Lui diceva: ‘la prossima prego’, e a volte eravamo tutti insieme nella piscina dove si faceva sesso”. Berlusconi ha negato il racconto della Macrì, la cui credibilità è stata messa in questione. Macrì è la star di un nuovo film per adulti chiamato ‘Bunga Bunga 3D”.

Rubygate, come viene chiamato lo scandalo, è diventato sempre più lurido. Due amici di Berlusconi, Emilio Fede – il conduttore dello show televisivo “TG4”, trasmesso su una delle tre reti di proprietà di Berlusconi – e l’agente di spettacolo Dario (Lele) Mora sono accusati di gestire un giro di prostituzione per soddisfare le elaborate aspettative erotiche del Presidente del Consiglio, con l’aiuto di Nicole Minetti, una 26enne ex-igienista dentale, show-girl e forse amante di Berlusconi. (Tutti e tre si sono dichiarati non colpevoli). Per mesi, l’ufficio del procuratore di Milano ha intercettato i telefoni usati da Berlusconi e dai suoi associati, e le ventimila pagine di documenti riguardanti il Rubygate sono arrivati sui quotidiani italiani. L’immagine che ne è uscita è quella di un imperatore anziano, circondato da un harem di donne attraenti pagate per decorare la sua tavola, alimentare il suo ego e danzargli intorno in mutande. Berlusconi è lo Hugh Hefner italiano in declino, criticato e ammirato per la sua lealtà ai propri appetiti – tranne per il fatto che il suo ruolo sarebbe quello di governare il Paese.

La mattina del 6 aprile, il giorno dell’apertura del processo a Berlusconi per induzione alla prostituzione di una minorenne e per abuso di potere, dozzine di donne si sono radunate di fronte al palazzo di giustizia di Milano. Non stavano ringraziando il cielo per l’esistenza di Silvio. Molte portavano bouquet dai colori della bandiera italiana e mostravano un grande manifesto con scritto: “Magistrati, non vi arrendete! Siamo con voi!”. Antonietta Bergamo, una casalinga sulla sessantina, indossava un cartello con queste parole scritte a mano: “Dittatori, prostitute, droga, evasione fiscale, Mafia, abusi sessuali – al nostro Berlusconi non manca nulla!”. C’erano anche uomini fra i dimostranti; uno sosteneva un cartello con l’immagine di Hello Kitty, emblema delle concubine minorenni di Berlusconi, con scritto: “Sono una minorenne… Presidente Berlusconi, non sono una tua proprietà!”.

Berlusconi ha schivato 24 processi dal suo primo incarico nel 1994, e non si è presentato alla sentenza quel giorno. Anche Karima el Mahroug ha rifiutato di presentarsi come parte civile. (Non ha subito danni finanziari derivanti dalla sua visita ad Arcore” mi ha detto il suo avvocato Paola Boccardi. “Ma ha subito danni d’immagine da parte dei media. Signori 50enni la fermano per strada e le dicono “Facciamo Bunga Bunga insieme”). Al posto di Ruby c’era Valeria Ajovalasit, presidente di un’organizzazione italiana di donne chiamata Arcidonna. Era venuta con i suoi avvocati per fare causa “a nome di tutte le donne” la cui dignità, ha dichiarato, è stata danneggiata dal comportamento del Presidente del Consiglio.

Da entrambi i lati della sala d’udienza c’erano celle usate per gli imputati nei processi alla Mafia. Sulla parete di fronte un mosaico che mostra la Verità, la Giustizia e la Legge come tre donne. Per caso, quel giorno anche i giudici di Berlusconi erano donne: i tre giudici e il procuratore capo, Ilda Boccassini – rossa di capelli, con orecchini rossi, occhiali da gatto rossi e un bracciale gigante rosso, come accessori al suo vestito nero. Sono bastati 7 minuti ai giudici per aggiornare il processo al 31 maggio, per evere il tempo per analizzare la legittimità della mozione di Arcidonna di costituirsi come parte civile.

“Ilda la Rossa” – come la Boccassini viene spesso chiamata dalla stampa (per le sue tendenze apparentemente di sinistra e per i capelli) – ha agito contro Berlusconi in molti processi, e quella mattina Il Giornale, quotidiano di proprietà del fratello di Berlusconi, Paolo, mostrava in prima pagina una sua fotografia ben poco lusinghiera. C’era un suo enorme ingrandimento in una tenda bianca dall’altro lato della strada del palazzo di Giustizia, dove una folla di seguaci di Berlusconi stava conducendo la propria protesta contro le donne della corte, accusate di nutrire rancori politici. “Per 17 anni Berlusconi è stato attaccato dai magistrati – questa è solo la punta dell’iceberg”, dichiara Marco Bestetti, un 23enne studente di legge. Era venuto con altri giovani supporter del Popolo delle Libertà (PDL), il partito politico di Berlusconi. “Boccassini nutre un odio personale verso di lui”, conclude Bestetti. Un meccanico di nome Massimo aveva una spiegazione diversa per il raggruppamento. “Siamo qui perché ci danno lasagne e torta”, ha dichiarato, ma ha anche aggiunto che era contrario ai giudici attivisti: “Il Presidente non è necessariamente un uomo equilibrato, ma dobbiamo discutere le cose democraticamente”.

Altri appassionati di Berlusconi nella tenda erano lì non per proteggere la democrazia, ma per difendere la loro visione della prerogativa maschie. Un affabile 75enne di nome Michele Lecce, vestito con un fresco maglione azzurro sotto una giacca blu, ha spiegato: “Se una donna si avvicina senza vestiti, con le tette al vento, non si può dire commetti violenza”. Lecce, un ex-leader del sindacato in pensione, ha dichiarato di considerare Berlusconi “un uomo brillante” aggiungendo malinconicamente: “Se solo avessi i soldi che ha lui, sarei in vetta, circondato da bellissime ragazze. Forse poi cadrei, ma sarebbe un bellissimo modo di andarmene!”. Ha sorriso affabilmente e ha urlato ai dimostranti sull’altro lato della strada: “Siete tutti gay! Qui abbiamo gli uomini che fottono!”. Poi si è girato verso di me dicendo: “Vedo che sei una ragazza – voglio baciarti!” Mi ha dato un bacio sulla guancia e ha concluso felicemente: “Questa è natura!”

La sensazione che Berlusconi sia semplicemente un uomo naturale, uno che sembra essere eccezionalmente bravo nell’essere maschio, ha costituito una parte importante del suo successo. Per tutta la sua carriera – come cantante su navi da crociera, promotore immobiliare, magnate dei media e infine politico – è riuscito a convincere gli italiani di essere una persona con cui si possono relazionare e che possono aspirare a emulare. Molti uomini ancora pensano che sia stato attaccato per il fatto di essere irresistibile per le donne (come anche loro vorrebbero essere) e semplicemente umano, corruttibile dal peccato (proprio come loro). “E’ sulla stessa lunghezza d’onda della gente”, mi ha detto uno degli amici di Berlusconi. “Ride quando loro ridono”.

Berlusconi si è ben guardato dall’esprimere alcun rimorso. Una settimana prima dell’apertura del processo Rubygate, si è recato a Lampedusa, una piccola isola al largo della Sicilia dove decine di migliaia di rifugiati africani sono approdati negli ultimi mesi. Ha detto alla folla che si era raccolta lì: “Avete sentito gli ultimi sondaggi? Hanno chiesto alle donne tra i 20 e i 30 anni se vogliono fare l’amore con Berlusconi. Il 33% ha detto si! Il 67% ha detto ‘Di nuovo?’”

Il numero più pertinente riguardante Berlusconi e le donne è il suo indice di popolarità tra le donne italiane, che è sceso al 27% – dal 48% di appena un anno fa. “Ma loro perdonano” ha dichiarato una di queste mattine nel suo elegante ufficio milanese Fedele Confalonieri, vecchio amico del Presidente del Consiglio e presidente di Mediaset, una delle sue compagnie. “Le donne lo perdonano per l’accaduto perché, come posso dire?, lui è naturale”. Confalonieri è un uomo calvo con umidi occhi azzurri, dai modi dignitosi, e una certa inclinazione a citare Shakespeare e l’opera. (E’ presidente dell’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala.)

