Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 22 giugno 2011
EMERGENZA RIFIUTI NAPOLI
Cumuli assediano ristorante, titolare chiude.
NAPOLI - Dalla provincia di Napoli al capoluogo campano: dilaga la protesta dei cittadini. Di chi vuole far rimuovere la spazzatura ma anche di quanti - come accaduto a Caivano e ad Acerra - dicono no all'apertura di siti di stoccaggio. Ma il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ribadisce con forza la sua intenzione di liberare la citta' dai rifiuti ''malgrado i tentati di sabotaggio messo in atto in queste ore da certi ambienti refrattari ad accettare la svolta politica che stiamo attuando nella citta'''. Il primo cittadino di Napoli poi spiega che ''quando parlo di certi ambienti non escludo ovviamente il crimine organizzato, perché non può sfuggire il dato secondo cui in alcune zone la raccolta dei rifiuti stata possibile mentre in altre no''.
Il sindaco annuncia che l'amministrazione comunale sta lavorando ad un piano alternativo ''fondato sull'autonomia della citta''' per portare a compimento quanto stabilito nella prima delibera di Giunta dell'era De Magistris ''se il Governo, la Regione e la Provincia abbandoneranno Napoli a se stessa''. Per l'ufficio flussi della Regione Campania, lungo le strade della citta' di Napoli vi sarebbero 1500 tonnellate di spazzatura (la produzione quotidiana in questo periodo si aggira intorno alle 1300 tonnellate) ma i cumuli disseminati ovunque sono vistosi e fonte di disagio per i cittadini. Non va meglio in periferia: l'allarme e' altissimo nella zona flegrea ma da qualche ora si e' esteso anche al Comune di Giugliano (oltre 110mila abitanti) dove gli autocompattatori non hanno raccolta neanche lungo le strade del centro. In sofferenza anche i comuni di Pozzuoli, Quarto e Casoria. Quella di oggi e' stata, dunque, una giornata di protesta e di vertici. L'uno dietro l'altro per trovare una soluzione, un'area - possibilmente non lontanissima - dove poter almeno ''parcheggiare'' i sacchetti che dovrebbero finire negli Stir che gia' hanno i magazzini pieno di pattume trattato e sono in affanno.
La Campania produce in media 7.200 tonnellate al giorno. Il sistema di smaltimento e' assai fragile e basta un piccolo intoppo per mandarlo in tilt. Le prime proteste si sono registrate nella serata di ieri, proprio mentre veniva convocato un primo vertice in prefettura. La gente ha protestato in periferia ma anche in via Toledo, una delle strade del salotto buono della citta'. Poi, una notte di roghi, cumuli di rifiuti dati alle fiamme che hanno sprigionato veleni. Venticinque roghi di un certo rilievo hanno richiesto l'intervento dei vigili del fuoco. Altri incendi sono stati spenti dai cittadini. In mattinata la protesta, inscenata lungo la strada che dai quartieri Spagnoli porta al Vomero, ha diviso in due la citta'. E qui provocatoriamente i manifestanti sono scesi in piazza con una bandiera italiana intonando l'inno nazionale. Altro blocco in via Tarsia, nella zona di Montesanto, non lontano da piazza Dante. Per il traffico le conseguenze sono state gravi, con migliaia di automobilisti che hanno vagato lungo il dedalo di vie dei Quartieri Spagnoli.
Anche in via Nardones, all'angolo con piazza Trieste e Trento, i sacchetti sono stati sparpagliati mentre il titolare di un ristorante di via Speranzella ha deciso di abbassare la saracinesca perche', ha scritto su un cartello apposto alla serranda ''mi vergogno di stare aperto con questo scempio''. Non meglio va purtroppo in provincia. A Giugliano via Oasi del Sacro Cuore e' diventata una vera discarica. Difficile poi la situazione che si si registra lungo la fascia costiera flegrea, dove le imprese turistiche hanno riaperto i battenti per la stagione balneare. Ad Acerra anche oggi si e' protestato contro la decisione del presidente della Provincia di aprire i siti di trasferenza. Sit in alla stazione ferroviaria e presidio dinanzi all'ingresso degli impianti. I camion, comunque, sono entrati ed hanno scaricato. Operazioni avvenute senza troppi problemi anche grazie alla mediazione delle forze dell'ordine.
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Spazzatura a Napoli
La guerra tra il Comune di Napoli, e la Lavajet (azienda di raccolta in subappalto) di proprietà di un responsabile PDL di Savona, continua.
In palio c'è far vincere il Porta a Porta contro chi a livello nazionale vuole buche e forni dove smaltire rifiuti locali e quelli industriali nazionali..
Gabriella Giulia Ugolini | 22 giugno 0.25.17 |
22 giugno 4.08.49 |
> NB segnalazione precedente (Simone Enomis): verso le 23 in via toledo ragazzi e ragazze molto giovani e a volto coperto, sono scesi tutti insieme dai quartieri spagnoli trascinando un enorme telo di plastica su cui avevano caricato rifiuti che hanno sparso nel tratto iniziale della strada tra la galleria e piazza trieste e trento. insieme a loro c'erano altri ragazzi e ragazze in motorino e abitanti dei quartieri che assistevano tra eccitazione e spavento a questa azione molto determinata e violenta. tra i personaggi in motorino ho notato alcuni uomini adulti che sembravano presiedere e controllare l'azione. tutto programmato e organizzato e la polizia municipale ad un metro non muoveva un dito.