Confalonieri ha affermato che Berlusconi ha il più grande rispetto per le donne, e che è sempre stato tremendamente popolare con esse, sin da quando i due uomini diventarono amici a 16 anni a Milano. Erano insieme in una band, e a un certo punto Confalonieri cacciò Berlusconi “per questioni di donne”, mi ha detto, intendendo che Berlusconi conquistava sempre ragazze. “Era molto bello. Ora è un po’ – come posso dire? – fatiscente. Come un edificio”. Confalonieri si è fatto una risata. “Era davvero una bella specie di crooner: come Frank Sinatra, Pat Boone, questo tipo, e anche canzoni francesi, alla Yves Montand. Gli piaceva andare a ballare con le ragazze.” Confalonieri era con Berlusconi quando nel 1980 ha incontrato Veronica Lario, che diventò la sua seconda moglie. (Al tempo, era ancora sposato con Carla Dall’Oglio, con cui ha avuto due figli). Confalonieri la ricorda come una “storia bellissima”. La Lario, un’attrice, stava recitando in un teatro di proprietà di Berlusconi. “Stava recitando ‘Le Cocu Maginifique’ di uno scrittore belga. Ricordo che c’era una scena in cui lei … ” Confalonieri mima l’apertura della camicia. “E le aveva davvero bellissime” mi ha detto, in tutta onestà. “Bellissime tette. E lui si è innamorato”.

Berlusconi ha sempre creduto che “la politica è come corteggiare le donne: bisogna confonderle”. Questa tecnica del fascino coercitivo, della seduzione attraverso una certa destrezza di mano, è uno dei suoi marchi. A Lampedusa, ha detto ai locali che avrebbe ripulito l’isola dagli immigrati entro 60 ore, cosa che non è accaduta, e che avrebbe comprato una casa lì, cosa che non ha fatto. “Ora sono uno di voi!” ha detto, e la folla lo ha acclamato. Questo tipo di disonestà informale è ciò a cui Giuliano Ferrara, amico di Berlusconi ed ex-membro del Governo, si riferiva quando mi ha detto: “Le sue bugie sono come le bugie di un bambino: viene preso con le mani nel pacco di biscotti e dice ‘Non ho mai mangiato un biscotto in tutta la mia vita’”. Fino a poco tempo fa, molti italiani hanno perdonato la relazione “aperta” di Berlusconi con la verità. In un paese che ha portato a lungo il carico di una burocrazia quasi perversa, c’è poco disprezzo per l’astuto imbroglione: gli italiani evadono le tasse per un quarto dell’economia.

Forse il più famoso esempio di “strappo alla regola” berlusconiano – e certamente quello con i risultati più popolari – è stato la sua presa di controllo della TV italiana. La televisione fu introdotta in Italia nel 1954 con un singolo canale, RAI, amministrato dall’allora predominante Partito Democratico Cristiano; il momento culmine della programmazione era la Messa domenicale del Papa, che viene ancora trasmessa. Per decenni, il governo ha controllato la televisione: negli anni ‘70 fu assegnata ai partiti politici la copertura nei telegiornali in proporzione esatta ai voti ottenuti in Parlamento. Poi nel 1976 la corte suprema italiana ha legiferato che le trasmissioni private potevano essere trasmesse a livello locale. Berlusconi, che aveva fatto una fortuna costruendo complessi abitativi suburbani, cominciò a comprare stazioni locali e trasmettere lo stesso contenuto in tutte. Al fine di rispettare le direttive della sentenza della corte, sfasava le trasmissioni per qualche secondo su ogni rete.

Tecnicamente, queste erano trasmissioni locali; in realtà, come Berlusconi rese chiaro ai pubblicitari, disponeva di un mercato nazionale che riempì di programmi americani come “Dallas”, “Dinasty” e “Falcon Crest” – storie di sesso e soldi che promuovevano valori contrari a quelli della classe politica al potere, sia i Democratici Cristiani rigidamente cattolici sia i Comunisti anti-materialisti. Sulla RAI, la rete controllata dallo stato, “non si poteva promuovere cibo per animali, perché era visto in qualche modo come immorale in un mondo dove i bambini morivano di fame” ha detto il magnate pubblicitario italiano Giulio Malgara al giornalista Alexander Stille per il suo libro “Il sacco di Roma”. “L’Italia aveva una cultura di austerità” aveva detto. ‘Ricco’ era considerata una parola sporca; non volevano creare incentivi al consumo”. Berlusconi, comunque, credeva che esistevano appetiti da alimentare e soddisfare, e importò sia l’intrattenimento di tipo americano sia il contorno pubblicitario che lo supportava. “Sono a favore di tutto ciò che è americano anche prima di sapere cos’è” ha dichiarato una volta al Times.

Ma anche il più permissivo dei pubblici americani si potrebbe infastidire per la visione della sessualità femminile che Berlusconi ha comunicato attraverso il proprio monopolio televisivo in tutti questi anni. In “Colpo Grosso”, un gioco televisivo che veniva trasmesso alla fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90, i contendenti dovevano togliersi un indumento se sbagliavano una risposta, e l’inevitabile conclusione era una mostra di donne in topless, che arrossivano e cercavano di coprirsi con le mani. (Lo spettacolo aveva come protagoniste anche le ragazze Cin Cin, ballerine notoriamente incapaci in costumi succinti e tacchi alti, che cantavano stonate, con facce vacue). “Buona Domenica”, che viene ancora trasmesso, propone giovani donne in vestiti aderenti che vengono spinte in una cabina da doccia trasparente per essere bagnate di fronte al pubblico in diretta. Durante un episodio, il presentatore ha spiegato a un’ospite, “Non lo faccio per me, ma per gli uomini italiani, eccoti la doccia”. Durante la maggior parte degli episodi di “Libero”, una donna è intrappolata sotto un tavolo in Plexiglas, come un animale in gabbia. Se l’unica informazione sulle donne provenisse dai canali di Berlusconi, molto probabilmente si concluderebbe che esistono solo per essere sessualmente umiliate in pubblico. Su “Scherzi a parte” una donna in slip è stata appesa a un uncino per la carne insieme a centinaia di prosciutti mentre un uomo vestito da macellaio le stampa un timbro “Scade il” sul sedere.

Eppure quando Berlusconi ha vinto la sua prima elezione, nel 1994, la maggioranza dei suoi voti proveniva proprio dalle donne. Era l’uomo più ricco d’Italia e si presentava come l’eroe che poteva salvare l’Italia dal caos politico. (Il Cavaliere è uno dei suoi soprannomi). Negli anni precedenti la sua elezione, la magistratura italiana aveva iniziato una vasta campagna contro la corruzione. Nel celebre processo Mani Pulite, 5000 italiani di ogni ideologia furono accusati, e un terzo dei deputati in parlamento fu indagato per aver accettato tangenti. Il partito Socialista e la Democrazia Cristiana furono efficacemente cancellate, e per una volta sembrava che la magistratura sarebbe diventata la più potente forza nel Paese.

Quando Berlusconi entrò in politica, dichiara Confalonieri, i magistrati lo videro come un usurpatore: “Sentivano che Berlusconi aveva fatto un colpo di stato, usando i propri canali televisivi come armi, come carri armati”. Berlusconi aveva usato il proprio status di outsider per avvantaggiarsi con i votanti, che avevano finito per associare il governo con il tradimento. “Usiamo una metafora del mondo del marketing: Berlusconi percepiva una sorta di vuoto nella politica italiana”, dice Confalonieri. “Berlusconi aveva capito nel ‘93 che c’era, in campo politico, solo una bevanda amara, non ce n’erano di dolci”. Berlusconi si presentò come la bibita frizzante che avrebbe portato via il sapore spiacevole lasciato dai processi. “Non dimentichiamo che viene dallo show business. Sa come ammaliare le persone. Ecco perché molte donne lo amano.”