Fonte dip Asia non la ritirano!
Il governo alza la soglia dei tassi usurai “Banche favorite a scapito dei cittadini”. - di Nello Trocchia
L'associazione dei consumatori Adusbef denuncia la norma contenuta nel decreto sviluppo approvato alla Camera, che modifica il livello a cui un prestito si considera da usura. "Aumenti sugli interessi dei mutui anche dell'80%"
Il calcolo del limite, oltre il quale si configurava un tasso usuraio, era fissato da un meccanismo molto semplice. Oggi il meccanismo di determinazione viene modificato. Prima si prendeva in considerazione il tasso medio rilevato dalla Banca d’Italia, ogni trimestre, aumentato della metà. Un tasso di interesse che superava tale soglia veniva definito ‘usuraio’. Il decreto sviluppo stabilisce che il calcolo sia fatto in modo più vantaggioso per le banche: si aumenta il tasso medio del 25% e al risultato si aggiunge una maggiorazione di 4 punti con la previsione che “la differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali”.
Nei fatti la soglia aumenta soprattutto per i mutui che potranno essere erogati a tassi di interesse più alti. Pagano i cittadini, guadagnano le banche. “Ora Tremonti, da maggiordomo dei banchieri – denuncia Elio Lannutti, presidente Adusbef e senatore Idv – dopo aver messo una pietra tombale sui rimborsi per anatocismo (rendendo vana la sentenza della Cassazione che dichiarava illegali gli interessi sugli interessi), ha aumentato i tassi soglia fino all’80%”. L’Adusbef ha realizzato una tabella comparativa. Un esempio su tutti: “ Per il trimestre in corso, la rilevazione Bankitalia del tasso medio applicato ai mutui variabili è pari al 2,79 %. La soglia d’usura attuale è del 4,185 %. La nuova soglia salirebbe al 7,4875 per cento, con un aumento del 78,9 percento rispetto all’attuale”. Discorso analogo anche per i mutui a tasso fisso con un aumento del 40%.
Non c’è solo questo aspetto a preoccupare. Secondo Lino Busà, presidente di Sos Impresa, questa modifica rimette in corsa e rende legali una serie di operazioni fatte non solo da banche, ma anche da società di intermediazione finanziarie che solitamente prestano soldi a tassi elevati, intorno al 20%. “Oltre centomila società – spiega Busà – che in Italia non sono regolamentate, ma che offrono prestiti personali a singoli e imprese e che, al netto di professionisti seri, spesso nascondono dietro il paravento societario gruppi di usurai e interessi criminali”. Piuttosto che rivedere la legge del 1996 in senso migliorativo come chiedeva il mondo associativo a partire dalla consulta nazionale antiusura, per rendere efficace l’emersione del fenomeno e favorire la denuncia, il governo, per il momento, ha rivisto il tasso soglia favorendo le banche a discapito di imprese e cittadini.
martedì 21 giugno 2011
Preturo: tre famiglie con abitazione pericolante sfrattate dal progetto C.a.s.e.
L'Aquila, 17 giu 2011 - Un nuovo provvedimento di "sfratto", che cadrà tra il 21 e il 25 giugno prossimo, è stato recapitato dalla Struttura di gestione dell'emergenza (Sge) a tre famiglie residenti in altrettanti alloggi popolari del complesso di via dei Verzieri, nella frazione aquilana di Preturo, classificate 'A', ma sulle quali il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha emesso un provvedimento di sgombero per il pericolo crollo.
Secondo la Sge le tre famiglie ospitate negli alloggi del progetto C.a.s.e. di Cese di Preturo, devono lasciare quella sistemazione.
I cittadini costretti a questa odissea annunciano proteste clamorose. Il nuovo ultimatum che segue quello di poche settimane fa è stato firmato dal dirigente comunale Paola Giuliani. La decisione è stata presa perché per la Sge il danno non è da attribuire al terremoto, ma alla scadente qualità costruttiva del complesso, per cui non si ha diritto all'assistenza alloggiativa.
La signora Rita Simone, una delle persone coinvolte nella vicenda, esprime anche a nome delle altri cittadini, una profonda preoccupazione: «Non sappiamo dove andare a vivere - spiega - comunque, se la Sge dovesse cacciare dal progetto C.a.s.e. tutti coloro che hanno l'abitazione inagibile per difetti costruttivi pre-sisma, dentro le palazzine antisismiche realizzate dalla Protezione civile rimarrebbe ben poca gente. Tra l'altro - continua - nelle tre famiglie ci sono casi di invalidità civile che aggravano ancora di più il problema. Le soluzioni alternative che ci sono state proposte - conclude la signora - sono inaccettabili: a una donna, addirittura, è stato detto di andare in una casa che non ha neanche il bagno con la doccia ed è stata invitata a lavarsi con la 'bagnarola'».