Berlusconi al potere sembrava determinato a offrire prova letterale del mantra femminista americano “Il personale è politico”. Offrì ruoli politici a molte donne che avevano iniziato come showgirl nei suoi programmi; si sospettava che alcune fossero sue amanti. Più notoriamente, nel marzo 2010, assicurò una posizione nel potente Consiglio della Regione Lombardia a Nicole Minetti, un’ex-ballerina dello show “Colorado Café” ora accusata di fornirgli prostitute. Gabriella Carlucci, presentatrice di molti programmi di Berlusconi, è diventata deputato in Parlamento ed ora è sindaco di Margherita di Savoia, una città pugliese. Il Ministro delle pari opportunità Mara Carfagna era stata in precedenza una modella televisiva in topless; una famosa foto la ritrae imprigionata, nuda, in una rete da pesca. Nel 2007, prima che Berlusconi portasse la Carfagna al governo, le disse in pubblico “Se non fossi già sposato, ti sposerei subito”. Poco dopo questo episodio, il quotidiano di sinistra La Repubblica pubblicò una lettera da parte di Veronica Lario, in cui la donna si lamentava che, “data la sua età, il suo ruolo politico e sociale, il contesto familiare” – lei e Berlusconi hanno tre figli – il commento era inaccettabile. “Questo tipo di comportamento ha danneggiato la mia dignità come donna, che dovrebbe essere invece un esempio per i nostri figli”, scrive la Lario. Berlusconi rispose con una scusa pubblica: “La tua dignità non ha niente a che fare con questo. La conservo come un prezioso dono nel mio cuore, anche se faccio battute irresponsabili o commenti cavallereschi. Conclude firmando “Un bacio grande, Silvio”.

Nell’aprile del 2009, Berlusconi annunciò le sue nomine al Parlamento Europeo. Includevano una modella di biancheria intima, una star della versione italiana del reality show “Grande Fratello”, una star delle soap opera e un’ex contendente al titolo di Miss Italia. (Berlusconi spiegò che voleva “visi freschi” e non i politici “maleodoranti e vestiti male” della sinistra). La Lario rilasciò una dichiarazione che diceva “Tutto questo è per sostenere il godimento dell’Imperatore. Cosa ne viene fuori è spazzatura vergognosa, tutto in nome del potere”. Non molto tempo dopo, Berlusconi fu fotografato alla festa di 18 anni di una modella di biancheria intima dal nome Noemi Letizia. La Lario avviò le procedure per il divorzio a maggio del 2009, dicendo che suo marito non stava bene e che non poteva perdonare un uomo che “frequentava minorenni”. Confalonieri disse “In questo caso, bisogna prendere con le pinze la reazione di una moglie incavolata – e lei ne ha di ragioni per esserlo! – ma quello che dice non è vero, se si guarda al periodo Berlusconiano riguardante le donne.” Continua: “Loro – La Repubblica e gli altri – vogliono far sembrare che la televisione di Berlusconi sia contro le donne. La televisione non è contro le donne! Guardate Canale 5”, una delle reti controllate da Mediaset. “Si comincia la mattina con il primo programma che ha una conduttrice” dice Confalonieri. “A Striscia la Notizia c’è una donna”. Infatti, ci sono in genere due donne a “Striscia La Notizia”, un programma molto popolare. Le donne, chiamate veline, che significa “pezzetto di carta” passano tutto il programma in posa su una scrivania, mentre i conduttori sono seduti dietro discutendo eventi del giorno. A volte le veline strisciano sul pavimento indossando perizomi.

Confalonieri ha liquidato il processo Rubygate come una “farsa” e ha paragonato la “donna rossa” Boccassini a Kenneth Star [procuratore speciale contro il presidente Bill Clinton per il caso Lewinsky, N.d.T.]. “Dice che Berlusconi ha avuto sesso con una minorenne, ha istigato alla prostituzione, ha spinto questa ragazza – ma se la guardi non credo proprio che penseresti che sia una santa” dice. “E si da così origine a qualcosa che è uno scandalo in tutto il mondo. Quello che dovrebbe essere chiaro è che una persona di 74 anni, un anno più di me, non può fare quello che si sospetta stia facendo”. Confalonieri si era opposto all’idea di Berlusconi di candidarsi a Presidente del Consiglio in un primo momento, perché “quando si entra in politica, ci si deve aspettare che immediatamente i procuratori entrano in azione. E’ proprio quello che è accaduto.” Si aspetta che Berlusconi resterà perseguitato” fino al giorno in cui si ritirerà. Confalonieri sospira e conclude “O Berlusconi è un gangster, è Al Capone, e questo paese – che ha dato vita a Leonardo e Verdi – è così stupido da votare Al Capone, o c’è qualcosa di marcio nello stato della giustizia italiana.” Ma è vero anche che l’Italia ha dato vita a Mussolini, Amaretto e la Mafia. Nessuno è perfetto.

Il 95% degli uomini italiani non ha mai messo in funzione una lavatrice. Fino al 1981, un “delitto d’onore”, uccidere la propria moglie per infedeltà o tua sorella per avere fatto sesso prima del matrimonio – poteva essere trattato come un crimine di entità inferiore rispetto ad altri assassini; persino nel 2007, un uomo a Palermo è stato condannato a soli due giorni di prigione per aver ucciso la propria moglie, dopo che i figli avevano testimoniato che la donna sarebbe stata irrispettosa nei confronti dell’uomo. Secondo il rapporto sulla parità dei sessi del Forum Economico Mondiale del 2010, l’Italia è al 74imo posto in quanto a diritti delle donne, tra la Repubblica Dominicana e il Gambia. Le donne costituiscono una percentuale inferiore della forza lavoro in Italia rispetto a qualsiasi altra nazione dell’Europa Unita, a parte Malta, e quelle che lavorano guadagnano appena la metà delle loro controparti maschili. Emma Bonino, una leader del partito radicale, mi ha detto: ”Quando ero Ministro degli affari europei, nel 2007, ho dovuto preparare un rapporto sullo stato delle donne in Italia. I dati arrivarono e ricordo di averli rifiutati due volte, dicendo al mio staff, “Non è possibile, non può essere così cattiva la situazione’”. C’è un’insoddisfazione crescente per lo status delle donne in Italia. Nel 2009, in riposta alle crescenti statistiche di assalti sessuali, Berlusconi disse: “Non abbiamo abbastanza soldati per fermare le violenze sessuali perché le nostre donne sono troppo belle”. Parecchi mesi dopo, 15mila persone firmarono una petizione diretta alle mogli dei leader del G8, chiedendo di esortare i propri mariti a mostrare supporto per le donne italiane boicottando un summit con Berlusconi. Nello stesso anno, l’esponente politico di centro-sinistra Rosy Bindi apparve allo show televisivo “Porta a Porta”, per supportare una sentenza della corte superiore contro una nuova legge che avrebbe reso il Presidente del Consiglio (tra gli altri funzionari) immune ai procedimenti giudiziari durante la carica istituzionale. Berlusconi telefonò in diretta e disse alla Bindi “Diventi ogni giorno tanto più bella quanto intelligente”. Bindi, una robusta 60enne dai capelli grigi che indossa occhiali spessi e scarpe pratiche, ha risposto: “Presidente, non sono una delle donne a sua disposizione”. L’affermazione di Bindi ha fatto un po’ di sensazione. “Non avrei potuto prevedere un attacco cosi volgare” mi ha detto la Bindi. “Non mi ero preparata una risposta, ma evidentemente avevo avuto quella risposta dentro di me per lungo tempo.“ Ha ricevuto decine di migliaia di lettere di supporto. Adesivi per paraurti e t-shirt cominciarono ad apparire con il noto personaggio dei fumetti Mafalda che urla, “Non sono una donna a sua disposizione”. “Non voglio dire che gli uomini italiani siano diventati improvvisamente femministi militanti.” dice la Bindi “ma rifiutano questo dominio sulle donne perché sia uomini sia donne vi vedono una metafora dell’abuso di potere di Berlusconi, questi costanti tentativi di manipolare ogni cosa, di soggiogare chiunque”. Berlusconi è al momento accusato di aver corrotto un avvocato per fargli giurare il falso, e per evasione fiscale con Mediaset. (Si è dichiarato innocente). La scorsa settimana, le autorità regolatorie hanno multato cinque reti italiane per centinaia di migliaia di euro per aver dato al Presidente del Consiglio una copertura sbilanciata prima delle elezioni locali. Berlusconi e i suoi rappresentanti hanno citato in giudizio molti giornalisti, in Italia e altrove, che hanno scritto critiche su di lui. Bindi, Ministro della famiglia in un precedente governo, mi ha detto “tra tutte le pecche comportamentali di Berlusconi, il suo comportamento con le donne, con minorenni e prostitute, è quello che il popolo italiano ha più difficoltà a perdonare, perché gli italiani sono molto legati all’idea di famiglia e al concetto tradizionale di femminilità.” A dicembre, non molto dopo lo scandalo Rubygate, Berlusconi è sopravvissuto al voto parlamentare di sfiducia per soli 3 voti. Tre dei deputati che hanno votato contro di lui erano donne al tardo stadio di gravidanza: una è arrivata in ambulanza e un’altra spinta nella Camera in una sedia a rotelle. Mara Carfagna, Ministro delle pari opportunità, ha minacciato di lasciare il suo partito. “Io l’ho creata”, ha dichiarato furioso, “e questo è il modo di ripagarmi”.

Il 13 febbraio un milione di persone, la maggior parte donne, ha manifestato nelle città di tutto il Paese. Molte di loro portavano cartelloni con le parole: “Se non ora, quando?”, il nome dell’organizzazione che ha organizzato la protesta. Centomila persone hanno partecipato a una manifestazione a Napoli – il cuore del conservatorismo meriodionale italiano e bastione del mammismo, o culto della mamma. L’evento a Roma è stato emozionante e intenso; man mano che centinaia di migliaia di persone riempivano la grande piazza del Popolo, il disgusto veniva rimpiazzato da determinato ottimismo. “Avevamo bisogno del caso Ruby, perché improvvisamente ho visto molte persone, molte donne, che hanno deciso di non poter restare più in silenzio”, ha detto la deputata del centro-destra Giulia Bongiorno, che ha lasciato il PDL di Berlusconi lo scorso luglio rivolgendosi alla folla acclamante. “Sapete l’unica area in cui vedo le donne protagoniste, in cui le donne giocano un ruolo centrale?”, urla la Bongiorno: “Le barzellette. Ne abbiamo abbastanza di essere lo zimbello delle barzellette”.

I dimostranti hanno ballato e gridato in coro, e 8 giovani famose attrici hanno recitato estratti da e-mail che sono arrivate al sito web Se Non Ora Quando? “Non siamo felici di essere una nazione di secondo livello o una terribile soap opera televisiva” dice Susanna Camusso, la prima leader donna del più grande sindacato del paese, ricevendo applausi. “Vogliamo una nazione in cui sia possibile per le donne vivere degnamente!”, ha concluso la Camusso quando le ho parlato più tardì. ”Se rendi l’igienista dentale del Presidente del Consiglio un consigliere regionale in Lombardia, stai creando un problema culturale”.

Cristina e Francesca Comencini, le sorelle che hanno formato “Se non ora quando?”, sono rimaste colpite dal successo della manifestazione. “Abbiamo organizzato tutto questo in 25 giorni” dice Francesca, quando l’ho incontrata nel suo appartamento a Roma, un posto pieno di luce del sole e fumo di sigaretta. Francesca, 49 anni, ha capelli rossicci e lentiggini ed era elegante persino in tuta. “Abbiamo fatto tutto senza sapere bene come” dice “abbiamo creato un blog in una notte e la mattina, appena aperto, avevamo avuto 2000 risposte”. La protesta è stata organizzata interamente via e-mail, e le sorelle non sapevano nemmeno come impostare la propria risposta automatica. “Così ci siamo sedute qui, in due, a rispondere personalmente a 500 persone”.

Le Comencini sono esperte narratrici e promotrici di idee: Francesca ha diretto un film e Cristina è scrittice, regista e sceneggiatrice nominata agli Oscar. La loro abilità nel rendere un’idea eccitante – tradizionalmente una delle forze più grandi di Berlusconi – ha portato le dimostrazioni al successo. Hanno assoldato celebrità: in un breve video fatto da Francesca per annunciare le manifestazioni su YouTube, la star Angela Finocchiaro implorava i “cari uomini” del paese a “dire al mondo che non volete vivere in un pessimo film degli anni ‘50”. Hanno invitato diverse persone a parlare durante l’evento, inclusi una suora e un immigrato marocchino, e hanno scelto una musica abbastanza trendy per i giovani, ma anche abbastanza nostalgica per le loro mamme – “Qualsiasi cosa da Aretha Franklin a Florence and the Machine, ogni cosa che faceva capire quello che siamo”, ha detto Francesca. E, fondamentalmente, hanno creato un messaggio che ha saputo attrarre persone di diverse convinzioni politiche, bollando le manifestazioni come un ineccepibile “appello per la dignità delle donne”.

“Li spaventiamo molto perché Berlusconi è un ottimo comunicatore e sa molto molto bene che questa organizzazione è stata diversa” dice Francesca. “Persino la manifestazione è stata molto amichevole e leggera, fresca” dice la 55enne Cristina. “C’era l’energia di un concerto rock e …” – “Siamo state attraenti!” interrompe Francesca . “Berlusconi ha sempre detto ‘Io sono più attraente della sinistra’ e in qualche modo aveva ragione. Perché la sinistra è triste. Abbiamo provato ad essere più attraenti e infatti lo siamo, più moderni e più felici.” Le sorelle Comencini sono orgogliose di “non aver mai pronunciato il suo nome“ durante i discorsi, ma naturalmente Berlusconi era ovunque quel giorno: immagini su poster sopra la parola Basta!, maledetto da casalinghe e cattolici che hanno votato per lui perché aveva promesso di promuovere i valori famigliari.

Flavia Perina, una deputata di destra che ha abbandonato il PDL a dicembre, mi ha detto, “All’inizio Berlusconi ha portato avanti un’idea di rivoluzione liberale per le masse – avrebbe aperto un’economia piu libera, semplificato la burocrazia, portato un maggiore benessere per le famiglie. Ma tutte queste promesse, nel tempo, non sono mai state mantenute”. Perina era nel comitato organizzativo per la manifestazione del 13 febbraio a Milano, “la capitale del berlusconismo”. Come molte donne di destra, non si era sentita solidale con l’ondata precedente di femminismo italiano degli anni ‘70, che era intrecciata con il Partito Comunista. Tra le varie tematiche, le femministe del tempo mobilizzarono il diritto al divorzio ottenuto nel 1971, il diritto all’aborto legalizzato nel 1978 e la fine dell’ “assassinio d’onore”. Per Perina, la loro enfasi sul “valore assoluto dell’emancipazione attraverso il lavoro” era alienante. “C’è una frase di Camille Paglia: ‘Le mie nonne italiane avevano più potere nelle loro famiglie, per il ruolo che esercitavano, rispetto a quanto ne abbiano oggi le giovani donne italiane della nuova generazione’” dice Perina. “Eravamo convinte che la direzione in cui avremmo trovato la soluzione al ruolo delle donne era nella famiglia, non nella forza lavoro.” Ride. “Negli anni ‘70, la pensavamo così. Ora, no. Abbiamo realizzato tutte che questo modello di famiglia tradizionale può funzionare solo in un mondo immaginario, come una terra di mezzo”.