Leggi anche:
http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1488
http://www.protezionecivile.gov.it/cms/view.php?dir_pk=395&cms_pk=15861
“La macchina della munnezza”, De Magistris non ci sta e urla al sabotaggio. - di Vito Laudadio
Il neo-sindaco denuncia un sabotaggio nei propri confronti per far fallire il piano anti-spazzatura previsto dalla sua prima delibera di giunta. Nel mirino dell'accusa quel sistema politico-affaristico che per anni ha lucrato sul ciclo dei rifiuti. I cinque giorni promessi per ripulire Napoli stanno scadendo e la città è sommersa da oltre 2mila tonnellate di spazzatura.
A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos.
I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale,Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.
Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte. La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione (a guida centrodestra, ndr) decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti.
L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato.
Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati.
Bisignani, quel ponte tra prima e seconda repubblica. - di Antonio Vanuzzo
«La linea di continuità del potere andreottiano». Così, in un colloquio con Linkiesta, il politologo Giorgio Galli definisce il faccendiere finito oggi agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Per Galli, «faceva parte di quel sistema piduista che appoggiò Berlusconi».
«Oggi se ne parla come di episodi lontani, ma Bisignani rappresenta la linea di continuità del potere andreottiano tra la prima e la seconda repubblica». Lo spiega a Linkiesta Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano, tra i più noti politologi italiani. Per Galli, «Bisignani, assieme a Gianni Letta, è stato uno dei grandi organizzatori della struttura che ha poi scelto di appoggiare la discesa in campo di Berlusconi nel 1994».
Stamani Luigi Bisignani, faccendiere ed ex giornalista, è stato messo ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Non sappiamo se la sua parabola sia davvero finita, ma come è cominciata?
La prima volta che si sente parlare di Bisignani risale ai tempi in cui lavorava nella corrente andreottiana della politica romana, quel sistema di potere di cui ora si parla come se fosse preistoria ma che in realtà è sempre sopravvissuto in tutti questi anni. Il nome di Bisignani è poi tornato agli onori delle cronache in riferimento alla P2 di Licio Gelli, e come capo dell’ufficio stampa di Gaetano Stammati che negli anni ’70 fu ministro del Tesoro durante il governo Andreotti. Prima delle vicende giudiziarie legate alla maxitangente Enimont, che furono fatali a Bettino Craxi, Bisignani fu coinvolto nell’affare Eni-Petromin: una tangente per assicurare al gruppo italiano un contratto petrolifero in Arabia Saudita. Fino a oggi, però, Bisignani era sempre uscito indenne dai procedimenti giudiziari.
Berlusconi una volta disse di Bisignani: «è più potente di me». Qual è il rapporto tra i due?
Alle origini di Forza Italia, quando il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) si ritrovò in difficoltà, Bisignani era legato a quel sistema di potere di derivazione piduista che contribuì a strutturare la discesa in campo di un Berlusconi – appoggiata da Fede e osteggiata da Confalonieri – piuttosto indebitato, ma forte dell’esperienza vincente di Publitalia. Anche Gianni Letta, che prima di diventare l’eminenza grigia dipinta dalla stampa italiana era il direttore vicino ad Andreotti del Tempo di Roma, ebbe un ruolo attivo come “organizzatore” della nuova corrente politica berlusconiana.
Alla luce delle recenti tornate elettorali, questa “struttura di appoggio” tiene ancora?
Quando è cominciata la parabola berlusconiana, Letta e Bisignani erano dei 30-40enni, oggi sono passati due decenni e quando sento Ferrara che chiede a Berlusconi di ritornare quello del 1994 mi viene da ridere. Il Cavaliere non è mai stato l’inventore di una nuova rivoluzione liberale, semmai artefice dell’evoluzione dei compromessi che caratterizzavano la prima repubblica, e di un potere formato attorno a una certa cultura televisiva. Se, come sostiene Marshall McLuhan, “il mezzo è il messaggio”, il grande salto di internet probabilmente rappresenta anche un cambiamento in termini di rappresentazione del potere. Un salto la cui portata e dimensione non è avvertita da Letta e Bisignani. Tuttavia, a meno che sulla scena italiana non si affacci un nuovo soggetto politico in grado di aggregare consenso, anche l’opposizione è legata allo stesso universo culturale e comunicativo di Bisignani: non vedo novità all’orizzonte.
Nessuno, quindi, prenderà il posto di Bisignani come perno di interessi diversi ma legati allo stesso blocco di potere?
Il sistema di Craxi e Andreotti è crollato dall’interno come l’impero sovietico. Dopo il ’68, la costellazione di movimenti confusi in Italia non è stata in grado di generare un soggetto politico capace di esprimere una retorica diversa, e quindi il sistema non venne messo in discussione. Oggi, come allora, credo sia difficile accada il contrario.
http://www.linkiesta.it/bisignani-quel-ponte-tra-prima-e-seconda-repubblica