Per prima cosa, una cultura in cui la maternità è una condizione indispensabile per le donne che cercano una misura di potere o rispetto, non è una cultura che comprende le donne come pienamente umane. Puoi avere un caso intenso di mammismo e comunque non capire perché la violenza sessuale, la discriminazione sessuale sul posto di lavoro o l’incessante rappresentazione di donne come bambole in TV sia un problema. Silvio Berlusconi adorava la madre. In più, le donne che diventano madri in una società dove la cura dei figli e della casa è ancora considerata un lavoro prettamente femminile, capiscono che hanno il tempo di fare poco altro. (La donna media italiana svolge 21 ore di lavoro casalingo a settimana, mentre l’uomo medio solo 4). Di conseguenza, sempre meno donne italiane decidono di avere figli: “Stanno portando avanti la propria ribellione privata” dice la Bonino. Nei prossimi 40 anni, la popolazione italiana avrà un calo del 20%; la regione Liguria ha la più alta popolazione di anziani rispetto ai giovani di tutta Europa. “I servizi sociali nella mia nazione sono inesistenti per quanto riguarda bambini, vecchi e malati” dice la Bonino. “Tutto questo, dicono, è a carico della famiglia. Ma non è la famiglia. Si tratta delle donne della famiglia.” Francesca Comencini, madre di tre bambini, dice “Non so come sia la situazione in America, ma qui le donne fanno tutto. Questo problema, che è davvero il problema dei tempi moderni, non è risolto da nessuna parte”. “Be, la Scandinavia” dice Cristina “Ma è freddo”.

Prima che gli americani venissero a sapere di Monica Lewinsky, c’era un certo disgusto per le partner che Bill Clinton aveva scelto per le sue scappatelle. Se già era un male il fatto che non riusciva a controllare se stesso, era anche peggio che non avesse saputo controllarsi con Paula Jones e Gennifer Flowers. Uno dei più eloquenti difensori di Berlusconi, il membro del suo precedente governo Giuliano Ferrara, ha recentemente parlato in un auditorium milanese, che aveva decorato per l’occasione con indumenti intimi giganti, suggerendo che un simile tipo di snobismo stia alimentando le ire contro il Presidente del Consiglio. “Il vero scandalo è che al signor Berlusconi – un uomo ricco, e un uomo anziano, che probabilmente ha un atteggiamento compulsivo verso il sesso – non piace giocare a carte con altre persone ricche. Gli piace la compagnia di giovani donne e gli piace giocare con loro” dice Ferrara. “Il suo atteggiamento giornaliero trasparente, le sue barzellette, ogni cosa è dedicata al suo modo di vivere: è un arricchito”. Berlusconi ha commissionato lo scultore Pietro Cascella per la costruzione di un enorme mausoleo di marmo rosa sul terreno di Arcore. Nella sua casa sul mare in Sardegna, ha installato un vulcano telecomandato.

Ferrara è una montagna d’uomo che fuma sigarette Camel una dopo l’altra e beve espresso come acqua. Quando l’ho incontrato nel suo ufficio, presso Il Foglio, il quotidiano conservatore di cui è editore, si è seduto alla scrivania dietro un cumulo di libri che sembravano quasi al punto di crollare sui tre bassotti che erano ai suoi piedi. ”Nel suo paese, i neo-puritani sono a destra” dice Ferrara, “nella nostra nazione, sono a sinistra”. La loro agenda, ha dichiarato, è di purificare l’Italia da un certo aspetto cruciale della sua stessa italianità. “Odiano l’Italia alle vongole” dice: l’Italia rustica, disordinata, viscida, simile alla classica pasta con sugo alle vongole, che Berlusconi rappresenta, in tutto il suo astuto edonismo. Ferrara ammette che Berlusconi ha commesso “un grottesco errore” con Ruby, “quando ha chiamato la polizia perché una delle sue migliori amichette era stata arrestata”. Ha spiegato: “Un vero uomo al potere ha 40 persone nella sua catena di comando. Berlusconi non è un politico professionale, come si è definito. Pensa come un sultano: sei un membro del mio harem, perciò ti proteggo. Questa è il classico appello che farebbe un industriale milanese”. Ma, dice Ferrara, “trasformare questo nell’accusa secondo cui Berlusconi controllerebbe un giro di prostituzione è mostruoso”. Ha suggerito che i procuratori siano tanto furbi quanto il loro obiettivo. “Sono tranelli contro tranelli”. Dice: ”Una guerra di tranelli”.

I supporter di Berlusconi enfatizzano il fatto che il Presidente del Consiglio è qualcosa di diverso da un “uomo politico” (uno dei più offensivi insulti nella politica italiana). I funzionari corrotti che sono stati spodestati durante il processo Mani Pulite si presentano come onesti, casti e raffinati. Berlusconi almeno, non si è riproposto come beneducato. “Viene dal mondo del business”, mi dice Deborah Bergamini, l’ex-assistente personale di Berlusconi. “I suoi meccanismi non sono quelli propri di un politico consumato”. Bergamini ha ottenuto il proprio lavoro con Berlusconi un decennio fa, all’età di 31 anni, dopo aver passato un’ora a intervistarlo per la Bloomberg TV a Londra. “Ero molto insoddisfatta del mio paese” dice. “Pensavo che non ci fossero possibilità per persone che davvero volevano mettersi alla prova nel fare qualcosa di grande”. Se vieni da una famiglia senza conoscenze, come lei, il futuro sembra circoscritto. Ma, quando ha incontrato Berlusconi “ho pensato che era davvero sorprendente che un uomo così importante e potente avesse deciso di affidare ad una persona giovane, vista solo una volta, uno degli incarichi più delicati”. Bergamini, che è andata avanti diventando una parlamentare rispettata, ha difeso Berlusconi per aver assegnato lavori a precedenti showgirls, dicendo che uno dei pochi buoni risultati della purga di Mani Pulite è stata che gli Italiani hanno cominciato ad accettare che una leadership competente potesse arrivare dall’esterno del mondo politico. “Altrimenti, saranno sempre le stesse persone che giocano agli stessi giochi!” dice la Bergamini. “Fermi lì per 40 anni”. Bergamini pensa che il Rubygate scomparirà presto. “Non penso che questa sia una questione importante per gli italiani” dice. “A livello morale, gli Italiani sono estremamente tolleranti”. La capacità di perdonare, naturalmente, è cruciale in una cultura cattolica. E, indipendentemente dal fatto che Berlusconi si pentirà o meno, non sono solo i suoi difensori a pensare che uno scandalo sessuale non sia abbastanza per spodestarlo. Emma Bonino mi ha detto: “Quello che provo a dire ai miei amici di sinistra, che non mi ascolteranno mai, è che non batteremo mai Berlusconi sulla moralità – figuriamoci in un processo!”.

Ma non è solo a causa del femminismo o puritanesimo che gli Italiani sono schifati dal comportamento di Berlusconi. I suoi scandali stanno provocando una sorta di preoccupazione nazionale di essere considerati non proprio Europei, una nazione illegittima del “primo mondo”. Confalonieri, citando l’esortazione di Kipling a “caricarsi del fardello dell’uomo bianco” dice: “Questo è molto spesso il comportamento verso l’Italia di un tipo di persone che trattano la nostra nazione superficialmente e con questo complesso di superiorità”. Persino le persone orgogliose della sensualità genuina dell’Italia alle vongole vogliono essere prese seriamente. La manifestazione del 13 febbrao è stata pubblicizzata come una protesta non per l’eguaglianza femminile, ma per la dignità delle donne. Quello che sembra essere più fastidioso per gli Italiani è che Berlusconi li ha fatti apparire ridicoli, non solo trasformando la sua vita personale in un circo, ma trasformando il loro governo in un dispensario di favori a laureati nella sua accademia del bunga bunga. Senza badare per ora al successo della Bergamini, c’è differenza tra assumere una persona senza esperienza come assistente e nominare una showgirl a guidare un dipartimento governativo (la commediante Sabina Guzzanti, il cui padre è stato a un certo punto membro del partito di Berlusconi, dice “non si può eleggere qualcuno Ministro delle Pari Opportunità solo perché ti succhia l’uccello”).

Marco Ventura, Coordinatore della stampa estera di Berlusconi, ha difeso il proprio capo spiegando che il Presidente ha la passione per la bellezza, ciò che l’autore di best-seller Beppe Severgnini chiama “la firma di qualità degli italiani”. Ventura mi ha detto che se Berlusconi arrivasse nel suo ufficio, un ridotto spazio con divani di pelle nera e mattonelle bianche direbbe “Porta i fiori! Cambia l’arredamento!”. Ventura crede che le proteste del 13 febbraio siano state uno sforzo della sinistra per colpire il Presidente del Consiglio sotto il pretesto del femminismo. “La nostra impressione è che sia stata una manifestazione soprattutto politica” dice. La sua vice Nancy Kasparek è d’accordo sul fatto che le dimostrazioni fossero “dall’alto verso il basso. Cominciamo con i partiti d’opposizione – che sono tutti guidati da uomini”. (In realtà il presidente del più grande partito all’opposizione, il Partito Democratico, è Rosy Bindi). “E’ come se i bianchi liberali con le migliori intenzioni avessero marciato per i neri oppressi” continua la Kaspareck, cresciuta a New York, afro-americana. “E’ come usare le donne perché hai da lamentarti contro Berlusconi. Anche se usi i loro corpi per uno spot inappropriato, o se li usi per una protesta, stai ancora usando le donne.”

Ho chiesto se potevo incontrare Berlusconi. Ventura ci ha pensato un momento e poi ha risposto. “Considererebbe di farsi un intervento di chirurgia plastica prima?”. Non per assomigliare ad una velina, mi ha spiegato; si sarebbe sentito più pronto a organizzare un meeting se avessi avuto il viso in disordine, perché così sarebbe stato più sicuro che il Presidente avrebbe tenuto le mani a posto.

Il giorno prima dell’inizio del processo Rubygate, c’è stato un dibattito alla Camera dei deputati del Parlamento italiano sul fatto che la corte di Milano avesse in effetti l’autorità di aprire il caso, nel momento in cui, come sostengono gli avvocati di Berlusconi, egli ha agito in veste di Capo dello Stato per evitare un incidente diplomatico con l’Egitto. La Camera si raduna in una cupa stanza con tende di velluto e un odore di chiuso. Sotto un soffitto di vetri colorati, il precedente alleato di Berlusconi Gianfranco Fini, presidente della Camera, siede su una pedana di fronte ai deputati, che sono seduti da destra a sinistra secondo la loro posizione nello spettro politico. Antonio di Pietro, che fu a suo tempo un prominente procuratore nel processo Mani Pulite ed è ora deputato del Partito anti-berlusconiano Italia dei Valori, si alza per un discorso alla Camera. “Il mondo ha problemi reali, c’è una guerra in corso in cui stiamo partecipando… Oggi, gli italiani hanno bisogno di sapere che in Parlamento stiamo provando a capire se Ruby Rubacuori è la nipote di Mubarak!”. C’è stato un leggero applauso dal suo lato della camera, e borbottii dal lato opposto, dove siede la coalizione di centro-destra di Berlusconi. Ma molti deputati sembravano tenere a stento l’attenzione. (Cosa non inusuale. Poche settimane fa, un fotografo dal balcone della stampa ha fotografato un deputato mentre stava navigando sul sito di un’agenzia di Escort sull’iPad durante un dibattito). Poiché la coalizione di Berlusconi ha la maggioranza in parlamento, il voto è stato tutt’altro che cerimoniale. Antonio Leone, membro del PDL, dice “dobbiamo votare e persino l’opposizione sta andando a votare, ma il risultato è ovvio”. Il PDL ha vinto, il che significa che la Corte Suprema dovrà decidere se la corte inferiore ha giurisdizione.

Nel frattempo, il processo a Ruby va avanti. E’ difficile immaginare come i procuratori riusciranno a provare che Berlusconi e Mahroug hanno avuto sesso quando entrambi negano, ma la corte potrebbe essere capace di condannare i membri del circolo interno di Berlusconi per favoreggiamento alla prostituzione. C’è una piccola questione: Berlusconi avrebbe dato molto denaro a Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede, le persone accusate di procurargli le donne. I procuratori hanno prove a testimonianza del fatto che il commercialista di Berlusconi abbia trasferito denaro a queste persone. Ma Berlusconi ha dato a molti dei suoi amici sbalorditivi doni in denaro; Fedele Confalonieri ha ricevuto milioni, oltre al suo salario e vari bonus. E non c’è dubbio che tutte le donne che partecipano alle feste di Berlusconi arrivano appena legali e appena vestite, e se ne vanno con gioielli o persino macchine come regalo. (Berlusconi preferisce regalare compatte, in genere Smart o Mini Coopers. Ma sta a ognuno di noi indovinare quante di queste giovani donne hanno filtrato con Berlusconi e quante sono effettivamente andate a letto con lui, e se lo hanno fatto se è stato perché erano prostitute, o perché erano giovani donne che volevano il diritto di vantarsi e l’accesso al favoloso mondo di aerei privati e tintarella in Sardegna, che vengono insieme al sesso con il Presidente del Consiglio italiano. Per un certo verso, ciò che è sotto processo nel Rubygate non è solo l’abuso di potere di Berlusconi, ma anche la sua scelta delle persone di cui si circonda.

Un pomeriggio, Nicole Minettti e il suo avvocato Daria Pesce, una donna aggressiva intorno ai 60 anni con i capelli scoloriti tendenti al color banana, discutevano su cosa rendesse Berlusconi attraente per le donne. “E’ un uomo affascinante” ha detto la Minetti. “Molto intelligente” annuiva la Pesce. “Molto attraente”, ha aggiunto la Pesce. “Non ci sono molti uomini come lui”. “E’ potente” ha concluso la Pesce. Minetti era seduta al tavolo nell’ufficio della Pesce a Milano, con il suo coinquilino, Luca Pedrini, un aspirante pubblicitario. (Minetti è la sua prima cliente). Era pronta per la palestra, indossava dei leggings in elastan e una maglietta bianca aderente. Sul tavolo, vicino alle sigarette della Pesce, c’era una busta nera di Hermes Birkin, regalata alla Minetti dal finanziere con cui usciva prima che lo scandalo scoppiasse. I due ora non stanno più insieme. “Abbiamo preso una pausa, perché tutto ciò è stato un grande stress” ha detto la Minetti, togliendosi una ciocca di capelli setati dal viso. “Può immaginare quanto sia difficile per un uomo sentire tutte queste cose”. La Minetti è stata talmente assediata che ora fantastica di lasciare il Paese; ama New York, che ha visitato per la prima volta lo scorso Natale. “Ho amato i saldi di dicembre, sono andata da Barneys, da Bergdorf, e da Saks. Ho comprato tre tute della Juicy Couture.” La Minetti ha incontrato per la prima volta Silvio Berlusconi due anni fa, quando studiava all’Ospedale San Raffaele a Milano, dove il Presidente del Consiglio stava subendo dei trattamenti dermatologici. “Gli ho detto che avrei sempre voluto fare politica quando ero più piccola e lui mi ha detto “E’ fantastico, perché non abbiamo molte donne in politica, ovviamente””. Si sono scambiati i numeri di telefono e lui le avrebbe detto: “Ti ricontatto se sei davvero interessata”. La Minetti cominciò a far visita ad Arcore. “Mi ha presentato alcuni politici e loro mi hanno aiutato a entrare in politica e roba del genere”, ha spiegato la Minetti. Ho chiesto se Berlusconi fosse stato il suo uomo e lei ha risposto: “No, è il mio mentore”. E’ andata a feste a casa sua ogni due o tre settimane, “feste divertenti” dove ha conosciuto Lele Mora e Emilio Fede, i suoi co-difensori. A volte, ha portato con sè amici che vivevano nello suo stesso palazzo in via Olgettina, e a volte il ragioniere di Berlusconi ha pagato il suo affitto.

La Minetti dice che, prima del 27 maggio 2010, quando Berlusconi le chiese di andare alla stazione di polizia a Milano per far rilasciare la Mahroush, l’aveva già incontrata a Arcore. Ma “Ruby non è mai stata una mia amica“ ha detto ”non sono mai uscita con lei, non l’ho neanche mai incontrata per un caffè”. Perche allora Berlusconi avebbe chiesto alla Minetti di andare alla polizia? Lei ha risposto: “Si fidava di me come persona”. La Pesce, che ha gestito casi societari per Berlusconi sin dal 1975, a questo punto l’ha fermata. “Lei è una politica. E’ ovvio che l’ha chiamata, è giovane, Ruby è giovane, quindi due giovani ragazze, è per questo che lui la chiama. E’ facile da capire”. Alle prime ore di un mattino di gennaio, la polizia è arrivata a perquisire l’appartamento della Minetti. “Erano come persone della mafia che cercavano tra i nostri vestiti!” dice Luca Pedrini. Hanno anche perquisito la casa dei genitori della Minetti, a Rimini, una cittadina sul mare vicino a Bologna dove sua madre gestisce una scuola di danza. “Hanno fatto disattivare i telefoni a tutti”, mi ha detto la Minetti alzando le sopracciglia ”non potevi sentire nessuno, non sapevi se erano spaventati!”. La Minetti ha ricevuto minacce di morte e messaggi in segreteria che la minacciavano di violenza. Dicevano: “siamo in sei, ti troveremo un giorno quando sei sola!”. Ho chiesto se Berlusconi l’avesse trascinata in qualcosa di spiacevole. “Questo è vero” dice la Pesce e ha scrollato le spalle. (La Minetti da allora ha rimpiazzato la Pesce con un altro avvocato difensore.) In una delle intercettazioni, la Minetti dice a un amico “Si sta comportando di merda per salvare il suo culo flaccido”. La Minetti ha spiegato di essere stata irrazionale e arrabbiata, perché aveva visto un libro chiamato “Puttanocrazia” che conteneva un capitolo su di lei. “Perché io? Che ho fatto?”. “Era anche gelosa” è intervenuta la Pesce. “Berlusconi guardava altre ragazze”. Quando ho chiesto alla Minetti perchè si sentisse così possessiva nei confronti del suo mentore , ci ha detto “non è mai stato il mio fidanzato ufficiale, naturalmente, ma ho avuto una relazione di affetto con lui. Si, una storia.” Nonostante la sua età, lei lo trovava attraente, perché è “un uomo molto affascinante, vecchio stile, molto di classe”. Ride all’idea di essere la donna del Presidente del Consiglio: “E’ un uomo molto generoso e molto ricco, perciò fa del suo denaro quello che vuole”. In una delle intercettazioni, però, dice a un’amica prima di una festa: “Tu ti farai i fatti tuoi, io i miei. Vedrai di tutto. Ci sono diverse categorie: la puttana, le sud-americane che vengono dalle favelas, e poi ci sono io. Io faccio quello che faccio capito? Non essere timida – buttati!”.

Mentre il sole tramonta e il traffico delle ore di punta di Milano aumenta, Lele Mora, un uomo pallido e tarchiato che assomiglia a un panino uscito male, risponde ad una telefonata nella sua macchina interamente rivestita di pelle bianca. “Riceve 5000 chiamate al giorno” ha detto l’assistente di Mora, Alessandro, un giovane uomo bellissimo e abbronzato, in una camicia sbottonata a svelare una striscia di petto depilato. Mora, 55 anni, conosce Berlusconi da 25 anni. Si sono incontrati quando Mora accompagnò ad Arcore una telecronista sportiva che gestiva. Mora sentì sin da subito un’affinità con il padrone di casa, basata sul loro entusiasmo condiviso per la televisione e i party tra amici. Hanno lavorato e socializzato insieme da allora. Secondo i documenti della banca ottenuti dai procuratori, Mora ha ricevuto tre milioni di euro da Berlusconi – il pagamento, dicono, per l’uso della talent agency per trasformare le show-girl in prostitute per il Presidente del Consiglio. Mora dice di aver usato quel denaro per cose essenziali, perché la sua attività era nei guai: “Ho pagato il mio staff, luce, elettricità, acqua, gas, banche. Nel momento in cui ho avuto bisogno, Berlusconi mi ha chiamato una sera a cena e mi ha detto: “lo so che stai attraversando un periodo difficile, che hai problemi di soldi. Domani, fermati dal mio ragioniere”. La sua agenzia si è ripresa, ma gli affari stanno attraversando un altro brutto periodo ora a causa del Rubygate, che ha fatto di Mora una presenza quotidiana nei giornali. Mora sta monetarizzando la sua notorietà, tuttavia. Si stava appunto recando in un night club a Verona, dove ci sarebbe stata anche Ruby Rubacuori; avrebbero ricevuto 5000 Euro ognuno per ravvivare l’atmosfera.

Abbiamo iniziato il viaggio dall’ufficio di Mora, dove i visitatori sono accolti da poster delle sue clienti, una nuda e oliata, un’altra in topless sotto una cascata, una terza che si tiene il seno tra le mani. “Berlusconi, portando queste ragazze che mostravano le proprie forme a tutto il paese, ha creato davvero una fantasia erotica di massa nella mente degli uomini italiani” dice Mora. Mora ha vinto 7 premi Telegatto – l’Emmy italiano – e le sue statutette sono dipsoste in fila su dei ripiani vicino una parete rivestita di monitor televisivi, intramezzata da una collezione di memorabilia mussoliniani. “Mussolini ha fatto tante cose buone per l’Italia ed è visto solo per alcune cose terribili che le sue persone hanno fatto – i traditori!” ha detto Mora. “Come Berlusconi ha molti traditori che parlano male di lui e fanno cose terribili alle sue spalle”. Alessandro prende un libro rivestito di un foglio dorato da una grande pila. Era pieno di foto di Mora con le sue clienti e conoscenti – Gina Lollobrigida, Billy Zane, il Papa, Paris Hilton – insieme a foto di Mora vestito da drag queen, con tacchi alti, rossetto e parrucca. “Sono bisessuale” ha dichiarato. E’ stato sposato da quando aveva 18 anni, ma da tempo vive separato dalla moglie. E’ accompagnato ovunque da un gruppo di giovani uomini, molti di loro clienti, con sopracciglia ben curate e indumenti aderenti. Il suo entourage lo segue spesso, dice Mora, alle cene ad Arcore. “Berlusconi mi chiama alle 8, forse appena di ritorno da un viaggio all’estero, mi chama e mi chiede: ‘Cosa stai facendo Lele?’. Io rispondo: ‘Sono a casa stasera, ho 10, 12 persone a cena’. E lui mi dice: ‘Porta tutti qui!’”. Berlusconi serve sempre un menu tricolore. “Mozzarella, basilico, e pomodori. E tre paste, pomodoro, pesto e una bianca con 4 formaggi. Per la carne, arrosto – rosso, patate a purè – bianche, insalata verde. Queste erano le serate di “grande calore, musica e molte barzellette”. In una delle intercettazioni, Mora dice a una giovane donna che sta portando ad una festa ad Arcore: “Hai un vestito da infermiera? Vai a comprarne uno oggi”. Le dice di non indossare nulla sotto a parte una giarrettiera.

E’ li che ha incontrato Karima el Mahroug, che le ha raccontato la storia della sua infanzia: era stata violentata da due suoi zii e sua madre le aveva imposto di tenere il segreto. Era picchiata regolarmente e si ribellò dicendo ai suoi genitori severamente musulmani che voleva convertirsi al cristianesimo. Prima di essere silenziata dal suo avvocato, la Mahroug aveva rilasciato un’ intervista ad un fedele di Berlusconi dal nome Alfonso Signorini, che le ha chiesto come il padre avesse risposto alla sua conversione religiosa. “Ha reagito lanciandomi una padella d’olio addosso “ dice Ruby, e spostato i suoi capelli per mostrare una cicatrice sullo scalpo. (La madre della Mahroug sostiene che si tratti di un segno avuto fin dalla nascita). E così lei è fuggita da casa, ha dormito su panchine nei parchi e danzato in night club. Una volta, dice, ha provato un trucchetto. Quando un suo cliente l’ha toccata, ha urlato e non è riuscita ad andare fino in fondo, ma il gentiluomo le diede l’accordata somma di 300 euro in ogni caso. Mahroug ha spiegato a Signorni che, quando ha incontrato Berlusconi ad Arcore, “gli ho raccontato tutta la mia storia in totale onestà, eccetto per il mio nome, l’età e la nazionalità”. Berlusconi ha chiesto a Mora di aiutarla a trovare un lavoro, le ha anche dato una busta e detto di aprirla durante il viaggio in macchina a casa. Conteneva 7000 euro. “Gli sarò grata per tutta la mia vita perché mi ha dato questo aiuto senza chedere nulla in cambio” dice la Mahroug. Secondo i procuratori, Mahroug ha visitato Arcore altre 13 volte tra febbraio e maggio 2010. Il Presidente del Consiglio “non mi ha toccato con un dito” ha detto “non capisco perché dovete vedere bruttezza dove non esiste.” Ma in un’altra intercettazione la Mahroug dice ad un’amica che Berlusconi le avrebbe detto “Ruby, ti do tutti i soldi che vuoi, ti pagherò, ti coprirò d’oro, ma la cosa importante è che nascondi tutto; non dire niente a nessuno”. La Mahroug dice alla sua amica di aver chiesto 5 milioni di euro. “Ho provato molta tenerezza quando l’ho incontrata” mi ha detto Mora nel suo ufficio. Ho persino chiesto alla corte di diventare il guardiano legale della Mahroug, ma la richiesta è stata rifiutata, e lei è stata piazzata in una casa comune. Mentre parlavamo, qualcuno ha bussato alla porta ed ecco entrare una giovane donna dai capelli lunghi castano chiaro, con un paio di jeans aderenti, stivali e un maglioncino stretto. Era Karima el Mahroug. In televisione, sembra di forme morbide e con il viso da bambina. Ma in persona è asciutta e dura. Chiede in prestito la macchina e l’autista di Mora, e gli dice di aver bisogno di un vestito nuovo da indossare a Verona quella sera. Dopo che è andata via, Mora mi ha detto “Berlusconi oggi è amato più di prima”. Il suo crimine più grande, dice Mora, è stato che “al massimo che si è fatto una scopata”.

Quella sera, dopo parecchie ore di traffico, Mora è arrivato al night club a Verona, un grande posto interrato che assomigliava alla zona ristorante di un aeroporto. Era illuminato vivacemente e l’aria era appesantita dall’odore di un enorme grill colmo di bistecche. Mora era seduto ad un lungo tavolo con dozzine di giovani uomini e tutti stavano acclamando i travestiti che si esibivano sul palco. Un gran numero di persone si avvicinavano per fare una foto con Mora o per un autografo. La serata si è protratta per ore, ma Ruby non si è presentata. Dopo lo show, l’autista di Mora lo ha scortato alla sua macchina, con in mano una busta piena di contanti, il pagamento per la serata. Mora, con una salviettina disinfettante, si è pulito le impronte di rossetto dalle guance. “Ha visto come mi amano le persone? disse “Posso andare nei club con le persone più importanti, artisti famosi, ma le persone vogliono sempre una foto con me. Il più delle volte, con uno scandalo ottieni molta più fama che con un duro lavoro”. Mora ha preso la sua busta. “C’è un’espressione in italiano: non tutto il male vien per nuocere” ha detto sventolando il denaro. “Tutto ciò grazie a Silvio Berlusconi”.

Quando ho finalmente incontrato Berlusconi – “Mr. vincitore, Mr. Maschilismo” come Flavia Perina lo descrive” – ero a dir poco scioccata. E’ piccolo, non più alto di 1.60m. Mette eyeliner bianco sulle palpebre inferiori per far risaltare gli occhi nelle fotografie, e usa un pesante fondotinta sul viso, il che lo rende dello stesso colore arancio-marroncino del cast di “Jersey Shore”. I suoi capelli sono radi – “perché ho avuto troppe fidanzate” ha detto una volta, prima di subire impianti vari – e colorati di un vivido color terra bruciata. Nonostante questi sforzi, non si può certo definire un giovane 74enne; Berlusconi, citando le parole dei suoi migliori amici, è un po’ fatiscente. Era in tribunale quel giorno a Milano, sembrava teso e affaticato, nonostante tenesse congelato in viso uno stretto sorriso. Abbracciò Daria Pesce, che era lì nel suo vestito nero con gli altri avvocati, ha stretto la cravatta del figlio di lei e le ha accarezzato i capelli. Poi ha camminato lungo la sala, passato le celle vuote, e parlato con un gruppo di reporter. Dice: “Sono ingiustamente accusato di prostituzione con una minorenne…. dopo che la ragazza stessa ha dichiarato e giurato di non aver ricevuto avances da me. Dopo aver raccontato a me e a tutti una storia molto molto dolorosa che ci ha commosso, l’ho aiutata.” Berlusconi dice di averle dato “circa 45000 euro, anche se lei dice 60000, ma non ricordo con esattezza” per metterla in grado di avviare un salone di bellezza, “dove poteva fare epilazioni laser”. Andava avanti farfugliando, ripetendo la stessa frase più volte. “Le ho dato quel denaro per aiutarla per la ragione esattamente opposta a quella di cui sono accusato!” ha dichiarato. “Per farle evitare la prostituzione.” poi si è posto di fronte alla corte.

Che sia colpevole o meno, è davvero improbabile che Berlusconi subirà la sentenza di tre anni che consegue il crimine di pagare una minorenne per sesso. (Se avesse dormito con lei senza pagamento, non ci sarebbe stato un processo: l’età del consenso in Italia è 14 anni). Ma il Rubygate potrebbe essere lo scandalo che concluderà la sua carriera politica. Sebbene il suo mandato non si concluda prima del 2013, il suo indice di popolarità è crollato al 30%, il minimo storico e potrebbe perdere la sua maggioranza parlamentare se i deputati cominciano a deferire in massa, il che potrebbe diventare un espediente politico. “Stiamo vivendo alla giornata” mi ha detto Deborah Bergamini. Due settimane fa il PDL ha sofferto perdite storiche nelle elezioni regionali. Il sindaco di Milano, per cui Berlusconi aveva sostenuto una campagna vigorosa, è stato costretto al ballottaggio, che ci si aspetta perderà. Sarebbe la prima volta in più di un decennio che il partito di Berlusconi perde il controllo della sua città di residenza.

Di fronte alla corte c’erano parecchie centinaia di supporter e il cielo era pieno di palloni giganti blu del PDL. (La polizia aveva rimosso i protestanti anti-Berlusconi, dicendo loro di poter stare a un ingresso diverso). Massimo, il meccanico, era lì. In prima pagina questa mattina si diceva che il PDL avrebbe portato mille panini al salame da distribuire alla gente. Mentre mi facevo spazio tra la folla, ho incontrato Michele Lecce, il baciatore di guance in pensione. Mi ha messo le mani sulla spalla e mi ha chiesto di andare a prendere un espresso con lui. Gli ho spiegato che dovevo restare perché stavo lavorando. Mi è sembrato sconfitto e deluso, finché qualcosa non è successo in lui. Mi ha tolto le mani dalle spalle, ha sorriso, e mi ha detto “Posso cambiare!”.

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Marco Travaglio commenta "a caldo" i risultati del referendum.